L'autobiografia genuina e onesta del senatore e attualmente vice-presidente degli USA: la sua infanzia, la sua famiglia, l'educazione e i valori ricevuti, la formazione culturale, sociale e accademica, arricchita da un ritratto accurato e realistico del contesto politico e socio-economico relativo alla zona in cui egli è nato e cresciuto (Middletown, Ohio).
ELEGIA AMERICANAdi J.D. Vance
Garzanti trad. R. Merlini 272 pp |
"Quanta parte della nostra vita, buona o cattiva che sia, dovremmo attribuire alle nostre decisioni personali e quanta parte è solo il retaggio della nostra cultura, delle nostre famiglie e di genitori che hanno tradito i loro figli?"
James David "J.D." Vance è cresciuto in una povera città della Rust Belt, in una famiglia che definire vivace è un eufemismo.
I suoi amatissimi nonni erano poveri e innamorati quando emigrarono giovanissimi dalle regioni dei monti Appalachi verso l’Ohio nella speranza di una vita migliore.
Il famoso "sogno americano", avete presente?
Ma tra sogno e realtà c'è spesso (sempre?) un abisso e le speranze di costruirsi un'esistenza di benessere e riscatto sociale viene solo sfiorato, perché la realtà in cui si ritrovano a vivere essi, e i figli i nipoti dopo di loro, è dura, complicata e tanto difficile.
Leggendo questo memoir veniamo trascinati in un contesto sociale e famigliare disfunzionale, disagiato, in cui fanno da padrone problemi gravi come la miseria, la violenza domestica, le discriminazioni, le dipendenze, e i traumi che ti segneranno a vita sono all'ordine del giorno.
Basta dire che la madre ha avuto sin da giovane problemi di tossicodipendenza, ha portato in casa una serie di compagni pigri e nullafacenti, che si sono susseguiti uno dopo l’altro caratterizzando l'infanzia dei figli Lindsay e James in termini di precarietà e instabilità emotiva e psicologica, oltre che finanziaria.
E con i vicini di casa non andava necessariamente meglio, visto che tanti di essi erano alcolisti impegnati unicamente a cercare di sopravvivere attraverso i sussidi, per poi passare il tempo a lamentarsi del governo per la disoccupazione dilagante e per le scarsissime (se non nulle) opportunità scolastiche e lavorative offerte in quella parte di mondo miserabile.
Un disastro, insomma.
Eppure quella che J.D. Vance racconta senza applicare sconti ma, allo stesso tempo, con un amorevole orgoglio di appartenenza, è una storia non solo personale e famigliare, ma di un Paese intero, di quel proletariato bianco degli Stati Uniti che nelle recenti elezioni presidenziali ha espresso la sua frustrazione portando alla vittoria Donald Trump.
In Elegia americana il politico celebra un’America silenziosa popolata da famiglie e individui dimenticati (i "bianchi poveri") e dà voce. attraverso il racconto vivace e piacevole della propria storia personale, a questa classe operaia scontenta, frustrata, piena di difficoltà quotidiane per sbarcare il lunario, arrabbiata.
Le memorie personali sono mescolate all'analisi critica sociologica, economica e politica, e Vance approfondisce temi riguardanti povertà, dinamiche familiari complesse, dipendenze e disintegrazione delle comunità nell'America rurale; in questo modo il lettore è portato a riflettere insieme a lui sui valori della cultura in cui egli è cresciuto - lealtà, resilienza, orgoglio, forte senso di appartenenza alle proprie radici, amore per la famiglia, l'importanza di non adagiarsi rassegnati nel clima di incertezza e frustrazione che ci circonda, ma di investire su se stessi e sulle proprie capacità... - ma anche sui tanti e profondi meccanismi distruttivi di disfunzione e declino sociale che hanno colpito molte persone in quell'area.
J.D. non manca mai di sottolineare il ruolo fondamentale della sorella Lindsay (responsabile, equilibrata, premurosa, un pezzo insostituibile della sua vita) e dei nonni, in primis della nonna materna, un pilastro, una roccia, la vera madre che lo ha allevato e ha fortemente contribuito a renderlo l'uomo che è. E lui è un povero, nato e cresciuto in un ambiente che nulla di buono aveva da offrire, che invece ce l'ha fatta. Il sogno americano è stato per lui una realtà concreta.
Ammetto di aver scelto questo libro "a scatola chiusa": non mi sono minimamente preoccupata di sapere chi fosse l'autore ma l'ho iniziato volutamente senza cercare info prima, spinta dal titolo.
Quando mi sono resa conto che a narrare è uno che lavora nel governo Trump stavo per mollarlo ma poi ho deciso di godermi il libro pensando solo a ciò che è: l'autobiografia di uno sconosciuto, tra l'altro esposta con una prosa efficace, brillante, ironica, mai patetica e sorprendentemente piacevole.
Ho proseguito mettendo da parte eventuali pregiudizi (di natura politica) e mi sento di aver fatto bene, perché il libro mi è piaciuto e mi sentirei anche di consigliarlo.
(N.B.: libro terminato nel 2024)
In questa autobiografia storia individuale e collettiva si fondono per fare il ritratto di una società che ha molte ombre. Io ho visto il film di Ron Howard che non mi ha coinvolta particolarmente. Un abbraccio :)
RispondiEliminaCiao Aquila!
EliminaHo scoperto, dopo aver letto il libro, che ne è stato tratto un film
Chissà, non escludo di cercarlo; l' autobiografia mi ha sorpresa, temevo potesse rivelarsi noiosa e invece ..!
Ciao, un abbraccio (✷‿✷)