sabato 9 marzo 2024

RECENSIONE ✭ LA NIPOTE di Bernhard Schlink



Kaspar, dopo essere rimasto vedovo, si ritrova tra le mani un manoscritto della defunta e amata moglie; apprende importanti verità sul passato di lei, sul suo percorso esistenziale, sulle scelte operate e sui rimpianti per gli errori commessi.
L'uomo si mette sulle tracce di questo turbolento passato e in questo viaggio la sua vita solitaria e abitudinaria verrà arricchita da un incontro speciale.


LA NIPOTE
di Bernhard Schlink

Ed. Neri Pozza
trad. S. Kolbe
336 pp
«La verità è una sola. Non appartiene né a me né a te, c’è e basta. Come il sole e la luna. E come per la luna, a volte se ne vede solo la metà, ma c’è tutta, è rotonda e bella».


È il maggio del 1964 quando, a Berlino Est, in occasione del convegno promosso dalla Freie Deutsche Jugend (FDJ, l’organizzazione giovanile del partito al comando dell’allora DDR*), i giovanissimi Birgit e Kaspar si incontrano per la prima volta. 

Birgit è incaricata dalla FDJ di accogliere gli ospiti provenienti da ogni parte della Germania; Kaspar è un giovane studioso di storia dell’Ovest. 

I due si innamorano, e mentre i giovani delle due Germanie ballano e suonano insieme, superando ogni barriera e confine, tutto sembra possibile e roseo. 

Nel presente, nella Berlino odierna, quella primavera del 1964 è ormai parte delle illusioni perdute: frantumati i sogni di fratellanza, anche l’amore con e per la sua complicata e sfuggente Birgit pare essersi dissolto nel nugolo offuscato di bugie e segreti che li hanno separati per anni, senza che Kaspar se ne accorgesse. 

Dopo la morte della donna, infatti, Kaspar scopre nel suo computer la bozza di un libro autobiografico che la moglie avrebbe desiderato pubblicare; leggendolo, l'uomo apprende che, prima di lui, Birgit aveva avuto una relazione con un funzionario del Partito, dalla quale era nata una bambina, affidata poi a un’amica. Quest'ultima, a sua volta, aveva avuto da Birgit il triste compito di affidarla a qualcuno che l'adottasse. 

Sebbene deluso e amareggiato, oltre che distrutto dal dolore di un lutto che non ha nemmeno avuto il tempo di elaborare, Kaspar si sente altresì animato anche da una nuova speranza: fare ciò che Birgit non ha mai avuto il coraggio di fare, vale a dire trovare la figlia perduta. 

Inizia così un viaggio che lo porterà in uno degli insediamenti dei Völkischen**, membri dell’estrema destra tedesca che portavano avanti un'idea di “nazionalismo contraddistinto da un codice etnico razzista con una base ideologica anti-moderna”.

Dopo aver chiesto a persone che avrebbero potuto dargli informazioni utili, Kaspar finalmente trova la figlia di Birgit: si chiama Svenja ed è una donna che negli occhi, nei capelli, persino nella voce, ricorda sua madre. 
È sposata col tronfio e iracondo Björn, portano avanti la loro bella fattoria ed hanno una figlia 15enne, Sigrun, una ragazzina dai capelli rossi dallo sguardo vispo e intelligente.

Da sempre (per vissuto e per carattere) tranquillo, ragionevole, accondiscendente e mai aggressivo, Kaspar resta interdetto dai modi di fare del capofamiglia, che quando sente che la madre biologica della propria moglie è da poco deceduta, fiuta l'odore di una possibile eredità e comincia da subito ad avanzare pretese economiche al vedovo, accompagnate da minacce e voce grossa.

Kaspar sarà pure pacato ma non si spaventa per i modi del rozzo fattore: a lui interessa solo interagire con Svenja e poterle parlare di Birgit, farle capire che, anche se è stata abbandonata, non è stata mai dimenticata: anzi, Birgit stava scrivendo un libro sulla propria storia e desiderava tanto poterla cercare per offrirsi a questa figlia perduta, darle una mano (economica e non solo) e provare a stabilire, magari, un minimo di rapporto con lei.

In questa comunità rurale di neonazisti Kaspar è a disagio, anche perché è chiaro che  Björn e Svenja non abbiano molta simpatia per lui; ma a rubargli il cuore è la ragazzina, Sigrun, che con una tenera spontaneità lo chiama subito nonno.

Kaspar è commosso dalla vicinanza emotiva che sente con questa adolescente che è praticamente un'estranea e, per lui che avrebbe voluto dei figli con e da Birgit, pensare di avere una nipote, di punto in bianco, lo riempie di gioia.

Tra i due nasce un'immediata connessione e, nonostante il gap generazionale e l'opposta visione del mondo e della vita, Kaspar e Sigrun si trovano benissimo insieme.

Sigrun è una ragazzina dal carattere molto determinato, legge tantissimo, ha un'ottima dialettica per la sua età, è una figlia obbediente che lavora accanto al padre bracciante; quando riesce ad ottenere - in cambio di lauti bonifici - che la nipote acquisita trascorra del tempo con lui, le sue giornate acquistano un nuovo senso, slancio, scopo.

"Fino ad allora Kaspar aveva vissuto la sua vita, e le vite degli altri per lui erano come i palazzi, le strade e gli alberi che lo circondavano. A meno che non avesse un qualche rapporto con loro e loro con lui; in quel caso le percepiva e riconosceva il valore che assumevano per lui. Adesso invece, per la prima volta, le percepiva per come erano veramente, di per sé, ogni singola vita come un mondo intero, completo e compiuto."


Sigrun è servizievole, premurosa, lo accompagna nella libreria (di proprietà di Kaspar), gli prepara la colazione, insieme vanno ai concerti e il nonno scopre che la ragazzina sa suonare il pianoforte e che cela uno straordinario talento musicale.

Oltre a organizzarle e pagarle le lezioni di piano, i due chiacchierano moltissimo di argomenti importanti e Kaspar ascolta con apprensione e sgomento i discorsi infervorati di quella ragazzina tutta capelli che gli parla esaltata dell'ideologia hitleriana, di Irma Grese come di un'eroina, del Diario di Anna Frank, e dell'Olocausto in generale, come di un'enorme menzogna escogitata dagli ebrei.
Non solo: ma ovviamente lo straniero è visto dai Völkischen come una minaccia alla tranquillità dei tedeschi, al loro benessere e alla realizzazione stessa di una Germania forte e pura.

Kaspar è preoccupato: la testa di Sigrun è strapiena di bugie razziste: è compito suo, in qualità di nonno, aiutarla a rivedere le proprie idee o deve farsi gli affari suoi?
Non sarà una scelta semplice per l'uomo, che dovrà mettere d'accordo la ragione con il cuore per cercare comunque di non perdere questa nipote diventata troppo importante per lui.


Nel complesso, una volta terminato, ho trovato il libro sicuramente scritto bene e interessante, in cui l'intreccio delle dinamiche relazionali del personaggi si amalgama con tematiche esistenziali, politiche, socio-culturali; sono molti, infatti, i passaggi ricchi di dettagli circa le idee di Birgit e dei völkischen sulla Germania, sulla situazione storica, socio-politica ma anche culturale, letteraria, artistica e musicale degli Anni Sessanta e oltre.

Confesso di aver trovato poco stimolante la prima parte del libro, soprattutto quella relativa al passato di Birgit (più che altro perché il ritmo è un po' lento) e di aver gradito maggiormente le pagine in cui si racconta il rapporto tra nonno e nipote, con tutte le disquisizioni sulle idee razziste e nazionaliste di cui è infarcita la testolina della giovane.
Ottima la caratterizzazione dei personaggi anche se, per buona parte del romanzo, personalmente mi è mancato un aspetto per me essenziale: il coinvolgimento emotivo; confesso che mi sono sentita molto distante da ciò che leggevo sulle illusioni e le disillusioni dei tedeschi di quel periodo (anni Sessanta).



CITAZIONI

"Quando si vive in un paese governato da un regime cattivo, si spera sempre in un cambiamento, e poi un bel giorno il cambiamento arriva. Il regime cattivo viene sostituito da uno buono. Se si era stati contrari, si può tornare favorevoli. Se si era stati mandati in esilio, si può rientrare in patria. Chi è rimasto e anche chi se n’è andato può riappropriarsi del paese che ridiventa il suo paese, quello che aveva sognato. La DDR non ridiventerà mai il paese sognato. Semplicemente non esiste più. Chi è rimasto non prova nessuna gioia, chi se n’è andato non ci può più tornare; il loro esilio è senza fine. Di qui il vuoto. Il paese e il sogno sono irrimediabilmente perduti. Non è la perdita irrimediabile che mi mette tristezza, bensì il vuoto. Il vuoto, il dolore del vuoto, il dolore".

"Come si riesce a sfuggire agli altri? Vivendo con risolutezza la propria vita."

" «Birgit, la figlia, le cose taciute – mi sento come se mi mancasse il terreno sotto i piedi. Come se tutto fosse solo “forse”»."

"Come è quieto il mondo 
avvolto nel crepuscolo, 
così intimo e incantevole, 
come una stanza tranquilla, 
dove gli affanni del giorno 
possono essere dimenticati nel sonno."



NOTE

* Repubblica Democratica tedesca, nota anche con il suo acronimo DDR, fu uno stato formatosi durante la Guerra Fredda nella parte orientale del paese (fonte)

**  Ho trovato in internet questo articolo in pdf, magari potreste trovarlo interessante per approfondire il movimento Völkisch QUI

martedì 5 marzo 2024

PADRI E FIGLI [ Libri a tema ]




Si avvicina la festa del papà e proprio da questa famosa celebrazione prendo spunto per il post di oggi:

PAPÀ CHE HANNO AVUTO UN RUOLO FONDAMENTALE
NELLA VITA DEL PROTAGONISTA DI UN ROMANZO


I seguenti romanzi sono recensiti qui sul blog.



ROMANZO AUTOBIOGRAFICO

In AMERICA NON TORNA PIÙ di Giulio Perrone, l'autore racconta con intensità e schiettezza il rapporto tra un padre e un figlio, con tutto il bagaglio di incomprensioni e delusioni, di cose dette o taciute, di diversità e affinità, che l'ha caratterizzato, arrivando agli ultimi giorni della vita del genitore, colpito da una malattia crudele che ha contribuito, in modo definitivo e irreversibile, a lasciare in sospeso tutto ciò che li ha sempre divisi.


IL POSTO di Annie Ernaux: romanzo autobiografico in cui la scrittrice francese Annie Ernaux tratteggia la figura del padre, di quest'uomo prima contadino, poi operaio, infine gestore di un bar-drogheria in una città della provincia normanna, e lo fa con scrupolosità e senza cedere a inutili compatimenti e patetiche nostalgie.


UN UOMO COSÌ di Agnese Moro: tra queste pagine la figlia dell'onorevole Aldo Moro condivide con i lettori frammenti di ricordi di aneddoti, episodi, abitudini e gesti che ci donano il ritratto intimo, genuino e commovente di un uomo, che è stato un padre, un marito, un nonno, sempre amorevole e attento al benessere dei propri cari, oltre che un politico integro e dedito con passione e convinzione al proprio lavoro.



PADRI... "COMPLICATI"


IL LADRO DI GIORNI di Guido Lombardi è un romanzo di formazione che narra un'avventura on the road tenera, epica e coinvolgente, vista attraverso lo sguardo innocente e vispo di un ragazzino di undici anni che scoprirà in sé il desiderio di riavere indietro quel padre che gli era stato tolto, e anche se spesso i ruoli di padre e figlio si invertono, i due avranno la preziosa opportunità di scoprirsi e apprezzarsi reciprocamente, imparando tanto l'uno dall'altro


PERFECT DAY di Romy Hausmann: thriller che vede protagonistaAnn, una ragazza la cui vita è stata stravolta il giorno in cui suo padre è stato arrestato sotto i suoi occhi con l'atroce accusa di essere un serial killer.

Nove bambine sono scomparse in poco più di un decennio; di loro si sono trovati solo i cadaveri, abbandonati nei boschi e "segnalati" da dei nastri rossi legati agli alberi: è proprio vero che ad ucciderle è stata la mano del "Professor Morte", il famoso antropologo e filosofo e padre di Ann?

La figlia conosce l'amato padre quale l'uomo che l'ha cresciuta al meglio delle proprie possibilità, non facendole mai mancare il proprio sostegno nemmeno nei momenti più difficili, e sa che mai egli sarebbe capace di macchiarsi degli atroci delitti dei quali è accusato.
Ed è disposta a tutto per dimostrarne l'innocenza.
Farà bene a credergli?
m

L’IBISCO VIOLA di Chimamanda Ngozi Adichie: romanzo di formazione che, sullo sfondo delle trasformazioni civili e politiche del postcolonialismo in Africa, racconta la linea sottile che divide l’adolescenza dall’età adulta, l’amore dall’odio, la fede sincera dal fanatismo religioso.
La protagonista è Kambili, una ragazzina cresciuta all'ombra della religiosità cupa e rigida di un padre bigotto, seppur sincero nella sua fede, che scopre come la vita possa essere ricca di cose belle, per le quali valga la pena sorridere.


PADRI ASSENTI... EPPURE PRESENTI


ADDIO FANTASMI di Nadia Terranova è un libro intenso, introspettivo, che racconta una storia delicata e forte insieme, in cui Ida, la protagonista, è costretta a fare i conti con il proprio passato, il proprio dolore, con il trauma che l’ha segnata e che ruota attorno all'ingombrante assenza di un padre scomparso e di cui si son perse le tracce quando lei aveva solo 13 anni, deve confrontarsi con i propri fantasmi, le proprie fragilità e la necessità di una ristrutturazione di se stessa e del proprio futuro.
La scomparsa improvvisa e inspiegabile del padre, Ida non l'ha mai superata, è un fardello sul cuore che si porta dietro da anni, che l'ha resa monca, "marchiata", come se nella sua famiglia e in lei stessa ci fosse un'anomalia, una macchia di vergogna indelebile, che non è stato possibile eliminare.


UN AMORE COSI' PERFETTO di Anne Peile.


Questo è un libro particolare e che potrebbe non piacere a tutti.

Susanna non ha mai conosciuto suo padre, di lui ha soltanto una foto sbiadita in fondo a un cassetto. Su questa figura paterna non fa che fantasticare, sentendone giorno dopo giorno la mancanza.
Un giorno, per caso, sfogliando in una cabina l'elenco telefonico, rintraccia il papà mai conosciuto: si chiama Jack e Susanna riesce ad abbordarlo in un pub; piano piano si infila nella sua vita arrivando a sedurlo. Fino a trascinarlo, senza che lui possa capire, in una storia di amore dolorosa e dal destino segnato.

Anche se l'Autrice ci presenta quest'amore "malato" senza essere volgare, oscena, maliziosa, irriverente, scandalosa, si tratta di una storia d'incesto, argomento che ovviamente non lascia indifferenti, in quanto tocca sempre il senso morale di ciascuno di noi, perché si tratta di rapporti che non è possibile approvare, accettare, comprendere.


"Se chiudo gli occhi" di Simona Sparaco: Viola è una giovane donna dalla vita tranquilla cui un giorno, di punto in bianco, qualcuno chiede di intraprendere un viaggio nella sua terra d’origine (nella Marche, ai piedi dei monti Sibillini) per rivelarle qualcosa di molto importante: quest'uomo è  suo padre, scultore, l’artista famoso, l’eterno bambino, colui che ha abbandonato, diverso tempo prima, lei e la mamma. 

È una storia che tocca, quindi, principalmente il tema difficile del rapporto padre-figlio e quello ancora più vasto dell'amore, vissuto con passione, con rimpianto, portato avanti per abitudine, quello che ti cambia la vita per sempre, o quello inaspettato, che giunge quando meno pensavi di averne bisogno.

venerdì 1 marzo 2024

LE MIE LETTURE DI FEBBRAIO 2024



Buon 1° marzo, lettori!

Eccomi col consueto recap delle mie letture del mese precedente.

1. IL RITORNO di D. Gabaldon: terzo libro della saga fantasy-romance storico Outlander. Full immersion nelle battaglie giacobite Highlander vs Inglesi (4.5/5). PER I FAN DELLA SAGA.
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2.IL BOSCO DI FAGGI di S. Alba: narrativa - metafora di un disagio esistenziale e dei tentativi della mente di risolverlo (4/5). PER CHI CERCA UN ROMANZO IN CUI LA MENTE GIOCA QUALCHE SCHERZETTO
3. NICO E I CIBI DELLA SALUTE di I. Pontecorvo: narrativa per l'infanzia sul tema dell'importanza di un'alimentazione sana (4/5). CONSIGLIATO A BAMBINI DI 5-8 ANNI E AGLI ADULTI INTERESSATI ALLA TEMATICA.
4. ESTATE DI MORTE di H. Coben: thriller (un po' legal) con tanti piccoli colpi di scena che rischiano un effetto "too much" (3/5). PER CHI CERCA UN THRILLER  RICCO DI INTRECCI MA NON AL CARDIOPALMA.




Per il gioco I LIBRI VOSTRI, tra gennaio e febbraio ho letto:

5. UNA FAMIGLIA AMERICANA di J.C. Oates: saga famigliare - in seguito ad un evento drammatico, la famiglia Mulvaney passa dall'essere ammirata e rispettata ad essere oggetto di stigma. Sapranno restare uniti? (5/5). IDEALE PER CHI AMA LE STORIE INCENTRATE SUI RAPPORTI FAMIGLIARI.


READING CHALLENGE

6. D COME DAVIDE. STORIE DI PLURALI AL SINGOLARE di D. R. Colacrai: raccolta di poesie spesso ruotanti attorno a tematiche di interesse sociale, storico e civile.


CATEGORIE BASE (valgono tutto l'anno)

CLASSICO
RACCOLTA DI RACCONTI
RACCOLTA DI POESIE
GRAPHIC NOVEL
SAGA FAMILIARE
BIOGRAFIA/AUTOBIOGRAFIA/AUTOFICTION
IL CONSIGLIO DEL CLUB

OBIETTIVI ESTRATTI A GENNAIO

Un libro di un'autrice italiana del Novecento
Un libro in cui fede e religione hanno un ruolo determinante (nel bene o nel male)
Un libro che parli di montagna o di mare

OBIETTIVI ESTRATTI A FEBBRAIO

  • UN LIBRO CHE E' SULLA MENSOLA DELLA LIBRERIA DA OLTRE 5 ANNI
  • UN LIBRO COMPRATO PER LA COPERTINA
  • UN LIBRO LA CUI LETTURA FINORA HAI RIMANDATO

OBIETTIVI DI MARZO

  1. UN LIBRO IN CUI IL PROTAGONISTA O UN PERSONAGGIO SI CHIAMA COME ME
  2. UN LIBRO CHE HA NEL TITOLO UN NOME PROPRIO
  3. DI QUESTO AMORE NON SI DEVE SAPERE di Ritanna Armeni

Per marzo, oltre a scegliere tra le categorie base e quelle del mese, posso eventualmente anche utilizzare gli obiettivi di gennaio e febbraio non ancora scelti.


CITAZIONE DEL MESE

"Quello che odiava era essere occupato, l'umiliazione che ne derivava, il senso di soffocamento, la quotidiana degradazione, l'avvilimento. Finché non fosse terminata, niente sarebbe stato sicuro. Provate l'esperienza di un checkpoint, anche solo per un giorno. Di un muro che taglia in due il cortile della vostra scuola. Dei vostri ulivi sradicati da un bulldozer. Del vostro cibo che marcisce in un camion fermo a un posto di blocco. Provate cos'è l'occupazione della vostra immaginazione. Coraggio. Provatelo". (Da "Apeirogon", C. McCann)


Non è difficile immaginare di cosa e chi si stia parlando in questo passo, tratto da un libro focalizzato sul rapporto tra palestinesi ed ebrei, e sulla possibilità di una loro coesistenza pacifica, obiettivo sacrosanto che non può e non deve prescindere da un' analisi critica e onesta delle dinamiche, dei rapporti di causa effetto ecc... che hanno portato alla tragedia umana cui stiamo assistendo a Gaza.

martedì 27 febbraio 2024

★ RECENSIONE ★ IL RITORNO di Diana Gabaldon (Outlander #3)



Abbiamo lasciato, nell'Amuleto d'ambra, Claire Randall impegnata a raccontare a sua figlia Brianna la verità sull'incredibile avventura da lei vissuta fra il 1945 e il 1946, quando scomparve misteriosamente; grazie al magico cerchio di pietre di Craigh na Dun, Claire era stata catapultata nella Scozia del Settecento, dove si era innamorata follemente del nobile giacobita James Fraser. 
In questo terzo volume seguiamo Jamie e Claire da Lallybroch a Culloden, intenti a provare a cambiare la storia affinché gli Highlander non soccombano davanti agli inglesi.



IL RITORNO
di Diana Gabaldon



Ed. Tea
trad. V.Galassi
394 pp
Finalmente Claire e Jamie possono fare ritorno dalla Francia (assieme al giovanissimo e devoto Fergus) alla Scozia, e casa significa Lallybroch. 
Lontani dagli intrighi di Parigi, la coppia ritrova un po' di conforto e serenità nell'idilliaca vita da Laird, ma la pacchia termina presto: Jamie, infatti, non solo deve obbedire a Prince Charles e unirsi alla battaglia contro gli inglesi, ma deve anche andare da suo nonno Simon Fraser (con cui non ha praticamente mai avuto relazioni di alcun genere) per riferirgli l'ordine da parte del re di "prestare" gli uomini del proprio clan per la guerra.

Simon Fraser, detto Lord Lovat e anche The Old Fox, è tutto fuorché un nonnino pacioccone e simpatico: è un individuo volgare, cafone e sgradevole e Claire, che accompagna il marito per incontrarlo e parlargli, avrà modo di rendersene conto da subito.

Mentre Jamie cerca di addestrare gli uomini a sua disposizione per l'imminente Rivolta, Claire continua a fornirgli tutte le (poche) informazioni che conosce sul destino della Scozia in questa fase storica.

La loro speranza è quella di poter agire sul futuro, modificando le sorti della battaglia così come Claire le conosce (che poi è come si sono in effetti già verificate, viste dalla prospettiva futura) e risparmiare un sacco di morti agli scozzesi.

Ma saranno davvero in grado di cambiare le carte in tavola o tutto ciò che avverrà è già stato deciso ed è immodificabile?

Il lettore accompagna passo passo Jamie e la sua Sassenach in questa avventura pericolosa che li vede attraversare paludi e affrontare gli acerrimi nemici; a Prestonpans, Jamie e l'esercito giacobita intraprendono la loro prima battaglia contro di essi e riescono ad uscirne vincitori.
Ma la fortuna non sarà sempre dalla loro parte...

Rivedremo vecchie conoscenze, come Colum MacKenzie, suo fratello Dougal e il viscido duca di Sandringham, che riesce a far prigioniera Claire in casa propria con l'obiettivo di poter attirare Jamie e consegnarlo agli inglesi.

Ma soprattutto non mancherà l'odiatissimo Jack "Black" Randall, sempre malvagio e perfido; eppure, sarà proprio lui a rivolgersi a Claire per chiedergli aiuto: suo fratello minore Alex è in fin di vita e la donna lo aiuterà ad andare incontro alla morte alleviandone le sofferenze fisiche.

Questo terzo volume è appassionante come i precedenti anche se ho riscontrato un ritmo meno incalzante; ci si sofferma molto sulla lotta giacobita e sulle scarse possibilità di vittoria degli scozzesi; mentre si avvicina la famosa e catastrofica battaglia di Culloden, sale la tensione e hanno luogo avvenimenti importanti, che incidono molto sui due protagonisti e sul loro amore.

Teniamo presente che questo è il resoconto che Claire fa a Brianna e Roger Wakefield nel 1968, per cui Claire è adesso nel presente ma non ha mai smesso di pensare al passato, anzi i suoi ricordi sono costantemente abitati dai "fantasmi" delle tante persone conosciute due secoli prima, primo tra tutti, il suo amato Highlander dai capelli rosso fuoco.
E a proposito di lui, ciò che le preme sapere è: fermo restando che la battaglia di Culloden fu una terribile disfatta, chi sopravvisse? E se ci fosse proprio James Alexander Malcolm MacKenzie Fraser tra i pochi fortunati che riuscirono a non morire?

Le ultime pagine sono movimentate e dinamiche perché rivediamo un'altra persona che Claire ha incontrato nel Settecento in Scozia e che... è viva nel 1968, il che significa che è anch'essa una viaggiatrice.

Mi verrebbe voglia di iniziare subito il successivo e non posso che consigliare la saga a chi ama il romance mescolato ai fatti storici con l'elemento fantasy del viaggio nel tempo; la penna della Gabaldon è ipnotica, per me, riesce a trasportarmi in un periodo storico affascinante, descrivendolo benissimo e in modo vivido, tanto da sentirmi immersa totalmente in quel contesto.
L'amore tra Claire e Jamie è sempre coinvolgente, forte, sincero, ardente e votato anche al sacrificio pur di salvare l'altro quando è in pericolo.


"Lascia che io te lo dica nel sonno quanto ti amo. Perché non c'è molto che io possa dirti mentre siamo svegli, se non le stesse, povere parole, ripetute ancora e ancora. Mentre dormi tra le mie braccia, invece, posso dirti cose che suonerebbero sciocche nella veglia, e i tuoi sogni sapranno che sono vere. Dormi, mo duinne".


Recensioni    

domenica 25 febbraio 2024

"Help, I Need a Babysitter!" [ Libri a tema ]



Buona domenica pomeriggio, cari lettori.
Come proseguono le vostre letture?
Le mie un po' lentamente, tra il lavoro e altri impegni leggo solo un po' la sera, ma essendo stanca... combino ben poco :-D

In attesa dei famigerati "tempi migliori", ho pensato di tornare con la rubrica dei "romanzi a tema..." e il tema che ho scelto oggi è....

BABY SITTER 
(et similia)



BABY-SITTER INQUIETANTI 

LA BABYSITTER PERFETTA di Sheryl Browne (Ed. Garzanti, trad. P. Barbante, 320 pp).

Melissa e suo marito cercano una babysitter per le loro due meravigliose bambine. 
Nessuna sembra all’altezza finché non si presenta Jade, che è semplicemente perfetta. 
Le loro figlie la adorano e Jade le ama come se fossero sue. 
Ma all’improvviso in casa cominciano a succedere cose strane: le bambine non sembrano più così al sicuro e Melissa ha sensazioni che non riesce a spiegarsi. 
Presto Melissa scoprirà che ogni perfezione nasconde una macchia e che non c'è persona, anche la più gentile e altruista, che non abbia un passato alle spalle, una cicatrice, un brutto ricordo. 
E soprattutto capirà che non ci si può fidare al 100% di nessuno...




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UNA CATTIVA BABY-SITTER di Gilly MacMillian (Ed. Newton Compton).

Jocelyn Holt, cresciuta con due genitori freddi e indifferenti, ha cercato conforto nell'unica persona in grado di dimostrarle affetto: la sua adorata tata, Hannah. 
Ma una notte, all'improvviso, Hannah è scomparsa senza lasciare tracce e la bambina ne è rimasta sconvolta. 
Trent'anni dopo, Jocelyn è costretta a tornare nella sua casa d'infanzia insieme a sua figlia Ruby e a confrontarsi con il passato. Ma quando un teschio umano viene rinvenuto nel lago della tenuta, tutte le sue certezze iniziano a vacillare. 
Potrebbe trattarsi di Hannah? 


NINNA NANNA di Leila Slimani (Rizzoli, 204 pp).

Quando arriva il secondo figlio, Myriam decide di riprendere a lavorare, ma ovviamente serve una tata per Mila e Adam.
Dopo una selezione severa,arriva Louise: luminosa, solare, dolce, e i bambini, soprattutto Mila, sembrano sceglierla prima dei genitori.
La donna si guadagna l'affetto incondizionato di piccoli e grandi, anticipando i bisogni di tutti e viziandoli... finché questo rapporto di dipendenza non si incrina fino a mostrare tutte le sue crepe...







ALLEGGERIAMO L'ATMOSFERA...

IL DIARIO DI UNA TATA di Emma McLaughlin e Nicola Kraus (Rizzoli, trad. R.
Zuppet, 317 pp)
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Nanny è una tata che lavora per una ricchissima famiglia di Manhattan; per una paga ridicola e mai puntuale, deve badare al piccolo Grayer X, anni quattro, e soprattutto fare in modo che la signora X - che non lavora, non cucina, non fa le pulizie e non si occupa del figlio - trascorra serenamente le sue giornate. 
Quando il matrimonio comincia a sgretolarsi, Nanny cercherà di salvaguardare la salute mentale del povero Grayer.



MRS ENGLAND di Stacey Halls (Neri Pozza, trad. M.Ortelio, 336 pp).

Ruby May si è appena diplomata al Norland Institute, la prestigiosa scuola londinese di bambinaie qualificate e giunge nello Yorkshire per prendere servizio presso la famiglia di Mrs England. 
Sembra la famiglia è perfetta: la nursery separata dal resto della casa, una fabbrica tessile di proprietà e una grande dimora di campagna, l'avvenente Mr Charles England, il quale le presenta la moglie, Mrs England: una giovane donna con i capelli lunghi e grandi occhi scuri, che pare sorpresa e impaurita da quell’incontro, tanto che a Ruby viene il dubbio di aver sbagliato casa. 
Una sensazione che si accrescerà nei giorni seguenti nei quali, in quella dimora silenziosa come una tomba e cupa, cinta com’è da una fitta foresta, Lilian England, così misteriosamente indifferente alla cura con cui una madre dovrebbe trattare i suoi figli, la guarderà non più con occhi smarriti, ma con ferocia e risentimento allorchè Mr England si concederà un atteggiamento troppo confidenziale nei suoi confronti...




Non ne riporto la trama ma son certa che tutti ci ricordiamo di due bambinaie super famose: Mary Poppins (personaggio creato da Pamela Lyndon Travers) e Maria di Tutti insieme appassionatamente, ispirato all'autobiografia di Maria Augusta von Trapp (La famiglia Trapp).


giovedì 22 febbraio 2024

[[ NOVITÀ CATARTICA EDIZIONI ]] LA STRADA DI CASA di Vincenzo Elviretti

 

Buongiorno, cari lettori!
Oggi sul blog diamo spazio alla segnalazione di un libro pubblicato molto di recente da Catartica Edizioni, casa editrice sassaresse.


LA STRADA DI CASA
di Vincenzo Elviretti


“…La conoscevi bene la strada di casa, l’avresti raggiunta 
a occhi chiusi da qualsiasi altro punto nel mondo.
Casa, la strada.
Il paese è quella strada.”

Il romanzo è ambientato tra la seconda metà degli anni Novanta e il primo decennio del nuovo 
CATARTICA EDIZIONI
Data di uscita:
20 febbraio 2024

Genere: Narrativa
Collana In Quiete
Prezzo: 19.00 €
Nº pagine: 272

millennio, gli anni Zero.

Negli anni '90, una festa di compleanno finita male e un bad trip segnano Mimì e Cecio nella ricerca della propria strada.
Gli imprevisti della vita cambiano le prospettive di entrambi e mentre Mimì si adatta alle mostruosità della normalità e trova il coraggio di reagire solo dopo un evento accidentale, Cecio cerca qualcosa di più profondo che lo porta a scoprire che la vera ricerca è interna.

Crescita, identità e coraggio sono le parole chiave, condite dalle paure e le incertezze a cavallo dei due millenni, e con lo sfondo della repressione generazionale di Genova del 2001, la rivoluzione tecnologica di internet e degli smartphone e l’avvento dei social network.

Una trama che si preannuncia molto interessante, anche per l’inclusione di fattori ed eventi chiave che hanno segnato la nostra storia recente e che hanno determinato il mondo attuale.




lunedì 19 febbraio 2024

>> RECENSIONE << IL BOSCO DI FAGGI di Salvina Alba



Sentirsi imbrigliati in una situazione che crea disagio, frustrazione, infelicità è una delle sensazioni più spiacevoli che si possano provare ed è proprio ciò che vive il protagonista di questo romanzo, la cui vita procede in una corsa quotidiana per compiere sacrifici per far quadrare i conti e non scontentare coloro che gli sono vicini.
Ma a volte basta poco perché avvenga qualcosa che sconvolge l'esistenza proprio quando sembrava arrivata a un punto morto.

IL BOSCO DI FAGGI
di Salvina Alba


Ed. Convalle
234 pp
Alain ha venticinque anni, vive a Torino e lavora come operaio in una fabbrica; non ama il suo lavoro meccanico, fatto di gesti sempre uguali e alienanti, ma non può certo permettersi il lusso di licenziarsi: deve lavorare, come tutti, per portare lo stipendio a casa.
Alain vive con il padre invalido e un fratello (Roberto) e una sorella (Anna) ancora minorenni; la situazione familiare è difficile perché vede Alain come l'unico responsabile dell'andamento della casa, visto che il padre è inabile e va assistito e i fratelli adolescenti, che frequentano ancora la scuola, mostrano un irritante menefreghismo verso i sacrifici del fratello maggiore, che desidererebbe da loro un po' di collaborazione per alleggerirgli il carico.

E invece, dopo otto ore in fabbrica, Alain deve pure sistemare casa, cucinare, sparecchiare, occuparsi del padre e stare anche attento a che i fratelli facciano il loro dovere a scuola.

Insomma, Alain si sente soffocato dalle responsabilità, spesso è frustrato, arrabbiato, avrebbe voglia di urlare, sbattere la porta e scappare da quella situazione (mollare casa, lavoro, tutto) ma fortunatamente ad offrigli un po' di consolazione c'è la musica e ci sarebbe anche la fidanzata, Serena. 

Con Serena il condizionale è d'obbligo ma non perché la ragazza abbia qualcosa che non va: lei è dolce, comprensiva, premurosa, innamorata di Alain e, soprattutto, vorrebbe sposarsi, metter su famiglia, costruire qualcosa di stabile insieme.
Eppure Alain temporeggia: lui si ripete di amare Serena e comprende che il desiderio di lei di sposarsi sia legittimo, ma... non è pronto a fare il grande passo.

Perché? 
La difficile situazione col padre e i fratelli, e le responsabilità che ha verso di loro, lo bloccano e lo stressano, per cui prendere un ulteriore impegno con Serena è qualcosa che per ora non se la sente di affrontare.

Ovviamente le sue esitazioni innervosiscono la fidanzata, con cui spesso litiga; menomale che c'è almeno la musica a consolarlo e distrarlo! Alain non solo suona il piano ma scrive anche canzoni che canta e suona col suo gruppo di amici - Ginko, Manuel e la sua ragazza, Silvia -, con cui si riunisce per suonare i pezzi.
Un giorno i ragazzi gli comunicano una notizia che potrebbe essere bella e brutta insieme, per Alain: hanno ricevuto una proposta imperdibile, quella di fare delle serate nel mese di agosto, in giro per la regione.

Un'opportunità davvero vantaggiosa per la band; rinunciarvi sarebbe da matti.

Eppure Alain sente la delusione montagli nel petto: come potrebbe lui lasciare casa per un mese intero?
Chi bada al padre, a Roberto e Anna, alla casa? 
Lui vorrebbe tanto poter essere libero e andarsene in giro a suonare e cantare... ma come fa?
Ha degli obblighi che gravano tutti sulle sue spalle, scrollarseli di dosso, come se niente fosse, è più facile a dirsi che a farsi.

Ma quando si vuole qualcosa a tutti i costi, la soluzione al problema la si può trovare e, in un modo o nell'altro, Alain la trova.

In un impeto di autodeterminazione e volontà, si organizza e decide di seguire il suo gruppo nella tournée estiva. 
Ma poco dopo essersi messi in viaggio i ragazzi fanno un incidente stradale che sconvolge tutti i piani e che sarà l'inizio di un'esperienza incredibile, estrema, assurda, dai risvolti inaspettati per tutti, in special modo perAlain.

Non voglio aggiungere molto altro perché ciò che vive Alain (e, fino a un certo punto, anche Ginko, Silvia e Manuel) è un po' il fulcro del romanzo; posso però accennare al fatto che l'incidente costituisce una sorta di point break per il protagonista, che viene risucchiato in una situazione inquietante, paradossale, kafkiana.

Incontra persone molto strane e poco rassicuranti e vive momenti di vero panico, in cui si ritrova accusato di aver commesso azioni terribili per le quali deve pagare un "prezzo", ma questo prezzo è incomprensibile, irragionevole; Alain finisce in un incubo dai contorni agghiaccianti, paurosi, in cui si trova ora imprigionato, ora lasciato libero di provare a scappare attraversando un bosco di faggi.

La narrazione in prima persona ci lascia entrare da subito nel vivo delle vicende personali e famigliari di Alain e, quando insieme a lui lo accompagniamo in questa esperienza al limite dell'assurdo (dopo l'incidente), non possiamo non chiederci, con lui: "Ma è uno scherzo della mente di Alain? Sta forse perdendo il lume della ragione? Quanto di ciò che sta vivendo, e che lo sta terrorizzando e confondendo, è reale?".

L'autrice è abile nell'introdurre il protagonista e il lettore in questa "seconda parte" del libro senza salti bruschi ma, anzi, in modo naturale; il ritmo e il tipo di dinamiche che si innescano sono decisamente diverse (se non opposte) alla prima parte: prima dell'incidente, la vita di Alain scorre piatta, grigia, priva di grossi stimoli ed egli è infelice, non appagato di come vive perché i suoi desideri lo porterebbero verso altre esperienze, anche verso un'altra donna; dopo l'incidente, le cose cambiano e Alain vive un'avventura surreale, pericolosa, inspiegabile, in cui si vede costretto a contare solo su se stesso per uscirne sano e salvo.

Ma da cosa o da chi deve salvarsi esattamente?

Addentrarsi nel bosco di faggi diventa per Alain una tappa obbligata e necessaria per affrontare il proprio disagio esistenziale, le cause della propria infelicità, il sentirsi ingabbiato in una prigione che, se da una parte lo immobilizza, dall'altra egli è cosciente che potrebbe addirittura lasciarla, se proprio lo volesse.

Il romanzo di Salvina Alba è un'efficace metafora di come spesso l'uomo si crei delle strade e delle dimensioni diverse e alternative rispetto a quelle che sta vivendo, nell'illusione di poter essere libero, contento, soddisfatto, cercando di ritagliarsi il proprio posto nel mondo e seguendo i propri desideri.

È una lettura che, per quanto mi riguarda, ha saputo incuriosirmi soprattutto quando, a partire dall'incidente, lo scenario muta drasticamente e ogni certezza - tanto per Alain quanto per il lettore - viene meno, per cui la voglia di capire cosa ci sia dietro l'avventura nel bosco mi ha spinta a proseguire con molto interesse nella lettura.

Un romanzo che sembra partire con un "basso profilo" per poi aprirsi a scenari ricchi di interrogativi e sorprese, oltre che di significato. 

Consigliato!

sabato 17 febbraio 2024

[[ RECENSIONE ]] NICO E I CIBI DELLA SALUTE di Imma Pontecorvo

 

Quanto è importante educare le giovani generazioni a mangiar sano e a cercare di ridurre il più possibile il consumo di cibi troppo grassi e zuccherini! 

Questa che vi presento oggi è una storia adatta sia ai bambini, per stimolarli a riflettere sull'importanza di avere sane abitudini alimentari, sia agli adulti (genitori ed insegnanti), chiamati a indirizzare i propri i piccoli verso un modo corretto di mangiare.



NICO E I CIBI DELLA SALUTE
di Imma Pontecorvo

56 pp
Nico è un bambino che frequenta la seconda elementare e ama da impazzire il momento della ricreazione perché può rilassarsi sotto il grande tiglio in fondo al cortile in compagnia di Pietro, suo grande amico e compagno di banco; non solo, ma si divertono a scambiare le figurine e poi... che bello mangiare la merendina che la mamma ha messo nello zaino!

Pietro è l'amico paffutello che mangia dolci e beve coca-cola a più non posso, col risultato che, quando si tratta di accelerare il passo o addirittura correre, Pietro non è proprio agile!

Un giorno si unisce a loro un nuovo compagno di classe di nome Alan, timido e riservato, che stupisce tutta la classe perché dal porta-merenda tira fuori... della frutta!

Eh sì, Alan non mangia crostatine, ciambelle e girelle, bensì banane e mele, il che genera commenti e smorfie da parte di qualcuno, tipo Laura e le sue "seguaci", che trovano niente meno che disgustoso il mangiare frutta.

Ma una mattina accade qualcosa che spaventa tutti e che sarà motivo di riflessione su cosa voglia dire mangiar sano.
Pietro si sente male mentre tutti i bambini sono in palestra a giocare, così viene portato al Pronto Soccorso.

Cosa gli è successo? Come mai si è sentito male?

Ovviamente Nico e i suoi amici sono tristi e preoccupati perché non conoscono la ragione del malore ma è la maestra a spiegarglielo.

Prendendo spunto proprio da ciò che è successo al loro compagno, l'insegnante tiene una bella e utilissima lezione su come il cibo che mangiamo sia determinante per la nostra salute e come alcuni cibi siano più sani di altri, che invece vanno ridotti, se non a volte proprio eliminati.

Attraverso un costruttivo lavoro di gruppo incentrato proprio sull'alimentazione e volto ad aiutare Pietro a mangiar bene, quando tornerà a scuola, Nico e i suoi compagni avranno modo di riflettere su quanto ciascuno di noi, sin da piccolo, sia responsabile di ciò che mangia perché da questo può dipendere l'insorgere di certi disturbi o, al contrario, il crescere sani e forti.

"Nico e i cibi della salute" è un breve racconto per bambini (adatto a una fascia tra i 5 e gli 8 anni) che incoraggia ad affrontare questa tematica importante e necessaria: sviluppare corrette abitudini alimentari nella vita di tutti i giorni per aiutare il nostro corpo a crescere bene, tenendo lontane quelle malattie frutto di una cattiva alimentazione (obesità, diabete ecc...).

Il linguaggio è molto semplice, adeguato a giovani lettori, corredato di illustrazioni colorate, ricco di dialoghi vivaci e molto realistico nel tratteggiare i rapporti tra compagni e tra bambini e adulti; accanto all'alimentazione, ci sono anche temi come l'amicizia, la solidarietà e l'inclusione.

Un libro di facile lettura, ideale per trattare quest'argomento fondamentale con i bambini; può costituire un valido spunto per gli adulti.

Avevo già incontrato Nico in un precedente racconto di Imma Pontecorvo, "Nico e il fantastico mondo del mare", che si soffermava sulla necessità di mantenere pulite le spiagge e di rispettare il mare, preservandolo dall'inquinamento; non posso che consigliarvi la lettura di entrambi.

giovedì 15 febbraio 2024

|| RECENSIONE || D COME DAVIDE. STORIE DI PLURALI AL SINGOLARE di Davide Rocco Colacrai

 

Leggere poesie è come attraversare una porta che conduce in una dimensione fatta di immagini, suggestioni, evocazioni, ricordi, ritratti e frammenti di vicende e persone in cui il lettore sensibile si rivede, ritrovando nei versi pezzi di sé e del proprio vissuto emotivo ed esperienziale.


D COME DAVIDE. STORIE DI PLURALI AL SINGOLARE
di Davide Rocco Colacrai


Sono 26 i componimenti che formano questa silloge poetica divisa in sei parti e caratterizzata dalla presenza, in diverse delle poesie che la compongono, di tematiche di interesse sociale, storico e civile. 
Ed. Le Mezzelane
 92 pp

Accompagnate spesso da citazioni letterarie (Antonia Pozzi, Pier Vittorio Tondelli...) e musicali (Lucio Dalla, Anna Oxa, Luciano Ligabue...), molte di queste liriche hanno un preciso rimando a fatti storici drammatici e di rilievo, come il racconto degli esuli d’Istria e Dalmazia, la tragedia di Rigopiano, la strage di Ustica, il massacro di Shatila.

In questi versi l'autore trasmette con efficacia tutto il senso di impotenza, di smarrimento, il peso della malinconia ("un alito di malinconia a soffitto del cuore") e quello dei ricordi, gli odori, i pensieri, i sentimenti associati a certe esperienze e a determinati luoghi, il dolore e la paura di chi si rende conto che sta per essere ingoiato dal buio della morte. 

Ritratti di donne, che le parole dipingono, con sapienza e sensibilità, nelle loro fragilità come nella loro forza, di uomini che hanno lasciato il segno nella storia e nelle coscienze (vedi i giudici Borsellino e Falcone), di scrittori, di gente semplice e comune, di genitori che hanno lasciato il proprio paese per emigrare all'estero.

La penna dell'autore scava, mette a nudo emozioni, memorie, sogni, speranze, e attraverso un linguaggio ricco di figure retoriche e associazioni simboliche, avvolge con malinconia e intensità, con tenerezza e dolcezza, il lettore trasportandolo in scenari emotivi e umani in cui le storie dei singoli diventano universali, e non potrebbe essere diversamente visto che il linguaggio poetico ha il dono di arrivare al cuore di chiunque vi si accosti col desiderio di essere arricchito e di ritrovare, nella forza evocativa delle parole dei poeti, squarci di vita personale, emozioni, esperienze, verità che appartengono al vissuto di ogni uomo.

È una raccolta che si lascia apprezzare per stile e tematiche, molto piacevole da leggere grazie alla capacità dell'autore di toccare argomenti dolorosi e ricchi di umanità con eleganza e autenticità.


Di questo autore ho letto e recensito sul blog un'altra raccolta di poesie:
"DELLA STESSA SOSTANZA DEI PADRI- POESIE AL MASCHILE" (RECENSIONE).



lunedì 12 febbraio 2024

RECENSIONE 👨‍👩‍👧‍👦 UNA FAMIGLIA AMERICANA di Joyce Carol Oates



Questa è la storia di una famiglia borghese benestante che negli anni Settanta vive in una fattoria da fiaba, tra cavalli e mici, in un'atmosfera famigliare serena, gioiosa.
I Mulvaney destano invidia in quasi tutti coloro che li conoscono.
Fino al giorno infausto in cui accade una cosa che colpisce uno di loro e, di conseguenza, tutta la famiglia. Un evento drammatico da cui parte il "disfacimento" dei Mulvaney, tanto a livello sociale che privato.


UNA FAMIGLIA AMERICANA
di Joyce Carol Oates



Ed. Il Saggiatore
trad. V. Curtoni
512 pp

I Mulvaney, se li conosci, li ami.
O li invidi.
Sì, perché sembrano perfetti, felici, affiatati, sereni, moderatamente cristiani, sempre educati e corretti, di un'esuberanza e di un'allegria sane, floride.
A far da sfondo a quest'allegra combriccola - composta da Micheal Sr, mamma Corinne e i quattro figli, Patrick, Mike, Marianne e Judd - c'è la loro dimora: High Point Farm, una bella e grande fattoria nel Nord dello stato di New York dove gli umani convivono pacificamente con cavalli, gattini e altre bestiole.

I Mulvaney si sono guadagnati il rispetto di tutti quelli che li conoscono: lui, il capofamiglia, ha un’impresa edile ben avviata ed è un rispettato membro del Country Club; Corinne è una donna attiva, profondamente religiosa e con la passione per l’antiquariato e la politica. 
Anche i figli fanno la loro bella figura: Mike junior è un campione di football, Patrick uno scienziato in erba (intelligentissimo e colto, dà del filo da torcere a chiunque incappi in una conversazione "filosofica" con lui, che ha sempre la risposta e le argomentazioni pronte); il piccolo Judd è la mascotte della squadra; la femminuccia di casa - la dolce Marianne - è una studentessa modello, altruista, comprensiva, sempre attenta agli altri, una sedicenne brava e obbediente che mai si sognerebbe di infilarsi volontariamente in qualche guaio né di commettere cattive azioni.

L'unica "colpa" di Marianne è essere una Mulvaney di sedici anni, ingenua.

La vita idilliaca di questo nucleo famigliare si spezza nel giorno di san Valentino del 1976: c'è il ballo della scuola, a conclusione del quale accade qualcosa di terribile alla povera Marianne. 
Quello che le accade, in famiglia verrà chiamato sempre l'«incidente», cercando di evitare accuratamente altri termini più adatti a descrivere il tipo di violenza subita dalla ragazza ad opera di un compagno di scuola, tale Zachary Lundt.

"L'incidente" diventa un fattaccio da non nominare più con nessuno e in nessun caso; Marianne sviluppa tanti e sbagliati sensi di colpa, che la inducono a tenersi tutto dentro e non voler rendere noto "il fattaccio".

A casa, quando la cosa si viene a sapere, tutti ne restano addolorati, sconvolti, arrabbiati.
Se Judd e Mike cercano "semplicemente" di evitare l'argomento doloroso per Marianne e per i genitori, Patrick matura dentro di sé un'enorme e cieca rabbia verso il farabutto che s'è approfittato della sua sorellina.
Corinne è distrutta, non accetta l'idea di non essersene accorta immediatamente e vorrebbe proteggere la sua bambina da tutto, compresi i pettegolezzi cattivi e ingiusti di chi non sa e parla alle spalle, addossando colpe a chi non ne ha e scagionando chi le ha.
E poi c'è lui, il padre: Micheal Sr è anch'egli dilaniato e vorrebbe spaccare la faccia a tutti gli ipocriti che si sono già schierati dalla parte del figlio di papà, contro cui nessuno ha intenzione di mettersi.

"...i Mulvaney erano una famiglia nella quale tutto ciò che accadeva era prezioso e tutto ciò che era prezioso era immagazzinato nel ricordo e tutti avevano una storia. Per questo molti di voi ci invidiavano, credo. Prima degli eventi del 1976, quando tutto per noi andò in pezzi e non venne mai più ricomposto nello stesso identico modo".

La serenità della casa è ormai annientata; in un attimo la famiglia perfetta non esiste più: ciascuno combatte la propria lotta in nome della giustizia, della vendetta o del perdono, tutti si trasformano e si allontanano, sia col cuore che fisicamente. 

Ogni Mulvaney prende la propria strada, prendendo le distanze dalla fiabesca fattoria in cui hanno vissuto la felicità e l'unione, per percorrere cammini differenti, distanti l'un dall'altro; per dimenticare, per non litigare, per non riversare rancori e ira su chi si ama, per cercare di andare avanti, ingoiando il boccone amaro dell'ingiustizia.

Da amati e ammirati a reietti: i Mulvaney diventano, all'interno della cerchia di amicizie (di adulti e ragazzi) degli appestati, gente da cui è meglio stare alla larga perché son capaci di combinare pasticci.

Attorno ai membri di casa Mulvaney si forma la cosiddetta "terra bruciata", un'opera meschina di isolamento e allontanamento da parte di coloro che, fino a una settimana prima, erano amici.

Pur amandosi, i due genitori e i quattro figli non sanno più interagire tra loro; a separarli c'è quel muro creato dall'incidente occorso a Marianne, ed è lei la prima che va allontanata in quanto la sua presenza ricorda troppo tutto il dolore, l'impotenza, la rabbia.

La storia ci viene narrata in retrospettiva dal piccolo di casa, Judd, attraverso il cui racconto entriamo in questa famiglia e, già dopo poche pagine, ci sembra di conoscerli e riconoscerli come se facessimo parte di loro.

"Narrando questa storia dei Mulvaney, dei quali mi trovo a essere il figlio più giovane ma anche, spero, un osservatore neutrale, o almeno qualcuno le cui emozioni sono state purgate ed esorcizzate dal tempo, io voglio scrivere ciò che è vero. (...) Molto si basa su ricordi e su conversazioni con membri della famiglia su cose che non ho vissuto in prima persona e che non potrei mai conoscere, se non seguendo le vie del cuore. Come diceva papà (...) «Noi Mulvaney siamo legati dal cuore»."

Ci fanno sorridere i nomignoli affettuosi affibbiati a tutti - umani e no -, i piccoli e simpatici aneddoti legati all'infanzia che, quando si ricordano da adulti, sembrano sempre più divertenti e buffi; li vediamo cambiare da un giorno all'altro dopo l'incidente, condividendo con ciascuno la sua tempesta emotiva; di alcuni comprendiamo le scelte, di altri meno, ma negli anni impariamo a capirli, a scusarli, e a me personalmente tutti hanno suscitato tenerezza per motivi diversi, nonostante qualcuno (come papà Michael) abbia preso una strada peggiore degli altri. 

Nell'arco di 14 anni, i Mulvaney non si allontanano mai del tutto ma ognuno di essi intraprende un cammino personale importante, imparando a liberarsi dall’obbligo sociale di incarnare la perfezione,di comportarsi secondo delle etichette, di essere per forza  accettati dagli altri per contare qualcosa, e scegliendo di diventare semplicemente se stesso.

"Quali sono le parole giuste per riassumere una vita, tanta affollata confusa felicità che si conclude con un atroce dolore al rallentatore?"

Già, lettori, quali sono le parole giuste per parlare dei Mulvaney?
Di Micheal senior: l'aitante, il gioviale, il burlone, il ricco e carismatico padre, marito, amico e imprenditore o l'uomo solo, arrabbiato col mondo e con i propri cari, ridotto a una larva che trova piacere soltanto nel bere?
Di Corinne, la madre e moglie cristiana, fervente, saggia, entusiasta, o della "seconda Corinne" che vede il proprio nido casalingo disfarsi sotto i propri occhi?
Di Marianne, debole, indifesa, bisognosa di amore, di essere accolta, accettata per ciò che è e per quella macchia sul suo passato.
Di Patrick, la cui razionalità non basta per calmare i fiumi di furore e vendetta che lo lacerano dentro.

La Oates ha saputo magistralmente raccontarci le vicende di questa famiglia, di come l'ossessione per l'ingiustizia subita da una di loro abbia pesato sulle loro vite, singole e in quanto membri del medesimo nucleo famigliare.

Il tratteggio umano che emerge da queste pagine mi ha soddisfatta appieno, la penna della scrittrice americana scorre senza intoppi e facendo crescere, di capitolo in capitolo, l'interesse e la partecipazione affettivo-emotiva ai fatti narrati e ai personaggi coinvolti.

Si fa il tifo per loro, per i cari Mulvaney.
Vi prego, ritrovatevi. Basta un abbraccio e una sincera pacca sulla spalla per spazzare via le nubi.


Un romanzo che mi è piaciuto davvero molto e che vi consiglio, se amate la narrativa americana contemporanea e le saghe famigliari.
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