sabato 5 settembre 2020

Settembre

 

Settembre è un mese che amo, perché solitamente ad esso si accompagnano giornate meno afose, le temperature si abbassano, ed è il mese in cui entra la mia stagione preferita: l'autunno.

Certo, fa ancora caldo e all'autunno magari ancora non ci pensiamo - anzi, è bene godersi questi giorni di fine estate perchè non sappiamo con il passare delle settimane cosa ci aspetta.... (mi riferisco in particolare all'evolversi della situazione Covid-19).

Ad ogni buon conto, in attesa di avere più tempo per scrivere la recensione dell'ultimo libro letto - Alta fedeltà di Nick Hornby -, vi auguro un sereno sabato sera con questo semplice post settembrino.

A voi questo mese piace?


September GIF - Find on GIFER


CANZONI



MAI PIU' COME TE (C. Baglioni)


Basta un niente un nome una calligrafia
Perché ogni cuore ha una memoria tutta sua
Si vede sempre dove strappi via una pagina
Come ti fissa una fotografia di ieri
La stagione delle piogge arriva qua
Alla stazione della mia malinconia
E scende il tiepido acquazzone di una lacrima
Sull'ultima tua voce che ho in segreteria



IL REGALO MIO PIU' GRANDE (T. Ferro)


Voglio farti un regalo 
qualcosa di dolce qualcosa di raro
non un comune regalo
di quelli che hai perso o mai aperto
o lasciato in treno o mai accettato
di quelli che apri e poi piangi
che sei contenta e non fingi
e in questo giorno di metà settembre
ti dedicherò...
il regalo mio più grande



FOTO





POESIE


Settembre

Le speranze se ne vanno
come rondini a fin d ’anno:
torneranno?
Nel mio cor vedovi e fidi
stanno ancora appesi i nidi
che di gridi
già sonaron brevi e gaj:
vaghe rondini, se mai
con i raj
del mio Sole tornerete,
le casucce vostre liete
troverete.

(L. Pirandello)


Finisce il gran caldo

L'aria si fa più dolce e nei lunghi tramonti tutta
a pecorelle.
Le montagne intorno hanno una chiarezza di cristallo.
Sembra che il tempo torni indietro a primavera
e settembre somiglia ad aprile.
L'aria stessa sembra color di miele.

(L. Lanza)



Settembre

Triste il giardino: fresca
scende ai fiori La pioggia...
silenziosa trema
l'estate, declinando alla sua fine.
Gocciano foglie d'oro
giù dalla grande acacia...
Ride attonita e smorta
Pestate dentro il suo morente sogno;
s'attarda tra le rose,
pensando alla sua pace;
lentamente socchiude.

(H. Hesse)

giovedì 3 settembre 2020

Recensione: UN'ESTATE A PIEDI NUDI di Carolyn Brown


Kate, Jamie e Amanda non hanno nulla in comune: sono tre donne diverse per personalità, estrazione sociale, professione, età anagrafica, ambizioni e sogni nel cassetto. Eppure hanno qualcosa - anzi, qualcuno! - in comune e scoprirlo stravolgerà le loro esistenza: il defunto marito, che ha lasciato in eredità un cottage in Texas cui nessuna delle tre ha intenzione di rinunciare facilmente. Cosa combineranno queste tre mogli ferite e imbrogliate, che si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto?



UN'ESTATE A PIEDI NUDI
di Carolyn Brown

Amazon Crossing
314 pp
"Che cosa ti ha spinto a dare una svolta così radicale alla tua vita?" (...) "Era solo un esistere. Io invece ho deciso di vivere, ed è molto meglio".


Kate Steele - bella, piena di fascino, molto ricca (è presidente di una importante compagnia petrolifera a Dallas), dai gusti e dai modi raffinati, dall'aspetto serio ed elegante - è appena rimasta vedova di Conrad, sposato quattordici anni prima ma col quale era finita da tredici.
Già, il loro matrimonio felice è durato soltanto un anno, dopodiché si è frantumato in tanti piccoli pezzi: dopo l'aborto spontaneo, in seguito al quale Kate ha appreso di non poter avere figli, suo marito ha chiesto immediatamente il divorzio, che però Kate s'è sempre rifiutata di concedergli.
I due hanno continuato a vedersi ogni tanto solo quando Conrad si fermava a dormire nella loro casa a Dallas, ma la coppia di fatto non esisteva.
Adesso che Conrad è morto, Kate si sente sollevata.
Il suo maritino non era una stinco di santo, anzi! Un truffatore provetto, e prima o poi qualcuno necessariamente gli avrebbe fatto fare una brutta fine!
E infatti non è morto nel sonno o per infarto: è stato ammazzato da dei balordi mentre era da un fioraio ad ordinare un mazzo di fiori per chissà quale delle sue decine di amanti!

Il cuore di Kate ha smesso di sussultare per il coniuge da un sacco di tempo e ora che questo legame tossico è stato reciso definitamente, non vede l'ora di liberarsi del ricordo sgradevole di un marito inutile (o utile solo ad umiliarla) sacrificando un'ora del proprio tempo presenziando al funerale.

Quello che non si aspetta è scoprire che il defunto, oltre lei, aveva altre due mogli!
Il giorno del funerale, infatti, si presentano due donne a reclamare la legittimità del proprio matrimonio (e, con essa, la presunta eredità).

Una è Jamie, una donna di origini latine, dall'aspetto semplice ma forte e volitivo; accanto a lei c'è una bambina di circa 6 anni di nome Gracie, che a quanto pare è figlia di Conrad (i due si sono sposati sette anni prima).
L'altra vedova - la più sinceramente affranta e lacrimosa di tutte - è la giovane e rossa Amanda, vistosamente incinta, che piange calde lacrime per aver perso il marito, sposato solo sei mesi prima.

Kate, Jamie e Amanda non potrebbero essere più diverse e lontane: tutte sembra dividerle, dal carattere al conto in banca, dall'aspetto fisico all'età.
E se Kate desidera togliersi qualsiasi problema e noia legata all'odioso defunto, Jamie - che negli ultimi tempi aveva subodorato qualcosa di sospetto negli atteggiamenti strani e distaccati di Conrad, che però, quando c'era - cioè una settimana al mese - era comunque un buon padre per Gracie, ad essere addolorata è Amanda, che è convinta che le altre due siano ex mogli e che presto o tardi sbucheranno fuori gli atti di divorzio e lei sarà riconosciuta la vedova legittima.
Ma non è così semplice: anzitutto perché, a voler essere fiscali, la vedova vera è Kate, in quanto il suo matrimonio è precedente agli altri due (anche se il dubbio c'è ed è legittimo: e se quel farabutto avesse contratto altri matrimoni prima della stessa Kate?); però c'è la figlia primogenita, Gracie, che qualche diritto ce l'ha per forza, e presto nascerà anche il bimbo di Amanda...

A complicare le cose però è il sospetto che pesa sulle teste delle vedove, in particolare su Kate - che era quella con più motivazione per odiare, in 13 anni di matrimonio fasullo, Conrad - e che spinge lo detective Waylon Kramer a gravitare del continuo attorno a loro per capire se esse - insieme o individualmente - abbiano o meno a che fare con l'omicidio di Conrad Steele.

Intanto, le tre si ritrovano a convivere nel cottage, vicino a Bootleg, paesino agricolo del Texas, di proprietà del defunto.
Ognuna delle tre donne è certa di averlo ora ereditato. 
Ognuna sente di avere le proprie ottime motivazioni per voler trascorrere del tempo lì, in quel posticino tranquillo e immerso nella natura, prima di capire che ne sarà dell'eredità e a chi spetterà di diritto: Kate ha tutta l'intenzione di godersi un po' di riposo prima di succedere a sua madre nella compagnia petrolifera; Jamie vuole che la sua bimba stia qualche giorno in questo cottage in cui venivano entrambe insieme a quello screanzato poligamo di Conrad; Amanda è ancora nella fase in cui non accetta che il suo premuroso maritino fosse davvero un truffatore, e vorrebbe poter restare nel loro "nido d'amore" per ricordare i momenti felici passati insieme, aspettando il nascituro.

Inevitabilmente, le tre mogli si vedono come rivali e ciascuna non sopporta l'altra, per cui all'inizio l'umore si tutte e tre oscilla tra un'ostentata indifferenza a battibecchi e piccole scintille pronte ad esplodere.

Ma in cuor loro, sanno che l'unico da colpevolizzare è Conrad, che le ha usate, manipolate, umiliate, prese in giro: loro sono state le sue inconsapevoli vittime, essendo lui un'anima rozza e prepotente, sempre alla ricerca di qualche donna da spellare, economicamente o anche solo emotivamente, tanto per sentirsi forte e uomo.

Gli iniziali contrasti lasciano, di giorno in giorno, il posto alla voglia di conoscersi meglio e alle serate di chiacchiere e cenette veloci e gustose in veranda. 
In una situazione che ha dell'assurdo e che, in un paesino come Bootleg, è facile che diventi oggetto di pettegolezzi, tra allegre feste di paese e atmosfere country-west, tra le risate allegre e tenerissime della piccola Gracie (che forse è il vero collante tra le tre signore), tutte e tre scopriranno di voler dare una svolta alle loro vite.
Scatterà tra la tre "rivali" una solidarietà sincera e tenera che loro per prime vivranno con stupore, ma che le renderà sempre più unite e pronte a capirsi e a venirsi incontro.
Ognuna di esse vivrà il proprio percorso di crescita e di autoconsapevolezza; accetteranno i propri limiti ma diventeranno coscienti anche delle proprie potenzialità, imparando ad apprezzarsi come donne e ad aprirsi all'eventualità di innamorarsi ancora e, questa volta, di uomini con la U maiuscola, che le amino e le rispettino in toto.
Kate, Amanda e Jamie realizzeranno cosa davvero desiderano dalla vita,  cosa conta per essere serene, appagate e felici, che non è mai troppo tardi o troppo presto per liberarsi di insicurezze e paure, 
che ogni tanto un po' di sano istinto e di follia sono necessari per cogliere gli attimi di felicità che la vita ci offre, e che non c'è nulla di più eccitante che sentirsi libere: libere di flirtare come adolescenti, di sognare un lavoro diverso e più tranquillo, di fare un giro sulla ruota panoramica, di sentire l'erba fresca e soffice sotto i piedi nudi...

"...quest'estate rimarrà per noi l'estate in cui ci siamo liberate dalle nostre paure oltre che dalle nostre scarpe"


"Un'estate a piedi nudi" è una commedia romantica davvero molto gradevole, vivace ed ironica, una lettura fresca capace di donare ore di puro svago; c'è un pizzico di romanticismo, di giallo, di amicizia al femminile, le tre protagoniste sono descritte con sufficiente esaustività (Kate in particolare, essendo la principale protagonista); attraente (io le amo) l'atmosfera country (musica compresa); non manca il bell'uomo muscoloso e sexy che fa salire il sangue al cervello ad una delle tre vedove, cliché che solitamente non amo ma ok, qui ci sta: se porta il trattore e fa lavori di campagna è difficile che un uomo sia mingherlino e senza bicipiti notevoli, no? ^_-

L'unico neo, per quanto mi riguarda, è dato dalla traduzione, che non so... ha qualche difettuccio, a volte pare che le frasi dei dialoghi non abbiano molto senso.
Però a parte questo, mi è piaciuto molto leggere questa storia, lo stile è piacevolmente scorrevole e l'ambientazione texana ha il suo fascino.

Per quante hanno ancora giorni di vacanza e desiderano mettere in valigia letture romantiche ma non stucchevoli e con un dose di ironia e leggerezza, questo romanzo di Carolyn Brown potrebbe fare al caso vostro! 

martedì 1 settembre 2020

Le mie letture di Agosto 2020 - monthly recap

 

Ed eccomi con l'appuntamento mensile sulle mie letture del mese appena trascorso!





  1. I RICORDI NON FANNO RUMORE  di Carmen Laterza: sullo sfondo difficile e doloroso della seconda guerra mondiale, le vicende di una bambina costretta a scappare dai bombardamenti e a seguire la sua giovane madre mentre cerca di preservare la vita di entrambe, giungendo a fare scelte che la bimba non comprende appieno ma che, con il tempo, le faranno capire come ogni giorno vada affrontato a testa alta, con coraggio, anche quando ci si sente soli e in balìa di eventi troppo grandi e imprevedibili.
  2. CONTRO IL RAZZISMO  di G. Salvioni, Moni Ovadia: un breve trattato che ruota attorno al tema del razzismo, partendo dalla sua definizione, da ciò che caratterizza il pensiero razzista, continuando con quelle leggi infami che, in passato, regolamentavano lo schiavismo, i rapporti con razze ritenute inferiori e, per concludere, si indicano alcune buone ragioni per essere antirazzisti.
  3. "Mussolini ha fatto anche cose buone"  di F. Filippi: in questo libro breve e sufficientemente scorrevole, l'Autore si propone di "smontare" le fake news che, a più di settant'anni dalla caduta del fascismo, ancora girano ostinatamente attorno alla mitica figura del Duce, il quale - qualcuno continua a dire - ha fatto anche cose buone.
  4. "Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea"  di S. Amiry: in questo libro, che è sì un romanzo ma racconta fatti realmente accaduti e di persone realmente esistite, Suad Amiry, con la grazia e l'ironia che le sono proprie, ci parla di amore, di dolore, di sopraffazioni, affidandosi alla forza dei ricordi di chi la Nakba (catastrofe) e la Shatat (diaspora) le ha vissute sulla propria pelle.
  5. L'IRA DI VENERE di P. Pulixi: in questi venti racconti noir, attraversati tutti da un'atmosfera drammatica e intrisa di amarezza, la protagonista assoluta è la Donna, in tutte le sue sfaccettature, con tutti i suoi contrasti - ora dea dell'Amore, ora dea della Vendetta -, con le luci e le ombre, la forza e le fragilità, che è capace di racchiudere in se stessa.
  6. X RESISTENZA  di Osvaldo Neirotti: sono narrate le avventure dei membri del X Ordine, impegnato nella lotta contro il Male, incarnato dall'Imperatore Nero, che ha assoggettato tutti i popoli e le razze dei dieci regni in cui è suddiviso il pianeta Etrar, per ventisei lunghi anni. Lo scopo della missione di Solo, l'assassino Mascherato, e dei suoi amici, è liberare il pianeta Etrar dal dominio tirannico dell'oscuro Imperatore.
  7. LA STESSA RABBIA NEGLI OCCHI  di M. Chiarottino: quanto dolore può nascondersi in un cuore? Quanta rabbia siamo in grado di custodire dentro di noi? Luna ha solo diciotto anni ma vivere le costa fatica perché, seppur giovanissima, sente di portare sul cuore pesi troppo gravosi per lei, che - imprigionandola in un passato doloroso e ancora troppo recente - le impediscono di vivere il presente con la leggerezza alla quale ha diritto e di immaginare un futuro luminoso. Ma la vita non smette di stupire...
  8. NOI CHE CI STIAMO PERDENDO  di M. Aramini: la tragica e violenta morte di una donna - madre di due gemelle preadolescenti e moglie di un famoso pianista - solleva il coperchio di un vaso di Pandora pieno di segreti torbidi, nascosti in anime tormentate che si portano sul cuore pesi e peccati inconfessabili.
  9. L'ATTENTATO di Y. Khadra: l'esistenza serena e agiata di un uomo che s'è lasciato alle spalle le proprie origini e il proprio popolo, con le sue infinite difficoltà e le sue miserie quotidiane, viene improvvisamente sconvolta da una tragedia famigliare che mette in crisi tutte le certezze su cui reggeva la sua felicità, di cui non resta che un cumulo di polvere, detriti... e lacrime.

Tra queste letture di agosto, sul podio metto: STORIA DI UN ABITO INGLESE E DI UNA MUCCA EBREA perché basato su fatti realmente accaduti, sulla testimonianze sentite e sofferte di chi ha vissuto sulla propria pelle la Nakba, la catastrofe abbattutasi nel 1948 sul popolo palestinese in concomitanza con la nascita dello Stato d'Israele.
Secondo posto per LA STESSA RABBIA NEGLI OCCHI, per le emozioni veraci e intense, e infine I RICORDI NON FANNO RUMORE per le donne indimenticabili protagoniste di una storia ambientata durante la guerra.

Attualmente ho in lettura:

  • ALTA FEDELTA' di N. Hornby: sono all'inizio e devo prendere confidenza con lo stile...
  • UN'ESTATE A PIEDI NUDI di C. Brown: una commedia simpatica che vede protagoniste tre donne, tutte vedove dello stesso marito truffaldino!
  • LA RAGAZZA DELLA LUNA di L. Riley: è il turno di Tiggy, la sorella che ama gli animali.



CITAZIONE DEL MESE:

"Penso a quanto male ci facciamo da soli, a quali gabbie costruiamo con le nostre mani senza saperne saperne poi uscire. Alle parole non dette, alle paure non confessate, ai segreti di carta che diventano piombo. E poi penso a come siano più facili un abbraccio, una mano sulla spalla, un sorriso". (M. Chiarottino)


CANZONE DEL MESE


VIENI A BALLARE IN PUGLIA

Oh Puglia, Puglia mia, tu Puglia mia
Ti porto sempre nel cuore quando vado via 
E subito penso che potrei morire senza te 
E subito penso che potrei morire anche con te





lunedì 31 agosto 2020

Il 31 agosto 1870 nasceva Maria Montessori



“Se vogliamo costruire un mondo nuovo dobbiamo ricominciare dal bambino.”


Nasceva a Chiaravalle il 31 agosto 1870 Maria Montessori, la scienziata e pedagogista che ha rivoluzionato il mondo dell'infanzia e dell'educazione.
Sin dalla giovane età manifestò interesse verso le materie scientifiche; superando pregiudizi ed ostacoli legati ai suoi tempi e alla mentalità dell'epoca, si iscrive alla Facoltà di Medicina a Roma, laureandosi nel 1896: fu una delle prime donne a laurearsi in medicina!

Nel corso della sua formazione accademica, Maria è attratta da Igiene e Pediatria, che poi saranno alla base delle sue teorie e delle impostazioni pedagogiche negli anni successivi. 
L'esperienza da assistente in una clinica psichiatrica è importante per lo sviluppo del suo lavoro perché la porta a traferire le abilità e le conoscenza dall'ambito psichiatrico a quello pedagogico; nei confronti di bambini affetti da disabilità mentali e fisiche il suo non è uno sterile approccio assistenzialistico, bensì educativo: come educare la loro personalità attraverso interventi di tipo pedagogico.
All'idea tradizionale del bambino, Montessori accosta il concetto del bambino laborioso e per lui crea una scuola nuova, che rompe ogni ponte con l'asilo tradizionale quale luogo di custodia. Nasce così nel 1907 a Roma la prima Casa dei Bambini, costruita nel quartiere (tra i più poveri e svantaggiati della capitale) di San Lorenzo, in maniera che i piccoli ospiti potessero manifestare la loro personalità in modo spontaneo all'interno di un luogo pensato su misura per loro.
Il suo metodo comincia a dimostrarsi più efficace rispetto a quello classico, tradizionale, e riceve i primi importanti riconoscimenti dalla comunità scientifica all'estero, grazie anche alle numerose conferenze tenute in Europa e non solo.
Negli anni '20 comincia a entrare in contrasto col regime fascista, così si trasferisce in India e torna in Europa  solo dopo la fine della guerra. Muore a Noordwijk (Paesi Bassi) il 6 maggio 1952. 

Non voglio tediarvi con una lezione sul metodo montessoriano, mi basta ricordare con voi che lei è la prima ricercatrice a dare importanza ai primi sei anni di vita quali fondamentali per lo sviluppo dell'essere umano; non solo, la Montessori rivendicava la centralità dei bambini e dell'educazione nella creazione di una società migliore.

In occasione dei 150 anni dalla nascita di questa donna straordinaria, scienziata ed educatrice, la cui innovativa proposta pedagogica ha cambiato per sempre il mondo dell’educazione. e il cui metodo è stato sperimentato in tutto il mondo, vi propongo questi libri di recente pubblicazione: una graphic novel, un romanzo per ragazzi e una biografia.



I RAGAZZI MONTESSORI è un romanzo firmato da Teresa Porcella per la collana I Geniali, dedicato a questa donna straordinaria.

Gruppo Editoriale Raffaello
144 pp
Un giallo avventuroso alla scoperta del rivoluzionario metodo educativo di una delle donne più influenti del XX secolo. 

A Pilarcito c’è una Farm, una scuola-fattoria, dove governano i ragazzi. Michael, dodici anni, è costretto dalla madre a passare lì le sue vacanze, insieme alla sorellina Magda e alla loro gatta Molly. Si prospetta l’estate peggiore della sua vita se non fosse che, appena arrivato, Michael scopre un piano misterioso che minaccia
tutti gli abitanti della Farm e intuisce che la salvezza può arrivare da un videogioco nascosto in un garage segreto.
L’avventura ha inizio. Certo, incontrerà anche Lola, ma questa è un’altra storia...

Un romanzo ricco di colpi di scena, che nasconde nelle pieghe della narrazione i principi ispiratori del metodo Montessori, apprezzato e diffuso in tutto il mondo.



MARIA MONTESSORI. IL METODO IMPROPRIO di Alessio Surian, Diego Di Masi, Silvio Boselli è una biografia a fumetti che ripercorre le tappe fondamentali nello sviluppo delle pratiche educative montessoriane.
Ed. Becco Giallo
225 pp
Febbraio 2020


Quando nel 1909 Maria Montessori pubblica Il metodo della pedagogia scientifica, è già nota in Italia per essere stata una delle prime donne laureate in medicina e per le sue lotte femministe. 
Il volume, nell’educazione delle bambine e dei bambini, non privilegia lo stimolo, ma presta attenzione all’interesse e alla motivazione di chi apprende. 
L’entusiasmo con cui viene accolto porterà Maria Montessori a condividere il suo sguardo pedagogico intorno al mondo per seguire la nascita delle sue scuole e preparare una nuova generazione di insegnanti.




Il bambino è il maestro. Vita di Maria Montessori di Cristina De Stefano

Ed. Rizzoli
384 pp
Giugno 2020
Chi era davvero Maria Montessori? 
Al suo nome si lega il metodo che ha rivoluzionato la pedagogia, mettendo il bambino al centro del processo educativo e rispettando il suo io e i tempi con cui si costruisce. 
Una rivoluzione che poteva compiere soltanto una donna capace di decisioni controcorrente in ogni momento della sua esistenza. 
Cristina De Stefano, attraverso testimonianze dirette e carteggi inediti, ci mostra una Montessori sorprendente e poco conosciuta. 
Allieva in lotta contro l'istituzione scolastica, laureata in Medicina quando una donna all'università era una rarità, da giovane si divide tra la militanza femminista, il volontariato sociale e il lavoro in corsia. Poi un giorno, davanti ai bambini abbandonati in manicomio perché troppo difficili per la scuola, ha l'intuizione che il modo di guardare alla intelligenza dei piccoli vada ripensato dalle fondamenta. Il suo metodo pedagogico, applicato all'inizio in una piccola scuola nel quartiere più povero di Roma, fa in pochi anni il giro del mondo e la trasforma in una celebrità. 
Da allora Maria Montessori dedica tutta la sua vita alla missione di cambiare il mondo. Scienziata che illumina ogni cosa di una luce spirituale, grande sperimentatrice che crede nell'intuito, idealista eppure attenta a registrare il suo materiale con dei brevetti internazionali, idolatrata dai suoi seguaci e attaccata dai critici. 
Per alcuni è una profetessa di una nuova idea di umanità. Per altri un despota e un'opportunista in politica.
Maria Montessori è, come tutti i geni, un personaggio difficile. Ma nessuno potrà mai negare la sua forza di carattere, l'emancipazione assoluta per i suoi tempi, la capacità di visione quasi medianica. 

Nell'anno che commemora i centocinquant'anni della sua nascita, "Il bambino è il maestro" dimostra che la grandezza spesso nasce anche da profonde contraddizioni.

Prossimamente in libreria - settembre 2020



Prossime uscite di settembre:


NIVES di Sacha Naspini (Edizioni E/O, pp. 144, USCITA 2 SETTEMBRE)


Dopo la morte del marito, per Nives è un problema adattarsi alla solitudine e al silenzio di Poggio Corbello. Prendersi cura del podere senza scambiare una parola con anima viva la fa sentire come un fantasma... 
La notte è il momento più difficile. Poi ecco la soluzione: Giacomina. 
È la sua chioccia preferita, la vedova comincia a tenerla con sé. Tutte le angosce svaniscono d’incanto. Nives è sollevata, eppure non sa darsi una spiegazione: ha sostituito il marito con una bestiola. Arriva addirittura a pensare di essere felice... 
Finché avviene un fattaccio e a Nives s’impone l’ultima soluzione: chiamare Loriano Bottai, il veterinario.
Quella che segue è una telefonata lunga una vita. Dall’emergenza di una chioccia imbambolata lo scambio tra Nives e Loriano devia presto altrove. 
Tra riletture di fatti lontani nel tempo e vecchi rancori si scoprono gli abissi di amori perduti, occasioni mancate, svelamenti difficili da digerire in tarda età. 
Finché risuonerà feroce una domanda: come è scoprire di aver vissuto all’oscuro di sé?

Di questo autore ho letto OSSIGENO.


IL GRANDE ME di Anna Giurickovic Dato (Fazi Editore, 220 pp, USCITA 10 SETTEMBRE)

Un libro forte, che parla all'animo del lettore raccontando la storia di una famiglia rivoluzionata dalla

notizia di una fine imminente e dalla scoperta di un segreto mai svelato, ma soprattutto la storia di una figlia costretta a fare i conti, ancora molto giovane, con il dolore di una grande perdita.

Simone, consapevole di stare per morire, viene raggiunto a Milano dai suoi tre figli, dopo molti anni di lontananza. È l'inizio di un periodo doloroso, ma per Carla si tratta anche dell'ultima occasione per recuperare del tempo con suo padre. 
Simone, angosciato dal pensiero di aver fallito e di non poter più cambiare il suo passato, ripercorre le tappe della propria eccentrica esistenza, vissuta con grande passione e voracità. 
In Carla e i suoi fratelli riaffiorano ricordi di anni lontani; non resta loro che assecondare il padre, tra realtà e delirio, mentre la malattia si dilata richiedendo sempre più attenzioni e occupando la totalità delle loro giornate. 
Inizia così una ricerca – anche interiore – dai risvolti inaspettati, che porterà Carla e la sua famiglia a scontrarsi con un'ulteriore dura realtà, oltre a quella della vita e della morte. 
Sarà un confronto necessario, che Carla ha cercato e allo stesso tempo sfuggito per anni, ma che ora dovrà affrontare con tutta la forza di cui è capace. 

Dopo il sorprendente esordio con La figlia femmina, Anna Giurickovic Dato torna con un romanzo crudo, sincero e a tratti destabilizzante, una riflessione profonda sulla figura del padre, capace di emozionare e far riflettere.


QUANDO LA MONTAGNA ERA NOSTRA di Fioly Bocca (Garzanti Ed., 288 pp, USCITA 24 SETTEMBRE)

Lena conosce il bosco come le proprie tasche. Conosce a memoria ogni anfratto di quel paese e delle montagne che lo circondano. 
Perché lì è dove si sente a casa. Lì è dove è cresciuta, con una madre che le è sempre sembrata distante e un padre che, invece, le ha dato tutto l'affetto di cui aveva bisogno. 
E proprio lei che ha messo in pausa la sua vita in una solitudine sempre uguale, avverte ora uno smottamento, come una piccola frana che fa sentire la sua eco fino a valle. 
Perché Corrado è tornato. Corrado che, molti anni prima, è andato via senza dire addio. L'uomo con cui Lena ha condiviso l'amore per le montagne come con nessun altro. 
Erano solo due ragazzi, ma il legame che li univa era profondo, saggio e maturo. 
E quando Corrado vorrebbe spiegare le ragioni della sua scelta, Lena non sa se ha la forza di sostenere il peso di quegli eventi taciuti....

Di quest'autrice ho letto L'EMOZIONE IN OGNI PASSO.



QUEL TIPO DI DONNA di Valeria Parrella (HarperCollins, 224 pp, USCITA 24
SETTEMBRE)

Le protagoniste di questo viaggio sono quattro amiche, Thelma e Louise al quadrato, insomma. 
Quattro donne occidentali in macchina attraverso la Turchia durante il Ramadan. 
In realtà di donne ce ne sono molte di più: sono stratificate nell'anima delle protagoniste, scorrono come sangue vivo sotto la loro pelle, irrorandole. 
Le nostre quattro amiche oggi farebbero paura a tanti maschi, tranne a quelli che hanno deciso di amarle da vicino...


Di quest'autrice ho letto ALMARINA.

sabato 29 agosto 2020

Recensione: I RICORDI NON FANNO RUMORE di Carmen Laterza



Sullo sfondo difficile e doloroso della seconda guerra mondiale, Carmen Laterza ci racconta le vicende di una bambina costretta a scappare dai bombardamenti, che colpiscono in particolare le città, e a seguire la sua giovane madre mentre cerca di preservare la vita di entrambe, giungendo a fare scelte che la bimba non comprende appieno ma che, con il tempo, le faranno capire come ogni giorno vada affrontato a testa alta, con coraggio, anche quando ci si sente soli e in balìa di eventi troppo grandi e imprevedibili.


I RICORDI NON FANNO RUMORE
di Carmen Laterza


Libroza
259 pp
Bianca è una bambina curiosa, allegra e vivace; vive con sua madre Giovanna a Milano, in casa dei signori Colombo, presso i quali la madre fa la cameriera. Le sue giornate sono fatte di cose semplici ma per lei belle e rassicuranti: le chiacchierate con l'amichetta Maria, che abita con loro, essendo la nipotina di Ida, una donna robusta e solida, cuoca devota che cucina benissimo e prepara torte deliziose.
E cosa può esserci di più eccitante per questa bambina di sei anni che sbirciare di nascosto, insieme all'unica amica che ha, i vestiti eleganti, i gioielli e i gesti raffinati delle ricche signore, che frequentano casa Colombo, e sognare un giorno di poter essere come loro?

È così che vive la piccola Bianca nei giorni di settembre del 1939, nel constatare la frenesia che regna in casa Colombo, dove fervono i preparativi per una cena signorile voluta dalla signora Teresa in persona.

Teresa e Bruno Colombo sono una coppia benestante e senza figli: il signor Bruno, che possiede una sartoria in città, è un uomo gentile, buono, dai modi cortesi e raffinati; sua moglie Teresa è una donna volubile, che passa da periodi di euforia e voglia di fare ad altri in cui si chiude in se stessa, preda di pensieri deprimenti, dovuti in particolare a un desiderio di maternità mai realizzato.

Bianca - che sarà pure piccola, non saprà ancora leggere e scrivere, ma è intelligente e sveglia - ascolta i discorsi dei grandi, tanto di Giovanna e Ida, quanto dei padroni, che bisbigliano quando credono che nessuno li ascolti, e capisce che a rendere nervosa e ansiosa la signora Teresa e, in generale, a preoccupare tutti, è un problema che sembra diventare ogni giorno più concreto e vicino: la guerra.
Sì, perché pare stia arrivando questa maledetta guerra! La stessa che le ha rubato il suo papà, morto valorosamente in Africa, e che lei non ha mai conosciuto.
È stata la sua mamma a raccontarglielo; Bianca non ha che lei, e lo stesso vale per Giovanna, che vive per la figlia ed è consapevole delle bugie che le ha raccontato sul padre, pur di non crearle tristezza.

Giovanna, che è ancora molto giovane e bella, sa di aver costruito un piccolo castello di bugie, e una sera, in vena di confidenze, racconta all'amica Ida come davvero sono andate le cose, com'è rimasta incinta di Bianca e chi è davvero il padre di lei; la storia raccontata da Giovanna ci parla di una ragazza ingenua, inesperta, mandata a servizio presso una famiglia tanto ricca quanto fredda e snob, che al primo errore della ragazza l'ha sbattuta fuori di casa; cosa più triste, la famiglia di Giovanna si è rifiutata di accoglierla, di perdonarla, rinnegandola e lasciandola sola e con una bimba da crescere.
Ma Giovanna non si è abbattuta e finora è riuscita a crescere la sua figlioletta con dignità e non facendole mancare nulla.

La tranquillità di giorni semplici ma sereni, però, sta per essere minacciata dall'ombra cupa della guerra, che s'avvicina sempre più, spaventosa e foriera di disastri e miserie.

I signori Colombo sono sempre più in ansia: il loro essere ebrei può causare molti problemi, e le brutte voci che girano a tal proposito lo confermano. Non sarà il caso di fuggire dall'Italia prima che sia troppo tardi?

Intanto, passano alcuni anni e nell'ottobre del 1942, quando Milano è colpita da bombardamenti devastanti, l’elegante palazzo di città non sembra più essere un luogo sicuro per Giovanna, che decide di lasciare i signori Colombo per proteggere se stessa e Bianca.

Lasciare un'esistenza fino a quel momento placida e confortevole, una casa in cui il cibo non è mai mancato, con padroni comunque gentili e con una compagnia - Ida e Maria - affettuosa, è una scelta dolorosa ma necessaria: la paura di morire sotto una pioggia di bombe terrorizza Giovanna, non tanto e non solo per se stessa quanto per la figlia, che lei vuol mettere al sicuro a tutti i costi.

Così, Bianca lascia Milano... per andare dove?
Giovanna sa di rischiare ma deve farlo, prima che la situazione si complichi maggiormente e trovare un rifugio, un riparo, diventi ancora più difficoltoso: non le resta che provare a dirigersi verso le campagne del Pavese, dove vive sua sorella maggiore Augusta con il marito Ruggero e quattro figli maschi.

Certo, le due sorelle non si vedono da quando Giovanna lasciò la casa paterna per andare a lavorare come cameriera; la differenza d'età le ha sempre un po' divise e la loro madre non ha più voluto rivedere la figlia rinnegata... però Augusta è pur sempre sua sorella! Vedendola insieme a Bianca, come potrebbe rifiutare loro un aiuto, un tetto, un tozzo di pane?

Giovanna e Bianca sperano di trovare dei parenti che le accolgano e di poter cominciare una nuova vita. 
Mamma e figlia si troveranno davanti ad una famiglia che non le vuole, che non prova alcun trasporto e affetto verso di loro, fatta eccezione per due dei figli di Augusta - Giuseppe, che prende a cuore Bianca, le presta i suoi libri, è premuroso, gentile - e Alberto, che però ben presto lascia casa per entrare a far parte della Resistenza partigiana.

Augusta è sgarbata con la sorella e la nipote, non nasconde la sua seccatura nel doverle accogliere; è vero, non le manda via in virtù della parentela, ma non si può dire che sia felice di aiutarle...!
E Ruggero, poi, è il peggiore: d'animo infido, egoista, è un uomo incapace di dimostrare la benchè minima gentilezza; orgoglioso, abituato a lavorare come un mulo, pensa solo a quello e pretende che chiunque mangi del suo pane debba guadagnarsi vitto e alloggio piegando la schiena nei campi e con gli animali.

Non guarda di buon occhio la presenza di queste due bocche in più da sfamare, ma è pur vero che Giovanna, giovane e in forze, può dare il suo contributo lavorando per lui.
Bianca è troppo piccola per andare nei campi, ma per non lasciare che se ne stia con le mani in mano, Giovanna la manda da una signora, Elvira, che le insegnerà a ricamare.

L'ingresso di questa gentile donna, sola e senza figli, nelle giornate e nella vita di Bianca, costituirà un aspetto positivo, perché Elvira è una persona saggia, buona, che a un certo punto diventerà la figura femminile di riferimento per la bambina, che farà tesoro dei preziosi insegnamenti della sua maestra.

Bianca imparerà personalmente cosa voglia dire sviluppare resilienza, forza nelle avversità, la capacità di non soccombere davanti alle difficoltà e alle privazioni che la vita, la guerra, e i suoi stessi parenti, le pongono davanti, sfidandola a tirar fuori coraggio, determinazione, a ingoiare le lacrime e a guardare avanti, con speranza, nonostante tutto.

La guerra impazza attorno a loro, le cose precipitano dopo il luglio '43 e i partigiani fanno la loro parte per opporsi al nazifascismo; in casa di Ruggero le cose non vanno meglio e Giovanna e Bianca avranno la loro piccola e personale "resistenza" da portare avanti: non sarà affatto facile, per nessuna delle due.
Giovanna dovrà di nuovo prendere decisioni pesanti come macigni sul cuore, ma per amore di una figlia, si fa tutto; Bianca sarà costretta a tagliare le trecce da bambina per andare incontro all'età adulta con nuove consapevolezze, sola con le proprie ferite, le proprie lacrime, conscia che, in un mondo irto di ostacoli, deve imparare a cavarsela da sola, ad essere indipendente, padrona di se stessa, del proprio destino, e come bagaglio un mucchietto di ricordi che, a differenza delle bombe da cui è scappata, fanno meno rumore ma le resteranno indelebili nel cuore.

Ancora una volta, Carmen Laterza scrive una storia "al femminile" con protagoniste che, pur con le loro fragilità, timori, difficoltà, vanno avanti e affrontano ciò che la vita riserva loro.

Giovanna e Bianca vivono in un periodo storico tumultuoso, complesso, e la loro storia personale si intreccia con la grande Storia, dai cui eventi inevitabilmente vengono travolte, loro malgrado.
In queste pagine respiriamo il clima di incertezza, paura, lo smarrimento proprio degli anni della guerra: il pericolo per chi era ebreo, il terrore di morire sotto i frequenti bombardamenti, il cibo che scarseggia.

Giovanna è una donna sola, senza una famiglia o un marito a proteggerla, e deve prendersi cura della figlioletta: è in una condizione di svantaggio, deve stare doppiamente attenta a chi vuole approfittare di lei, e se da un estraneo che t'infastidisce, con un po' di fortuna, puoi cercare di fuggire, quando la violenza e l'umiliazione avvengono all'interno di quelle mura tra le quali avresti il diritto di sentirti al sicuro, beh è un bel problema...
Le traversie cui va incontro Giovanna mi hanno fatto provare  per lei pena, dispiacere e molta amarezza, nel pensare a come sia davvero triste per questa donna vedersi indifesa e impossibilitata a reagire al male affinché questo non si ripercuota sull'innocente creatura per la quale è disposta a sacrificarsi. 

Dal canto suo, Bianca, con la sua spontaneità, la voglia di imparare, di crescere, mi ha suscitato tenerezza, e giunta all'ultima pagina mi è dispiaciuto lasciarla, sapendo che si dirigeva verso un futuro tutto da scrivere e definire e per questo pieno di incertezze.

C'è un'atmosfera che sa di mestizia e malinconia, tra queste pagine, e del resto uno sfondo come quello bellico non può essere vivace; i personaggi devono tirar fuori unghie e denti per sopravvivere, e c'è chi lo fa conservando la dignità, e chi invece non esita a far del male al prossimo o ad approfittarsene per ottenere ciò che vuole...
L'Uomo è così: le difficoltà tirano fuori dal suo cuore ciò che è e che possiede: il buono, se c'è del buono, e il male se è ciò che vi si annida dentro.

Nonostante si arrivi alla parola fine condividendo la tristezza della giovane protagonista, pure però il lettore è autorizzato a nutrire la speranza che... Bianca ce la farà, perché se è vero che oltre le colline e con la cascina di zia Augusta alle spalle, c'è la precarietà del domani, è altrettanto vero che in lei si cela la forza d'animo giusta e le capacità per alzare la testa e ricamare la trama della propria vita.

Un romanzo che emoziona, di cui ho trovato appassionanti la storia, lo sfondo storico, le protagoniste e il resto dei personaggi (sia femminili che maschili, tutti ben strutturati e molto realistici), l'essere umano, con la sua capacità di fare tanto il bene quanto il male, la scrittura limpida, accurata, ricca di dettagli, sensibile, concreta e capace di immergere in modo vivido il lettore nel contesto.

Ringrazio Carmen Laterza per avermi omaggiata di una copia del suo libro e non mi resta che esortarvi a leggerlo!

venerdì 28 agosto 2020

RECENSIONE: CONTRO IL RAZZISMO di Giovanna Salvioni, Moni Ovadia


Un breve trattato che ruota attorno al tema del razzismo, partendo dalla sua definizione, da ciò che caratterizza il pensiero razzista, continuando con quelle leggi infami che, in passato, regolamentavano lo schiavismo, i rapporti con razze ritenute inferiori e, per concludere, si indicano alcune buone ragioni per essere antirazzisti.



 CONTRO IL RAZZISMO 
di Giovanna Salvioni, Moni Ovadia



EDUCatt
85 pp
“Il razzismo è la dottrina che afferma l’esistenza di una gerarchia tra le razze umane”.

Separare, ghettizzare, eliminare: sono i tre terribili e chiari indicatori dei comportamenti razzisti. 
Da cosa nasce l'essere razzisti?
Dalla paura della diversità e dalla conseguente incapacità di accettare il fatto che tanto le singole persone quanto interi popoli possano decidere di vivere in modi e con valori differenti, senza che questo significhi che essi siano "sbagliati" o inferiori.

Se poi, chi vede del male nella diversità altrui, è anche in posizione di vantaggio, ad esempio economico, è facile  che ceda alla tentazione di voler dominare, sulla base di assurde classificazioni, grazie alle quali include o esclude chi vuole.
È ciò che, per es., è successo con l'istituzione della schiavitù, i regimi coloniali, il massacro di popolazioni indigene passato sotto la definizione di Conquista delle Americhe.

Non per nulla, il razzismo costituisce un fenomeno storico, i cui schemi costitutivi si sono diffusi in tutto il mondo attraverso l’imperialismo coloniale, il sistema schiavistico e il nazionalismo.

Nella prima parte di questo scritto, seguiamo un veloce excursus storico su come sia nato il concetto di razza, il contributo dato, in questo senso, dagli studi dell'antropologia biologica, volti a cercare tratti fisici distintivi per ogni popolo, così da poterlo classificare e inserire in specifiche categorie.

"Gli antropologi fisici inventarono una serie di tecniche elaborate per misurare i differenti caratteri osservabili delle popolazioni umane, comprendenti colore della pelle, tipo di capelli, tipo fisico e così via. Lo scopo era trovare la prova scientifica che avrebbe loro permesso di classificare tutti i popoli del mondo entro categorie inequivocabili, dette razze, basate su insiemi distinti di attributi biologici."

Queste "graduatorie" dal meno al più, questo dividere l'umanità in settori, cosa può generare se non divisioni, odio, disprezzo, discriminazioni, ingiustizie?
Al centro del pensiero razzista troviamo la credenza che esistano delle categorie di esseri umani che
non soltanto sono differenti, ma che lo sono in modo “anomalo”, e la convinzione che questi esseri umani (gruppi di individui) aventi certe caratteristiche, siano oltretutto inutili e pericolosi per il proprio gruppo. Ergo, essi devono essere rifiutati incondizionatamente, in quanto inadeguati e non assimilabili.

Cosa accomuna le varie forme di razzismo esistenti? 
Cercare di rispondere a questa domanda, tenendo presente i tre momenti citati sopra - separazione, ghettizzazione, eliminazione (fisica o della dignità dell'individuo e della libertà del pensiero) -, può aiutarci a riconoscere comportamenti razzisti.

C’è uno strano e tragico controsenso associato al problema del razzismo. Quasi nessuno vuole essere considerato razzista, eppure il razzismo ancora esiste, autentico e tenace.  (Memmi, 1999)

Nella parte centrale ci si concentra su quei documenti che in passato hanno regolamentato la condizione degli schiavi nelle colonie francesi, e poi ancora le leggi razziali tedesche e italiane, fino ad arrivare alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948: composta da trenta articoli, in essa vengono sanciti i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona.

Si accenna anche al tortuoso percorso affrontato dagli afroamericani per il riconoscimento dei propri diritti, o ancora di cosa voglia dire apartheid; mi sarebbe piaciuto che si desse più spazio alla sezione riguardante gli stermini di massa, magari soffermandosi su quegli episodi di genocidio, pulizia etnica, sterminio... meno noti.

Come dicevo nella frase introduttiva, si tratta di un saggio breve, di facile lettura, interessante, a mio avviso ideale per proporlo ai ragazzi, in modo da indurli a riflettere sulla tematica; parlare di razzismo, purtroppo, non è mai anacronistico, è un argomento su cui non dovremmo stancarci di aprire dibattiti e riflessioni in quanto gli episodi di razzismo e, più in generale, di discriminazione per ragioni sessuali, religiose ecc.., sono all'ordine del giorno.
E allora, se è vero - e lo è - che il razzismo abolisce o nega la dignità umana, è innegabile come esso, in ogni sua forma, vada assolutamente condannato abbracciando, per contro,  l'antirazzismo quale progetto di riumanizzazione, per assicurare la felicità o la salvezza indistintamente a tutti gli uomini, in un mondo pacifico e fraterno.


giovedì 27 agosto 2020

Recensione: "Mussolini ha fatto anche cose buone" di Francesco Filippi

 

A quanti di noi è capitato di sentire o di leggere in web frasi che cercano di trovare in Mussolini e nella sua ideologia fascista "qualcosa di buono"?  Per la serie "cattivo... ma non troppo!".

Bene, in questo libro breve e sufficientemente scorrevole, l'Autore si propone di "smontare" le fake news che, a più di settant'anni dalla caduta del fascismo, ancora girano ostinatamente attorno alla mitica figura del Duce, il quale - qualcuno continua a dire - ha fatto anche cose buone.




Mussolini ha fatto anche cose buone. 
Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo
di Francesco Filippi


Ed. Bollati Boringhieri
160 pp
«Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte, e diventerà una verità»: questa frase è attribuita a Goebbels, ministro della propaganda del Reich, e cade a pennello per l'argomento oggetto di queste pagine. 

È incredibile come una notizia falsa possa, nel tempo e dopo tanti anni, non solo diffondersi a macchia d'olio ma altresì rafforzarsi fino ad assumere i tratti di una verità assoluta e incontrovertibile.

È ciò che è successo a tante "bufale" riguardanti Mussolini e il fascismo; ci sono dubbi in merito al fatto che il ventennio fascista sia stato un regime dispotico, violento, miope e che abbia causato innumerevoli danni al nostro Paese?
Beh, io risponderei di no.... ma evidentemente non tutti son d'accordo, e anzi c'è chi si ostina voler trovare, ancora oggi, i lati positivi e le cose buone fatte da Mussolini.

A diffondere fake news, insomma, per usare un'espressione comunissima ai nostri giorni.

L'Autore, convinto di come chi conosca e studi la storia non possa  che giungere alle medesime (e negative) conclusioni sul fascismo, risponde punto per punto alle tante idiozie volte a, se non osannare, quanto meno ad abbozzare una mezza difesa del Duce; lo fa tenendo presente che queste bufale sono meno innocue di quanto potremmo essere portati a pensare:

"le fake news sui fatti storici avvelenano l’immenso campo di esperienze, valori ed emozioni su cui costruire l’immagine del passato."

È la Storia a dircelo: Mussolini fu un pessimo amministratore, un modestissimo stratega, tutt’altro che un uomo di specchiata onestà, un economista inetto e uno spietato dittatore. 

Filippi parla di lui come del maggior massacratore di italiani della storia, eppure questo non ha impedito che si diffondessero bugie atte a guardare al passato con uno sguardo un po' più positivo, forse per dare una speranza a chi è deluso e scontento del proprio presente.

È vero che Mussolini ha dato le pensioni agli italiani?
Come ci viene ricordato qui, un primo sistema di garanzie pensionistiche venne adottato dal governo già nel 1895, grazie al governo Crispi, quindi ben 27 anni prima che il fascismo andasse al potere. 
Il decreto prevedeva che gli impiegati nel settore pubblico e i militari di servizio avessero diritto a una forma di copertura previdenziale in caso smettessero di lavorare per raggiunti limiti di età o per una malattia invalidante.

Altroché, quindi: il fascismo non ha inventato la previdenza in Italia, e anzi


"...i primi provvedimenti del fascismo attorno al tema previdenziale provocarono l’appesantimento del sistema e la sua progressiva inefficienza. Riforme che, anziché essere migliorative, avevano l’unico scopo di asservire e rendere controllabile il sistema direttamente dai vertici del potere."


La tredicesima mensilità (gratifica natalizia) fu inserita ufficialmente  nel 1937 dalla Camera delle Corporazioni fascista ma non ne potevano usufruire i lavoratori di qualsiasi categoria, bensì soltanto gli impiegati dell’industria; si trattava di un provvedimento esclusivo per una categoria che era bacino di consenso del regime, i cosiddetti colletti bianchi.

Dobbiamo aspettare il 1960, nel pieno del boom economico dell’Italia repubblicana, perché il beneficio della mensilità venga esteso a tutti.

I diversi interventi legislativi fascisti in campo previdenziale erano più che altro volti a creare consensi trasformando "l’enorme apparato amministrativo in una "macchina al servizio del fascismo, (...) un bancomat di denaro pubblico (...), fornitore di posti di lavoro per le varie clientele."


L'Autore si sofferma poi sulla fake news riguardante la bonifica delle paludi, chiarendo come una prima legge organica in merito ci fosse già nel 1878, e nel 1922, prima della marcia su Roma, furono costituiti consorzi di bonifica sovvenzionati dallo Stato al fine di allargare le zone di intervento statale su terreni paludosi.

E di capitolo in capitolo si prendono in considerazione altri argomenti tirati in ballo da chi insiste nel vedere il bello e il buono di Benito: dal fatto che il Duce abbia dato le case agli italiani (la legge sulle case popolari risale al 1903!), che abbia garantito maggiore sicurezza, ad es. sconfiggendo la mafia (o forse semplicemente la dittatura fascista impedì che i giornali dessero notizia dei reati mafiosi?), o che ai tempi suoi l'economia si fosse risollevata, o che egli sia stato un grande statista e un valoroso condottiero, o che in quegli anni la donna fosse stata rivalutata (il pensiero fascista prevedeva che le donne dovessero mettere al mondo nuovi italiani, preferibilmente maschi, per farne dei soldati; questo soltanto era ciò che dava loro valore)...

Tra le varie scemenze esaminate, una onestamente non l'avevo mai sentita: 

"la dittatura non sarebbe stata razzista, e provvedimenti quali le leggi razziali del 1938 sarebbero solo un cedimento alla volontà dell’alleato germanico: un corpo di leggi imposte da Hitler, quindi, che il governo fascista non applicò se non in misura molto blanda."

"....che il duce in realtà abbia addirittura aiutato gli ebrei a sfuggire alle grinfie naziste."

 

No, dico: davvero ci sono quelli che vorrebbero allontanare o minimizzare l'accusa di razzismo all'interno dell'ideologia mussoliniana?? O sostenere addirittura che il Duce in fondo sia stato meno cattivo di Hitler nei confronti degli ebrei? 

Davvero, questa bufala mi era sfuggita, la maggior parte le conoscevo ma per onestà devo confessare che alcune le avevo date un po' per scontato, nel senso che credevo avessero un fondamento storico, tipo l'attribuire a Mussolini pensioni e opere di bonifica. 

Ecco, in tal caso son contenta di aver dissipato ogni dubbio e illuminato angolini lasciati nell'ignoranza e bisognosi, invece, di un minimo di approfondimento. Non si finisce mai di studiare e imparare :-D

Concludendo, tante bufale vengono esaminate e smontate, e ciò su cui non ci resta che riflettere è che in un regime come quello fascista, totalitario e volto ad annullare le libertà individuali, non ha senso parlare di maggiore ordine e sicurezza, di giustizia, se poi per ottenere questi obiettivi si è fatto ricorso alla forza, all'oppressione, eliminando ogni forma di opposizione politica (un esempio su tutti: Matteotti) e ponendo al centro l'odio e la violenza.

La verità è che, lungi da qualsiasi revisionismo e impeto nostalgico senza fondamento, durante il funesto ventennio nero 

"le manifestazioni della vita civile libera subirono un arretramento: venne meno il diritto di voto e di libera aggregazione, venne posta la censura alle idee pubbliche, nei media ma anche alla corrispondenza privata. L’apparato di polizia aumentò a dismisura...."

e la popolazione italiana non godette di maggior benessere (in nessun campo), anzi, si registrò un generale impoverimento, un aumento delle ingiustizie... fino al culmine, costituito dall'entrata in una  guerra disastrosa.

È un libro che si legge in poco tempo, sia per il numero di pagine che per l'argomento in sé, trattato con uno stile scorrevole, adatto a chi desidera avere un quadro generale dei falsi miti sul fascismo; c'è una ricca bibliografia, se si fosse orientati verso ulteriori approfondimenti; personalmente io l'ho trovato utile e interessante.

mercoledì 26 agosto 2020

Segnalazione fantasy: Il Merlo e il Corvo: I racconti di Foce di Quinsia di Federico Foria

 


Buonasera cari lettori!!! 

Agosto sta finendo e, con esso, l'estate :)

Come state trascorrendo questi scampoli estivi? Io... con la speranza di tornare a lavorare con i "miei" bimbetti a scuola!

Aspettando che la normalità torni tra noi, oggi vi presento una pubblicazione paranormal.



"Il Merlo e il Corvo" di Federico Foria narra l'avventura di Alfredo Panico in viaggio nella Valle di Quinsia. Un lavoro apparentemente semplice si trasformerà in una lotta contro la malvagità umana e sovrannaturale per la sopravvivenza.
Riuscirà l'umanità di Alfredo a scardinare le terribili verità di Foce di Quinsia e a sconfiggere i demoni che la abitano?

Alfredo Panico, 23 anni, lavora part-time
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Elison pub
320 pp

nell’agenzia investigativa di famiglia: la No Panic. 
Il ragazzo e il padre Giancarlo sono chiamati da un misterioso cliente a ritrovare la sua vecchia amante, Matilde, e la figlia Magda. 
Il viaggio li porta in un paesino all’interno di una vallata dell’Italia nord occidentale, Foce di Quinsia.
A Quinsia vivono due specie di uccelli uniche. 
Si narra di una entità dominata dall’odio e dal rimorso, il Corvo Funereo, che accoglie Alfredo al suo arrivo, e di una entità dominata dal senso di giustizia e verità, il Merlo Sognatore.
Alfredo comincia a scoprire le terribili verità che si celano dietro la vallata di Quinsia e conosce una vecchia signora che gli offre l’immortalità in cambio della morte dei parassiti che infestano il suo territorio.
Alfredo conosce Magda, ragazza timida, ma piena di carattere e forza interiore. 

Comincia l’avventura e la lotta per la sopravvivenza dei due ragazzi contro la follia umana e la forza sovrannaturale della vecchia. 

Tranelli, misteri e sacrifici si susseguono fino allo scontro finale tra Alfredo e la vecchia, pronto a tutto per ricongiungersi con la ragazza e a salvare la vallata di Quinsia.

CURIOSITÀ.

 - Storia della città pagana eterna

Foce di Quinsia è il nome dell’unica città che si trova all’interno della Valle di Quinsia.
La città fu fondata nel 25 a.C. dai Romani dopo la cacciata dei Salassi dall’Italia nord occidentale, come presidio militare e terra di contadini e allevatori.
Nel medioevo la vallata è passata sotto il controllo dei Franchi che ne hanno potenziato la funzione strategica e militare.
La vallata è diventata parte dell’Italia nel 1861, anche se ancora fortemente sotto l’influenza francese, spazzata via definitivamente durante il 
periodo del fascismo.

Storia recente di una tragedia

Nel 1969 Foce di Quinsia vive il suo boom economico con l'arrivo di una fabbrica di matite.
Dell’antica città medievale rimane solo il centro storico, mentre nascono le «palazzine operaie» e fioriscono i
trasporti con il prolungamento della SS24 e una stazione ferroviaria posta sulla linea del Frejus.
Il 10 Settembre 2001 la fabbrica è colpita da un incendio dalle cause ignote che uccide 99 operai, circa un terzo dei lavoratori totali della fabbrica. L’impianto chiude, così come tutte le attività annesse, molti abitanti
lasciano la città, che torna ad essere un paese di coltivatori e allevatori.


lunedì 24 agosto 2020

Nata il 24 agosto: Jean Rhys



Il 24 agosto 1894 nasceva a Roseau, capitale di Dominica (Piccole Antille), Ella Gwendolen Rees Williams, più nota con lo pseudonimo di Jean Rhys, morta a Exeter (Devonshire) il 14 maggio 1979. 
Nelle Indie occidentali la schiavitù non fu abolita fino al 1834. Dopo aver apertamente difeso i diritti della popolazione indigena e aver criticato la classe dirigente bianca, Rhys fu chiamata la "socialista Gwen".

Diplomatasi presso la Royal Academy of Dramatic Art di Londra, negli anni fra le due guerre visse per un po' a Parigi - dove ebbe modo di frequentare numerosi circoli culturali e d'incontrare artisti e scrittori, fra i quali J. Joyce, E. Hemingway, e F.M. Ford, - per poi stabilirsi definitivamente in Gran Bretagna.

Ha avuto tre mariti: Jean Lenglet, Leslie Tilden-Smith, Max Hamer.

Due dei suoi tre consorti sono finiti in prigione. 
Nel 1919 sposò il giornalista e cantautore Jean Lenglet, incarcerato nel 1924 per transazioni finanziarie illegali. 
Il suo terzo marito, l'avvocato Max Hamer, ha trascorso la maggior parte del tempo in prigione, probabilmente per reati simili. 
Nel 1949, la stessa Rhys, che ormai era diventata dipendente dall'alcol, fu arrestata per aver aggredito i suoi vicini.

Negli anni '20, mentre Rhys si trovava a Parigi, ebbe una relazione amorosa con lo scrittore Ford Madox Ford, sebbene quest'ultimo fosse già sposato con la pittrice Stella Bowen; Ford si accorse del talento narrativo dell'amante e la incoraggiò a continuare a scrivere. La loro relazione durò un anno e mezzo.

Il suo libro più celebre è sicuramente Wide Sargasso Sea (1966), nato dopo aver letto Jane Eyre, regalo di compleanno da parte del suo secondo marito. La prima versione del romanzo si chiamava Le  Revenant e la Rhys ne bruciò il manoscritto dopo aver litigato con suo marito. In seguito, pensò di chiamarlo La prima signora Rochester, con tutto il rispetto per Charlotte Brontë - precisò lei stessa -, ma evidentemente poi cambiò ancora idea.

Jean Rhys aveva l'abitudine di scomparire dalle scene anche per lunghi periodi di tempo. Più di una volta dai giornali è stata data per morta; ad es. il consulente letterario della casa editrice André Deutsch, avendo saputo della presunta morte dell'autrice in un sanatorio, nel 1950 si riferì a lei in un articolo come "la defunta Jean Rhys"; stesso "errore" anche per la BBC, che una volta dichiarò che la Rhys era morta durante la guerra.

I temi ricorrenti nelle sue opere sono in particolare: l'emarginazione, la solitudine, le crisi interiori, le frustrazioni delle donne nella società del tempo. 
Le sue eroine, non riconducibili a identità ben definite in termini di classe sociale, origini e nazionalità, sono quasi sempre delle donne molto inquiete, emarginate, consapevoli di come questo crei loro delle difficoltà in seno alla società in cui vivono, alla quale non riescono a conformarsi.
Nei suoi scritti, se il mondo occidentale viene descritto come arido e crudele, quello delle Indie occidentali - lì dove ha vissuto infanzia e fanciullezza - è associato a concetti di solidarietà umana, senso della vita e una natura amica e rigogliosa. 

Tra le sue opere ricordiamo:

Quartetto (Adelphi)
Addio, Mr Mackenzie (Adelphi)
Viaggio nel buio (Giunti) 
Buongiorno mezzanotte (Bompiani)
Il grande mare dei sargassi (Adelphi)
Io una volta abitavo qui (Adelphi)






Fonti consultate:


Il Libraio
Treccani
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