lunedì 24 agosto 2020

Nata il 24 agosto: Jean Rhys



Il 24 agosto 1894 nasceva a Roseau, capitale di Dominica (Piccole Antille), Ella Gwendolen Rees Williams, più nota con lo pseudonimo di Jean Rhys, morta a Exeter (Devonshire) il 14 maggio 1979. 
Nelle Indie occidentali la schiavitù non fu abolita fino al 1834. Dopo aver apertamente difeso i diritti della popolazione indigena e aver criticato la classe dirigente bianca, Rhys fu chiamata la "socialista Gwen".

Diplomatasi presso la Royal Academy of Dramatic Art di Londra, negli anni fra le due guerre visse per un po' a Parigi - dove ebbe modo di frequentare numerosi circoli culturali e d'incontrare artisti e scrittori, fra i quali J. Joyce, E. Hemingway, e F.M. Ford, - per poi stabilirsi definitivamente in Gran Bretagna.

Ha avuto tre mariti: Jean Lenglet, Leslie Tilden-Smith, Max Hamer.

Due dei suoi tre consorti sono finiti in prigione. 
Nel 1919 sposò il giornalista e cantautore Jean Lenglet, incarcerato nel 1924 per transazioni finanziarie illegali. 
Il suo terzo marito, l'avvocato Max Hamer, ha trascorso la maggior parte del tempo in prigione, probabilmente per reati simili. 
Nel 1949, la stessa Rhys, che ormai era diventata dipendente dall'alcol, fu arrestata per aver aggredito i suoi vicini.

Negli anni '20, mentre Rhys si trovava a Parigi, ebbe una relazione amorosa con lo scrittore Ford Madox Ford, sebbene quest'ultimo fosse già sposato con la pittrice Stella Bowen; Ford si accorse del talento narrativo dell'amante e la incoraggiò a continuare a scrivere. La loro relazione durò un anno e mezzo.

Il suo libro più celebre è sicuramente Wide Sargasso Sea (1966), nato dopo aver letto Jane Eyre, regalo di compleanno da parte del suo secondo marito. La prima versione del romanzo si chiamava Le  Revenant e la Rhys ne bruciò il manoscritto dopo aver litigato con suo marito. In seguito, pensò di chiamarlo La prima signora Rochester, con tutto il rispetto per Charlotte Brontë - precisò lei stessa -, ma evidentemente poi cambiò ancora idea.

Jean Rhys aveva l'abitudine di scomparire dalle scene anche per lunghi periodi di tempo. Più di una volta dai giornali è stata data per morta; ad es. il consulente letterario della casa editrice André Deutsch, avendo saputo della presunta morte dell'autrice in un sanatorio, nel 1950 si riferì a lei in un articolo come "la defunta Jean Rhys"; stesso "errore" anche per la BBC, che una volta dichiarò che la Rhys era morta durante la guerra.

I temi ricorrenti nelle sue opere sono in particolare: l'emarginazione, la solitudine, le crisi interiori, le frustrazioni delle donne nella società del tempo. 
Le sue eroine, non riconducibili a identità ben definite in termini di classe sociale, origini e nazionalità, sono quasi sempre delle donne molto inquiete, emarginate, consapevoli di come questo crei loro delle difficoltà in seno alla società in cui vivono, alla quale non riescono a conformarsi.
Nei suoi scritti, se il mondo occidentale viene descritto come arido e crudele, quello delle Indie occidentali - lì dove ha vissuto infanzia e fanciullezza - è associato a concetti di solidarietà umana, senso della vita e una natura amica e rigogliosa. 

Tra le sue opere ricordiamo:

Quartetto (Adelphi)
Addio, Mr Mackenzie (Adelphi)
Viaggio nel buio (Giunti) 
Buongiorno mezzanotte (Bompiani)
Il grande mare dei sargassi (Adelphi)
Io una volta abitavo qui (Adelphi)






Fonti consultate:


Il Libraio
Treccani

4 commenti:

  1. Ciao Angela! Non ho mai sentito parlare di questa scrittrice, ma ti ringrazio per il tuo post! E' sempre bello avere l'occasione di arricchire la propria cultura personale! :)

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    Risposte
    1. ciao Sara!!
      io ho sentito parlare di lei solo di recente, perché piacendomi Jane Eyre, avevo letto ci fosse una sorta di prequel, scritto appunto da questa scrittrice :))

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  2. Non la conoscevo neanch'io ma dalla tua interessantissima biografia su di lei, ne nasce un ritratto che mi ha molto colpito e mi stimola a conoscere le sue opere. Grazie.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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