giovedì 10 settembre 2020

Recensione: IL GRILLO NARRANTE di Massimiliano Gaudino

 

Attraverso racconti, pensieri e poesie, con una narrazione affidata a personaggi di fantasia e animali parlanti, sposando la leggerezza della scrittura con la profondità degli argomenti affrontati, l'Autore offre al lettore la possibilità di sintonizzarsi sul proprio mondo emotivo, invitandolo a riflettere sull’avere cura, sull’intimità, sul legame profondo che unisce le persone le une alle altre.



IL GRILLO NARRANTE
di Massimiliano Gaudino


Gruppo Albatros Il Filo
169 pp

Un grillo parlante si rivolge al lettore, assicurandogli la sua confortante e discreta presenza per affrontare la vita, nei suoi momenti no e in quelli belli, con serenità, a divenire consapevoli della ricchezza e della bellezza di cui ciascuna persona è portatrice.

I racconti di Massimiliano Gaudino (psicoterapeuta) ci incoraggiano a recuperare il bambino che è in noi, e quei ricordi felici che ci permettono di vivere con più slancio, stupore e gioia il presente, tanto più in mezzo alle difficoltà.

Le favole ci mettono in guardia dall'essere egoisti e ciechi: a volte desideriamo ciò che non abbiamo come se, una volta ottenutolo, potessimo essere pienamente soddisfatti e felici, e non ci rendiamo conto invece che di ragioni per essere già felici ne abbiamo - eccome! -, solo che tendiamo a dare per scontato molte cose e persone...

Le favole e i racconti sono accompagnati da riflessioni ed esortazioni equilibrate, sagge, che sottolineano come sia importante vivere ogni istante con consapevolezza, apprezzando i piccoli ma speciali doni che la vita ci offre e di cui spesso, per fretta, distrazione, egoismo, non notiamo e ci lasciamo sfuggire: doni materiali, ma soprattutto immateriali e, ancor più importante, le persone e le relazioni che intratteniamo con esse e che ci rendono, nel bene e nel male, ciò che siamo.

Ancora, ci viene ricordato che non dobbiamo avere maschere ma trovare il coraggio di essere noi stessi, che dobbiamo imparare a rispondere al bisogno di cambiamento rispettando la nostra personalità: è fondamentale l'accettazione di se stessi e degli altri, il non lasciarsi sopraffare da insicurezze, paure ed errori, ma cercare di imparare dalle esperienze vissute, comprese quelle negative, perché anche le cicatrici ci insegnano a prenderci cura della nostra anima.

"Non sempre, nella vita, serve una rivoluzione per cambiare noi stessi, basterebbe accettare i propri aculei e imparare a non farsi del male con le spine altrui, rispettandosi e facendo attenzione a non far scoppiare il cuore di nessuno."


Intervallate a racconti e favole, ci sono delle poesie, che affrontano tematiche come l'amore, "che ci mette in contatto con la parte migliore di noi: l’umanità, che a volte dimentichiamo di avere, e che crea i legami", il vivere quotidiano con le sue continua sfide e opportunità, l'amicizia...

Questo libro è un invito - discreto, sensibile, consapevole e attento - a guardare (meglio) dentro il proprio cuore, la propria anima, ad essere introspettivi, a non soffocare ciò che siamo davvero e che ci rende preziosi ed unici, a lasciar emergere la propria interiorità e la ricchezza che vi è (nascosta) dentro e che non aspetta altro che noi la tiriamo fuori per dare senso al nostro esistere, alla comprensione del passato, valorizzando l'oggi e pensando con serenità al domani.

E' una lettura che consiglio, in particolare credo che possano apprezzarla quanti sono attratti da libri profondi, riflessivi, che hanno al centro la Persona con tutte le meravigliose sfaccettature che la compongono - e che distinguono tra loro le persone -; leggendo, ci si sente come un po' davanti ad uno specchio in cui, con onestà e delicatezza, ci si riflette e ci si riconosce.


L'autore.
Massimiliano Gaudino nasce a Napoli, classe 1981. Psicologo, Psicoterapeuta cognitivo comportamentale e Terapeuta EMDR. Sin da piccolo amante della lettura e dell’arte. Si definisce un pensatore che fa del suo lavoro una ricerca dell’umanità a tempo pieno. La sua filosofia di vita è legata all’uso del pensiero perché “le parole hanno un peso emotivo”: attraverso i suoi scritti cerca di riflettere sul momento presente, rendendo pensante tutto ciò che è pesante.  Tra le esperienze lavorative più significative ricorda il lavoro in emergenza nell’attentato a Tunisi, nel 2015, di cui fu coordinatore e terapeuta.  Il grillo narrante è il suo primo libro.

martedì 8 settembre 2020

Segnalazioni self-publishing (contemporary romance - urban fantasy)



Buongiorno, lettori!!
Oggi vi propongo alcune recenti autopubblicazioni: due contemporary romance e un urban fantasy con un mix di mitologia.


PER UN BACIO E (MOLTO) PIÙ
di Monica Brizzi

(autoconclusivo )
Editore: self publishing 
Uscita: 1 settembre 
Formato: ebook e cartaceo 
Prezzo: € 2,99 
Pagine: 240
Laila è una pasticciera e content creator e anche se in molti la definirebbero un’influencer, lei preferisce parlare di sé come di una ragazza che sa cucinare dolci e dispensare consigli per vivere una vita sana ma senza privazioni. 
Marco è un imprenditore immobiliare che affitta case per eventi e soggiorni con un passato che non ama e un futuro di cui non sa niente. 
Entrambi solari, Laila e Marco sembrano avere un sacco di cose in comune. Se non fosse che lei è una femminista (vergine) e lui un gigolò PENTITO. E dovranno lavorare insieme. 

L'autrice.
Autrice. Moglie. Mamma. Lettrice. Docente. Monica Brizzi adora inventare storie e scriverle. Oltre che Per un bacio e (molto) più è autrice della trilogia La Principessa dei Mondi e dei romance Ogni singola cosa, Amore, libri e piccole follie, È qui che volevo stare e Innamorarsi ai tempi della crisi
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Amazon    kobo






NERO VELLUTO
di S.D. Buzzi


Data di uscita: 23/08/2020
Editore: self publishing
Serie: autoconclusivo
Pagine: 195




Trama

La seconda opportunità di chiunque tra noi ha un solo nome: si chiama Amore.

Theodore e Perlah sono due universi paralleli, che non dovrebbero potersi incontrare. Al massimo potrebbero sfiorarsi, per poi sfrecciare via in direzioni opposte.
A dividerli ci sono ventitré anni, l’opposta estrazione sociale e perfino la nazionalità.
Ad accomunarli c’è solo la sofferenza. Un dolore radicato e profondo che nulla sembra poter estirpare.
Lei è una prostituta di strada, lui un uomo di successo.

Cosa succederebbe se le loro vite s’intrecciassero in una maniera che nessuno avrebbe mai potuto prevedere? Potranno amarsi o si faranno solo del male a vicenda?





Estratto 1:

Che meraviglia. Quando osservava la città dormiente ai suoi piedi, non poteva fare a meno di pensarlo. La notte lo attirava, come la luce le falene. C’era stato un tempo in cui amava crogiolarsi al sole, fare lunghe passeggiate nei parchi o corse in bicicletta. Un tempo in cui la primavera rappresentava una fonte di scoperte continue, con i suoi fiori, i colori e i profumi; l’estate, una stagione di relax e divertimento e l’autunno, una piacevole anticamera al magico Natale. Ma adesso solo il nero della notte con il suo silenzio riusciva a tranquillizzargli l’animo. Per un momento osservò la sua immagine sbiadita riflessa sul vetro: un uomo piacente, un cultore del fisico, un intenditore di donne o solo una patetica imitazione di ciò che era stato?


Estratto 2: 

Seduta sul retro del taxi, attese in silenzio che l’uomo finisse di accordarsi sul prezzo della corsa e che allungasse il denaro al conducente. «Ciao, piccola. Ci rivediamo presto» la salutò, mentre le strizzava l’occhio. Perlah rispose con un sorriso, anche se in quel momento avrebbe desiderato solo che l’asfalto si aprisse a inghiottire lei stessa, quel tizio e anche il taxista che la sbirciava dallo specchietto retrovisore. Non ci teneva affatto a incontrarlo di nuovo, anzi si augurava che sparisse per sempre nel nulla. Era la speranza segreta che coltivava per tutti gli uomini con cui era costretta ad andare, ma con alcuni quel sentimento diveniva forte al punto da faticare a celarlo. Lui apparteneva a quella categoria. La sua repulsione si trasformava in un urlo dell’anima, capace di lacerarla dentro.


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LA LIBERTÀ FIGLIA DEL DIAVOLO
di Ilaria Vecchietti



Self publishing
Agosto 2020
12,00€ (cart.)
2,99€ (ebook)
336 pp


Una guerra tra le divinità dell’Olimpo continua da secoli, coinvolgendo anche i mortali nelle loro aspre battaglie.
Una profezia delle Moire annuncia la nascita di un eletto, la figlia della morte, che riporterà la libertà sulla Terra, liberando le varie razze dall’oppressione e dalla tirannia dei despoti olimpi.
Un viaggio nel tempo e nella mitologia, per scoprire la salvatrice. Avventure e peripezie per trovare gli oggetti magici e gli amici che l’aiuteranno nella battaglia contro i nemici.
Il tempo sta per scadere… l’apocalisse è iniziata!


ESTRATTO:

Fra qualche anno Stelle e Pianeti si allineeranno. Quello è il momento giusto per agire se la guerra si vuole finire. Tempo per procedere ne avrai a iosa, quindi prepara la tua banda mostruosa. Zeus lo aveva detto: per vincere la guerra ci vuole un figlio prediletto. Se nella guerra vuoi trionfare un figlio anche tu dovrai procreare. Il tuo sogno di libertà con lui si avvererà. Tuo figlio dovrà nascere da un grembo mortale se vorrai una forza micidiale. La tua sposa rossa di capelli sarà, così un erede coraggioso ti darà. Occhi azzurri dovrà possedere, così tutti lo potranno temere. Nella guerra tuo figlio da solo non sarà, perché amici leali al suo fianco avrà. Gli elementi che hai sempre protetto nella guerra aiuteranno

il tuo figlio prediletto. Quattro prescelti dalla natura lo difenderanno in questa guerra senza paura. I cavalieri degli elementi tuo figlio dovrà cercare, ma un piccolo aiuto gli vogliamo dare. Un cristallo molto particolare tu dovrai scovare. Con il suo grande potere tuo figlio i cavalieri riuscirà a vedere. La ricerca del cristallo sarà difficile assai, ma sappi che dimora dove il fuoco freddo non dorme mai. I cavalieri della natura cercati andranno nei luoghi in cui i loro templi sorgeranno. Inoltre i cavalieri dopo l’investitura, sulla fronte, porteranno il segno della natura. Il cristallo a tuo figlio dovrai consegnare, perché solo lui la sua magia saprà usare. Ma ricordati Dio della morte, non sfidare la sorte. I patti stabiliti rispettati andranno, se no gli uomini in catastrofe finiranno. La tua parola ci hai dato, ora va e segui il fato.


L'autrice.
Ilaria Vecchietti è nata il 19 Agosto 1988 in provincia di Vercelli, nella bella Valsesia, una lunga vallata percorsa dal fiume Sesia fino ai piedi del Monte Rosa.
Diploma di Ragioniere e Perito Commerciale, Laurea in Scienze dell’Amministrazione e Consulenza del Lavoro con una tesi in Diritto Penale del Lavoro.
Grazie a sua mamma è cresciuta in mezzo ai libri. Fin da piccola, quando le raccontava le fiabe, ha fatto in modo che si appassionasse alla lettura.
Legge diversi generi, ma il suo preferito è il fantasy, in tutte le sue sfumature.
Ha scoperto per caso che le piace anche scrivere, e da quando l’ha scoperto non si è più fermata nell’inventare storie e avventure. Il suo romanzo d’esordio è L’Imperatrice della Tredicesima Terra (2016), edito Aletti Editori.
Si tratta di un fantasy autoconclusivo dove la protagonista, oltre salvare il suo mondo, deve ritrovare se stessa. Da giugno 2016 ha aperto un blog letterario dal nome Buona lettura, dove pubblica  principalmente recensioni dei libri che legge, ma non solo, segnala le nuove uscite (sia da parte di case editrici e sia di autori esordienti autopubblicati) e anche eventi librosi o interviste. A luglio 2017, in collaborazione con Claudia Piano (autrice di molti romanzi, fra cui spicca Armonia Saga) e altri autori, ha pubblicato una raccolta di racconti fantasy facente parte del mondo di Armonia Saga, dal titolo Un giorno ad Armonia, (il suo racconto si intitola: La Sinfonia Incatenante).
Il racconto prende in prestito i personaggi inventati da Claudia e li porta in un mondo nuovo. A novembre 2017 pubblica tramite Amazon il secondo romanzo fantasy: L’Isola dei Demoni.
Un'altra storia autoconclusiva dove le vite di vari personaggi si intrecciano e, superando il loro passato, dovranno salvare la loro terra.
A luglio 2018, sempre in collaborazione con Claudia Piano, esce la seconda raccolta di racconti fantasy Un giorno ad Armonia – Vol. 2 (il suo racconto si intitola: La Valle del Tempo Perduto).
Prendendo ancora in prestito i personaggi della saga di Armonia, Ilaria li coinvolge in una ricerca miracolosa per salvare il mondo della Musicomagia. A marzo 2019 pubblica il breve racconto L'ultima chance…, il primo racconto di Ilaria che si discosta totalmente dal genere fantasy da lei prediletto e si avvicina al romance, sotto forma prevalente di un lungo monologo della protagonista, anche se il finale appartiene alla fantascienza apocalittica. Il tema principale rimane in ogni caso l’amore che vince su ogni cosa. A settembre 2019 torna a pubblicare un racconto nella raccolta Un Giorno ad Armonia - 2019 a cura di Claudia Piano (il suo racconto si intitola: Dove sono finiti i colori?). Questa volta i personaggi creati da Claudia arriveranno fino al centro dell'Universo per cercare i colori. A febbraio 2020 partecipa al concorso letterario 'Le più belle frasi d'amore' organizzato da M&L. Il suo racconto L'invito vince il primo premio nella categoria Amore Classico - Prosa - Racconto, e viene pubblicato nella raccolta omonima, edita M&L. Un racconto dalle sfumature romantiche e malinconiche. A maggio 2020 partecipa a un altro concorso letterario 'Racconta il Giappone' e il suo racconto Il fiore del destino viene selezionato per essere inserito nella raccolta di racconti Cinquantatré vedute del Giappone, edita Idrovolante Edizioni. A fine agosto 2020 esce il suo terzo romanzo La Libertà figlia del Diavolo, un urban fantasy con un mix di mitologia e non solo!
La sua mente è sempre al lavoro e presto arriveranno nuovi romanzi e racconti!


CONTATTI:

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domenica 6 settembre 2020

Recensione: ALTA FEDELTÀ di Nick Hornby

 

Alta fedeltà è il ritratto bonariamente tagliente, agile, buffo, ironico, di un 35enne degli Anni Novanta precocemente in piena crisi "di mezz'età", con una caterva di piccole manie e insormontabili insicurezze a fargli compagnia e che rischiano di lasciarlo impantanato in un'esistenza che lui stesso definisce "congelata", piena di zavorre che gli impediscono di crescere e di "spiccare il volo".



ALTA FEDELTÀ
di Nick Hornby


Ed. Guanda
244 pp
Rob Fleming vive a Londra ed è proprietario di un negozio di dischi vintage, portato avanti insieme a due amici, Barry e Dick.

La musica pop è la sua passione e Rob è convinto di avere una cultura musicale invidiabile, tanto da guardare con compassione e un pizzico di disprezzo chiunque ascolti musica diversa dalla sua e si limita ad ascoltate canzonette (tanto per dirne una, odia i Simple Minds).

Il negozio di dischi naviga in cattive acque, anche se in un modo o nell'altro, galleggia; certo, se quei pochi clienti che varcano la soglia rischiano di non comperare nulla perché vengono trattati male o presi in giro dai commessi (Barry è capacissimo - e gode nel farlo! - di mandare a quel paese clienti che fanno, a detta sua, richieste vergognose), è difficile che le cose migliorino...!

Ma ad intristire l'esistenza di quest'uomo non è tanto il lavoro, quanto la sfera sentimentale.
Sin dalle primissime battute capiamo di lui una cosa: ha giusto qualche mania, tipo quella di stilare liste e di farsi tante, ma proprio tante, "pippe mentali" su qualsiasi cosa.
Donne, in primis.

Tanto per cominciare: quali sono le cinque donne con cui è stato impegnato e che hanno, tanto o poco, influenzato la sua vita, avendo un impatto su di lui, sul suo modo di essere e di rapportarsi di volta in volta e successivamente ad altre donne?

La lista viene abbozzata, i nomi ci sono e con essi le singole storie e gli aneddoti legati a ciascuna ex, da quella risalente agli anni della preadolescenza fino alla più recenti.
Di ognuno di questi legami sentimentali, Rob ci racconta i piccoli problemi che hanno fatto sì che il legame non durasse: una faceva troppo la pudica, un'altra era "la donna del suo amico" e ha perso interesse ai suoi occhi dopo il tradimento, un'altra ancora era troppo bella, colta, intelligente per poter stare davvero con un tipo anonimo come lui...
Insomma cinque storie, cinque separazioni, cinque ragazze con cui, molto semplicemente, non ha funzionato, ma alle quali Rob si ritrova a pensare con insistenza, con l'urgenza di chiudere inspiegabilmente un cerchio.
Esigenza che nasce ora che lei se n'è andata.
Lei è Laura, la donna con cui Rob aveva (almeno così sembrava) una relazione stabile; è vero, qualche problemino c'era (ma perché, esiste la relazione perfetta?) ma mai Rob avrebbe pensato di essere mollato così dall'oggi al domani, eppure è successo!
Come mai?
Rob si strugge nel pensare all'amata che l'ha lasciato, è convinto di amarla e di non poter stare senza di lei; la sua assenza lo rende nervoso, scorbutico, solitario, cinico, disinteressato a tutto (musica a parte); chiaro, la tristezza mortale che lo affligge non gli impedisce di andare a letto con una bella cantante americana che si mostra interessata a lui, ma che volete, è pur sempre un maschietto in forma e sottoposto a tentazioni!
Quando poi scopre il perché della rottura con Laura, le paturnie mentali cui già è avvezzo di suo, aumentano esponenzialmente: in realtà, Laura l'ha lasciato perchè sta con un altro, un certo Ian o Ray, vicino di casa di Rob.
Come ha potuto preferire quel tipo a lui? Cos'ha di più? In cosa è meglio? A letto, forse?

Il povero Rob sguazza nei dubbi, negli interrogativi, nelle paranoie su Laura, su come stavano insieme, sugli errori commessi, su ciò che avrebbe potuto darle e fare meglio per trattenerla accanto a sè; intanto, però, il filo che li univa non si è spezzato e, con la scusa della roba di lei lasciata a casa di lui, i due riprendono a sentirsi, fino a quando non interviene un evento a cambiare tutto e che potrebbe definitivamente risolvere la loro situazione e il loro rapporto.

Rob è un protagonista particolare, una sorta di eterno Peter Pan che non ha alcuna intenzione di "sistemarsi"; prosegue a tener aperta un'attività commerciale scarsamente remunerativa, si comporta come un ragazzino terrorizzato davanti alla possibilità di una "storia seria", è un nostalgico nel DNA, e la sua musica è ciò che più di tutto serve a tenerlo ancorato ad un mondo tutto suo, il suo particolarissimo universo in cui - solo lì, tra i suoi cd e cassette, sentite e risentite migliaia di volte - è se stesso e si sente a proprio agio.

Rob dà inevitabilmente l'idea di un 35enne sfigato, drogato di musica, ossessionato dal bisogno di stendere continuamente liste, come se questo gli servisse per mettere ordine in se stesso, nella sua testa, nel suo mondo fatto di una quotidianità che non lo rende felice, non lo soddisfa: 

"Vorrei essere un essere umano compiuto, libero da tutti questi grovigli di rabbia, colpa, e disgusto verso me stesso."

Quest'uomo non sembra avere sogni, ambizioni, desideri, e cerca un senso di sè ripensando al passato, ai fallimenti, e ciò che lo ha reso l'uomo che è: lagnoso, opprimente, amaro, indossa dei maglioni schifosi, fa vedere i sorci verdi alla sua ex, scontroso, spiantato, amico di demenziali maniaci della musica pop, i quali sono caratterialmente lontani da lui e tra loro.
Barry è il top dell'antipatia - spocchioso, chiassoso, arrogante -, mentre Dick è timido e conciliante.
Ma tutti e tre comunque trovano e costruiscono la propria autostima nella loro vasta conoscenza della musica pop, che fa da sfondo in modo costante alle vicende personali del protagonista, la cui esistenza è scandita da specifici brani musicali, cui è intimamente legato.

La vita non ha senso senza la musica.

"Collezionare dischi non è mica come collezionare francobolli, o sottobicchieri di carta, o bussole antiche. C'è tutto un mondo, qui, un mondo più bello, più sporco, più violento, più pacifico, più colorato, più aereo, più pericoloso, più amoroso di quello in cui vivo; qui ci sono la storia, e la geografia, e la poesia, e le innumerevoli altre cose che avrei dovuto studiare a scuola, musica compresa."

Se in Rob c'è un briciolo di romanticismo, sono le canzoni ad averglielo instillato:

"i dischi mi hanno aiutato a innamorarmi, su questo non c'è dubbio. Sento un nuovo pezzo, con un cambio di accordi che mi scioglie dentro, e prima che me ne accorga, sto già cercando qualcuna, e prima che me ne accorga, l'ho già trovata."

"Cosa è venuto prima, la musica o la sofferenza? Ascoltavo la musica perché soffrivo? O soffrivo perché ascoltavo la musica? Sono tutti quei dischi che ci fanno diventare malinconici?"

Ha una specie di allergia di vivere, il nostro Fleming, una paura di legarsi a qualcuno per non dover rischiare di perderlo, ma intanto che lui si tormenta e pensa, ripensa, immagina, ipotizza, va in paranoia, la vita va avanti e lui se la vede scorrere restando fermo a non far nulla, senza mai prendere decisioni, smarrito nella sua testa, rimuginando su tante cose - perlopiù scemenze - e così facendo si perde ciò che davvero gli accade attorno, allontanandosi dalla realtà.
 
C'è speranza di crescere e maturare per Rob Fleming?


Lo stile di Hornby è chiaro, semplice, fluente, il linguaggio è informale, colloquiale, a regnare è sicuramente l'umorismo, un piglio ironico e amaro insieme, proprio di chi guarda la vita con disillusione e un po' di apatia; interessanti i personaggi femminili, che - al di là di ciò che pensa Rob di ogni donna con cui si rapporta - dimostrano di sicuro di avere più coraggio e determinazione di lui.

Una lettura simpatica, dal sapore vintage, il protagonista si è fatto un po' amare e un po' detestare, ma di certo due cose le ha ottenute, anzi tre: 

  1. mi ha fatto conoscere canzoni e artisti che proprio mi erano ignoti; 
  2. mi ha fatto odiare le liste; 
  3. me ne ha appena fatta fare una, per quanto mini.

Era un libro che volevo leggere da un po'. Consigliato!


sabato 5 settembre 2020

Settembre

 

Settembre è un mese che amo, perché solitamente ad esso si accompagnano giornate meno afose, le temperature si abbassano, ed è il mese in cui entra la mia stagione preferita: l'autunno.

Certo, fa ancora caldo e all'autunno magari ancora non ci pensiamo - anzi, è bene godersi questi giorni di fine estate perchè non sappiamo con il passare delle settimane cosa ci aspetta.... (mi riferisco in particolare all'evolversi della situazione Covid-19).

Ad ogni buon conto, in attesa di avere più tempo per scrivere la recensione dell'ultimo libro letto - Alta fedeltà di Nick Hornby -, vi auguro un sereno sabato sera con questo semplice post settembrino.

A voi questo mese piace?


September GIF - Find on GIFER


CANZONI



MAI PIU' COME TE (C. Baglioni)


Basta un niente un nome una calligrafia
Perché ogni cuore ha una memoria tutta sua
Si vede sempre dove strappi via una pagina
Come ti fissa una fotografia di ieri
La stagione delle piogge arriva qua
Alla stazione della mia malinconia
E scende il tiepido acquazzone di una lacrima
Sull'ultima tua voce che ho in segreteria



IL REGALO MIO PIU' GRANDE (T. Ferro)


Voglio farti un regalo 
qualcosa di dolce qualcosa di raro
non un comune regalo
di quelli che hai perso o mai aperto
o lasciato in treno o mai accettato
di quelli che apri e poi piangi
che sei contenta e non fingi
e in questo giorno di metà settembre
ti dedicherò...
il regalo mio più grande



FOTO





POESIE


Settembre

Le speranze se ne vanno
come rondini a fin d ’anno:
torneranno?
Nel mio cor vedovi e fidi
stanno ancora appesi i nidi
che di gridi
già sonaron brevi e gaj:
vaghe rondini, se mai
con i raj
del mio Sole tornerete,
le casucce vostre liete
troverete.

(L. Pirandello)


Finisce il gran caldo

L'aria si fa più dolce e nei lunghi tramonti tutta
a pecorelle.
Le montagne intorno hanno una chiarezza di cristallo.
Sembra che il tempo torni indietro a primavera
e settembre somiglia ad aprile.
L'aria stessa sembra color di miele.

(L. Lanza)



Settembre

Triste il giardino: fresca
scende ai fiori La pioggia...
silenziosa trema
l'estate, declinando alla sua fine.
Gocciano foglie d'oro
giù dalla grande acacia...
Ride attonita e smorta
Pestate dentro il suo morente sogno;
s'attarda tra le rose,
pensando alla sua pace;
lentamente socchiude.

(H. Hesse)

giovedì 3 settembre 2020

Recensione: UN'ESTATE A PIEDI NUDI di Carolyn Brown


Kate, Jamie e Amanda non hanno nulla in comune: sono tre donne diverse per personalità, estrazione sociale, professione, età anagrafica, ambizioni e sogni nel cassetto. Eppure hanno qualcosa - anzi, qualcuno! - in comune e scoprirlo stravolgerà le loro esistenza: il defunto marito, che ha lasciato in eredità un cottage in Texas cui nessuna delle tre ha intenzione di rinunciare facilmente. Cosa combineranno queste tre mogli ferite e imbrogliate, che si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto?



UN'ESTATE A PIEDI NUDI
di Carolyn Brown

Amazon Crossing
314 pp
"Che cosa ti ha spinto a dare una svolta così radicale alla tua vita?" (...) "Era solo un esistere. Io invece ho deciso di vivere, ed è molto meglio".


Kate Steele - bella, piena di fascino, molto ricca (è presidente di una importante compagnia petrolifera a Dallas), dai gusti e dai modi raffinati, dall'aspetto serio ed elegante - è appena rimasta vedova di Conrad, sposato quattordici anni prima ma col quale era finita da tredici.
Già, il loro matrimonio felice è durato soltanto un anno, dopodiché si è frantumato in tanti piccoli pezzi: dopo l'aborto spontaneo, in seguito al quale Kate ha appreso di non poter avere figli, suo marito ha chiesto immediatamente il divorzio, che però Kate s'è sempre rifiutata di concedergli.
I due hanno continuato a vedersi ogni tanto solo quando Conrad si fermava a dormire nella loro casa a Dallas, ma la coppia di fatto non esisteva.
Adesso che Conrad è morto, Kate si sente sollevata.
Il suo maritino non era una stinco di santo, anzi! Un truffatore provetto, e prima o poi qualcuno necessariamente gli avrebbe fatto fare una brutta fine!
E infatti non è morto nel sonno o per infarto: è stato ammazzato da dei balordi mentre era da un fioraio ad ordinare un mazzo di fiori per chissà quale delle sue decine di amanti!

Il cuore di Kate ha smesso di sussultare per il coniuge da un sacco di tempo e ora che questo legame tossico è stato reciso definitamente, non vede l'ora di liberarsi del ricordo sgradevole di un marito inutile (o utile solo ad umiliarla) sacrificando un'ora del proprio tempo presenziando al funerale.

Quello che non si aspetta è scoprire che il defunto, oltre lei, aveva altre due mogli!
Il giorno del funerale, infatti, si presentano due donne a reclamare la legittimità del proprio matrimonio (e, con essa, la presunta eredità).

Una è Jamie, una donna di origini latine, dall'aspetto semplice ma forte e volitivo; accanto a lei c'è una bambina di circa 6 anni di nome Gracie, che a quanto pare è figlia di Conrad (i due si sono sposati sette anni prima).
L'altra vedova - la più sinceramente affranta e lacrimosa di tutte - è la giovane e rossa Amanda, vistosamente incinta, che piange calde lacrime per aver perso il marito, sposato solo sei mesi prima.

Kate, Jamie e Amanda non potrebbero essere più diverse e lontane: tutte sembra dividerle, dal carattere al conto in banca, dall'aspetto fisico all'età.
E se Kate desidera togliersi qualsiasi problema e noia legata all'odioso defunto, Jamie - che negli ultimi tempi aveva subodorato qualcosa di sospetto negli atteggiamenti strani e distaccati di Conrad, che però, quando c'era - cioè una settimana al mese - era comunque un buon padre per Gracie, ad essere addolorata è Amanda, che è convinta che le altre due siano ex mogli e che presto o tardi sbucheranno fuori gli atti di divorzio e lei sarà riconosciuta la vedova legittima.
Ma non è così semplice: anzitutto perché, a voler essere fiscali, la vedova vera è Kate, in quanto il suo matrimonio è precedente agli altri due (anche se il dubbio c'è ed è legittimo: e se quel farabutto avesse contratto altri matrimoni prima della stessa Kate?); però c'è la figlia primogenita, Gracie, che qualche diritto ce l'ha per forza, e presto nascerà anche il bimbo di Amanda...

A complicare le cose però è il sospetto che pesa sulle teste delle vedove, in particolare su Kate - che era quella con più motivazione per odiare, in 13 anni di matrimonio fasullo, Conrad - e che spinge lo detective Waylon Kramer a gravitare del continuo attorno a loro per capire se esse - insieme o individualmente - abbiano o meno a che fare con l'omicidio di Conrad Steele.

Intanto, le tre si ritrovano a convivere nel cottage, vicino a Bootleg, paesino agricolo del Texas, di proprietà del defunto.
Ognuna delle tre donne è certa di averlo ora ereditato. 
Ognuna sente di avere le proprie ottime motivazioni per voler trascorrere del tempo lì, in quel posticino tranquillo e immerso nella natura, prima di capire che ne sarà dell'eredità e a chi spetterà di diritto: Kate ha tutta l'intenzione di godersi un po' di riposo prima di succedere a sua madre nella compagnia petrolifera; Jamie vuole che la sua bimba stia qualche giorno in questo cottage in cui venivano entrambe insieme a quello screanzato poligamo di Conrad; Amanda è ancora nella fase in cui non accetta che il suo premuroso maritino fosse davvero un truffatore, e vorrebbe poter restare nel loro "nido d'amore" per ricordare i momenti felici passati insieme, aspettando il nascituro.

Inevitabilmente, le tre mogli si vedono come rivali e ciascuna non sopporta l'altra, per cui all'inizio l'umore si tutte e tre oscilla tra un'ostentata indifferenza a battibecchi e piccole scintille pronte ad esplodere.

Ma in cuor loro, sanno che l'unico da colpevolizzare è Conrad, che le ha usate, manipolate, umiliate, prese in giro: loro sono state le sue inconsapevoli vittime, essendo lui un'anima rozza e prepotente, sempre alla ricerca di qualche donna da spellare, economicamente o anche solo emotivamente, tanto per sentirsi forte e uomo.

Gli iniziali contrasti lasciano, di giorno in giorno, il posto alla voglia di conoscersi meglio e alle serate di chiacchiere e cenette veloci e gustose in veranda. 
In una situazione che ha dell'assurdo e che, in un paesino come Bootleg, è facile che diventi oggetto di pettegolezzi, tra allegre feste di paese e atmosfere country-west, tra le risate allegre e tenerissime della piccola Gracie (che forse è il vero collante tra le tre signore), tutte e tre scopriranno di voler dare una svolta alle loro vite.
Scatterà tra la tre "rivali" una solidarietà sincera e tenera che loro per prime vivranno con stupore, ma che le renderà sempre più unite e pronte a capirsi e a venirsi incontro.
Ognuna di esse vivrà il proprio percorso di crescita e di autoconsapevolezza; accetteranno i propri limiti ma diventeranno coscienti anche delle proprie potenzialità, imparando ad apprezzarsi come donne e ad aprirsi all'eventualità di innamorarsi ancora e, questa volta, di uomini con la U maiuscola, che le amino e le rispettino in toto.
Kate, Amanda e Jamie realizzeranno cosa davvero desiderano dalla vita,  cosa conta per essere serene, appagate e felici, che non è mai troppo tardi o troppo presto per liberarsi di insicurezze e paure, 
che ogni tanto un po' di sano istinto e di follia sono necessari per cogliere gli attimi di felicità che la vita ci offre, e che non c'è nulla di più eccitante che sentirsi libere: libere di flirtare come adolescenti, di sognare un lavoro diverso e più tranquillo, di fare un giro sulla ruota panoramica, di sentire l'erba fresca e soffice sotto i piedi nudi...

"...quest'estate rimarrà per noi l'estate in cui ci siamo liberate dalle nostre paure oltre che dalle nostre scarpe"


"Un'estate a piedi nudi" è una commedia romantica davvero molto gradevole, vivace ed ironica, una lettura fresca capace di donare ore di puro svago; c'è un pizzico di romanticismo, di giallo, di amicizia al femminile, le tre protagoniste sono descritte con sufficiente esaustività (Kate in particolare, essendo la principale protagonista); attraente (io le amo) l'atmosfera country (musica compresa); non manca il bell'uomo muscoloso e sexy che fa salire il sangue al cervello ad una delle tre vedove, cliché che solitamente non amo ma ok, qui ci sta: se porta il trattore e fa lavori di campagna è difficile che un uomo sia mingherlino e senza bicipiti notevoli, no? ^_-

L'unico neo, per quanto mi riguarda, è dato dalla traduzione, che non so... ha qualche difettuccio, a volte pare che le frasi dei dialoghi non abbiano molto senso.
Però a parte questo, mi è piaciuto molto leggere questa storia, lo stile è piacevolmente scorrevole e l'ambientazione texana ha il suo fascino.

Per quante hanno ancora giorni di vacanza e desiderano mettere in valigia letture romantiche ma non stucchevoli e con un dose di ironia e leggerezza, questo romanzo di Carolyn Brown potrebbe fare al caso vostro! 

martedì 1 settembre 2020

Le mie letture di Agosto 2020 - monthly recap

 

Ed eccomi con l'appuntamento mensile sulle mie letture del mese appena trascorso!





  1. I RICORDI NON FANNO RUMORE  di Carmen Laterza: sullo sfondo difficile e doloroso della seconda guerra mondiale, le vicende di una bambina costretta a scappare dai bombardamenti e a seguire la sua giovane madre mentre cerca di preservare la vita di entrambe, giungendo a fare scelte che la bimba non comprende appieno ma che, con il tempo, le faranno capire come ogni giorno vada affrontato a testa alta, con coraggio, anche quando ci si sente soli e in balìa di eventi troppo grandi e imprevedibili.
  2. CONTRO IL RAZZISMO  di G. Salvioni, Moni Ovadia: un breve trattato che ruota attorno al tema del razzismo, partendo dalla sua definizione, da ciò che caratterizza il pensiero razzista, continuando con quelle leggi infami che, in passato, regolamentavano lo schiavismo, i rapporti con razze ritenute inferiori e, per concludere, si indicano alcune buone ragioni per essere antirazzisti.
  3. "Mussolini ha fatto anche cose buone"  di F. Filippi: in questo libro breve e sufficientemente scorrevole, l'Autore si propone di "smontare" le fake news che, a più di settant'anni dalla caduta del fascismo, ancora girano ostinatamente attorno alla mitica figura del Duce, il quale - qualcuno continua a dire - ha fatto anche cose buone.
  4. "Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea"  di S. Amiry: in questo libro, che è sì un romanzo ma racconta fatti realmente accaduti e di persone realmente esistite, Suad Amiry, con la grazia e l'ironia che le sono proprie, ci parla di amore, di dolore, di sopraffazioni, affidandosi alla forza dei ricordi di chi la Nakba (catastrofe) e la Shatat (diaspora) le ha vissute sulla propria pelle.
  5. L'IRA DI VENERE di P. Pulixi: in questi venti racconti noir, attraversati tutti da un'atmosfera drammatica e intrisa di amarezza, la protagonista assoluta è la Donna, in tutte le sue sfaccettature, con tutti i suoi contrasti - ora dea dell'Amore, ora dea della Vendetta -, con le luci e le ombre, la forza e le fragilità, che è capace di racchiudere in se stessa.
  6. X RESISTENZA  di Osvaldo Neirotti: sono narrate le avventure dei membri del X Ordine, impegnato nella lotta contro il Male, incarnato dall'Imperatore Nero, che ha assoggettato tutti i popoli e le razze dei dieci regni in cui è suddiviso il pianeta Etrar, per ventisei lunghi anni. Lo scopo della missione di Solo, l'assassino Mascherato, e dei suoi amici, è liberare il pianeta Etrar dal dominio tirannico dell'oscuro Imperatore.
  7. LA STESSA RABBIA NEGLI OCCHI  di M. Chiarottino: quanto dolore può nascondersi in un cuore? Quanta rabbia siamo in grado di custodire dentro di noi? Luna ha solo diciotto anni ma vivere le costa fatica perché, seppur giovanissima, sente di portare sul cuore pesi troppo gravosi per lei, che - imprigionandola in un passato doloroso e ancora troppo recente - le impediscono di vivere il presente con la leggerezza alla quale ha diritto e di immaginare un futuro luminoso. Ma la vita non smette di stupire...
  8. NOI CHE CI STIAMO PERDENDO  di M. Aramini: la tragica e violenta morte di una donna - madre di due gemelle preadolescenti e moglie di un famoso pianista - solleva il coperchio di un vaso di Pandora pieno di segreti torbidi, nascosti in anime tormentate che si portano sul cuore pesi e peccati inconfessabili.
  9. L'ATTENTATO di Y. Khadra: l'esistenza serena e agiata di un uomo che s'è lasciato alle spalle le proprie origini e il proprio popolo, con le sue infinite difficoltà e le sue miserie quotidiane, viene improvvisamente sconvolta da una tragedia famigliare che mette in crisi tutte le certezze su cui reggeva la sua felicità, di cui non resta che un cumulo di polvere, detriti... e lacrime.

Tra queste letture di agosto, sul podio metto: STORIA DI UN ABITO INGLESE E DI UNA MUCCA EBREA perché basato su fatti realmente accaduti, sulla testimonianze sentite e sofferte di chi ha vissuto sulla propria pelle la Nakba, la catastrofe abbattutasi nel 1948 sul popolo palestinese in concomitanza con la nascita dello Stato d'Israele.
Secondo posto per LA STESSA RABBIA NEGLI OCCHI, per le emozioni veraci e intense, e infine I RICORDI NON FANNO RUMORE per le donne indimenticabili protagoniste di una storia ambientata durante la guerra.

Attualmente ho in lettura:

  • ALTA FEDELTA' di N. Hornby: sono all'inizio e devo prendere confidenza con lo stile...
  • UN'ESTATE A PIEDI NUDI di C. Brown: una commedia simpatica che vede protagoniste tre donne, tutte vedove dello stesso marito truffaldino!
  • LA RAGAZZA DELLA LUNA di L. Riley: è il turno di Tiggy, la sorella che ama gli animali.



CITAZIONE DEL MESE:

"Penso a quanto male ci facciamo da soli, a quali gabbie costruiamo con le nostre mani senza saperne saperne poi uscire. Alle parole non dette, alle paure non confessate, ai segreti di carta che diventano piombo. E poi penso a come siano più facili un abbraccio, una mano sulla spalla, un sorriso". (M. Chiarottino)


CANZONE DEL MESE


VIENI A BALLARE IN PUGLIA

Oh Puglia, Puglia mia, tu Puglia mia
Ti porto sempre nel cuore quando vado via 
E subito penso che potrei morire senza te 
E subito penso che potrei morire anche con te





lunedì 31 agosto 2020

Il 31 agosto 1870 nasceva Maria Montessori



“Se vogliamo costruire un mondo nuovo dobbiamo ricominciare dal bambino.”


Nasceva a Chiaravalle il 31 agosto 1870 Maria Montessori, la scienziata e pedagogista che ha rivoluzionato il mondo dell'infanzia e dell'educazione.
Sin dalla giovane età manifestò interesse verso le materie scientifiche; superando pregiudizi ed ostacoli legati ai suoi tempi e alla mentalità dell'epoca, si iscrive alla Facoltà di Medicina a Roma, laureandosi nel 1896: fu una delle prime donne a laurearsi in medicina!

Nel corso della sua formazione accademica, Maria è attratta da Igiene e Pediatria, che poi saranno alla base delle sue teorie e delle impostazioni pedagogiche negli anni successivi. 
L'esperienza da assistente in una clinica psichiatrica è importante per lo sviluppo del suo lavoro perché la porta a traferire le abilità e le conoscenza dall'ambito psichiatrico a quello pedagogico; nei confronti di bambini affetti da disabilità mentali e fisiche il suo non è uno sterile approccio assistenzialistico, bensì educativo: come educare la loro personalità attraverso interventi di tipo pedagogico.
All'idea tradizionale del bambino, Montessori accosta il concetto del bambino laborioso e per lui crea una scuola nuova, che rompe ogni ponte con l'asilo tradizionale quale luogo di custodia. Nasce così nel 1907 a Roma la prima Casa dei Bambini, costruita nel quartiere (tra i più poveri e svantaggiati della capitale) di San Lorenzo, in maniera che i piccoli ospiti potessero manifestare la loro personalità in modo spontaneo all'interno di un luogo pensato su misura per loro.
Il suo metodo comincia a dimostrarsi più efficace rispetto a quello classico, tradizionale, e riceve i primi importanti riconoscimenti dalla comunità scientifica all'estero, grazie anche alle numerose conferenze tenute in Europa e non solo.
Negli anni '20 comincia a entrare in contrasto col regime fascista, così si trasferisce in India e torna in Europa  solo dopo la fine della guerra. Muore a Noordwijk (Paesi Bassi) il 6 maggio 1952. 

Non voglio tediarvi con una lezione sul metodo montessoriano, mi basta ricordare con voi che lei è la prima ricercatrice a dare importanza ai primi sei anni di vita quali fondamentali per lo sviluppo dell'essere umano; non solo, la Montessori rivendicava la centralità dei bambini e dell'educazione nella creazione di una società migliore.

In occasione dei 150 anni dalla nascita di questa donna straordinaria, scienziata ed educatrice, la cui innovativa proposta pedagogica ha cambiato per sempre il mondo dell’educazione. e il cui metodo è stato sperimentato in tutto il mondo, vi propongo questi libri di recente pubblicazione: una graphic novel, un romanzo per ragazzi e una biografia.



I RAGAZZI MONTESSORI è un romanzo firmato da Teresa Porcella per la collana I Geniali, dedicato a questa donna straordinaria.

Gruppo Editoriale Raffaello
144 pp
Un giallo avventuroso alla scoperta del rivoluzionario metodo educativo di una delle donne più influenti del XX secolo. 

A Pilarcito c’è una Farm, una scuola-fattoria, dove governano i ragazzi. Michael, dodici anni, è costretto dalla madre a passare lì le sue vacanze, insieme alla sorellina Magda e alla loro gatta Molly. Si prospetta l’estate peggiore della sua vita se non fosse che, appena arrivato, Michael scopre un piano misterioso che minaccia
tutti gli abitanti della Farm e intuisce che la salvezza può arrivare da un videogioco nascosto in un garage segreto.
L’avventura ha inizio. Certo, incontrerà anche Lola, ma questa è un’altra storia...

Un romanzo ricco di colpi di scena, che nasconde nelle pieghe della narrazione i principi ispiratori del metodo Montessori, apprezzato e diffuso in tutto il mondo.



MARIA MONTESSORI. IL METODO IMPROPRIO di Alessio Surian, Diego Di Masi, Silvio Boselli è una biografia a fumetti che ripercorre le tappe fondamentali nello sviluppo delle pratiche educative montessoriane.
Ed. Becco Giallo
225 pp
Febbraio 2020


Quando nel 1909 Maria Montessori pubblica Il metodo della pedagogia scientifica, è già nota in Italia per essere stata una delle prime donne laureate in medicina e per le sue lotte femministe. 
Il volume, nell’educazione delle bambine e dei bambini, non privilegia lo stimolo, ma presta attenzione all’interesse e alla motivazione di chi apprende. 
L’entusiasmo con cui viene accolto porterà Maria Montessori a condividere il suo sguardo pedagogico intorno al mondo per seguire la nascita delle sue scuole e preparare una nuova generazione di insegnanti.




Il bambino è il maestro. Vita di Maria Montessori di Cristina De Stefano

Ed. Rizzoli
384 pp
Giugno 2020
Chi era davvero Maria Montessori? 
Al suo nome si lega il metodo che ha rivoluzionato la pedagogia, mettendo il bambino al centro del processo educativo e rispettando il suo io e i tempi con cui si costruisce. 
Una rivoluzione che poteva compiere soltanto una donna capace di decisioni controcorrente in ogni momento della sua esistenza. 
Cristina De Stefano, attraverso testimonianze dirette e carteggi inediti, ci mostra una Montessori sorprendente e poco conosciuta. 
Allieva in lotta contro l'istituzione scolastica, laureata in Medicina quando una donna all'università era una rarità, da giovane si divide tra la militanza femminista, il volontariato sociale e il lavoro in corsia. Poi un giorno, davanti ai bambini abbandonati in manicomio perché troppo difficili per la scuola, ha l'intuizione che il modo di guardare alla intelligenza dei piccoli vada ripensato dalle fondamenta. Il suo metodo pedagogico, applicato all'inizio in una piccola scuola nel quartiere più povero di Roma, fa in pochi anni il giro del mondo e la trasforma in una celebrità. 
Da allora Maria Montessori dedica tutta la sua vita alla missione di cambiare il mondo. Scienziata che illumina ogni cosa di una luce spirituale, grande sperimentatrice che crede nell'intuito, idealista eppure attenta a registrare il suo materiale con dei brevetti internazionali, idolatrata dai suoi seguaci e attaccata dai critici. 
Per alcuni è una profetessa di una nuova idea di umanità. Per altri un despota e un'opportunista in politica.
Maria Montessori è, come tutti i geni, un personaggio difficile. Ma nessuno potrà mai negare la sua forza di carattere, l'emancipazione assoluta per i suoi tempi, la capacità di visione quasi medianica. 

Nell'anno che commemora i centocinquant'anni della sua nascita, "Il bambino è il maestro" dimostra che la grandezza spesso nasce anche da profonde contraddizioni.

Prossimamente in libreria - settembre 2020



Prossime uscite di settembre:


NIVES di Sacha Naspini (Edizioni E/O, pp. 144, USCITA 2 SETTEMBRE)


Dopo la morte del marito, per Nives è un problema adattarsi alla solitudine e al silenzio di Poggio Corbello. Prendersi cura del podere senza scambiare una parola con anima viva la fa sentire come un fantasma... 
La notte è il momento più difficile. Poi ecco la soluzione: Giacomina. 
È la sua chioccia preferita, la vedova comincia a tenerla con sé. Tutte le angosce svaniscono d’incanto. Nives è sollevata, eppure non sa darsi una spiegazione: ha sostituito il marito con una bestiola. Arriva addirittura a pensare di essere felice... 
Finché avviene un fattaccio e a Nives s’impone l’ultima soluzione: chiamare Loriano Bottai, il veterinario.
Quella che segue è una telefonata lunga una vita. Dall’emergenza di una chioccia imbambolata lo scambio tra Nives e Loriano devia presto altrove. 
Tra riletture di fatti lontani nel tempo e vecchi rancori si scoprono gli abissi di amori perduti, occasioni mancate, svelamenti difficili da digerire in tarda età. 
Finché risuonerà feroce una domanda: come è scoprire di aver vissuto all’oscuro di sé?

Di questo autore ho letto OSSIGENO.


IL GRANDE ME di Anna Giurickovic Dato (Fazi Editore, 220 pp, USCITA 10 SETTEMBRE)

Un libro forte, che parla all'animo del lettore raccontando la storia di una famiglia rivoluzionata dalla

notizia di una fine imminente e dalla scoperta di un segreto mai svelato, ma soprattutto la storia di una figlia costretta a fare i conti, ancora molto giovane, con il dolore di una grande perdita.

Simone, consapevole di stare per morire, viene raggiunto a Milano dai suoi tre figli, dopo molti anni di lontananza. È l'inizio di un periodo doloroso, ma per Carla si tratta anche dell'ultima occasione per recuperare del tempo con suo padre. 
Simone, angosciato dal pensiero di aver fallito e di non poter più cambiare il suo passato, ripercorre le tappe della propria eccentrica esistenza, vissuta con grande passione e voracità. 
In Carla e i suoi fratelli riaffiorano ricordi di anni lontani; non resta loro che assecondare il padre, tra realtà e delirio, mentre la malattia si dilata richiedendo sempre più attenzioni e occupando la totalità delle loro giornate. 
Inizia così una ricerca – anche interiore – dai risvolti inaspettati, che porterà Carla e la sua famiglia a scontrarsi con un'ulteriore dura realtà, oltre a quella della vita e della morte. 
Sarà un confronto necessario, che Carla ha cercato e allo stesso tempo sfuggito per anni, ma che ora dovrà affrontare con tutta la forza di cui è capace. 

Dopo il sorprendente esordio con La figlia femmina, Anna Giurickovic Dato torna con un romanzo crudo, sincero e a tratti destabilizzante, una riflessione profonda sulla figura del padre, capace di emozionare e far riflettere.


QUANDO LA MONTAGNA ERA NOSTRA di Fioly Bocca (Garzanti Ed., 288 pp, USCITA 24 SETTEMBRE)

Lena conosce il bosco come le proprie tasche. Conosce a memoria ogni anfratto di quel paese e delle montagne che lo circondano. 
Perché lì è dove si sente a casa. Lì è dove è cresciuta, con una madre che le è sempre sembrata distante e un padre che, invece, le ha dato tutto l'affetto di cui aveva bisogno. 
E proprio lei che ha messo in pausa la sua vita in una solitudine sempre uguale, avverte ora uno smottamento, come una piccola frana che fa sentire la sua eco fino a valle. 
Perché Corrado è tornato. Corrado che, molti anni prima, è andato via senza dire addio. L'uomo con cui Lena ha condiviso l'amore per le montagne come con nessun altro. 
Erano solo due ragazzi, ma il legame che li univa era profondo, saggio e maturo. 
E quando Corrado vorrebbe spiegare le ragioni della sua scelta, Lena non sa se ha la forza di sostenere il peso di quegli eventi taciuti....

Di quest'autrice ho letto L'EMOZIONE IN OGNI PASSO.



QUEL TIPO DI DONNA di Valeria Parrella (HarperCollins, 224 pp, USCITA 24
SETTEMBRE)

Le protagoniste di questo viaggio sono quattro amiche, Thelma e Louise al quadrato, insomma. 
Quattro donne occidentali in macchina attraverso la Turchia durante il Ramadan. 
In realtà di donne ce ne sono molte di più: sono stratificate nell'anima delle protagoniste, scorrono come sangue vivo sotto la loro pelle, irrorandole. 
Le nostre quattro amiche oggi farebbero paura a tanti maschi, tranne a quelli che hanno deciso di amarle da vicino...


Di quest'autrice ho letto ALMARINA.

sabato 29 agosto 2020

Recensione: I RICORDI NON FANNO RUMORE di Carmen Laterza



Sullo sfondo difficile e doloroso della seconda guerra mondiale, Carmen Laterza ci racconta le vicende di una bambina costretta a scappare dai bombardamenti, che colpiscono in particolare le città, e a seguire la sua giovane madre mentre cerca di preservare la vita di entrambe, giungendo a fare scelte che la bimba non comprende appieno ma che, con il tempo, le faranno capire come ogni giorno vada affrontato a testa alta, con coraggio, anche quando ci si sente soli e in balìa di eventi troppo grandi e imprevedibili.


I RICORDI NON FANNO RUMORE
di Carmen Laterza


Libroza
259 pp
Bianca è una bambina curiosa, allegra e vivace; vive con sua madre Giovanna a Milano, in casa dei signori Colombo, presso i quali la madre fa la cameriera. Le sue giornate sono fatte di cose semplici ma per lei belle e rassicuranti: le chiacchierate con l'amichetta Maria, che abita con loro, essendo la nipotina di Ida, una donna robusta e solida, cuoca devota che cucina benissimo e prepara torte deliziose.
E cosa può esserci di più eccitante per questa bambina di sei anni che sbirciare di nascosto, insieme all'unica amica che ha, i vestiti eleganti, i gioielli e i gesti raffinati delle ricche signore, che frequentano casa Colombo, e sognare un giorno di poter essere come loro?

È così che vive la piccola Bianca nei giorni di settembre del 1939, nel constatare la frenesia che regna in casa Colombo, dove fervono i preparativi per una cena signorile voluta dalla signora Teresa in persona.

Teresa e Bruno Colombo sono una coppia benestante e senza figli: il signor Bruno, che possiede una sartoria in città, è un uomo gentile, buono, dai modi cortesi e raffinati; sua moglie Teresa è una donna volubile, che passa da periodi di euforia e voglia di fare ad altri in cui si chiude in se stessa, preda di pensieri deprimenti, dovuti in particolare a un desiderio di maternità mai realizzato.

Bianca - che sarà pure piccola, non saprà ancora leggere e scrivere, ma è intelligente e sveglia - ascolta i discorsi dei grandi, tanto di Giovanna e Ida, quanto dei padroni, che bisbigliano quando credono che nessuno li ascolti, e capisce che a rendere nervosa e ansiosa la signora Teresa e, in generale, a preoccupare tutti, è un problema che sembra diventare ogni giorno più concreto e vicino: la guerra.
Sì, perché pare stia arrivando questa maledetta guerra! La stessa che le ha rubato il suo papà, morto valorosamente in Africa, e che lei non ha mai conosciuto.
È stata la sua mamma a raccontarglielo; Bianca non ha che lei, e lo stesso vale per Giovanna, che vive per la figlia ed è consapevole delle bugie che le ha raccontato sul padre, pur di non crearle tristezza.

Giovanna, che è ancora molto giovane e bella, sa di aver costruito un piccolo castello di bugie, e una sera, in vena di confidenze, racconta all'amica Ida come davvero sono andate le cose, com'è rimasta incinta di Bianca e chi è davvero il padre di lei; la storia raccontata da Giovanna ci parla di una ragazza ingenua, inesperta, mandata a servizio presso una famiglia tanto ricca quanto fredda e snob, che al primo errore della ragazza l'ha sbattuta fuori di casa; cosa più triste, la famiglia di Giovanna si è rifiutata di accoglierla, di perdonarla, rinnegandola e lasciandola sola e con una bimba da crescere.
Ma Giovanna non si è abbattuta e finora è riuscita a crescere la sua figlioletta con dignità e non facendole mancare nulla.

La tranquillità di giorni semplici ma sereni, però, sta per essere minacciata dall'ombra cupa della guerra, che s'avvicina sempre più, spaventosa e foriera di disastri e miserie.

I signori Colombo sono sempre più in ansia: il loro essere ebrei può causare molti problemi, e le brutte voci che girano a tal proposito lo confermano. Non sarà il caso di fuggire dall'Italia prima che sia troppo tardi?

Intanto, passano alcuni anni e nell'ottobre del 1942, quando Milano è colpita da bombardamenti devastanti, l’elegante palazzo di città non sembra più essere un luogo sicuro per Giovanna, che decide di lasciare i signori Colombo per proteggere se stessa e Bianca.

Lasciare un'esistenza fino a quel momento placida e confortevole, una casa in cui il cibo non è mai mancato, con padroni comunque gentili e con una compagnia - Ida e Maria - affettuosa, è una scelta dolorosa ma necessaria: la paura di morire sotto una pioggia di bombe terrorizza Giovanna, non tanto e non solo per se stessa quanto per la figlia, che lei vuol mettere al sicuro a tutti i costi.

Così, Bianca lascia Milano... per andare dove?
Giovanna sa di rischiare ma deve farlo, prima che la situazione si complichi maggiormente e trovare un rifugio, un riparo, diventi ancora più difficoltoso: non le resta che provare a dirigersi verso le campagne del Pavese, dove vive sua sorella maggiore Augusta con il marito Ruggero e quattro figli maschi.

Certo, le due sorelle non si vedono da quando Giovanna lasciò la casa paterna per andare a lavorare come cameriera; la differenza d'età le ha sempre un po' divise e la loro madre non ha più voluto rivedere la figlia rinnegata... però Augusta è pur sempre sua sorella! Vedendola insieme a Bianca, come potrebbe rifiutare loro un aiuto, un tetto, un tozzo di pane?

Giovanna e Bianca sperano di trovare dei parenti che le accolgano e di poter cominciare una nuova vita. 
Mamma e figlia si troveranno davanti ad una famiglia che non le vuole, che non prova alcun trasporto e affetto verso di loro, fatta eccezione per due dei figli di Augusta - Giuseppe, che prende a cuore Bianca, le presta i suoi libri, è premuroso, gentile - e Alberto, che però ben presto lascia casa per entrare a far parte della Resistenza partigiana.

Augusta è sgarbata con la sorella e la nipote, non nasconde la sua seccatura nel doverle accogliere; è vero, non le manda via in virtù della parentela, ma non si può dire che sia felice di aiutarle...!
E Ruggero, poi, è il peggiore: d'animo infido, egoista, è un uomo incapace di dimostrare la benchè minima gentilezza; orgoglioso, abituato a lavorare come un mulo, pensa solo a quello e pretende che chiunque mangi del suo pane debba guadagnarsi vitto e alloggio piegando la schiena nei campi e con gli animali.

Non guarda di buon occhio la presenza di queste due bocche in più da sfamare, ma è pur vero che Giovanna, giovane e in forze, può dare il suo contributo lavorando per lui.
Bianca è troppo piccola per andare nei campi, ma per non lasciare che se ne stia con le mani in mano, Giovanna la manda da una signora, Elvira, che le insegnerà a ricamare.

L'ingresso di questa gentile donna, sola e senza figli, nelle giornate e nella vita di Bianca, costituirà un aspetto positivo, perché Elvira è una persona saggia, buona, che a un certo punto diventerà la figura femminile di riferimento per la bambina, che farà tesoro dei preziosi insegnamenti della sua maestra.

Bianca imparerà personalmente cosa voglia dire sviluppare resilienza, forza nelle avversità, la capacità di non soccombere davanti alle difficoltà e alle privazioni che la vita, la guerra, e i suoi stessi parenti, le pongono davanti, sfidandola a tirar fuori coraggio, determinazione, a ingoiare le lacrime e a guardare avanti, con speranza, nonostante tutto.

La guerra impazza attorno a loro, le cose precipitano dopo il luglio '43 e i partigiani fanno la loro parte per opporsi al nazifascismo; in casa di Ruggero le cose non vanno meglio e Giovanna e Bianca avranno la loro piccola e personale "resistenza" da portare avanti: non sarà affatto facile, per nessuna delle due.
Giovanna dovrà di nuovo prendere decisioni pesanti come macigni sul cuore, ma per amore di una figlia, si fa tutto; Bianca sarà costretta a tagliare le trecce da bambina per andare incontro all'età adulta con nuove consapevolezze, sola con le proprie ferite, le proprie lacrime, conscia che, in un mondo irto di ostacoli, deve imparare a cavarsela da sola, ad essere indipendente, padrona di se stessa, del proprio destino, e come bagaglio un mucchietto di ricordi che, a differenza delle bombe da cui è scappata, fanno meno rumore ma le resteranno indelebili nel cuore.

Ancora una volta, Carmen Laterza scrive una storia "al femminile" con protagoniste che, pur con le loro fragilità, timori, difficoltà, vanno avanti e affrontano ciò che la vita riserva loro.

Giovanna e Bianca vivono in un periodo storico tumultuoso, complesso, e la loro storia personale si intreccia con la grande Storia, dai cui eventi inevitabilmente vengono travolte, loro malgrado.
In queste pagine respiriamo il clima di incertezza, paura, lo smarrimento proprio degli anni della guerra: il pericolo per chi era ebreo, il terrore di morire sotto i frequenti bombardamenti, il cibo che scarseggia.

Giovanna è una donna sola, senza una famiglia o un marito a proteggerla, e deve prendersi cura della figlioletta: è in una condizione di svantaggio, deve stare doppiamente attenta a chi vuole approfittare di lei, e se da un estraneo che t'infastidisce, con un po' di fortuna, puoi cercare di fuggire, quando la violenza e l'umiliazione avvengono all'interno di quelle mura tra le quali avresti il diritto di sentirti al sicuro, beh è un bel problema...
Le traversie cui va incontro Giovanna mi hanno fatto provare  per lei pena, dispiacere e molta amarezza, nel pensare a come sia davvero triste per questa donna vedersi indifesa e impossibilitata a reagire al male affinché questo non si ripercuota sull'innocente creatura per la quale è disposta a sacrificarsi. 

Dal canto suo, Bianca, con la sua spontaneità, la voglia di imparare, di crescere, mi ha suscitato tenerezza, e giunta all'ultima pagina mi è dispiaciuto lasciarla, sapendo che si dirigeva verso un futuro tutto da scrivere e definire e per questo pieno di incertezze.

C'è un'atmosfera che sa di mestizia e malinconia, tra queste pagine, e del resto uno sfondo come quello bellico non può essere vivace; i personaggi devono tirar fuori unghie e denti per sopravvivere, e c'è chi lo fa conservando la dignità, e chi invece non esita a far del male al prossimo o ad approfittarsene per ottenere ciò che vuole...
L'Uomo è così: le difficoltà tirano fuori dal suo cuore ciò che è e che possiede: il buono, se c'è del buono, e il male se è ciò che vi si annida dentro.

Nonostante si arrivi alla parola fine condividendo la tristezza della giovane protagonista, pure però il lettore è autorizzato a nutrire la speranza che... Bianca ce la farà, perché se è vero che oltre le colline e con la cascina di zia Augusta alle spalle, c'è la precarietà del domani, è altrettanto vero che in lei si cela la forza d'animo giusta e le capacità per alzare la testa e ricamare la trama della propria vita.

Un romanzo che emoziona, di cui ho trovato appassionanti la storia, lo sfondo storico, le protagoniste e il resto dei personaggi (sia femminili che maschili, tutti ben strutturati e molto realistici), l'essere umano, con la sua capacità di fare tanto il bene quanto il male, la scrittura limpida, accurata, ricca di dettagli, sensibile, concreta e capace di immergere in modo vivido il lettore nel contesto.

Ringrazio Carmen Laterza per avermi omaggiata di una copia del suo libro e non mi resta che esortarvi a leggerlo!

venerdì 28 agosto 2020

RECENSIONE: CONTRO IL RAZZISMO di Giovanna Salvioni, Moni Ovadia


Un breve trattato che ruota attorno al tema del razzismo, partendo dalla sua definizione, da ciò che caratterizza il pensiero razzista, continuando con quelle leggi infami che, in passato, regolamentavano lo schiavismo, i rapporti con razze ritenute inferiori e, per concludere, si indicano alcune buone ragioni per essere antirazzisti.



 CONTRO IL RAZZISMO 
di Giovanna Salvioni, Moni Ovadia



EDUCatt
85 pp
“Il razzismo è la dottrina che afferma l’esistenza di una gerarchia tra le razze umane”.

Separare, ghettizzare, eliminare: sono i tre terribili e chiari indicatori dei comportamenti razzisti. 
Da cosa nasce l'essere razzisti?
Dalla paura della diversità e dalla conseguente incapacità di accettare il fatto che tanto le singole persone quanto interi popoli possano decidere di vivere in modi e con valori differenti, senza che questo significhi che essi siano "sbagliati" o inferiori.

Se poi, chi vede del male nella diversità altrui, è anche in posizione di vantaggio, ad esempio economico, è facile  che ceda alla tentazione di voler dominare, sulla base di assurde classificazioni, grazie alle quali include o esclude chi vuole.
È ciò che, per es., è successo con l'istituzione della schiavitù, i regimi coloniali, il massacro di popolazioni indigene passato sotto la definizione di Conquista delle Americhe.

Non per nulla, il razzismo costituisce un fenomeno storico, i cui schemi costitutivi si sono diffusi in tutto il mondo attraverso l’imperialismo coloniale, il sistema schiavistico e il nazionalismo.

Nella prima parte di questo scritto, seguiamo un veloce excursus storico su come sia nato il concetto di razza, il contributo dato, in questo senso, dagli studi dell'antropologia biologica, volti a cercare tratti fisici distintivi per ogni popolo, così da poterlo classificare e inserire in specifiche categorie.

"Gli antropologi fisici inventarono una serie di tecniche elaborate per misurare i differenti caratteri osservabili delle popolazioni umane, comprendenti colore della pelle, tipo di capelli, tipo fisico e così via. Lo scopo era trovare la prova scientifica che avrebbe loro permesso di classificare tutti i popoli del mondo entro categorie inequivocabili, dette razze, basate su insiemi distinti di attributi biologici."

Queste "graduatorie" dal meno al più, questo dividere l'umanità in settori, cosa può generare se non divisioni, odio, disprezzo, discriminazioni, ingiustizie?
Al centro del pensiero razzista troviamo la credenza che esistano delle categorie di esseri umani che
non soltanto sono differenti, ma che lo sono in modo “anomalo”, e la convinzione che questi esseri umani (gruppi di individui) aventi certe caratteristiche, siano oltretutto inutili e pericolosi per il proprio gruppo. Ergo, essi devono essere rifiutati incondizionatamente, in quanto inadeguati e non assimilabili.

Cosa accomuna le varie forme di razzismo esistenti? 
Cercare di rispondere a questa domanda, tenendo presente i tre momenti citati sopra - separazione, ghettizzazione, eliminazione (fisica o della dignità dell'individuo e della libertà del pensiero) -, può aiutarci a riconoscere comportamenti razzisti.

C’è uno strano e tragico controsenso associato al problema del razzismo. Quasi nessuno vuole essere considerato razzista, eppure il razzismo ancora esiste, autentico e tenace.  (Memmi, 1999)

Nella parte centrale ci si concentra su quei documenti che in passato hanno regolamentato la condizione degli schiavi nelle colonie francesi, e poi ancora le leggi razziali tedesche e italiane, fino ad arrivare alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948: composta da trenta articoli, in essa vengono sanciti i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona.

Si accenna anche al tortuoso percorso affrontato dagli afroamericani per il riconoscimento dei propri diritti, o ancora di cosa voglia dire apartheid; mi sarebbe piaciuto che si desse più spazio alla sezione riguardante gli stermini di massa, magari soffermandosi su quegli episodi di genocidio, pulizia etnica, sterminio... meno noti.

Come dicevo nella frase introduttiva, si tratta di un saggio breve, di facile lettura, interessante, a mio avviso ideale per proporlo ai ragazzi, in modo da indurli a riflettere sulla tematica; parlare di razzismo, purtroppo, non è mai anacronistico, è un argomento su cui non dovremmo stancarci di aprire dibattiti e riflessioni in quanto gli episodi di razzismo e, più in generale, di discriminazione per ragioni sessuali, religiose ecc.., sono all'ordine del giorno.
E allora, se è vero - e lo è - che il razzismo abolisce o nega la dignità umana, è innegabile come esso, in ogni sua forma, vada assolutamente condannato abbracciando, per contro,  l'antirazzismo quale progetto di riumanizzazione, per assicurare la felicità o la salvezza indistintamente a tutti gli uomini, in un mondo pacifico e fraterno.


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