Altri due arrivi marzolini firmati Neri Pozza!
GRIDA DI PIETRA
di Gilbert Sinouè
Ed. Neri Pozza Le tavole d'oro 368 pp 18 euro MARZO 2013 |
Il Medio Oriente: la storia di una catastrofe annunciata in un romanzo che avvince e istruisce insieme.
«Ho fatto leggere il manoscritto a un israeliano e a un palestinese, e alla fine entrambi erano furiosi. Bene, l’ho preso come un attestato d’imparzialità». Gilbert Sinoué
«Gilbert Sinoué dipinge con vigore la storia movimentata del Medio Oriente. Intenso e istruttivo». L’Express
«Grazie al suo talento di romanziere, Gilbert Sinoué riesce a far luce sulla complessità di una regione in cerca di pace». Le Figaro
Trama
Da bambina Leila abitava a Haifa, in una piccola casa che i suoi possedevano vicino al quartiere ebraico di Hadar Hacarmel. I vicini si chiamavano Abramovitch, Aronstein o Eisenberg. Una delle sue migliori compagne di giochi si chiamava Tamara. Era ebrea, e la sua vita era dolce proprio come la sua, poiché a Haifa vivevano allora semplicemente degli esseri umani che non si curavano più di tanto del fatto di essere ebrei o palestinesi.
Poi arrivò quel maledetto 29 novembre 1947, il giorno in cui alcuni stranieri riuniti in una casa di vetro e d’acciaio in qualche parte nel mondo decisero di concedere il cinquantasei per cento della terra palestinese ai parenti di Tamara.
Leila dovette lasciare la sua terra, e rifugiarsi con la sua famiglia e settemila suoi compatrioti nel campo profughi di Borj el-Shemali, in Libano. Un posto paradisiaco, con la spiaggia più bella del Paese dei Cedri e il mare cangiante di mille colori meravigliosi. Un posto perfetto per qualsiasi bambina, ma non per Leila. Una frase atroce, ripetuta all’infinito dai suoi genitori e dai vecchi del campo, avvolse nel sudario del lutto la sua adolescenza: Siamo nati rifugiati, moriremo rifugiati. Cresciuta con l’idea di ribellarsi al destino di polvere e sangue della sua gente, e di sovrastare i lamenti con le grida di pietra della sua terra, Leila Khaled, alla fine degli anni Sessanta, dirottò due aerei, prima donna in assoluto a prendere parte a un’azione simile.
Secondo volume del grande affresco sul Medio Oriente iniziato con La terra dei gelsomini, Grida di pietra narra questa e numerose altre storie straordinarie. Non soltanto storie di lutto e di guerra, ma anche d’amore e di pace, come la vicenda che coinvolge, e unisce in un sentimento più alto della rabbia e dell’odio, Jumana, giovane palestinese fatta prigioniera dall’esercito israeliano dopo aver tentato di posizionare un ordigno, e Avram Bronstein, soldato israeliano che avrebbe dovuto restare vittima proprio di quell’ordigno.
Sullo sfondo dei numerosi sussulti politici che hanno segnato il Medio Oriente negli ultimi cinquant’anni, sfilano in queste pagine i reali protagonisti della Storia: Nasser, Sadat, Arafat,
Sinouè |
L'autore.
Gilbert Sinoué è nato nel 1947 in Egitto da madre francese e padre egiziano. Vive a Parigi dal 1965. Neri Pozza ha pubblicato, con grande successo di critica e di pubblico, le sue opere: Il libro di zaffiro, Il ragazzo di Bruges, La via per Isfahan, I giorni e le notti, Il silenzio di Dio, Lady Hamilton, Una nave per l’inferno, La regina crocifissa, Io, Gesù, La terra dei gelsomini.
DUE IN UNO
di Sayed Kashua
Ed. Neri Pozza Collana Bloom 352 pp 19 euro USCITA MARZO 2013 |
I diritti del romanzo sono stati venduti in Israele, America, Cina, Francia, Germania, Inghilterra, Olanda, Polonia, Turchia e in numerosi altri paesi.
Doppie vite in Israele, tra gelosie e ambizioni, voglie di modernità e peso della tradizione, desideri e ossessioni.
Trama
Beit Safafa è il quartiere più ricco di Gerusalemme est. Prediletto dagli Arabi israeliani provenienti dal nord, il quartiere ha prezzi di case, carne e altri generi di prima necessità così alti che nelle panetterie vi sono due tariffari, uno per i locali e un altro per gli immigrati.
A Beit Safafa vive l’avvocato protagonista di queste pagine, un giovane procuratore con una promettente carriera da principe del foro gerosolimitano davanti a sé.
Vive in una villetta, due piani con salotto spazioso, cucina ultramoderna e due ampie stanze da letto. E ogni giorno raggiunge il centro a bordo della sua elegante Mercedes nera.
Insomma, l’avvocato è, come si usa dire, un uomo che ne ha fatto di strada, un bravo ragazzo che ha di certo realizzato il sogno di sua madre, comune a tutte le madri arabe in Israele: avere un figlio medico o avvocato di successo.
Tuttavia, ha anche un cruccio che l’affligge non poco. Si vergogna delle sue lacune in fatto di musica, letteratura, teatro e cinema.
Lacune rilevanti, visto che suoi colleghi israeliani parlano disinvoltamente di tali argomenti. Perciò, di tanto in tanto fa una capatina in una vecchia libreria a dare una sbirciata ai titoli di narrativa raccomandati da Ha’aretz, il giornale cui è opportunamente abbonato.
Un giorno, nel settore dei libri usati della libreria, scopre, e decide di comprare all’istante, una copia gualcita di Sonata a Kreutzer, il celebre racconto di Tolstoj, che sua moglie gli ha una volta stranamente menzionato.
La sera a letto, prima di spegnere la luce sul comodino, sfoglia delicatamente il libro e, a pagina centodue, si ritrova tra le mani un minuscolo bigliettino bianco, con un testo scritto in arabo con la grafia di sua moglie: « Ti ho aspettato e non sei venuto. Spero che vada tutto bene.
Volevo ringraziarti per la notte scorsa, è stata meravigliosa. Mi chiami domani?».
Da quell’istante l’avvocato dismette i panni del professionista illuminato e prende quelli dell’arabo consumato dal sospetto e dalla gelosia.
Umiliato nel suo onore, comincia a seguire la moglie per le strade di Gerusalemme, cercando di scoprire il suo tradimento. Si imbatterà in un giovane assistente sociale arabo, che accudisce un israeliano in stato vegetativo dopo un incidente, e cerca anche lui di trovare il suo posto nel mondo.
Romanzo che descrive magnificamente l’incontro-scontro tra i due mondi, arabo ed ebraico, in una Gerusalemme dov’è impossibile non schierarsi dall’una o dall’altra parte, e dove ogni scelta è gravida di conseguenze, Due in uno ha ottenuto uno straordinario successo di critica e di pubblico in Israele.
«Malinconico, posato, ironico, Kashua parte da sè per raccontare gli inganni dell'ambizione e il dolore di chi sente che pace e uguaglianza dei diritti sono ancora troppo lontani». Lara Crinò - D Repubblica
«La nuova voce degli arabi israeliani». Vediot Aharonot
«Due in uno, il nuovo libro di Sayed Kashua, dimostra una volta per tutte che è il miglior scrittore del momento in lingua ebraica. L'autore racconta una storia approfondita e meravigliosa, perfino più avvincente dello splendido Arabi danzanti, mostrando ancora una volta di essere una preziosissima risorsa culturale per due società che faticano a trovare un punto d’incontro». Walla
«Sayed Kashua conferma con il suo ultimo libro di essere uno degli scrittori più abili e importanti del momento in lingua ebraica. Due in unoè uno di quei libri che diventa più avvincente a ogni capitolo». E-mago
«Con questo libro, Sayed Kashua è diventato uno degli scrittori contemporanei più autorevoli in lingua ebraica». Ayman Sikseck, Haaretz Book Review
kashua |
L'autore.
Sayed Kashua, scrittore e giornalista arabo israeliano, è nato nel 1975 a Tira, in Israele. Ha studiato sociologia e filosofia alla Hebrew University di Gerusalemme. Autore di altri due romanzi scritti in ebraico, Arabi danzanti (2003) seguito da E fu mattina (2005) (Guanda), Kashua scrive colonne satiriche sul quotidiano Ha’aretz e sul settimanale Kol Ha’Ir, dove dipinge con umorismo i problemi incontrati dagli arabi in Israele e la difficoltà di conciliare le due realtà. La sua sitcom Avoda Aravit, scritta in arabo e trasmessa sul secondo canale della televisione israeliana, mette in scena una coppia di giovani arabi in cui il marito giornalista, desideroso di integrarsi nell’ambiente culturale ebraico dominante, si trova ad affrontare situazioni esilaranti che sottolineano il razzismo e l’intolleranza di entrambi i mondi. Kashua vive in un quartiere ebraico di Gerusalemme con la moglie e i due figli.
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz