venerdì 9 marzo 2012

Psicopatologia. la pedofobia: cos'è?



Nella nostra società contemporanea ultra tecnologizzata e progredita sotto svariati punti di vista, si verifica paradossalmente (o è piuttosto una conseguenza proprio della velocità con cui i cambiamenti si verificano giorno per giorno, lasciandoci disorientati e non sempre pronti a gestirli in modo equilibrato?) un aumento di patologie psicologiche nuove, che vanno man mano a collocarsi nei manuali di psicopatologia, differenziandosi dalle malattie già note a livello medico-scientifico.

In questo post voglio citare brevemente una "nuova patologia": la pedofobia.
Essa è la paura degli adolescenti da parte di adulti - genitori, insegnanti... - davanti ai comportamenti sempre più aggressivi e difficilmente gestibili che i ragazzi assumono.
Da cosa prende avvio questa fobia?
Beh, molto probabilmente dal prendere coscienza di come la realtà giovanile sia sempre più caratterizzata da tratti di violenza, di eccessiva esuberanza, di mancanza di regole, limiti e valori tradizionali, che inevitabilmente si ripercuote sull'adempimento dei ruoli familiari e sociali.
Si dice spesso che ormai i genitori (ed in generale, le figure adulte "destinate" ad essere educatori delle nuove generazioni) non riescano più ad adempiere a questo ruolo, che certamente è sempre stato definito "il mestiere più difficile del mondo", e che spesso si "lascino travolgere" in modo passivo dalle condotte e dalle reazioni dei figli, influenzati dalla visione violenta di programmi tv, di videogiochi, del gruppo di amici...



Del resto, è superfluo sottolineare come il bullismo - in tanti ambiti sociali e senza neanche più distinzione di genere sessuale - sia un triste fenomeno che si allarga a macchia d'olio e che vede come "vittime" di questa prepotenza non solo i coetanei più "deboli", ma gli stessi adulti: in particolare, genitori ed insegnanti, che spesso si ritrovano loro malgrado ad essere oggetto di episodi violenti, con la conseguenza che la fobia verso gli adolescenti sorga improvvisa...

Questa situazione è un campanello d'allarme che suona sempre più forte: non dovremmo permettere che i giovani - che sono sempre e comunque individui in formazione, bisognosi, anche quando loro stessi sembrano rifiutarlo, di guida, di insegnamento di valori e punti di riferimento certi - crescano privi di solidi valori sociali, morali e familiari e certo c'è bisogno urgente di maggiore dialogo con i giovani stessi, di figure di riferimento adulte e consapevoli della propria autorevolezza, di mettere freni alla diffusione scriteriata e non controllata di informazioni mediatiche violente e che spingono alla violazione delle regole sociali e al disinteresse verso i diritti altrui.







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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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