venerdì 13 settembre 2019

Recensione: AMATISSIMA di Toni Morrison



"Amatissima" è la drammatica e straordinaria storia di una donna di colore, il suo tragico e tormentato viaggio per spezzare le catene della schiavitù e conquistare la libertà, e il suo profondo amore per i propri figli.


AMATISSIMA
di Toni Morrison



Ed. Frassinelli
trad. G. Natale
398 pp
Siamo nel 1873, la guerra di secessione è finita da pochi anni e la protagonista, Sethe, una donna di colore forte e determinata, vive a Cincinnati (Ohio), insieme alla figlia adolescente Denver.

Le due donne vivono in  Bluestone Road 124, nella casa appartenuta a Baby Suggs, un'anziana signora molto rispettata in città, nonché suocera di Sethe, che ha sposato suo figlio Halle.
Baby Suggs ha vissuto con loro fino alla sua morte, avvenuta otto anni prima, e poco prima che l'anziana donna lasciasse questo mondo, i due figli di Sethe, Howard e Buglar, sono scappati di casa, non riuscendo più a vivere tra quelle mura.
Come mai?
Sethe è convinta che essi siano fuggiti a causa della presenza malevola di un fantasma violento, che perseguita gli abitanti del 124, dando loro il tormento da anni.
Alla giovanissima Denver - considerata da tutti eccessivamente chiusa, taciturna, e quindi "un po' strana" - il fantasma non dà fastidio, anzi, gli è quasi affezionata, forse perché anche lei è convinta che si tratti dello spirito di sua sorella (maggiore) morta, da lei mai conosciuta ma ricordata e pianta dalla madre, che ha innalzato in sua memoria una lapide, con su scritto solo una parola: "Amata".
Sethe è arrivata da Nonna Baby dopo essere miracolosamente fuggita (ed era incinta proprio di Denver) da coloro che la tenevano schiava, e soprattutto dopo aver  subito azioni turpi e disumane a danno della propria persona.

Diciotto anni dopo quella fuga rocambolesca, Sethe è ormai un'ex-schiava, che ha un lavoro presso un ristorantino e vive sola con l'unica figlia rimastale; tutto procede come sempre - fantasma fastidioso compreso - finché non arriva, direttamente dal passato, una vecchia conoscenza: Paul D (un nero che Sethe non vede da quando hanno lavorato insieme nella piantagione "Dolce Casa" di Mr Garner nel Kentucky circa venti anni prima) si ferma al 124 per far visita alla donna, che non ha mai dimenticato da allora.
Il suo arrivo spiazza Sethe e Denver, seppur per ragioni diverse; se la ragazza vede un intruso in Paul D, una figura maschile di cui lei non sente alcuna necessità ma che, anzi, potrebbe rubarle le attenzioni materne, la madre vede l'uomo come colui che, con la propria presenza, la costringerà a rivivere  ricordi dolorosissimi, da anni sepolti nella propria mente, per cercare di continuare a vivere dopo le bruttissime esperienze vissute.

Dall'arrivo di Paul D, la storia si dipana lungo due piani temporali: il presente a Cincinnati e tutta una serie di eventi avvenuti circa venti anni prima, principalmente nel Kentucky, e che ci lasciano entrare nell'ambiente della piantagione della "Dolce Casa", così da conoscere, attraverso questi flashback frammentati dei personaggi principali, cosa hanno vissuto gli schiavi neri per mano dei loro, troppo spesso crudeli e inumani, padroni bianchi.

Schiavi messi in catene, torturati, o costretti, ogni mattina, a saziare i maledetti appetiti di chi sorvegliava con spietatezza il loro lavoro; donne frustate a sangue, la cui povera schiena conserverà per sempre le tristi cicatrici di una tale atrocità; figli che si sacrificano a lavorare qualche anno in più pur di riscattare la propria madre; madri disperate, che vedono nella fuga la loro unica àncora di salvezza da una vita che vita non è e che, se mai fosse possibile, vorrebbero fosse risparmiata ai propri figli.

Si tratta di un viaggio che dal presente conduce al passato, ed è costellato di ricordi penosi, in cui emerge il dramma della schiavitù, le sue tragiche conseguenze non soltanto a livello sociale, ma anche famigliare e, ancor di più, psicologico.

Sethe ci appare nel presente come una donna decisa, sufficientemente serena, che di proposito ha chiuso in un angolino del cuore e della mente quel passato ingombrante, custode di un segreto indicibile per una madre, e lo ha fatto per non soccombere ai sensi di colpa, alla necessità di un perdono che non arriverà mai; è una donna consapevole della propria libertà, che non vuole sia intaccata dalla presenza di un uomo, quale Paul D, che alla fine si intrufola al 124, cominciando a convivere con Sethe e Denver.
Tramite i salti temporali avanti e indietro nel tempo, conosciamo una Sethe che la vita ha messo a dura prova e che, quando decide di spezzare l'ingiusta catena della schiavitù, lo fa principalmente per mettere in salvo le proprie creature.

Cosa è disposta a fare una madre disperata pur di "salvare dal male" il frutto del proprio grembo? E se l'incubo di non potercela fare diventasse orrendamente concreto, quali devastanti conseguenze potrebbero verificarsi nella mente di una povera donna sola?

Quello di Paul D non è l'unico arrivo che porterà scompiglio nel quotidiano di Sethe e Denver; ad esso, infatti, ad un certo punto si affianca l'entrata in scena di una ragazza, che appare all'improvviso e senza dare alcuna informazione su di sé, se non che si fa chiamare Amata.

Chi è questa giovanetta sola, enigmatica, che sa cose che non le possono essere state raccontate, e che piano piano, in modo subdolo, riuscirà ad entrare nelle vite delle due donne, sconvolgendo in particolare Sethe?

Attorno al personaggio di Amata l'Autrice tesse un'atmosfera piena di mistero e suggestione, facendoci capire chi possa essere e immergendoci quindi, ulteriormente, in quel realismo magico che caratterizza il romanzo; in esso, infatti, sono presenti elementi propri della cultura afroamericana - il sovrannaturale, le superstizioni, credenze folkloristiche circa i morti e le anime di chi ancora si sente legato alla dimensione terrena, finendo così per "infastidire" i vivi, il peccato che ci ritrova e chiede di essere, in qualche modo, "espiato".

Interessante anche l'evoluzione del personaggio di Denver, che da ragazzetta silenziosa e riservata, affettivamente dipendente prima solo dalla madre e poi anche da Amata, riesce, con la forza della propria volontà e con la consapevolezza di ciò che accade attorno a lei, a "riscattarsi", a provare a guardare al domani per costruirsi un futuro.

La storia narrata dalla Morrison non è sempre di agevole lettura, proprio a motivo di questi ripetuti balzi tra ieri e oggi, che fanno sì che si crei un intreccio non lineare delle vicende, narrate di volta in volta da prospettive diverse, così che ogni narrazione di un evento aggiunge qualche elemento in più circa le precedenti, avendo, giunti alla fine, un quadro completo di tutto.
Questa frammentarietà, però, lungi dall'essere fastidiosa, assume una propria forza evocativa, magica, che rapisce e ammalia il lettore.

Amatissima ci offre uno spaccato genuino e semplice, tenero e lacerante della schiavitù  e del suo impatto durissimo e a lungo termine sulle persone che ne sono state vittime. La narrazione è intensa, ipnotica, commovente, procede con un tono triste e di attesa, attraverso verità sospese, segreti nascosti; i dialoghi si alternano a lunghi monologhi, la realtà si mescola alla magia e le componenti ultraterrene vengono accettate dai personaggi come dati di fatto.

Un romanzo che va letto con calma e attenzione, che chiede al lettore di lasciarsi coinvolgere dal suggestivo flusso di ricordi, anche quando sente di essere solo in parte consapevole di tutte le sfumature del loro peso sulla vita dei personaggi.

4 commenti:

  1. Autrice che devo provare, ultimamente ne leggo spessisimo. :)

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    1. È successo pure per me cosi, a furia di sentirne parlare (e bene) mi son decisa :)

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  2. I romanzi che trattano l'analisi sociale sono sempre molto interessanti. Non conosco quest'autrice e la tua recensione mi ha davvero incuriosita :)

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    1. concordo, sono tematiche interessanti e sicuramente la Morrison è una bella scoperta in questo senso :)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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