domenica 4 ottobre 2020

Recensione: PERDUTI NEI QUARTIERI SPAGNOLI di Heddi Goodrich



Tra queste pagine si consuma una doppia storia d'amore: quella intrattenuta da una ragazza americana con un giovane uomo - attaccato alle proprie radici, alla propria terra - e quella con Napoli, città unica e indimenticabile, capace di risucchiarla totalmente tra i suoi vicoli colorati dai panni stesi che sventolano al sole ed echeggianti di rumori, urla, voci.



PERDUTI NEI QUARTIERI SPAGNOLI 
di Heddi Goodrich



Ed. Giunti
476 pp
"Napoli non era mai una scelta. Era un regalo che ti veniva imposto con le spalle al muro, una questione di nascita o di destino."

Heddi è una ragazza che dagli Stati Uniti è giunta a Napoli per ragioni di studio; frequenta Glottologia all'Istituto Universitario Orientale e il suo soggiorno a Napoli è una vera e propria full immersion in un posto con cui, per quanto non sia casa sua e nel quale lei sia e resti sempre e comunque una straniera - l'americana -, prende famigliarità giorno per giorno, arrivando col tempo a tuffarsi con il corpo, la testa e il cuore nella città partenopea, facendo sua la lingua, accostandosi con curiosità al dialetto, sviluppando una conoscenza profonda, impressionante, e un amore che nascono dall'empatia, da un bisogno di mettere radici in un luogo che possa assumere i contorni rassicuranti di una casa

Quando indichiamo un posto come casa?


"Era un puntino rosso sulla mappa, un punto di riferimento minuscolo ma capace di contenere, a quanto pareva, tutto. Era una parola che si dava per scontata, come se si trattasse semplicemente di una delle emozioni umane più elementari – gioia, rabbia, tristezza, casa – eppure si accendeva lo sguardo a chi la pronunciava."

Napoli diventa la casa, il posto del cuore per Heddi?

In questo racconto, narrato in prima persona, c'è sicuramente un sentimento forte di appartenenza per Napoli, ma a renderla speciale, agli occhi della protagonista, sono soprattutto le persone.

Heddi - che in bocca ai napoletani diventa Eddie, "come Eddie Murphy" - vive con altri studenti fuori sede e fuori corso nei Quartieri Spagnoli, dove la vita nelle case vecchie e "messe male" costa poco, dove presto o tardi ci si abitua a far su e giù tra i piani pericolanti, a passare davanti alle porte dei vicini urlanti, dalla mattina alla sera, espressioni in dialetto stretto, a camminare quasi scontrandosi con uomini, donne, ragazzi, bambini... che sembrano calpestarsi l'un l’altro, in fuga attraverso i vicoli inestricabili, gli edifici poco attraenti che quasi sfidano il cielo, avvolti in uno schiamazzo continuo e quotidiano di voci e grida inarrestabili.

E su tutto c'è lui, il Vesuvio, che come un vecchio saggio sembra osservare ogni cosa e vegliare su tutto e tutti:

"Il Vesuvio non veniva da noi. Se ne stava là a pazientare, ed era capace di aspettare migliaia e anche centinaia di migliaia di anni. Le nostre ambizioni, le nostre paure, il nostro straordinario amore – per il Vesuvio tutto questo non valeva niente. La sua era una saggezza profonda quanto la sua camera magmatica, oppure era semplicemente indifferenza?"

Le giornate spensierate - come possono essere quelle degli studenti lontani da casa, che finalmente vivono da soli, gustandosi l'indipendenza e la libertà - di Heddi trascorrono tra esami e lezioni all'università e le serate con gli amici: gli allegri Tonino e Angelo, l'enigmatico e affascinante Luca, la frizzante Sonia, e lui, Pietro, serio e premuroso.

Pietro Iannace è studente di Geologia, figlio di una famiglia contadina della provincia di Avellino, gente dedita alla terra e ad essa legata da un nodo indissolubile, ostinato, arcaico.

Il ragazzo è un tipo di poche parole, riservato, ma con Heddi è pieno di attenzioni e tra i due nasce un sentimento tenero e forte, che fa sì che la ragazza si senta davvero a casa quando è in compagnia del suo innamorato.
Il loro è un amore dolce, passionale, che li fa sentire vicini l'uno all'altra anche perché entrambi si sentono un po' stranieri a Napoli; infatti benché Vallesaccarda - il paese di Pietro - sia distante dal capoluogo partenopeo solo cento chilometri, il giovanotto sa di appartenere al proprio paesino, alla propria terra, anzi, alle terre dei suoi genitori, che un giorno, si presume, saranno sue e alle quali egli già da adesso lavora duramente, da buon figlio obbediente.

Heddi è una ragazza intelligente, sensibile, che osserva con attenzione tutto ciò che la circonda, che siano le persone, i luoghi, le case, il quartiere, e in generale tutto quello di cui fa esperienza.

Si lascia avvolgere dal calore (e dal "colore", dalla vivacità) delle serate in compagnia dei coinquilini, in veranda, quando l'aria è frizzantina e i brividi sulla pelle regalano una sensazione unica e piacevole; si sente irresistibilmente attratta da Luca, bello, colto, saggio, inafferrabile, parco di sorrisi, e quando è a lei che sorride, Heddi ne è rapita, si sente una privilegiata, come se lui l'avesse scelta, tra tanti, per schiuderle una parte di sé che normalmente nasconde agli altri. Luca, che negli anni successivi continuerà ad esserci, ad attraversare, con la sfuggevolezza che gli è propria, l'esistenza di Heddi, come a suggellare un legame con Napoli e con la vita universitaria che mai si spezzerà, anche quando lei sarà ormai lontana e avrà preso la propria strada e fatto le proprie scelte.

Heddi osserva tanto, a volte in silenzio, a volte osando commenti e domande, pure il suo amore.

Tra i due fidanzati c'è un coinvolgimento sentimentale sincero, che rende felici entrambi eppure...
Eppure una piccola nuvola scura si posa sulla loro relazione e la nostra Heddi, pur essendo molto innamorata, non chiude gli occhi (non totalmente, almeno), non fa finta di non capire e non vedere cosa (e chi!) potrebbe allontanare Pietro da lei, ma anzi ha sempre "le antenne dritte" per captare cambiamenti anche impercettibili, nei gesti, nei toni di voce, nei silenzi.

Con uno sguardo innamorato e affettuoso ma al contempo lucido, Heddi "fotografa" Pietro, la sua personalità da sognatore eternamente indeciso, insicuro e in attesa che qualcosa di decisivo e inequivocabile accada per indicargli cosa deve fare nella vita e qual è il suo posto nel mondo.

Ma una parte di lui sa che il suo posto è là, a Vallesaccarda, nei campi di famiglia, a chinare la schiena e a sporcarsi le mani di terra per continuare ciò che i suoi genitori, nel loro fare sacrifici, nel vivere una vita ritirata, priva di grosse comodità pur di risparmiare soldi e poter allargare la proprietà, hanno accumulato per darlo, in un futuro, ai loro tre figli.
E se gli altri due (tra cui c'è Gabriele, anch'egli studente a Napoli, con il quale Heddi instaura un rapporto di amicizia particolare) non hanno alcun interesse a fare i contadini e i proprietari terrieri, è sulle spalle di Pietro che poggia ogni responsabilità.

E Pietro è (e lo sarà sempre?) diviso, combattuto tra il desiderio (legittimo) di scegliersi la vita che vuole, di trovare un lavoro coerente con gli studi che sta facendo, e soprattutto di sentirsi libero di viaggiare e di vivere il proprio amore con la bella americana - simbolo, in un certo senso, di emancipazione e libertà dalle incombenze famigliari -, e il dovere verso i suoi genitori, che hanno sgobbato (e ancora sgobbano) per lavorare le terre di famiglia e che si aspettano che lui faccia altrettanto.

Pietro prova a far entrare, con discrezione e senza "turbare" la quiete in casa Iannace, la sua baby, e la stessa Heddi si sforza di essere socievole e carina con i genitori di lui, in particolare cerca in tutti i modi di avvicinarsi alla madre, Lidia, di provare a rompere quella scorza dura e diffidente da dentro la quale la signora guarda la ragazza del figlio.
E verso Heddi, Lidia non cede di un millimetro: raramente le parla (se non per rispondere brevemente alle domande della ragazza, che cerca di socializzare) e nel rivolgersi a lei, non la chiama per nome ma utilizza il pronome edda, come a voler sottolineare l'estraneità della presunta nuora rispetto al loro nucleo famigliare; è una donna fredda, cupa, triste, avvilita da mille pensieri, amareggiata verso questi figli ingrati, e anche verso Pietro, che pure cerca di accontentarli e di aiutarli nei lavori di campagna.

Il ritratto che la protagonista ci dà di questa donna di paese, che sembra fragile e depressa ma che in realtà ha una tempra coriacea ed è intenzionata a custodire con ferocia e determinazione l'ordine in casa Iannace, è realistico, nudo e crudo, e la ragazza non può che prendere atto che, molto semplicemente, i genitori di Pietro non la riconoscono quale fidanzata del figlio. Non solo, ma probabilmente la vedono pure come una cattiva distrazione, che potrebbe allontanare Pietro dai suoi obblighi verso di loro.

La storia d'amore tra i due procede, tra momenti di forte vicinanza ed altri in cui si sentiranno distanti, come se tra loro si stesse alzando un muro di incomunicabilità, un muro che segna la differenza tra gli obiettivi che ciascuno si propone di raggiungere: Heddi vuol seguire il proprio cuore ed è disposta a restare accanto a Pietro nonostante le difficoltà...; ma lui? Essere il figlio che obbedisce ai genitori campagnoli ed esigenti può incastrarsi con l'essere lo studente fidanzato con un'americana piena di vita e innamorata?
Cosa deciderà di seguire Pietro: l'amore o i doveri famigliari (e gli interessi materiali derivanti dal portare avanti le proprietà dei suoi)?

La narrazione segue due filoni temporali: il presente e il passato, dove il primo è costituito dallo scambio di email che Pietro e Heddi si scambiano nell'arco di più di un anno e che ci informa su come sono i rapporti tra loro, su cosa fanno e dove vivono attualmente; il passato invece riguarda, appunto, il soggiorno di Heddi a Napoli, nei Quartieri Spagnoli e la sua storia con Pietro.

Se nel racconto del passato, conosciamo due innamorati e il loro legame che va crescendo giorno per giorno, con tutti i problemi e gli ostacoli che la vita riserva, grazie allo scambio epistolare dell'oggi ci rendiamo conto di come entrambi siano cambiati, maturati, di come siano anche più sereni nel rivolgersi l'uno all'altra, senza rinfacciarsi errori e mancanze, ma sempre rimarcando l'affetto indissolubile che li unirà per sempre, anche se sono distanti.
Sì perché qualcosa interviene a separare i due: c'è la possibilità che lo strappo si ricucia? Il loro è quel tipo di amore destinato a resistere, a salvarsi, a vincere contro tutti, o di quelli che, col tempo, guardandoti indietro, ricordi con tenerezza e un pizzico di malinconia e rimpianto, perché sai che ormai appartiene a ieri, a giorni andati che non torneranno?

C'è molto amore in queste pagine, e non solo: c'è la dolcezza e il senso d'ebbrezza per un sentimento che nasce timidamente per poi sbocciare e dar senso a tutto; c'è la paura di perdere l'amore dell'altro; c'è anche la rabbia, per le indecisioni, l'immaturità, la debolezza e le insicurezze di chi dice di tenerci a te ma poi... quanto e cosa è disposto a fare e sacrificare per difendere quest'amore? C'è il coraggio di una ragazza che, innamorata o no, non perde mai di vista se stessa e ciò che vuole, che riconosce il proprio valore e la propria identità, e li difende, pronta ad aprirsi a ogni esperienza, a godere ogni gioia, ad esporsi a ogni ferita, vivendo appieno.

E poi c'è l'amore per Napoli, una città di cui Heddi assapora ogni odore, alla quale si dà tutta e dalla quale riceve tanto; Napoli è così: 

"Soltanto in apparenza facile da districare, ma in realtà dotata di una logica misteriosa che la rendeva una matassa impossibile da sbrogliare."
"Napoli sembrava lontanissima, nello spazio e anche nel tempo. Da quella distanza, era difficile credere che nel mondo esistesse un luogo così sregolato, estenuante ed esagerato – dotato com’era di bellezze feroci e di brutture imperdonabili."

L'Autrice in questo libro ha riversato - e il lettore lo sente in modo vivido e forte - tutto l'affetto e i bei ricordi che conserva della propria esperienza in questa città, che è così: "un tumulto esplosivo e sguaiato", in cui nei quartieri, nelle piazze, per le strade, il chiasso e il caos fanno da padroni; e attraverso la propria prospettiva - che è un mix di "precisione anglosassone e rilassatezza meridionale" -, mentre leggiamo ci sembra di essere con lei per i vicoli assolati, di calpestare i basoli risuonanti sotto i tacchi delle scarpe, di sentire l'afa del caldo estivo, di vedere panni e lenzuola, stesi da un balcone all'altro.

E, per immedesimazione, proviamo anche noi quella inevitabile malinconia presente in tutto il libro e che accompagna chi sa che quel tempo in Italia, in questa meravigliosa città del Sud, con le sue luci e le sue ombre, presto o tardi terminerà, ma la dolce nostalgia per le persone incontrate, per i luoghi visitati (mi sono lasciata ammaliare dal fascino antico di Spaccanapoli e della Napoli sotterranea), l'amore vissuto con la freschezza e l'ardore proprie della gioventù, non scompariranno mai, ma avranno sempre un angolo speciale nel proprio cuore.

C'è cura, attenzione e una grandissima sensibilità nello stile e nella ricerca delle parole, e l'Autrice riesce mirabilmente a farci assaporare e a mettere in risalto la forza e la carica comunicativa della lingua, del dialetto campano, nonché a ritrarre in modo fedele e verace posti, angoli, città e campagna, studenti goderecci e umili campagnoli.

Una lettura davvero bella, in cui senti i palpiti del cuore e le emozioni di chi quei posti, quei vicoli, li ha amati e vi ha lasciato un pezzetto di sé.
Consigliato.

 

4 commenti:

  1. Mi ha colpito molto quel passaggio dove scrivi che "In questo racconto, narrato in prima persona, c'è sicuramente un sentimento forte di appartenenza per Napoli, ma a renderla speciale, agli occhi della protagonista, sono soprattutto le persone." Colpito perché è vero, è proprio così un posto ti rimane nel cuore per le sue bellezze ma ti resta dentro per sempre se ad esse si affianca il ricordo di persone speciale, di un popolo unico.

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    1. È vero, Daniele, sono le persone e i rapporti che costruiamo con loro (fossero anche brevi) a dare maggiore valore a luoghi già belli.

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  2. Ciao Angela! Sembra un libro molto intenso e sono sicura che ne valga la pena! :)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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