Le poesie della presente raccolta, edita da Garzanti, intitolata TU SEI L'ERBA E LA TERRA, appartengono alla poetessa Antonia Pozzi (1912-1938) e coprono un arco temporale che va dal 1929 al 1937; sono per lo più dedicate a una persona in particolare e infatti in questi versi ("le |
Ed. Garzanti 96 pp |
mie poesiucole") dominano i sentimenti e i pensieri struggenti che la poetessa rivolge all'amato, il professore Antonio Maria Cervi.
Antonia immagina di poter guardare nuovamente i suoi occhi, di sentirne la voce; tutto le ricorda il suo amore che è distante da lei e la lontananza acuisce, invece di placare, il desiderio che sente nel cuore.
Se io capissi
quel che vuole dire
– non vederti più –
credo che la mia vita
qui – finirebbe.
(Ricongiungimento, 17.09.'33)
***
Accettami così, ti prego. Prendimi
così come ora sono. Non mi chiedere
di più. Sei forte: sii pietoso. Tendimi
la tua mano tenace; fammi credere
alla vita, Antonello.
(...)
Odimi, amore:
siimi tu il vento, siimi tu il cielo
ed io sarò una viva acqua fremente
che cullerà il tuo male. Sii lo stelo
che regga il fiore morto e con possente
slancio esso rivivrà; siimi il sole.
(Preghiera, 23.07.'30)
La giovane poetessa si ferma stupita ad osservare ciò che la circonda, in special modo la natura, ne avverte l'immensità e il senso di'infinito che essa trasmette; le parole scelte per descrivere, con minuzia e attenzione, gli elementi naturali riflettono i suoi stati d'animo, i malesseri, i turbamenti, percezioni e sensazioni.
Nelle poesie di questa raccolta leggiamo di come sentisse la solitudine, il dolce fardello dei ricordi dell'infanzia, il cupo pensiero della morte, l'amore insoddisfatto che riempiva la sua anima.
Vorrei rapire
d’un balzo e portarmi via, correndo,
un mio fardello, quando si fa sera;
avventarmi nel buio, per difenderlo,
come si lancia il mare sugli scogli;
lottar per lui, finché mi rimanesse
un brivido di vita;
(...)
...sono sola. Sola mi rannicchio
sopra il mio magro corpo
(Solitudine, 04.06.'29)
***
un giorno nuda, sola,
stesa supina sotto troppa terra,
starò, quando la morte avrà chiamato.
(Canto della mia nudità, 20.97.'29)
Poi ch’io sono una cosa –
una cosa di nessuno
che va per le vecchie vie del suo mondo –
gli occhi
due coppe alzate
verso l’ultima luce –
(Largo, 18.10.'30)
***
Chi mi vende oggi un fiore?
Io ne ho tanti nel cuore:
ma serrati
in grevi mazzi –
ma calpesti –
ma uccisi.
Tanti ne ho che l’anima
soffoca e quasi muore
sotto l’enorme cumulo
inofferto.
(I fiori, 14.02.'33)
Mi sono procurata la presente raccolta dopo aver letto il volume comprendente i diari dell'autrice (
MI SENTO IN UN DESTINO), spinta proprio dalla grande sensibilità che emergeva sin dai suoi scritti giovanili, la ricchezza d'animo, il suo saper guardare e descrivere, in modo semplice e solenne insieme, malinconico, dolce e struggente, tanto la natura attorno a sé, ammirata e amata, quanto il mondo interiore che era dentro di sé, un mondo così ricco, straripante di tante e variegate emozioni, riflessioni e sensazioni, da dover necessariamente "fuoriuscire" e riversarsi sulla carta.
Questa pubblicazione, quindi, comprende alcune delle più intense poesie di Antonia, ne rispecchiano fedelmente l’esistenza tormentata e tragicamente conclusasi troppo presto.
In esse percepiamo la delicata passione per quell'amore impossibile (per Antonio Maria Cervi), il dolore vissuto a motivo dell'allontanamento impostole dal padre e l'inevitabile senso di vuoto, la divorante solitudine che trovava un po' di requie solo a contatto con la natura.
Antonia Pozzi è una poetessa da conoscere e apprezzare.
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz