Ok, inevitabili le recensioni dei tre libri (anzi, due e mezzo, di "Ruggine e ossa" più di un mini-parere, non potrò dire...) terminati nel week end.
Ad aprire le danze:
LA DELICATEZZA
di Davide Foenkinos
Ed. E/O
Tascabili
Trad. A. Bracci Testasecca
176 pp
9 euro
2011
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Freschezza, lievità, umorismo e fantasia sono i tratti di questo romanzo che ne hanno decretato il sorprendente successo presso il pubblico francese.
L’autore riesce magicamente a trasformare il dolore e la volgarità in poesia e sorriso.
Nathalie vive un grande amore, seguito da un tragico evento, e solo quando scoprirà un amore lì dove meno se lo sarebbe aspettato, in un essere divertente e delicato, inizierà timidamente a riaprirsi alla vita. Proprio di delicatezza aveva bisogno Nathalie in questa fase della sua esistenza.
È davvero straordinaria la capacità di David Foenkinos di penetrare nell’animo femminile e nelle sfumature dei sentimenti.
Il romanzo è il racconto di una storia d’amore sublime che vola al disopra delle bassezze umane. Dolcissimo.
il mio pensiero |
La delicatezza è un
romanzo centrato sui sentimenti, i quali vengono presentati dall’Autore in
tutta la loro vividezza e trasparenza.
Il tutto
prende avvio da due perfetti sconosciuti, un uomo e
una donna, Francois e Nathalie, che per caso si incontrano e incominciano
una relazione; l’affinità che li lega, pur nella loro diversità caratteriale, è
immediata e in capo a pochi mesi si sposeranno.
Francois
e Nathalie vivono l’uno per l’altro e per sette anni l’uno entra nella
quotidianità dell’altro con una tale naturalezza e delicatezza da finire per completarsi reciprocamente.
Si amano
e si cercano, si consigliano, fanno tante cose insieme pur conservando una
sorta di “autonomia” e di "spirito di indipendenza”, che si manifesta in particolare nel rimandare la scelta di avere figli.
Ma
Francois è per Nathalie tutto e questa consapevolezza le crollerà addosso come
una doccia fredda un giorno, in una
comune mattina come le altre: mentre lei è seduta sul divano, sorseggiando il
the e leggendo, suo marito esce per andare a correre, ma viene investito da una
donna che stava andando a consegnare dei fiori per un fidanzamento.
Il dramma
della perdita del proprio uomo, del compagno della propria vita, con il quale
credeva di invecchiare, è davvero un colpo durissimo per la povera Nathalie,
che si ritroverà di punto in bianco a gestire la propria quotidianità senza
Francois.
La morte,
come del resto ogni perdita, porta con sé necessariamente dei vuoti, che si
manifestano nelle cose più concrete (la casa vuota…) come in quelle
“immateriali”, quali la sfera emotiva.
Il cuore
di Nathalie diventa un guscio vuoto, arido, che lei riempie gettandosi a
capofitto nel lavoro di dipendente nella ditta in cui lavora dai primi tempi del matrimonio.
Non
riesce a dare una scossa alla propria vita e il sol pensiero che un altro uomo
possa corteggiarla e prendere il posto di Francois la paralizza.
Non solo:
la infastidisce, come appunto le dà fastidio ricevere le avances del proprio
datore di lavoro, Charles.
La
narrazione, che è sempre in terza persona, passa dal punto di vista di Francois
e Nathalie a quello di Charles, come passerà del resto ad altri personaggi.
Charles
si ritiene sinceramente innamorato della sua dipendente, della quale percepisce
la tristezza, e il pensiero di
conquistarla, di possederla, diventa un’ossessione.
Ma,
nonostante Charles si dia un gran da fare a cercare le definizioni della parole
sul dizionario Larousse – tra cui quella di “delicatezza” – ciò che gli manca è
l’avere un animo delicato.
Il suo è
un bisogno, una fame di dare e ricevere amore quasi aggressivo, egoista, che non
potrebbe mai avvicinare una persona dal cuore ferito e vuoto quale quello di
Nathalie.
E il
destino ha in serbo per lei qualcosa di diverso dalla possessività “maschia” di
Charles e le metterà davanti un’altra anima, probabilmente poco interessante
agli occhi di tanti, ma che colpirà Nathalie proprio per la sua…. delicatezza.
Markus è
un giovane svedese che lavora nell’azienda di Charles e in particolare è un
membro del team di Nathalie (che negli anni ha assunto una carica importante
proprio per la sua sollecitudine professionale, dettata dal desiderio di non
pensare alla sofferenza e al vuoto che riempie tanto la casa quanto il cuore); è
un giovanotto “insipido”, scialbo, e nel fisico e nel carattere.
Esteticamente
è bruttino, non ha nulla di avvenente, e appare sempre eccessivamente timido,
timoroso, gentile sì, ma anche talvolta irritante.
Ma allora
perché Nathalie, una mattina, di punto in bianco lo bacia con passione?
A una
persona riservata, insicura ed impacciata qual è Markus, ricevere il bacio
improvviso del proprio capo, da tutti ritenuta inaccessibile, è il top della felicità.
Ma quel
bacio è davvero importante per lei? O è stato un colpo di testa momentaneo,
dettato dalla frustrazione, dalla voglia di fare qualcosa di diverso e "vivo"?
L’Autore
ci fa entrare nella mente del giovane svedese, che si fa davvero un sacco di
elucubrazioni mentali, che ci permettono di conoscerlo meglio, di vederne le
qualità, come l’umorismo schietto e a volte un po’ infantile, la gentilezza, la
bontà d’animo, la sensibilità; in una parola: la delicatezza.
Tra lo
scalpore generale, tra i pettegolezzi dei colleghi – in particolare della
giovanissima Chloè, vivace ed impicciona – e la gelosia possessiva ed ossessiva
di Charles, la delicatezza di questo giovane “insignificante” (ben diverso
dall’intelligente e frizzante Francois), che inizia a provare dei sentimenti
per la bella vedova, riuscirà a trovare la via per arrivare fino a lei, che a
modo suo sta lasciando le sue ”briciole” come Pollicino per ritrovare la
strada della felicità?
Come
Nathalie, anche Markus ha un gran desiderio di vivere fino in fondo i
sentimenti…; forse queste briciole d’amore sparse qua e là li faranno
incontrare?
A volte
l’amore arriva sotto forma di qualcosa di sconvolgente ed impetuoso, che ci
travolge fin dal profondo di noi stessi, altre volte cammina in punta di piedi,
come una brezza delicata piacevole, davanti alla quale desideriamo solo
chiudere gli occhi per goderne le sensazioni.
La
narrazione procede con un linguaggio scorrevole, spesso velato da una piacevole
ironia nel parlarci di alcune caratteristiche dei personaggi, ma a tratti anche
poetico, quando si tratta di sentimenti; la storia è ambientata in Francia e le
note che si intervallano ai capitoli (nonché quelle a fine romanzo) danno un tocco
nostalgico ma allo stesso simpatico e leggero alla narrazione stessa.
I personaggi sono credibili, anche se ho trovato un po' patetico Charles; breve apparizione della nonna di Nathalie, dolcissima anziana che rappresenta un po' "il ritorno a casa", alle proprie origini, a se stessi, per trovare serenità di fronte alle tante inquietudini che rumoreggiano dentro di noi.
Foenkinos
racconta una storia che di per sé non ha elementi particolari; voglio dire, non
è una lettura sconvolgente, di cui ricorderai l’originalità nella trama.
Però,
nella sua semplicità, è narrata con una tale naturalezza, con quella leggera e
fresca ironia che non dà mai fastidio, con quella sensibilità verso i suoi
personaggi (che vengono “messi a nudo” nei loro sentimenti, nelle loro
“paranoie”, nelle loro insicurezze, in tutte le diverse sfumature psicologiche
che li caratterizzano), nessuno dei quali vediamo “da lontano”, ma sui quali –
anche solo per un po’ – viene fissata la luce dei riflettori, che entrano
facilmente nella mente e nel cuore del lettore, senza fare irruzione, ma con
dolcezza, quasi in silenzio.
Ho
trovato anche molto sensibile l’approccio all’esperienza del dolore (di
Nathalie), trattato in modo realistico, senza sdolcinatezza o pateticità, ma
come una parte inevitabile della vita di ogni essere umano.
Una
lettura carina, senza troppe pretese, ma comunque piacevole.
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz