giovedì 17 ottobre 2024

GREENLIGHTS. L'arte di correre in discesa di Matthew McConaughey [ RECENSIONE ]



L'attore statunitense Matthew McConaughey si racconta con schiettezza, simpatia, ironia, leggerezza e profondità insieme e, tra aneddoti personali e famigliari, tra esperienze avventurose e bizzarre, tra momenti di stallo e di crisi ed altri di euforia e appagamento, impariamo a conoscere un uomo che, pur con tutti i difetti, le mancanze e le difficoltà, cerca di vivere ogni giorno pienamente, nel rispetto di sé, dei propri valori, dei propri sogni, anche se ciò significa restare un po' ai margini del patinato mondo hollywoodiano.



GREENLIGHTS. L'arte di correre in discesa
di Matthew McConaughey



Baldini+Castoldi
trad. S. Travagli
304 pp
23 euro
2021

«Qui sono racchiusi cinquant'anni di cose che ho sperimentato, sognato, inseguito, dato e ricevuto; alcune valide, altre vergognose. Le volte in cui l'ho fatta franca, quelle in cui mi hanno beccato, e quelle in cui mi sono bagnato ballando sotto la pioggia.»

Il filo conduttore di questa singolare autobiografia riflette l'approccio alla vita dell'autore e consiste in questa "filosofia":

"se sai come, e quando, affrontare le sfide, puoi sperimentare quello stato glorioso che io chiamo “greenlight”,
 semaforo verde."

Tra queste pagine, l'autore racconta di sé, della propria famiglia, delle esperienze fatte, degli inizi della carriera cinematografica e di come essa è evoluta - conseguenzialmente alla sua evoluzione umana, interiore, emotiva, come uomo - e, tra un racconto e l'altro, ci lascia passaggi significativi in cui emerge la profondità dei suoi pensieri e delle sue riflessioni su ciò che gli sta a cuore (la famiglia, Dio, il lavoro...).

Pur essendo, quindi, una narrazione in cui si tiene viva la memoria del passato, non c'è traccia di toni sentimentalistici né di inutili nostalgie: Matthew si mantiene sempre allegro, spensierato, simpaticamente schietto e senza filtri, tanto che sembra di ascoltare le confidenze di una vecchia conoscenza.
E anche se, come dicevo, troverete parecchi suoi appunti, post-it, versi, passaggi riflessivi seri, non v'è in essi il desiderio spocchioso di insegnare qualcosa a chi lo legge, quanto piuttosto il puro desiderio di aprirsi, condividere, sentirsi uomo come tanti in mezzo ai propri simili.

A più di cinquant'anni, l'attore ha messo nero su bianco successi e fallimenti, gioie e dolori, le cose che l'hanno stupito o fatto ridere di cuore, i consigli che elargisce a sé stesso (sull'essere sereno, evitare stress, su come godersela, sul rispetto per gli altri, su come dare valore e significato alla vita, come essere più coerente con sé stesso e la propria natura...), le storie del passato, le lezioni apprese e dimenticate, le poesie, le preghiere, rimedi, convinzioni, fotografie.


"Antropologo da divano, filosofo pop in cerca della verità, ho seguito suggerimenti celesti, fatto associazioni, ascoltato molte voci, e fatto i conti con la realtà inseguendo letteralmente i miei sogni."

Sono pagine in cui vien fuori a tutto tondo la personalità di McConaughey: la sua esuberanza, la frenesia di vivere ogni momento con tutto se stesso, senza riserve, il suo cercare di essere coerente e onesto sempre, il voler restare con i piedi per terra, consapevole che il successo è effimero e oggi c'è e domani chissà, e ancor più conscio di aver fatto tante cose buone ma anche di aver pestato molte... "emme", che poi è un po' l'esperienza di tutti noi; cosa fare in questi casi? 

"Ho semplicemente imparato a pulirmi le scarpe e andare avanti."

Mi è piaciuto leggere in che tipo di famiglia è nato e cresciuto, come fossero particolari i suoi genitori, il tipo di amore che condividevano tra loro e il modo di esprimerlo ai figli (nel bene e nel male). La famiglia è assolutamente un pilastro fondamentale nell'esistenza di Matthew e i valori che i suoi "vecchi" gli hanno trasmesso non smetteranno mai di essere dei semafori e dei punti di riferimento nel corso degli anni.

Viaggiare è stata una delle esperienze che maggiormente l'hanno fatto crescere, mettendolo in diretto e stretto contatto con l’umanità, aiutandolo a capire il denominatore comune del genere umano: i valori.

Mi sono piaciuti molto gli aneddoti relativi alla sua carriera lavorativa e i "dietro le quinte" di alcuni dei suoi film più importanti, come Il momento di uccidere, che adoro, o Dollar Buyers Club, che gli è valso l'Oscar come Miglior Attore; apprezzo molto il fatto che non abbia abbassato la testa davanti a chi - nel mondo del cinema - aveva già deciso che lui fosse un attore da commedie romantiche e basta, ma che abbia cercato con tenacia e coraggio di staccarsi da questa etichetta, impegnandosi in ruoli decisamente più drammatici e "tosti".

Tenero e genuinamente romantico il suo legame con la moglie, Camila, con cui ha avuto tre figli; profonda la sua costante ricerca di Dio, del rapporto con ciò che va al di là del terreno e del qui e ora, ma che non per questo è meno concreto o vago e indefinito.

Nel complesso devo dire che è stata un'autobiografia interessante da leggere e lo stile narrativo di McConaughey è oltremodo piacevole, lui è un bravo "raccontastorie"; certo, in alcuni punti ho trovato la lettura meno coinvolgente, ma in generale mi è piaciuta perché mi ha dato modo di conoscere un po' meglio quest'attore che ho sempre seguito e trovato bravo bravo.

Mi è venuta voglia di recuperare ciò che non ho ancora mai visto della sua filmografia ^_^

A voi piace McConaughey  come attore?
C'è un film suo che avete particolarmente amato?




Citazioni

"Non possiamo apprezzare la luce senza le ombre. 
Dobbiamo perdere l’equilibrio per trovare un appoggio migliore. 
È meglio saltare che cadere. 
E ora eccomi qua."


"Dio, quando incrocio la verità, 
dammi la consapevolezza per riceverla 
la sensibilità per riconoscerla 
la presenza per renderla personale 
la pazienza per preservarla 
e il coraggio per viverla"


mercoledì 16 ottobre 2024

NOVITA' DA LEGGERE [ Segnalazioni editoriali ]



Buon pomeriggio!
Oggi sul blog è il momento delle segnalazioni: si tratta di opere di recente pubblicazione e che rientrano in diversi generi letterari.



GIALLO

I fantasmi del banchiere nero è il titolo del nuovo e appassionante giallo del rinomato scrittore milanese Ippolito Edmondo Ferrario edito da Fratelli Frilli Editori.


F.lli Frilli Editori
320 pp
16.90 euro
Nel 1946 viene ritrovato, nel suo studio a Venezia, il cadavere del notaio Giangiacomo Ballarin con il cranio sfondato. 
Il solo sospettato è Alvise Alberton, truffatore e falsario, che durante il precedente periodo della Repubblica Sociale Italiana ne frequentava i vertici dei ministri presenti nella città lagunare. 
Le indagini non portano a nulla e il caso viene archiviato.

A distanza di più di settant’anni, complice un antico libro scovato in una bancarella veneziana, Mara Sartori, giornalista di cronaca nera, decide di far luce sulla morte del notaio il cui nome è legato alla Shoa veneziana e al presunto ruolo di procacciatore di documenti per gli ebrei in fuga. Le angosciose scoperte della giornalista la portano all’incontro con il milanese Raoul Sforza “il banchiere nero” uomo sempre al centro di scandali e processi. 
Il banchiere si recherà a Venezia per aiutare Mara a risolvere il complicato mistero e nello stesso tempo a far luce su un capitolo doloroso della storia della propria famiglia.

L'autore
Ippolito Edmondo Ferrario, classe 1976, è uno scrittore milanese. Si è occupato dello studio e della divulgazione della Milano sotterranea attraverso numerosi saggi. Ha pubblicato per Ugo Mursia Editore, Castelvecchi Editore, Newton Compton Editori, Ritter e Ferrogallico. Per Fratelli Frilli Editori ha dato vita al personaggio seriale del “banchiere nero” Raoul Sforza. Il banchiere di Milano (2021), seguito da I diavoli di Bargagli (2022), Assedio mortale a Milano (2023) e il nuovo I fantasmi del banchiere nero (2024)
.


NARRATIVA STORICA

L'attendente del diavolo. Kappler e l'obiettore di Francesco Buscemi è un libro sugli obiettori di coscienza al servizio militare che nel carcere di Gaeta incontravano i criminali nazisti Kappler e Reder; si trattano temi quali disobbedienza civile, la distanza temporale che il fascismo e il nazismo cominciano ad avere, dittature, guerre.


Carcere di Gaeta, 1969: Sergio, condannato perché rifiuta il servizio militare, tenore amatoriale e
Capponi Ed.
263 pp
16.15 euro

studente di storia con genitori partigiani, conosce Herbert Kappler e Walter Reder, boia nazisti delle Fosse Ardeatine e Marzabotto, all’ergastolo nell’area Ufficiali. 
Per una folle legge militare, come accadde davvero a tanti obiettori, il ragazzo diventa una sorta di attendente di Kappler. 
Tutto separa i due, tranne un’aria del Trovatore, che Sergio vuol fare ascoltare al tedesco, innamorato della fidanzata a distanza Anneliese. Gaeta diventa così il posto perfetto per capire il mondo, tra domande di grazia, avvocati pronti a tutto pur di ripulire l’immagine di un boia spietato, guerre di religione tra obiettori, un matrimonio che sa di marketing e le pressioni tedesche sull’Italia. 
I destini di Sergio e di Kappler si incontrano e scontrano fino all’incredibile fuga del nazista e oltre.




NARRATIVA FEMMINILE/ROMANCE CONTEMPORANEO


Difficoltà relazionali, storie familiari, storia d’amore, seconde opportunità sono i temi presenti in Rosso Liberty di Roberta De Tomi.


EBOOK 2,99
CARTACEO 10,00
PAGINE 113
USCITA 4 ottobre 2024
 COLLANA MILOS (PUBME)
Dorys ha ventisette anni, fa un lavoro che non ama dopo essere stata costretta a rinunciare alla sua vera passione. 
Manuel, il suo compagno, la lascia all’improvviso senza darle alcuna spiegazione.
Lo spirito di Gilda, madre di Dorys, che le parla attraverso una foto incorniciata d’argento, cerca di consolarla e spronarla a riprendersi la sua vita, ma i giorni si susseguono senza che la ragazza trovi una motivazione per continuare a vivere senza Manuel.
Intanto Manuel ha incontrato un’altra Gilda, la cameriera dai capelli rossi del Merlino’s Pub, il motivo che lo ha spinto a troncare la relazione con Dorys. 
Cerca un modo per approcciarsi a lei e, una sera, la segue di nascosto fino alla palazzina in stile Liberty dove abita. Lì scorge la macchina di Dorys, la quale entra nella casa che sembra conoscere molto bene.

Gilda, si rende conto dell’interesse di Manuel per lei, e quando lui le chiede di uscire insieme, gli impone di chiarire prima le cose con Dorys, poi lo invita nella sua villetta. 
Intanto ha mandato un messaggio a Dorys, affinché vada anche lei a casa sua, e quando la ragazza arriva, Gilda misteriosamente scompare. I due si incontrano nella palazzina in stile Liberty e Manuel scopre finalmente la verità sul legame tra le due ragazze. Un legame profondo, tenuto segreto per molti anni, che riguarda la madre di Dorys. 
Sfogliando un vecchio album di foto ingiallite, da cui emerge il passato della prima Gilda, i due giovani dovranno affrontare le loro insicurezze e i dubbi, per comprendere realmente quali sono i loro sentimenti, rivedere le decisioni lavorative di Dorys, e decidere il loro futuro.

Nella casa resta una presenza evanescente. La sorella con lo stesso nome della mamma è realmente
esistita o è stata tutta una fantastica avventura, per riscuotere i due innamorati? Dalle crisi nascono
sempre le opportunità…

L'autrice.
Roberta De Tomi è nata in provincia di Modena nel 1981. Laureata al Dams di Bologna, si occupa di scrittura a 360°. Nel 2012 è curatrice, insieme al poeta modenese Luca Gilioli, dell’antologia lirica solidale La luce oltre le crepe (Bernini). Dal 2014 inizia a pubblicare con alcuni editori indipendenti: tra i titoli commissionati, Come sedurre le donne (HOW2 Edizioni, manuale), il retelling Alice nel labirinto (Dae Editore, 2017, secondo premio ex-aequo al Trofeo Cittadella, romanzo fantasy 2019). Nel 2022 è co-sceneggiatrice del docu-film Ricostruzione. Emilia -Romagna 2012-2022, prodotto da Wildcom Italia e ha pubblicato il retelling Alyssa, l’ultima sirenetta (DAE). Con Delos Digital produce diversi racconti lunghi/romanzi brevi tra cui Chick Girl- Azalee per Veridiana (2016, erotico), Trappola d’ardesia (2020, thriller) edito in cartaceo nel 2021 da Sága Edizioni, Abuso d’amore (2022, erotico), Gen-Z. Zombie in una notte di mezza estate e Gen Z. Il canto della Resistenza (2023, apocalittico).
Nel 2023 ottiene i riconoscimenti: “Giovane Talento” Pellicanolibri e il “Premio Adriatico – Un mare che unisce” per la Narrativa edita. Nel 2024 pubblica gli urbanfantasy L’angelo caduto di feerilandia (Sága Edizioni) e Melody la Vestale di Inventia (Delos Digital). In agosto è uscito il romance spicy Love Beat (Dri Editore). Suoi racconti sono presenti in antologie e in riviste letterarie on e offline


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Second chances, interracial couple, slow burn sono tra i tropes del nuovo romance contemporaneo di Maria Antonietta: Innocence. Ritorno alle origini.

Il libro racconta il coraggio di una donna che, dopo aver perso tutto, si rimette in gioco e riscopre la forza di amarsi e di amare di nuovo.


Fino al 19 ottobre l'ebook sarà in preordine
 al prezzo speciale di 2,99 € invece di 4,99 €.


Dalila Mancini ha perso tutto: il lavoro, lo studio di architettura a Perugia, e l'uomo con cui stava per
298 pp
Data di pubblicazione:
19 ottobre 2024
Disponibile in ebook,
 cartaceo,
Kindle Unlimited

sposarsi, scappato all'estero con metà dei loro risparmi. La pandemia le ha strappato via la stabilità faticosamente conquistata, lasciandola con una profonda ferita.
Ma quando la nipote Milly le suggerisce di affidare le sue emozioni a un diario virtuale, Dalila scopre un nuovo modo di esprimersi e di relazionarsi con gli altri. 
Nasce così "Diario di una Stramba" su Innocence, un social creato per connettere le persone in un mondo improvvisamente isolato.

Attraverso la fitta rete di conversazioni online e telefoniche, Dalila si lascia coinvolgere da Aylan, un giovane misterioso che dapprima si nasconde dietro lo pseudonimo "Diario di un Pescatore" e in seguito si reinventa come Vito, un uomo in grado di comprendere il suo dolore.

"Innocence. Ritorno alle origini" è una storia di rinascita e di ricerca delle proprie radici in un mondo cambiato per sempre. 
Quando le maschere cadono, può l'amore resistere alla verità?


L’autrice
Maria Antonietta vive a Villa San Giovanni, un paesino baciato dal sole dodici mesi l’anno affacciato sul suggestivo Stretto di Messina. Scrive da quando sa farlo, più precisamente dopo essersi innamorata del personaggio di Jo March del romanzo Piccole Donne. Già a 10 anni tormenta la sorella e la cugina, costringendole a mandare giù a memoria copioni di sceneggiature scritte da lei e ispirate ai personaggi di Lady Oscar. Cresce a pane e Liala, e nonostante gli studi in ragioneria informatica, una volta ottenuto il diploma si mette in testa di realizzare il suo sogno di diventare scrittrice. Lavora come insegnante privata, ogni tanto riesce a dare un esame all’università, e comincia a scrivere sul serio. I suoi primi romanzi sono parecchio acerbi e influenzati dalla sua visione tragico romantica dell’amore. Li conserva in una pennetta USB e qualche anno dopo scopre il mondo dei romanzi M/M. Ne rimane folgorata; il lavoro di correttrice di bozze presso Dreamspinner Press Italia e Triskell Edizioni la catapulta in una realtà che sente sua. Scrive così il suo primo romanzo a tematica LGBT, che un giorno spera riuscirà a revisionare, e poi a settembre del 2018 nasce Blue Swan. Lo butta giù in soli quattro mesi. Sono i protagonisti a dettarglielo, giorno e notte. Nel 2022 pubblica sempre con Triskell Edizioni un secondo romanzo a tematica LGBT, To the moon and back, ispirato al cantante trap Achille Lauro. Nel marzo del 2023 debutta in selfpublishing con il romanzo Ricordati di noi che ottiene una calda accoglienza e molti consensi tra i lettori. A dicembre del 2023 pubblica sempre con Triskell Edizioni il terzo romanzo a tematica LGBT, Pulse – Il rumore del cuore.
Quando non corregge o insegna, si dedica alle sue altre passioni: gli anime e le serie televisive. Ogni tre mesi si innamora di un personaggio televisivo. Ha mille storie in testa e un giorno spera di riuscire a raccontarle tutte
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RACCONTI HORROR

Nuova uscita letteraria targata Pensiero Creativo: Ippocorno e altri racconti di Vincenzo Barone Lumaga e Diana Daniela Gallese è una raccolta di racconti a tema horror corredata di illustrazioni.



104  pp
Il volume raccoglie racconti intimissimi e brevi di persone che sentono il mondo altro. Flussi di coscienza, paranoie, ansie e angosce aggrappate scure e pesanti sulla schiena di chi le vive. Inquietudine e turbamenti, paure e confusione sono i protagonisti assoluti.
Una lettura quasi sospesa, che lascia il lettore vibrante a percepire le storie che legge, a sentire ciò che i protagonisti vivono. Un magone che rimane incastrato sul petto, alza gli occhi dal libro, si guarda intorno turbato, un sospiro dopo ogni lettura, a cui segue un’inevitabile e necessaria, interminabile riflessione.

“Ippocorno e altri racconti raccoglie storie scritte negli undici anni trascorsi dalla pubblicazione del mio primo libro. Se può essere difficile inserire molti di loro in un genere preciso (che sia horror, weird o fantascienza distopica), forse il tratto che li accomuna è indagare sul rapporto conflittuale tra i protagonisti delle storie e le realtà che vivono, spesso ostili, quasi sempre misteriose, sovente difficili da interpretare. È fondamentalmente il mio modo di descrivere e indagare sul rapporto conflittuale e turbolento tra l'essere umano e la realtà che lo circonda, e il suo desiderio di comprensione e ricerca, spesso rivolto al trovare una perduta identità” – è così che l’autore descrive il suo tratto distintivo e l’approccio alla scrittura dei racconti presenti nel volume.

“I racconti di Vincenzo sono flussi oscuri di coscienza, uno sguardo deciso che scuote i tanto amati abissi interiori nietzschiani. Io gli ho dato una forma visiva, con carboncini puri e acquerello su carta. Ho caratterizzato ogni personaggio con cura, soffermandomi sulla rappresentazione di emozioni forti che trapelavano nel testo come la rabbia, la paura, l'angoscia. L'aspetto psicologico da sempre nutre e completa il mio fare artistico, e nelle illustrazioni l'ho esaltato, raccontandolo per immagini e metafore visive. Il mio immaginario trae spunto dalla corrente dell'espressionismo tedesco: la Die Bruke” è quanto sottolinea l’illustratrice.


Note biografiche
Vincenzo Barone Lumaga è nato a Torre del Greco (NA, 1978). Avido lettore di narrativa di genere – dal poliziesco alla fanstascienza, dalle ghost stories alla narrativa fantastica , soprattutto dei Maestri di lingua anglosassone – scrive racconti con crescente continuità dal 2005.
Laureato in Giurisprudenza, esercita a Napoli la professione di avvocato penalista e si diletta come bassista, chitarrista e compositore.
Per Milena Edizioni ha già pubblicato raccolte di racconti dell’orrore “Le ore buie”, il thriller soprannaturale “Lame di tenebra” e il saggio sulla cultura weird “Com’era weird la mia valle” in collaborazione con Fabio Lastrucci.
Attualmente si è avvicinato al mondo della stand up comedy con spettacoli in giro per l’Italia.

Diana Daniela Gallese, illustratrice editoriale e artista poliedrica, diplomata in grafica e illustrazione editoriale presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata, specializzata in Arte Terapia presso l'Accademia di Belle Arti di Roma; esordisce nel mondo editoriale con l’albo illustrato La Leggenda di Sleepy Hollow (Officina Milena, 2019). Le sue illustrazioni accompagnano testi editi da Officina Milena, ABEditore, Pidgin, Empireo Editora, La Biblioteca di Lovecraft ecc; collabora inoltre con riviste editoriali nazionali e internazionali tra cui Tit’s n’ Tales, 9righe, IMON, La Nuova Carne, Bomarscé, L'Appeso
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POESIA


A quasi due anni da “D come Davide. Storie di plurali al singolare” il poeta, toscano d’adozione,
Ed. Le Mezzelane
96 pp

Davide Rocco Colacrai dal 30 Settembre è nuovamente nelle librerie con la silloge poetica – edita ancora dalla casa editrice anconetana Le Mezzelane – Ritratto del poeta in autunno – versi di malinconia e perdono.

La raccolta poetica è disponibile su ordinazione in tutte le librerie e store digitali oltre che sul sito della casa editrice (LINK).
È disponibile anche la versione ebook.

Il volume si compone di 30 poesie suddivise in 6 capitoli. L’Illustrazione di copertina dal prepotente richiamo picassiano è di Alessio Gherardini; la postfazione è del critico letterario Gianni Antonio Palumbo.

Davide Rocco Colacrai anche in “Ritratto del poeta in autunno” si conferma poeta dai contenuti civili contemporanei. Nei suoi potenti versi si spazia dalla musica – di cui è appassionato ascoltatore oltre che musicista di arpa – alla letteratura, dal mondo LGBTQI+ (una poesia è “Eva ha due papà”) alla cinematografia (ad esempio la poesia “L‘ora delle formiche – dedicata a Ettore” ispirata al film di Gianni Amelio) e a fatti di storia contemporanea (ad esempio la poesia “11/09/2001 in memoria di Patricia Massari” o “Cantico dall’abisso – in memoria delle vittime del naufragio della Costa Concordia 13 gennaio 2012”) fino a versi dedicati persone che hanno abitato (o abitano) la sua vita e il suo quotidiano come l’adorato cane Manny

lunedì 14 ottobre 2024

Viaggiare leggendo... a Salem

 

L'ultimo romanzo terminato e recensito sul blog è LA RAGAZZA CHE RUBAVA LE STELLE dell'autrice statunitense Brunonia Barry, che è solita ambientare le proprie storie nella località in cui vive, vale a dire Salem, in Massachussets.


Diamo insieme un'occhiata al "dietro le quinte" del romanzo, con particolare riferimento proprio a Salem (definita dalla Barry "città di streghe e di pirati") e dintorni.


SALEM

Fondata nel 1626, sei anni dopo lo sbarco dei pellegrini a Plymouth, è celebre soprattutto per i processi alle streghe che si tennero tra il 1692 e il 1693.
link


In seguito alle accuse di un piccolo gruppo di ragazze, centinaia di persone innocenti furono  imprigionate in quanto ritenute in combutta col diavolo; decine di esse vennero condannate a morte per stregoneria.


Tutto ebbe origine dalla novenne Betty Parris e da sua cugina Abigail Williams, di 11 anni, che da un certo momento  iniziarono a comportarsi in modo molto strano: strisciavano sul pavimento, si nascondevano sotto i mobili, si contorcevano, urlavano e lanciavano oggetti; non sapendo trovare una causa logica a tali comportamenti (dopo un attento esame medico), essi furono attribuiti a stregoneria.

Quando il pastore Samuel Parris chiese alla figlia e alla nipote chi avesse praticato loro l'incantesimo che le tormentava, le ragazzine menzionarono altre donne - Sarah Good, Sarah Osborne e Tituba, la schiava e domestica dei Parris - e ben presto il villaggio di Salem fu preso da una vera e propria isteria collettiva, che diede il via alla caccia alle streghe.
Secondo la documentazione del'epoca, furono impiccate diciannove persone (la ventesima vittima morì a causa della tortura dello schiacciamento del corpo con i pesi), ma altre morirono in prigione in attesa del processo e oltre duecento persone ebbero la reputazione irrimediabilmente rovinata. 

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Purtroppo, nessuno degli accusatori rese mai conto o pagò per le proprie calunnie.

Già nel 1695 i magistrati di Salem furono aspramente criticati per aver perseguitato e condannato a morte degli innocenti e tra il 1700 e il 1703 furono presentate istanze per l'annullamento delle condanne e la riabilitazione degli imputati; nel 1711 fu autorizzato il risarcimento alle famiglie delle persone uccise ingiustamente.




BAKER'S ISLAND

Baker's Island (l'origine del nome non è nota) è situata nel porto di Salem, a quattro miglia dal molo di Salem Willow e a tre miglia da Marblehead; è lunga mezzo miglio e larga un terzo di miglio e comprende 55 acri ed è famosa per il suo faro utilizzato per la navigazione.
Nel 1678 la città affittò l'isola a un certo John Turner, che vi costruì una casa estiva. L'isola rimase alla famiglia Turner fino al 1770; ai nostri giorni, ci sono circa 60 case estive su quest'isola privata.


(https://pin.it/2Wxpomrli)




Curiosità: L'isola di Smuttynose

"...fu menzionata l'isola di Smuttynose, un altro narratore si fece avanti per raccontare dei famosi omicidi che vi erano stati commessi con un'ascia nel lontano 1873. Due donne erano state massacrate sull'isola, mentre una terza era riuscita a sfuggire all'assassino nascondendosi fra le rocce fino al mattino dopo. Il fatto aveva ispirato molti libri, fra i quali il best seller Il peso dell'acqua di Anita Shreve...".


C'è un passaggio del romanzo in cui vengono citati gli omicidi avvenuti nell'isola di Smuttynose; menzione che mi ha incuriosita e che mi ha spinta a cercare notizie in merito.

L'isola in questione è situata al largo della costa del New Hampshire, nel Maine, ed è parte di un arcipelago di nove piccole isole, meglio note come Isole di Shoals.
 
Le due donne, vittime di una feroce mano assassina, erano Karen  Christensen e sua cognata Anethe (moglie del fratello Ivan), di origine norvegese.

Karen era la sorella di Maren, a sua volta sposata con John Hontvet; la coppia era emigrata dalla Norvegia negli Usa in cerca di fortuna; a loro ben presto si unirono la sorella di Maren, Karen, il loro fratello Ivan (con la moglie Anethe) e il fratello di John, Matthew.
Questa bella famigliola viveva di pesca e nel 1872 accolsero in casa un pescatore di nome Louis Wagner che, in cambio di vitto e alloggio, faceva dei lavoretti per gli Hontvet.

La notte del 5 marzo 1873 John, Matthew ed Ivan, per ragioni di lavoro, dovettero assentarsi da Smuttynose, per cui non tornarono a casa e le loro mogli restarono da sole, senza gli uomini.

Louis Wagner era rimasto a terra e pare che quel giorno avesse chiesto a John più volte se realmente non avrebbe fatto rientro quella sera.

Avendo saputo che il marito avrebbe come minimo fatto tardi, Maren lasciò la cena in caldo per gli uomini e si mise a letto; così fecero anche la sorella e la cognata, senza però assicurarsi di chiudersi bene dentro.

Ma nel corso della notte un estraneo entrò in casa e non era né John, né Ivan e né Matthew, tant'è che il cane abbaiava furiosamente.

Proprio mentre Karen urlava al cane di smettere di abbaiare, sentì sua sorella gridare “John mi sta uccidendo” (il che, ovviamente, farebbe pensare che colui che poi verrà accusato, cioè Louis Wagner, non c'entri nulla con gli omicidi).

Maren e Anethe dormivano in una stanza al piano inferiore, mentre Karen, in visita da Appledore, dormiva su un letto fatto con delle sedie in cucina vicino alla stufa.

Louis Wagner si intrufolò nell'abitazione degli Hontvet verso le 1:07 di notte.

Al sentirla urlare, Maren cercò di raggiungere Karen, ma l'assassino aveva bloccato la porta con un bastone; anche Anethe fu colpita (con un'ascia) mentre era corsa fuori per fuggire, e Maren la sentì gridare "Louis. Louis. Louis".

Maren poi riuscì a raggiungere sua sorella Karen, che però era ferita gravemente e non poteva scappare, cosa che fece Maren, uscendo dalla finestra a piedi nudi assieme al cane appena in tempo. 
Louis, infatti, era lì lì per raggiungerla ma ottenne solo di colpirla con una sedia.
Da lontano, riferì  Maren, vide una lanterna accendersi in casa, poi udì le ultime grida di Karen.

La sopravvissuta si nascose tutta la notte dietro delle rocce e in seguito accusò il pescatore Louis Wagner del duplice omicidio.
L'uomo fu condannato a morte per impiccagione e la condanna fu eseguita nel giugno 1875.
Si dichiarò innocente fino all'ultimo istante e in tanti, sia a quel tempo che successivamente, credettero alla sua innocenza.

Adesso sono curiosa di leggere Il peso dell'acqua.


E per oggi è tutto ^_^





Siti consultati:

venerdì 11 ottobre 2024

LA RAGAZZA CHE RUBAVA LE STELLE di Brunonia Barry [ RECENSIONE ]



Zee è una psicoterapeuta con una situazione famigliare da sempre complicata; quando un tragico evento in ambito professionale sembra coincidere con un altro personale (accaduto quindici anni prima), la donna va in crisi, non sa più ciò che vuole e cosa la fa stare bene.
Ha bisogno di ritrovare la sua bussola interiore e di imparare a leggere e affrontare ciò che le accade cercando di non smarrire la strada, proprio come i naviganti si orientano in mare aperto anche solo guardando le stelle in cielo.



LA RAGAZZA CHE RUBAVA LE STELLE
di Brunonia Barry



Garzanti
trad. A. Mantovani
396 pp
Zee Finch vive a Boston con il suo fidanzato Michael e lavora come psicoterapeuta presso lo studio della psicologa e sua amica Liz, presso la quale in passato è stata in analisi.

Quando Zee aveva tredici anni, sua madre Maureen si tolse la vita, dopo aver trascorso anni tormentati in balia del  disturbo bipolare da cui era affetta; il matrimonio tra i suoi genitori non è stato dei più felici e, nonostante non si fossero mai lasciati, negli ultimi tempi (prima che Maureen si suicidasse) tra i coniugi c'era freddezza e distanza, anche perché il padre di Zee (un intellettuale molto colto, amante della letteratura ed in particolare di Hawthorne) aveva il cuore impegnato per un'altra persona...

Adesso, dopo tanti anni da quell'evento che ha sconvolto la sua vita e l'ha influenzata (la scelta di dedicarsi agli studi in psicologia non è stata di certo casuale), Zee potrebbe ritenersi una donna ormai risolta, sufficientemente equilibrata e serena.
Se non fosse che... nulla sta andando per il verso giusto, ultimamente.

Il rapporto con Michael (l'uomo perfetto, a detta di chiunque lo conosca) si sta sgretolando e lei non è più sicura di volerlo sposare.
Suo padre ha il Parkinson, non fa che aggravarsi di settimana in settimana e l'incubo dell'Alzheimer è dietro l'angolo, con tutto ciò che questo comporta.
Sul lavoro, accade una tragedia inaspettata che getta - al pari del suicidio materno - Zee in un vortice di confusione e crisi esistenziale e professionale: una sua paziente (Lilly Braedon, giovane madre e moglie) si toglie la vita.

Questo suicidio la riporta indietro nel tempo perché Zee vede in Lilly delle analogie con la personalità della propria madre.
Lilly era una ragazza con trascorsi difficili e che, nel corso delle sedute, le aveva confidato di avere una relazione adulterina con un uomo che, però, non era proprio uno stinco di santo.


Zee comincia a maturare dei dubbi su cosa possa essere realmente accaduto alla sua paziente e cerca di vederci chiaro: fare luce sulla morte di Lilly diventa un'opportunità per capire la verità sul proprio passato irrisolto, sul tipo di legame che univa i suoi genitori.


Zee deve affrontare questo percorso da sola, ma in realtà non può non chiedere aiuto quando ne ha bisogno: il suo capo Liz, che è anche sua amica e confidente, resta un importante punto di riferimento per la donna, che confrontandosi con l'altra ha modo di riflettere su stessa, sul proprio rapporto con la figura materna (i desideri di Maureen, i suoi malesseri, quanto la sua malattia psichiatrica ha inciso sulla crescita e sulla personalità di Zee, che era solo una bambina...) e di interrogarsi sulle proprie reazioni, su ciò che desidera per sé stessa; c'è Melville, un "amico speciale" del padre, che è anche tanto caro alla stessa Zee, come una seconda figura paterna su cui lei sa di poter fare affidamento in ogni situazione e per ogni difficoltà.

E poi, a un certo punto, le stelle le mettono sul cammino un giovanotto affascinante che lavora su una nave nella baia della magica e affascinante Salem (la città delle streghe e dei pirati) e che diventa importante per lei, anche in vista della "soluzione" della morte di Lilly.


"La ragazza che rubava le stelle" è un romanzo che parte un po' lentamente per diventare più interessante via via, quando man mano ci addentriamo nei particolari della storia famigliare e personale della protagonista e quando viene fatta chiarezza sulle complesse dinamiche in cui era coinvolta Lilly.

Mi è piaciuta l'ambientazione perché Salem è sicuramente una località con una storia intrigante e ricca di fascino, e lo sono anche i riferimenti alla navigazione e al sapersi orientare in mare tramite le stelle; ho apprezzato pure l'attenzione alle relazioni famigliari, in special modo, al legame figlia-madre (con quest'ultima affetta da gravi disturbi psichiatrici), a quello figlia-padre (con un padre tormentato da sensi di colpa e che sviluppa negli ultimi anni una malattia degenerativa, che gli toglie forze fisiche e mentali), al legame psicologo-paziente.

Un romanzo che avevo in libreria da anni e che ho trovato piacevole; certo, la prima metà del libro non posso dire di averla divorata, anche perché, come dicevo, la trama si fa più vivace e imprevedibile man mano; mi è piaciuta comunque la scrittura dell'autrice: evocativa, profonda (come lo sono i suoi personaggi, per nulla banali e, anzi, molto complessi e sfaccettati), con elementi originali e avvincenti.

Promosso :)

giovedì 3 ottobre 2024

ELIZABETH di Ken Greenhall [ RECENSIONE ]



Sensuale, distaccata, razionale e cinica: la giovanissima protagonista di questo romanzo è una 14enne disinibita, che non si comporta in modo consono alla sua età, ma intesse relazioni con gli adulti come se lei stessa lo fosse.
Una Lolita dark, una moderna strega priva della spensieratezza e dell'incoscienza che dovrebbero caratterizzare i suoi anni e che vive ogni giorno con lo sguardo indagatore di chi pesa, analizza, giudica e condanna tutti coloro che le sono attorno.


ELIZABETH
di Ken Greenhall





Adelphi
173 pp
trad. M. Pareschi
"Mi chiamo Elizabeth Cuttner e ho quattordici anni. (...) Sono venuta ad abitare dalla nonna più o meno un anno fa, dopo aver ucciso i miei genitori.  Non vorrei sembrarvi senza cuore. Lasciate che vi spieghi".


Così si presenta a noi lettori la protagonista: come un'assassina.
E non solo: da subito avvertiamo, nelle sue parole, un'autoconsapevolezza da adulta, di chi ha imparato a parlare con disarmante lucidità di sé e degli altri senza timore di descriverne i lati oscuri, torbidi, i pensieri perversi, le azioni sconce, i sorrisi lascivi.

Elizabeth ha tredici anni quando, nel corso di una normale vacanza con mamma e papà nello chalet di famiglia sul Lake George, nello stato di New York, resta orfana di entrambi i genitori nello stesso giorno.
Quello che inizia come un giorno qualunque, infatti, si veste di tragedia: i suoi genitori vanno a fare un giro in barca con lo zio James (fratello del padre e... amante di Elizabeth...) e si rifiutano di portare con loro la figlia; ebbene, i due coniugi non faranno più ritorno, perché moriranno tragicamente proprio durante quel pic-nic.

Verrebbe da chiedersi, allora: perché Elizabeth si prende la colpa della loro morte?

Prima che accada la tragedia, un fatto inquietante coinvolge e stravolge per sempre l'esistenza di Elizabeth, indirizzando da quell'istante la sua vita, i suoi pensieri, i suoi progetti.

Nel guardarsi allo specchio della propria camera, la ragazza vede riflessa non la propria immagine bensì quella di una donna a lei sconosciuta.
La figura si chiama Frances e comincia a parlarle con voce tenera e suadente e a fissarla con uno sguardo intenso e ammaliante.

"Mi vedi perché siamo della stessa stirpe (...). Sono venuta a insegnarti delle cose su te stessa. Sono venuta a offrirti dei poteri. Accetti?"
"Sì, Frances. Credo di sì."

Da questo surreale e sovrannaturale incontro con la Frances rinchiusa nello specchio, la ragazzina comincerà ad assumere comportamenti strani, sinistri, frutto della convinzione di appartenere ad una famiglia di streghe, di donne con poteri ultraterreni, capaci di lanciare malefici e di decidere le sorti altrui solo con l'intenzione, solo desiderandolo.

Ma allora in che modo lei è responsabile della morte dei suoi genitori?


Libera di vivere come desidera, senza più tra i piedi quei due adulti volgari e piatti, Elizabeth si trasferisce dalla nonna paterna, la quale vive in un’antica dimora coloniale a Manhattan insieme allo zio James, alla moglie di lui (Katherine) e al loro unico figlio (Keith). 
A questo già strambo nucleo famigliare si unisce l'istitutrice, Miss Barton, assunta per dare lezioni alla piccola orfanella, non ancora pronta per tornare a scuola.
Miss Barton è una donnina dallo stile e dalla personalità insignificanti, molto volubile e impressionabile e, soprattutto, emotivamente insicura, tanto da sentirsi costantemente in imbarazzo con tutti: con James, sempre così sicuro di sé e pronto a fare il cascamorto con qualsiasi essere respiri; con Katherine (tra le due sembra nascere una certa complicità) e con la stessa Elizabeth, dalla quale si sente soggiogata, non riuscendo ad imporre la propria autorevolezza ma, anzi, mostrando una debolezza tale da incoraggiare  la scaltra adolescente ad usarla per manipolarla.

In questa tetra casa, lei e i suoi famigliari si muovono come degli ambigui figuranti coinvolti in dinamiche relazionali torbide, innaturali, che mettono addosso al lettore quasi una sensazione di disagio, come se stesse assistendo a una commedia sordida in cui si incrociano  elementi erotici e paranormal, dove la consapevolezza di Elizabeth di essere sensuale, seduttiva e conturbante è figlia delle capacità occulte delle proprie ave.
La ragazza discende, infatti, da una genìa di fattucchiere e lei stessa maneggia con naturalezza i tipici "strumenti" delle streghe - rospi, serpenti, specchi, gatti, marchi sul corpo, incantesimi... - e sarà proprio l'antenata dello specchio, Frances, a svelarle i segreti dell’arte magica.

Attraverso le perfide indicazioni dettate dalla defunta, un senso di onnipotenza investirà Elizabeth facendo sì che si diverta ad esercitare con spietatezza e freddezza i propri poteri, mossa dal delirante obiettivo di affermare la propria natura di strega.

Qualcuno cercherà di distoglierla dai propri scopi e di convincerla a rifiutare questa malvagia eredità lasciatale dalle antenate, ma il male è ormai entrato nella mente della ragazza, travolgendola completamente.

Un romanzo breve che si lascia leggere con sufficiente piacere per la prosa elegante e le atmosfere gotiche, "da horror", anche se siamo a un livello molto soft (del resto, per leggerlo io... ^_^ ), nel senso che vi sono elementi del genere ma non vengono sviluppate situazioni di vero e proprio orrore.
L'autore gioca più che altro su questo clima cupo, sovrannaturale, inquietante, in cui si respira una sottile tensione e in cui i personaggi sembrano quasi paralizzati da una forza oscura che li rende delle comparse, dei pupazzi senz'anima e senza volontà.
L'unica ad avere fin troppa personalità e le idee chiare è la protagonista, che - proprio perché ha solo 14 anni - mi ha trasmesso sensazioni di fastidio per il suo modo di fare da adulta, per la noncuranza con cui si concede allo zio, per il glaciale distacco con il quale guarda le persone attorno a sé, priva di qualsiasi slancio di affetto e di emozioni.

Che dire?
C'è  un che di intrigante in questo libro ma, allo stesso tempo, mi è mancato qualcosa, nel senso che mi è piaciuta l'atmosfera gothic ma a livello di trama avrei preferito una maggiore sostanza.


martedì 1 ottobre 2024

SETTEMBRE 2024, TRA LETTURE E SERIE TV

 

Buon 1° ottobre, lettori!

Siamo nel piano della mia stagione preferita, l'autunno, di cui amo i colori, i profumi, le temperature, forse solo la pioggia l'amo un po' meno (ma solo se sono costretta a mettere il naso fuori casa).

Eccomi con le mie letture di settembre.

(pinterest)

1. LA CLASSE di C. Dalcher: distopico - immaginiamo un tempo futuro in cui a contare sia solo il successo scolastico e nella società non sia ammessa alcuna fragilità o imperfezione (4/5). SE CERCHI UN DISTOPICO SCORREVOLE.

2. LA RONDINE E I NARCISI di S. Douglas Scott: historical romance/Regency: le vicende personali e sentimentali di uomini e donne alle prese con un momento storico complesso (5/5). SE AMI IL ROMANCE CON UNO SFONDO STORICO DETTAGLIATO E ACCURATO;

3. LA PROMESSA di F. Dürrenmatt: giallo svizzero dal ritmo cinematografico su come ogni poliziotto che si rispetti ha un caso che l'ossessioni, almeno una volta nella vita (4.5/5). ADATTO A CHI VUOL LEGGERE UN GIALLO BREVE E COINVOLGENTE;

4. IL CUORE DEGLI UOMINI di N. Butler: narrativa americana - i valori dello scoutismo incarnati da un ragazzo/uomo per cui la lealtà e l'onestà sono tutto (4.5/5). SE CERCHI UN ROMANZO DI FORMAZIONE DALLE NOTE MALINCONICHE;

5. BLACK BLUES di A. Locke:  poliziesco/soft thriller in cui il Texas Ranger protagonista si muove in un contesto razzista e corrotto (4.5/5). LEGGILO SE HAI GIA' LETTO TEXAS BLUES.

6. ELIZABETH di K. Greenhall: paranormal - breve romanzo con protagonista una ragazzina conturbante e disinibita, fiera discendente di una generazione di donne con poteri sovrannaturali (3.5/5). SE CERCATE UNA LETTURA INQUIETANTE E UN PO' GOTICA.



READING CHALLENGE

Per il mese di settembre ho scelto l'obiettivo RILETTURA/VARIAZIONE DI UN MITO, con 

7.MOONSHINE IN THE DARKNESS di Èclipseparanormal romance/retelling del mito di Ade e Persefone (3,5/5). PER CHI CERCA UNA LETTURA ROMANTICA.


Sul fronte serie tv, vi ho consigliato:

THE 8 SHOW, k-drama in stile Squid game (con rilevanti differenze, però);
THE FIVE, thriller poliziesco che parte dalla sparizione di un bambino per poi aprirsi a diversi scenari ricchi di colpi di scena;
THE  GLORY, k-drama a tema bullismo e vendetta, di cui ho visto la seconda parte della prima stagione;
PYRAMID GAME: teen drama sempre coreano e sempre a tema bullismo a scuola.


E questo è il mio settembre ^_-

Voi avete avuto delle belle letture? Avete film o serie da consigliarmi?

Baci sparsi.

domenica 29 settembre 2024

THE 8 SHOW || THE GLORY || THE FIVE [ Serie Tv ]

 

Oltre a Pyramid game, ho da consigliarvi altre tre serie tv, di cui due - indovinate un po'? - coreane.


THE 8 SHOW


Questa serie sta facendo molto parlare perché pur ricordando - per tematiche e tipologia - la celebre 
 Squid game (>> QUI <<), ha elementi che la differenziano da essa e, per certi versi, la rendono forse anche più inquietante.

Alla base c'è una situazione simile: un giovane uomo, indebitato fino al collo, accetta di partecipare a un programma misterioso e incontra dei compagni di gioco mai visti prima.

In questo caso, come si evince dal titolo, si tratta di otto giocatori, tutte persone diverse l'una dall'altra per estrazione sociale e carattere. Essi si ritrovano in un edificio che, oltre ad avere un piano terra comune a tutti (in cui si notano giostrine per bambini, una piscina finta e altre attrazioni non effettivamente utilizzabili ma che fanno più che altro da abbellimento), consta di otto appartamenti.

Come emerge man mano che gli episodi procedono, ciascuno degli otto ha scelto autonomamente e inconsapevolmente la chiave dell'appartamento in cui soggiornare.
Se l'appartamento del piano N.1 è piccolo quanto uno sgabuzzino, il N.8 è quasi un monolocale, lussuoso e dotato di comfort.

Le otto persone che hanno accettato di giocare non conoscono i nomi le une delle altre e per tutta la durata dello show si chiameranno col numero dell'appartamento.

I giocatori ricevono - tramite un ascensore - il cibo ogni giorno e hanno anche l'opportunità di acquistare beni e oggetti di cui necessitano, il cui costo viene scalcolato dalla somma di danaro (ripostata su un contatore digitale appeso a una parete di ogni camera) che potrebbero vincere, a fine gioco (e che aumenta di minuto in minuto).

In cosa consiste il gioco?
A differenza di Squid game, qui non ci sono delle prove da affrontare o giochi da fare in gruppo, ma una verità appare evidente, dopo un po': più tempo trascorrono nell'edificio, più guadagnano denaro.
Quindi la somma da vincere dipende dall'accumulare sempre più tempo.

Inizialmente, gli otto giocatori immaginano che sia una specifica azione da compiere che permetta  loro di guadagnare tempo (e soldi), ma  dopo qualche ora capiscono che quella strategia ha smesso ben presto di funzionare.

Come fare per aumentare il tempo così da restare più giorni e cercare di uscire da lì con un montepremi consistente?

I concorrenti cominciano a chiedersi: se è vero che stanno partecipando ad un gioco, allora c'è anche qualcuno che li guarda? Del resto, vi sono telecamere ovunque, tipo Grande Fratello,  e a qualcosa dovranno pur servire, no?


I giocatori dei piani superiori decidono di potersi comportare da privilegiati rispetto ai piani inferiori e, proprio perché sono "in alto", hanno il diritto di comandare, di essere "su" nella gerarchia sociale dello show e di sfruttare gli inferiori affinché si diano da fare per assecondare il meccanismo perverso che sta alla base del gioco.

Una volta riflettuto e compreso quale esso sia, ha inizio il caos.

Ciò che incomincerà a prendere forma è qualcosa che vi farà innervosire come non mai, perché lo show diventerà grottesco, agghiacciante, crudele, in cui ci sono dei prepotenti che tengono sotto scacco i compagni più "deboli" e sono pronti a trattarli con sadismo e malvagità pur di ottenere ciò che vogliono: inscenare momenti di intrattenimento e divertimento.


I concorrenti dei piani inferiori riusciranno a far valere i propri diritti e a ribellarsi?


Solo su una certezza essi possono confidare: 
nessuno deve morire, 
altrimenti il gioco si interromperebbe 
e addio vincita finale.

Disperazione, rabbia, inganni, voltafaccia, suppliche, pianti, minacce, torture...: avviene di tutto e il senso di impotenza che si prova sale tanto quanto il montepremi.

Perché ho detto che è, in un certo senso, peggio di Squid game?
Perché mentre lì è evidente da subito che i giocatori sono tutti contro tutti in quanto vincerà solo una persona, in The 8 show comunque vincono tutti per cui qualsiasi azione, compiuta al fine di far salire i soldi, è dettata dalla pura avidità, dalla voglia di tiranneggiare sugli altri, di vederli strisciare ai propri piedi, di sentirsi onnipotenti.

Ci sarebbero tante considerazioni da rilevare, mi limito ad esprimerne alcune: 
  • come sempre ho riscontrato nei k-drama, non manca anche qui la tematica delle differenze socio-economiche tra le persone, il divario tra ricchi e poveri, che esiste nella società e si riflette pari pari nella piccola comunità che partecipa al gioco;
  • si è amici e alleati fino a quando conviene, ma se c'è da tradire per salvarsi la pelle, ben venga; il che vuol dire che, in realtà, non ci si può fidare di nessuno perché...
  • anche la persona che, nella vita di ogni giorno, dimostra di possedere un temperamento mite, se messa davanti alla possibilità di soffrire o morire, può adottare condotte moralmente discutibili per sopravvivere in un contesto particolare, stra-ordinario e in cui s'è creata una netta separazione tra i forti e i deboli;
  • quando uno è un miserabile, un poveraccio sull'orlo della disperazione, pur di risollevarsi (in questo caso, di racimolare quanto più danaro possibile) è disposto ad accettare  di infilarsi in un tipo di situazione con molteplici incertezze e incognite (per la serie: tanto più in basso di così, non posso andare).

È una serie che si beve tutta in un sorso perché si ha voglia di proseguire di puntata in puntata, vincendo la sensazione claustrofobica provocata dal fatto che  da quel maledetto edificio non è possibile né uscire quando si vuole né chiedere aiuto; in pratica, siamo come un pubblico invisibile, voglioso di continuare a guardare esseri umani che si fanno del male, aspettando di capire fino a che punto i concorrenti saranno disposti ad arrivare per soldi e in che modo i giocatori dalla personalità più pacata, dai valori più nobili, si comporteranno verso i prepotenti.

Bella, mi è piaciuta proprio per le emozioni che mi ha fatto provare mentre la guardavo; i colpi di scena ci sono e sino all'ultima scena è bene stare attenti e non fermarsi ai titoli di coda ^_-

Il finale si presta a più di una interpretazione e potrebbe far pensare ad un seguito ma, son sincera, ancora non mi informo se sia o meno prevista la seconda stagione.



La seconda serie che vi menziono l'ho già consigliata, in verità >> QUI <<; in pratica, vi confermo che vale la pena guardarla.

venerdì 27 settembre 2024

LA CLASSE di Christina Dalcher [ RECENSIONE ]



Immaginiamo una società in cui l'unica cosa che davvero conta sia il quoziente intellettivo, in base al quale viene deciso il tuo presente e, soprattutto, il tuo futuro.
In un mondo del genere, in cui l'obiettivo ultimo è la costruzione di famiglie perfette, cosa ne è delle cosiddette "mele marce"? Di coloro che sfuggono a tale modello di perfezione e che non riescono - per ragioni differenti - a raggiungere gli standard stabiliti dal governo?



LA CLASSE 
di Christina Dalcher



Nord Ed.
trad. B. Ronca
416 pp


Elena Fairchild è una donna che ha superato i 40 anni, madre dell'adolescente Anne e della novenne Freddie, e moglie di Malcom, vicesegretario nel Dipartimento di istruzione.

Siamo negli Stati Uniti, in un tempo non specificato ma, siamo portati a pensare, per nulla lontano dal nostro.

La scuola americana si sta sempre più dirigendo verso un sistema educativo che non prevede falle, che non accetta alunni mediocri né ammette disabilità fisiche o intellettive.
C'è posto solo per le menti brillanti, per coloro che si impegnano e raggiungono il massimo dei traguardi.

Una scuola in cui gli studenti migliori non vengono rallentati dalla presenza in classe di compagni meno bravi o, peggio ancora, di quelli che disturbano, magari con comportamenti da bulli. 

Adesso ciò che importa è solo il Q, un quoziente numerico calcolato sulla base di test e sulla condotta, che determina l'istituto da frequentare: gli alunni più intelligenti vengono ammessi nelle impegnative Scuole Argento, che assicurano l'ingresso ai college più esclusivi, mentre gli studenti normali rimangono nelle Scuole Verdi. 

Chi, invece, per sua sfortuna, è stupido o quasi, viene addirittura allontanato dalla famiglia e portato nelle Scuole Gialle, delle strutture isolate dove imparano le materie di base e la disciplina. 
E in cui se ne stanno per conto loro, a debita distanza dai "normali".

La scuola è altamente competitiva, non sono consentite battute d'arresto né gli studenti che hanno preso un voto eccellente all'ultima verifica possono permettersi il lusso di rallentare o adagiarsi sugli allori, anche perché le verifiche vengono ripetute ogni mese.

E per qualcuno può essere una tragedia rendersi conto di non aver dato il massimo e di rischiare di "retrocedere".

È il caso della piccola Freddie: la bambina odia il clima ansiogeno che si è creato in classe, la fa sentire troppo sotto pressione e lei non è emotivamente pronta a gestire quest'ansia crescente, che si rinnova ed aumenta ad ogni maledetta verifica.

Elena - insegnante di discipline scientifiche - ha partecipato alla creazione del sistema Q quando era convinta che potesse rivelarsi la chiave per una società più equa, più giusta, atta a valorizzare le capacità e le inclinazioni di tutti e di ciascuno.

Da docente e da mamma, ella comprende il malessere emotivo e psicologico della figlia ma le sue rassicurazioni servono a ben poco, soprattutto quando il Q della sua secondogenita si abbassa sotto una soglia che significa solo una cosa: scuola gialla.
E questo è un dramma perché, dopo alcuni anni come insegnante in una Scuola Argento, ha notato come dalle Scuole Gialle non si torni indietro...

Come mai? Possibile che gli alunni che "retrocedono" non abbiano modo di migliorare e avanzare nuovamente?

Elena non è indifferente a ciò che le accade intorno e vede bene come i genitori ormai temano quell'autobus che passa di casa in casa il giorno successivo all'esame e che, in base al colore, sancirà il destino dei loro figli. 

E ora che la sua bambina ha ottenuto un risultato troppo basso, Elena sa che le verrà portata via, che verrà trasferita in un istituto lontano centinaia di chilometri da lei e che potrà farle visita poche volte all'anno.

Suo marito sembra assolutamente impassibile a ciò cui sta per andare incontro la figlia minore; del resto, c'è la primogenita a dargli soddisfazione: Anne è tra le prime della classe, è competitiva, si impegna nello studio e non ammette fallimenti nel suo percorso scolastico.
In pratica, è sulla strada della perfezione come suo padre.

Elena, invece (crede Malcom), è sempre stata meno forte e determinata, in questo senso; in fondo in fondo, è solo una sentimentale e questo le porterà solo guai.

In effetti,  i guai cominciano ad arrivare quando la donna decide di seguire Freddie in Kansas: si fa bocciare al test Q per insegnanti e viene mandata nella stessa Scuola Gialla della figlia. 

Lì scopre che le persone  non sono che numeri e che del loro benessere e del loro ritorno in società non importa a nessuno.

"Abbiamo sempre fatto così, noi esseri umani. Dividiamo in categorie, facciamo confronti e troviamo modi per separarci in squadre, come fanno gli studenti durante l'ora di ginnastica. Io scelgo lei, diciamo. Ma non lui.
Qualcuno resta sempre indietro, sul fondo del barile, l'ultimo a essere scelto.
Ci si aspetterebbe che da adulti certe cose cambino."

A cosa servono realmente le scuole gialle?
Chi vi entra? Ci vanno davvero solo i ragazzi che falliscono nelle verifiche?
E se ci fossero altri inquietanti criteri di selezione, in base ai quali alcuni vengono giudicati "non idonei" e quindi mandati via, lontano dalle classi e dalle famiglie perfette, che tali devono restare?

Elena è risoluta a volersi riprendere Freddie e a scoprire cosa c'è dietro questo sistema d'istruzione, del quale suo marito fa parte e dal quale lei, invece, vuole uscire, avendo subodorato che qualcosa non quadra.

Grazie ai continui flashback, conosciamo meglio la protagonista, il suo presente e il suo passato, il modo in cui, quand'era giovanissima, è cambiata per non essere una perdente, per poter far parte della cerchia degli studenti popolari e non confondersi con i reietti e gli emarginati.
Apprendiamo delle scelte fatte in gioventù, che a quel tempo sembravano sensate e accorte, ma che con gli anni si sono rivelate deleterie per la sua stessa felicità (una fra tutte: sposare Malcom).

Attraverso il suo sguardo critico, vediamo come la società in cui vive pretenda di mostrare una "bellezza senza rughe "che non ha e che, soprattutto, si vorrebbe costruire sulle discriminazioni, sull'allontanamento (e quindi il rifiuto, la non accettazione) di chiunque sia "diverso" (o presunto tale), o "minorato" o "deviato", insomma non allineato ai nuovi dettami e regole sociali.

Grazie anche alle pressioni della propria famiglia d'origine (la nonna ha conosciuto l'orrore di cui l'uomo è stato capace durante gli anni del secondo conflitto mondiale), Elena apre sempre di più gli occhi ed è pronta a tutto - anche a mandare all'aria un matrimonio con un uomo divenuto sempre più cinico e senza scrupoli e che lei non ama più, anche a rischiare la propria incolumità - pur di salvare la propria bambina più fragile e pur di smascherare gli orrendi e amorali scopi che si prefiggono coloro che stanno lavorando per rendere la società priva di imperfezioni, in cui non ci sia più posto per gli individui bisognosi e deboli che sporcano l'immagine dell'americano perfetto e felice.


La classe è un distopico che definisco "soft", nel senso che per gran parte della trama non dona grossi sussulti e patemi d'animo, anzi procede a un ritmo abbastanza calmo, che si fa incalzante più che altro nei capitoli finali.
La lettura, per quanto mi riguarda, è andata avanti fluida grazie ai capitoli relativamente brevi, alla presenza di molti dialoghi e ai passaggi dall'oggi al prima che conferiscono movimento e dinamicità.

A me i distopici piacciono molto perché trovo sempre stimolante immaginare contesti sociali (futuri ma non troppo) in cui le cose vanno diversamente da oggi e in cui avvengono fatti inquietanti, misteriosi, ingiusti, distorti, che incutono il giusto mix di angoscia, suspense e curiosità.

Ecco, avrei voluto provare un po' più angoscia e tensione narrativa; ho comunque apprezzato il ritratto di questa società americana in cui le persone contano solo in base al successo scolastico e professionale.

Si toccano temi come la discriminazione verso coloro che sono ritenuti più vulnerabili e problematici, il loro allontanamento o, addirittura, l'ipotesi di "sopprimere" i diversi, i possibili devianti, relegandoli in luoghi isolati che possono tramutarsi presto da scuole a laboratori in cui avvengono sperimentazioni o soluzioni drastiche per "eliminare i problemi"; la collettività è più importante del singolo e questi è sacrificabile se non  trova posto nel tipo di modello sociale/famigliare/professionale/educativo immaginato e perseguito.

Ho trovato interessanti tutti i riferimenti a personaggi e fatti reali, come la  American Breeders' Association e la teoria malthusiana.

Nel complesso, l'ho gradito, non posso dire che mi abbia mai annoiato e sono arrivata sino alla fine senza intoppi; ripeto, mi ha fatta stare sulle spine meno di quanto mi aspettassi e ho preferito un po' di più "Vox".

mercoledì 25 settembre 2024

LA RONDINE E I NARCISI di Scarlett Douglas Scott [ RECENSIONE ]

 

Il romanzo di Scarlett Douglas Scott (nome d'arte di Solange Mela), "La Rondine e i Narcisi", raccoglie in un unico volume l'inedito "Quando torneranno le rondini" insieme a "La Stagione dei Narcisi" e "Quando i narcisi fioriranno a dicembre" ed è ambientato negli anni del Congresso di Vienna (1815-1919), quando in Italia fiorivano le azioni rivoluzionarie dei Carbonari e in Inghilterra si era nel pieno dell'epoca Regency.


LA RONDINE E I NARCISI
di Scarlett Douglas Scott


Self publishing Amazon
2,99 (ebook)
17,00 (cart.)
417 pp
Agosto 2024
Nella prima parte del romanzo (ambientato per lo più a Londra) Rodhry Dunford, figlio del Barone Brecon, è un giovane avvocato che vive col severo e burbero padre e la sorella minore (la 15enne Betrys), quando non è in giro ad assolvere le proprie mansioni di agente governativo del Reggente (il principe di Galles).
È il 1815 e il giovane è in procinto di essere mandato, insieme al suo migliore amico, il Conte Damian Mersey, in Francia per infiltrarsi tra la nobiltà delle ambasciate europee e scovare spie e assassini, ricercati dalla Corona Britannica.

Ma prima di partire si prende l'impegno di mettere al sicuro la propria amante, la bella pittrice dalla folta chioma rossa, Vera Martin, artista di talento ma con scarse risorse economiche, cui il bel Rodhry fa (anche) da protettore e mecenate.
Per garantirle ancora protezione in sua assenza, il giovane invita Vera a soggiornare temporaneamente a Brecon Castle con la motivazione di dover realizzare un ritratto per Betrys.

Seppur dubbiosa, Vera acconsente e ha modo di trovare nella giovanissima sorella del suo amante una complice e un'amica.
Purtroppo, però, a palesare - col piglio sgradevole, scortese ed arrogante che gli appartiene da sempre e che lo rende odioso praticamente a chiunque - tutta la propria disapprovazione all'idea di avere in casa questa presunta artista, è Brecon padre, che non manca di trattare Vera con maleducazione dai primi momenti.

Da sempre in conflitto con la detestabile figura paterna, Rodhry ha con essa vivaci scambi di opinioni e, nonostante gli aspri improperi del genitore, parte per svolgere il compito affidatogli, convinto che a Brecon Castle tanto Betrys quanto Vera saranno al sicuro, in attesa del suo ritorno.

Non immagina quanto si sbaglia.

Di lì a poco, Vera lascerà improvvisamente e in tutta fretta la dimora dei Dunford, senza neppure salutare Betrys, che ci resterà molto male, avendo visto nella giovane pittrice un'alleata e una solare compagna, a fronte della vita noiosa tra le mura del castello e con la sola compagnia di un padre che verso di lei non ha mai mostrato né interesse né tanto meno amore.

Cosa spinge Vera a fuggire, letteralmente, da quella elegante abitazione nella quale avrebbe dovuto vivere al sicuro, in attesa del ritorno del suo Rodhry?

Come se non bastasse, le cose si mettono male per lo stesso Rodhry, che rischia la vita nel corso della battaglia di Ligny pur di portare a termine la missione affidatagli.
Anche Mersey - ingaggiato dal Reggente in quanto "osservatore" di tutti gli eventuali intrighi politici che rallentano le operazioni del Congresso di Vienna - è lì ma non riesce a convincere l'amico a seguirlo, così perdono le tracce l'uno dell'altro.

I guai non sono finiti però: alla povera Betrys accadrà un brutto incidente che stravolgerà la sua vita...

La seconda parte si apre in Italia e siamo nel 1819.
La giovane Sofia Arisi, figlia di mercanti italiani della borghesia milanese e promettente pittrice, è fidanzata con Roberto Benassi, un giovanotto dalle idee rivoluzionarie e legato alla Carboneria; proprio a causa delle idee politiche di libertà ed emancipazione dal dominio austriaco che anche l'Arisi condivide, la giovine è costretta prima a nascondersi in un convento e poi a fuggire dall'Italia, insieme alla madre Maddalena. 
Considerata una sovversiva e accusata di partecipare ai moti rivoluzionari, la bella e temeraria Sofia è ricercata anch'ella dalla polizia austriaca ma, grazie a fidati amici, riesce a fuggire in Inghilterra con l'apprensiva genitrice, ed entrambe cambiano identità, assumendo i nomi rispettivamente di Sophie e Madeleine de Chevaux.

Rifugiatesi presso un religioso, mamma e figlia si sentono, al momento, un po' più al sicuro; in Inghilterra Sofia/Sophie incontra un'affascinante e brava artista, Vera Martin (proprio quella Vera!), con cui instaura un legame d'amicizia, oltre di intesa artistica.

Ma, ancora una volta, Vera sparisce all'improvviso e Sofia ha modo di conoscere il Barone Rodhry Brecon...

Quando apprende che anche Sofia è un'aspirante pittrice - e che lei e l'invadente madre navigano in difficoltà economiche - la invita a soggiornare nel suo castello in Galles per dipingere il ritratto della sorella Betrys. Le due donne accettano, sollevate per questo aiuto che è, nella loro condizione, una manna dal cielo.

E se per Sofia è un modo per mostrare le proprie abilità artistiche, con la possibilità di arrivare ad esporre le proprie opere e, chissà!, poter vivere di quello, per Maddalena è invece la via giusta e favorevole per sperare di rientrare nel mondo della gente che conta, quella benestante, tutta abiti e merletti, ventagli raffinati e festicciole cui partecipare.

Quando poi, in casa Brecon, conoscono anche il simpatico e avvenente conte di Mersey, a Maddalena non par vero: vuoi vedere che ci scappa anche un matrimonio per la sua Sofia?

Certo, il cuore di Sofia parrebbe essere legato ancora a quel facinoroso di Benassi..., ma quella in Italia è ormai un'altra vita: è tempo di sistemarsi, di approfittare della situazione, farsi furba e pragmatica e sposare un gentiluomo come Damian, che tra l'altro mostra interesse verso Sofia.

Ma la ragazza ha un modo di ragionare differente da quello materno: la madre è una donna forte, testarda e, all'occorrenza, opportunista, che non esita ad approfittare di qualcuno con falsi sorrisi e scaltre manipolazioni pur di ottenere dei vantaggi per sé, anche se questo può significare ignorare i desideri e i sentimenti della figlia, che finora ha saputo solo portarle guai (con le sue strambe idee sovversive); per Maddalena, Sofia deve obbedire ai suoi voleri senza fiatare, abbandonare sogni sciocchi e romantici ed essere pratica.
Che importa se c'è o no un sentimento tra lei e il suo pretendente, Mersey? Ciò che conta è sposarlo e mettersi così in una posizione di privilegio e di sicurezza sociale ed economica.

Sofia non è così, non vuol vivere come una parassita approfittando della generosità altrui; non vuol essere una "mantenuta" né desidera legarsi a vita ad un uomo per il quale, al massimo, prova una sincera amicizia.

E se dicesse la verità?
E se finalmente mettesse giù la maschera indossata fino a quel momento e confessasse al suo benefattore - Rodhry, verso il quale comincia a provare emozioni che credeva di aver lasciato in Italia - la vera identità sua e di sua madre?
 

"...abbiamo indossato maschere che ci hanno costretto a essere per molto tempo ciò che non siamo. Ma abbiamo avuto la fortuna di incontrarci e io non posso più fare a meno di voi, del vostro sorriso e delle vostre profonde conversazioni sull’esistenza."

 

È un rischio che potrebbe portarla a perdere tutto e l'arrivo di un losco e pericoloso figuro la metterà con le spalle al muro.

"La rondine e i narcisi" è un romanzo che mescola sapientemente le vicende dei personaggi principali - e le loro relazioni di amore, amicizia, famigliari - con gli avvenimenti storici in cui sono coinvolti in modi più o meno diretti.

Amando molto la Storia, ed in particolare proprio il periodo in oggetto, durante la lettura - e, anzi, sin dalle prime righe - sono rimasta impressionata dall'accuratezza con cui l'autrice costruisce il contesto storico, e non potrebbe essere diversamente vista la sua importanza nell'influenzare la piega degli eventi che coinvolgono Rodhry, Mersey e Sofia.

Mi sono piaciute le due giovani donne artiste, Vera e Sofia, che dimostrano entrambe un bel carattere e il desiderio di prendere in mano la propria vita; certo, per Sofia non è facile diventare indipendente a causa del rapporto molto stretto con una madre invadente e manipolatrice, che tende a voler comandare la figlia come fa un burattinaio col proprio pupazzo; Maddalena è sicuramente dotata di un forte senso pratico e, seppur sinceramente desiderosa di proteggere la figlia, finisce per usarla al fine di spianare la propria strada verso il successo e il benessere socio-economico; è pronta a calpestare i reali desideri della ragazza pur di raggiungere i propri scopi.

Non sarà semplice, ma il destino darà a Sofia la possibilità di sciogliere questo legame di dipendenza con la madre e aprirsi all'eventualità di un nuovo amore, maturando così il coraggio di ribellarsi alle convenzioni e di far emergere la propria forza interiore e la propria personalità.

I narcisi (il fiore è l'emblema nazionale del Galles) sono presenti in tutte e tre le sezioni che compongono il romanzo e Vera, Sofia e Betrys sono in qualche modo tutte ammaliate (e accomunate) dalla bellezza di questi fiori dorati.

Ho apprezzato le note storiche a fine libro, che danno al lettore delle chiavi per comprendere con maggiore chiarezza alcuni elementi e particolari della storia.

Il romanzo di Scarlett D. Scott è stata una sorprendente rivelazione, l'ho apprezzato moltissimo da tutti i punti di vista - trama, stile, ambientazione, caratterizzazione dei personaggi, dialoghi, colpi di scena... -, e l'ultima parte ("Quando i narcisi fioriranno a dicembre") ha un finale aperto, a mio avviso, che fa pensare ad un seguito.
Beh, quanto meno io ci spero! 

Non mi resta che consigliarvi questo bellissimo historical romance, in cui troverete amore, un pizzico di avventura, amicizia, legami famigliari e riferimenti a precisi avvenimenti storici.


Note biografiche.

Scarlett Douglas Scott è il nome d’arte di Solange Mela, autrice di lungo corso presente nel mondo editoriale da vent’anni. Le sue prime pubblicazioni si concentrano sul genere noir/paranormale con la saga di Savanne in tre volumi, pubblicata prima con Effedue Edizioni e successivamente con Edizioni Domino. Contemporaneamente esordisce con una raccolta di racconti storici ambientati nella provincia di Piacenza che accentrano l’attenzione sulla famiglia Scotti Douglas, opera che le avvale il Premo di Autore dell’anno 2008, medaglia d’argento e Laurea ad Honorem rilasciata dall’Accademia  Internazionale “Francesco Petrarca” di Viterbo.. Nel 2006 fonda la casa editrice Domino, pluripremiata dal Premio Cittadella e Premio Italia per le opere di genere Fantasy e fantascienza, attiva fino a dicembre 2013. Segue i corsi avanzati di scrittura creativa, sceneggiatura e storytelling condotti da Alessandro Forlani, e i corsi di diritto editoriale dell’Agenzia Letteraria Herzog. Da febbraio 2023 dirige la Collana Editoriale Milos per Pubme.

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