lunedì 14 ottobre 2024

Viaggiare leggendo... a Salem

 

L'ultimo romanzo terminato e recensito sul blog è LA RAGAZZA CHE RUBAVA LE STELLE dell'autrice statunitense Brunonia Barry, che è solita ambientare le proprie storie nella località in cui vive, vale a dire Salem, in Massachussets.


Diamo insieme un'occhiata al "dietro le quinte" del romanzo, con particolare riferimento proprio a Salem (definita dalla Barry "città di streghe e di pirati") e dintorni.


SALEM

Fondata nel 1626, sei anni dopo lo sbarco dei pellegrini a Plymouth, è celebre soprattutto per i processi alle streghe che si tennero tra il 1692 e il 1693.
link


In seguito alle accuse di un piccolo gruppo di ragazze, centinaia di persone innocenti furono  imprigionate in quanto ritenute in combutta col diavolo; decine di esse vennero condannate a morte per stregoneria.


Tutto ebbe origine dalla novenne Betty Parris e da sua cugina Abigail Williams, di 11 anni, che da un certo momento  iniziarono a comportarsi in modo molto strano: strisciavano sul pavimento, si nascondevano sotto i mobili, si contorcevano, urlavano e lanciavano oggetti; non sapendo trovare una causa logica a tali comportamenti (dopo un attento esame medico), essi furono attribuiti a stregoneria.

Quando il pastore Samuel Parris chiese alla figlia e alla nipote chi avesse praticato loro l'incantesimo che le tormentava, le ragazzine menzionarono altre donne - Sarah Good, Sarah Osborne e Tituba, la schiava e domestica dei Parris - e ben presto il villaggio di Salem fu preso da una vera e propria isteria collettiva, che diede il via alla caccia alle streghe.
Secondo la documentazione del'epoca, furono impiccate diciannove persone (la ventesima vittima morì a causa della tortura dello schiacciamento del corpo con i pesi), ma altre morirono in prigione in attesa del processo e oltre duecento persone ebbero la reputazione irrimediabilmente rovinata. 

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Purtroppo, nessuno degli accusatori rese mai conto o pagò per le proprie calunnie.

Già nel 1695 i magistrati di Salem furono aspramente criticati per aver perseguitato e condannato a morte degli innocenti e tra il 1700 e il 1703 furono presentate istanze per l'annullamento delle condanne e la riabilitazione degli imputati; nel 1711 fu autorizzato il risarcimento alle famiglie delle persone uccise ingiustamente.




BAKER'S ISLAND

Baker's Island (l'origine del nome non è nota) è situata nel porto di Salem, a quattro miglia dal molo di Salem Willow e a tre miglia da Marblehead; è lunga mezzo miglio e larga un terzo di miglio e comprende 55 acri ed è famosa per il suo faro utilizzato per la navigazione.
Nel 1678 la città affittò l'isola a un certo John Turner, che vi costruì una casa estiva. L'isola rimase alla famiglia Turner fino al 1770; ai nostri giorni, ci sono circa 60 case estive su quest'isola privata.


(https://pin.it/2Wxpomrli)




Curiosità: L'isola di Smuttynose

"...fu menzionata l'isola di Smuttynose, un altro narratore si fece avanti per raccontare dei famosi omicidi che vi erano stati commessi con un'ascia nel lontano 1873. Due donne erano state massacrate sull'isola, mentre una terza era riuscita a sfuggire all'assassino nascondendosi fra le rocce fino al mattino dopo. Il fatto aveva ispirato molti libri, fra i quali il best seller Il peso dell'acqua di Anita Shreve...".


C'è un passaggio del romanzo in cui vengono citati gli omicidi avvenuti nell'isola di Smuttynose; menzione che mi ha incuriosita e che mi ha spinta a cercare notizie in merito.

L'isola in questione è situata al largo della costa del New Hampshire, nel Maine, ed è parte di un arcipelago di nove piccole isole, meglio note come Isole di Shoals.
 
Le due donne, vittime di una feroce mano assassina, erano Karen  Christensen e sua cognata Anethe (moglie del fratello Ivan), di origine norvegese.

Karen era la sorella di Maren, a sua volta sposata con John Hontvet; la coppia era emigrata dalla Norvegia negli Usa in cerca di fortuna; a loro ben presto si unirono la sorella di Maren, Karen, il loro fratello Ivan (con la moglie Anethe) e il fratello di John, Matthew.
Questa bella famigliola viveva di pesca e nel 1872 accolsero in casa un pescatore di nome Louis Wagner che, in cambio di vitto e alloggio, faceva dei lavoretti per gli Hontvet.

La notte del 5 marzo 1873 John, Matthew ed Ivan, per ragioni di lavoro, dovettero assentarsi da Smuttynose, per cui non tornarono a casa e le loro mogli restarono da sole, senza gli uomini.

Louis Wagner era rimasto a terra e pare che quel giorno avesse chiesto a John più volte se realmente non avrebbe fatto rientro quella sera.

Avendo saputo che il marito avrebbe come minimo fatto tardi, Maren lasciò la cena in caldo per gli uomini e si mise a letto; così fecero anche la sorella e la cognata, senza però assicurarsi di chiudersi bene dentro.

Ma nel corso della notte un estraneo entrò in casa e non era né John, né Ivan e né Matthew, tant'è che il cane abbaiava furiosamente.

Proprio mentre Karen urlava al cane di smettere di abbaiare, sentì sua sorella gridare “John mi sta uccidendo” (il che, ovviamente, farebbe pensare che colui che poi verrà accusato, cioè Louis Wagner, non c'entri nulla con gli omicidi).

Maren e Anethe dormivano in una stanza al piano inferiore, mentre Karen, in visita da Appledore, dormiva su un letto fatto con delle sedie in cucina vicino alla stufa.

Louis Wagner si intrufolò nell'abitazione degli Hontvet verso le 1:07 di notte.

Al sentirla urlare, Maren cercò di raggiungere Karen, ma l'assassino aveva bloccato la porta con un bastone; anche Anethe fu colpita (con un'ascia) mentre era corsa fuori per fuggire, e Maren la sentì gridare "Louis. Louis. Louis".

Maren poi riuscì a raggiungere sua sorella Karen, che però era ferita gravemente e non poteva scappare, cosa che fece Maren, uscendo dalla finestra a piedi nudi assieme al cane appena in tempo. 
Louis, infatti, era lì lì per raggiungerla ma ottenne solo di colpirla con una sedia.
Da lontano, riferì  Maren, vide una lanterna accendersi in casa, poi udì le ultime grida di Karen.

La sopravvissuta si nascose tutta la notte dietro delle rocce e in seguito accusò il pescatore Louis Wagner del duplice omicidio.
L'uomo fu condannato a morte per impiccagione e la condanna fu eseguita nel giugno 1875.
Si dichiarò innocente fino all'ultimo istante e in tanti, sia a quel tempo che successivamente, credettero alla sua innocenza.

Adesso sono curiosa di leggere Il peso dell'acqua.


E per oggi è tutto ^_^





Siti consultati:

venerdì 11 ottobre 2024

LA RAGAZZA CHE RUBAVA LE STELLE di Brunonia Barry [ RECENSIONE ]



Zee è una psicoterapeuta con una situazione famigliare da sempre complicata; quando un tragico evento in ambito professionale sembra coincidere con un altro personale (accaduto quindici anni prima), la donna va in crisi, non sa più ciò che vuole e cosa la fa stare bene.
Ha bisogno di ritrovare la sua bussola interiore e di imparare a leggere e affrontare ciò che le accade cercando di non smarrire la strada, proprio come i naviganti si orientano in mare aperto anche solo guardando le stelle in cielo.



LA RAGAZZA CHE RUBAVA LE STELLE
di Brunonia Barry



Garzanti
trad. A. Mantovani
396 pp
Zee Finch vive a Boston con il suo fidanzato Michael e lavora come psicoterapeuta presso lo studio della psicologa e sua amica Liz, presso la quale in passato è stata in analisi.

Quando Zee aveva tredici anni, sua madre Maureen si tolse la vita, dopo aver trascorso anni tormentati in balia del  disturbo bipolare da cui era affetta; il matrimonio tra i suoi genitori non è stato dei più felici e, nonostante non si fossero mai lasciati, negli ultimi tempi (prima che Maureen si suicidasse) tra i coniugi c'era freddezza e distanza, anche perché il padre di Zee (un intellettuale molto colto, amante della letteratura ed in particolare di Hawthorne) aveva il cuore impegnato per un'altra persona...

Adesso, dopo tanti anni da quell'evento che ha sconvolto la sua vita e l'ha influenzata (la scelta di dedicarsi agli studi in psicologia non è stata di certo casuale), Zee potrebbe ritenersi una donna ormai risolta, sufficientemente equilibrata e serena.
Se non fosse che... nulla sta andando per il verso giusto, ultimamente.

Il rapporto con Michael (l'uomo perfetto, a detta di chiunque lo conosca) si sta sgretolando e lei non è più sicura di volerlo sposare.
Suo padre ha il Parkinson, non fa che aggravarsi di settimana in settimana e l'incubo dell'Alzheimer è dietro l'angolo, con tutto ciò che questo comporta.
Sul lavoro, accade una tragedia inaspettata che getta - al pari del suicidio materno - Zee in un vortice di confusione e crisi esistenziale e professionale: una sua paziente (Lilly Braedon, giovane madre e moglie) si toglie la vita.

Questo suicidio la riporta indietro nel tempo perché Zee vede in Lilly delle analogie con la personalità della propria madre.
Lilly era una ragazza con trascorsi difficili e che, nel corso delle sedute, le aveva confidato di avere una relazione adulterina con un uomo che, però, non era proprio uno stinco di santo.


Zee comincia a maturare dei dubbi su cosa possa essere realmente accaduto alla sua paziente e cerca di vederci chiaro: fare luce sulla morte di Lilly diventa un'opportunità per capire la verità sul proprio passato irrisolto, sul tipo di legame che univa i suoi genitori.


Zee deve affrontare questo percorso da sola, ma in realtà non può non chiedere aiuto quando ne ha bisogno: il suo capo Liz, che è anche sua amica e confidente, resta un importante punto di riferimento per la donna, che confrontandosi con l'altra ha modo di riflettere su stessa, sul proprio rapporto con la figura materna (i desideri di Maureen, i suoi malesseri, quanto la sua malattia psichiatrica ha inciso sulla crescita e sulla personalità di Zee, che era solo una bambina...) e di interrogarsi sulle proprie reazioni, su ciò che desidera per sé stessa; c'è Melville, un "amico speciale" del padre, che è anche tanto caro alla stessa Zee, come una seconda figura paterna su cui lei sa di poter fare affidamento in ogni situazione e per ogni difficoltà.

E poi, a un certo punto, le stelle le mettono sul cammino un giovanotto affascinante che lavora su una nave nella baia della magica e affascinante Salem (la città delle streghe e dei pirati) e che diventa importante per lei, anche in vista della "soluzione" della morte di Lilly.


"La ragazza che rubava le stelle" è un romanzo che parte un po' lentamente per diventare più interessante via via, quando man mano ci addentriamo nei particolari della storia famigliare e personale della protagonista e quando viene fatta chiarezza sulle complesse dinamiche in cui era coinvolta Lilly.

Mi è piaciuta l'ambientazione perché Salem è sicuramente una località con una storia intrigante e ricca di fascino, e lo sono anche i riferimenti alla navigazione e al sapersi orientare in mare tramite le stelle; ho apprezzato pure l'attenzione alle relazioni famigliari, in special modo, al legame figlia-madre (con quest'ultima affetta da gravi disturbi psichiatrici), a quello figlia-padre (con un padre tormentato da sensi di colpa e che sviluppa negli ultimi anni una malattia degenerativa, che gli toglie forze fisiche e mentali), al legame psicologo-paziente.

Un romanzo che avevo in libreria da anni e che ho trovato piacevole; certo, la prima metà del libro non posso dire di averla divorata, anche perché, come dicevo, la trama si fa più vivace e imprevedibile man mano; mi è piaciuta comunque la scrittura dell'autrice: evocativa, profonda (come lo sono i suoi personaggi, per nulla banali e, anzi, molto complessi e sfaccettati), con elementi originali e avvincenti.

Promosso :)

giovedì 3 ottobre 2024

ELIZABETH di Ken Greenhall [ RECENSIONE ]



Sensuale, distaccata, razionale e cinica: la giovanissima protagonista di questo romanzo è una 14enne disinibita, che non si comporta in modo consono alla sua età, ma intesse relazioni con gli adulti come se lei stessa lo fosse.
Una Lolita dark, una moderna strega priva della spensieratezza e dell'incoscienza che dovrebbero caratterizzare i suoi anni e che vive ogni giorno con lo sguardo indagatore di chi pesa, analizza, giudica e condanna tutti coloro che le sono attorno.


ELIZABETH
di Ken Greenhall





Adelphi
173 pp
trad. M. Pareschi
"Mi chiamo Elizabeth Cuttner e ho quattordici anni. (...) Sono venuta ad abitare dalla nonna più o meno un anno fa, dopo aver ucciso i miei genitori.  Non vorrei sembrarvi senza cuore. Lasciate che vi spieghi".


Così si presenta a noi lettori la protagonista: come un'assassina.
E non solo: da subito avvertiamo, nelle sue parole, un'autoconsapevolezza da adulta, di chi ha imparato a parlare con disarmante lucidità di sé e degli altri senza timore di descriverne i lati oscuri, torbidi, i pensieri perversi, le azioni sconce, i sorrisi lascivi.

Elizabeth ha tredici anni quando, nel corso di una normale vacanza con mamma e papà nello chalet di famiglia sul Lake George, nello stato di New York, resta orfana di entrambi i genitori nello stesso giorno.
Quello che inizia come un giorno qualunque, infatti, si veste di tragedia: i suoi genitori vanno a fare un giro in barca con lo zio James (fratello del padre e... amante di Elizabeth...) e si rifiutano di portare con loro la figlia; ebbene, i due coniugi non faranno più ritorno, perché moriranno tragicamente proprio durante quel pic-nic.

Verrebbe da chiedersi, allora: perché Elizabeth si prende la colpa della loro morte?

Prima che accada la tragedia, un fatto inquietante coinvolge e stravolge per sempre l'esistenza di Elizabeth, indirizzando da quell'istante la sua vita, i suoi pensieri, i suoi progetti.

Nel guardarsi allo specchio della propria camera, la ragazza vede riflessa non la propria immagine bensì quella di una donna a lei sconosciuta.
La figura si chiama Frances e comincia a parlarle con voce tenera e suadente e a fissarla con uno sguardo intenso e ammaliante.

"Mi vedi perché siamo della stessa stirpe (...). Sono venuta a insegnarti delle cose su te stessa. Sono venuta a offrirti dei poteri. Accetti?"
"Sì, Frances. Credo di sì."

Da questo surreale e sovrannaturale incontro con la Frances rinchiusa nello specchio, la ragazzina comincerà ad assumere comportamenti strani, sinistri, frutto della convinzione di appartenere ad una famiglia di streghe, di donne con poteri ultraterreni, capaci di lanciare malefici e di decidere le sorti altrui solo con l'intenzione, solo desiderandolo.

Ma allora in che modo lei è responsabile della morte dei suoi genitori?


Libera di vivere come desidera, senza più tra i piedi quei due adulti volgari e piatti, Elizabeth si trasferisce dalla nonna paterna, la quale vive in un’antica dimora coloniale a Manhattan insieme allo zio James, alla moglie di lui (Katherine) e al loro unico figlio (Keith). 
A questo già strambo nucleo famigliare si unisce l'istitutrice, Miss Barton, assunta per dare lezioni alla piccola orfanella, non ancora pronta per tornare a scuola.
Miss Barton è una donnina dallo stile e dalla personalità insignificanti, molto volubile e impressionabile e, soprattutto, emotivamente insicura, tanto da sentirsi costantemente in imbarazzo con tutti: con James, sempre così sicuro di sé e pronto a fare il cascamorto con qualsiasi essere respiri; con Katherine (tra le due sembra nascere una certa complicità) e con la stessa Elizabeth, dalla quale si sente soggiogata, non riuscendo ad imporre la propria autorevolezza ma, anzi, mostrando una debolezza tale da incoraggiare  la scaltra adolescente ad usarla per manipolarla.

In questa tetra casa, lei e i suoi famigliari si muovono come degli ambigui figuranti coinvolti in dinamiche relazionali torbide, innaturali, che mettono addosso al lettore quasi una sensazione di disagio, come se stesse assistendo a una commedia sordida in cui si incrociano  elementi erotici e paranormal, dove la consapevolezza di Elizabeth di essere sensuale, seduttiva e conturbante è figlia delle capacità occulte delle proprie ave.
La ragazza discende, infatti, da una genìa di fattucchiere e lei stessa maneggia con naturalezza i tipici "strumenti" delle streghe - rospi, serpenti, specchi, gatti, marchi sul corpo, incantesimi... - e sarà proprio l'antenata dello specchio, Frances, a svelarle i segreti dell’arte magica.

Attraverso le perfide indicazioni dettate dalla defunta, un senso di onnipotenza investirà Elizabeth facendo sì che si diverta ad esercitare con spietatezza e freddezza i propri poteri, mossa dal delirante obiettivo di affermare la propria natura di strega.

Qualcuno cercherà di distoglierla dai propri scopi e di convincerla a rifiutare questa malvagia eredità lasciatale dalle antenate, ma il male è ormai entrato nella mente della ragazza, travolgendola completamente.

Un romanzo breve che si lascia leggere con sufficiente piacere per la prosa elegante e le atmosfere gotiche, "da horror", anche se siamo a un livello molto soft (del resto, per leggerlo io... ^_^ ), nel senso che vi sono elementi del genere ma non vengono sviluppate situazioni di vero e proprio orrore.
L'autore gioca più che altro su questo clima cupo, sovrannaturale, inquietante, in cui si respira una sottile tensione e in cui i personaggi sembrano quasi paralizzati da una forza oscura che li rende delle comparse, dei pupazzi senz'anima e senza volontà.
L'unica ad avere fin troppa personalità e le idee chiare è la protagonista, che - proprio perché ha solo 14 anni - mi ha trasmesso sensazioni di fastidio per il suo modo di fare da adulta, per la noncuranza con cui si concede allo zio, per il glaciale distacco con il quale guarda le persone attorno a sé, priva di qualsiasi slancio di affetto e di emozioni.

Che dire?
C'è  un che di intrigante in questo libro ma, allo stesso tempo, mi è mancato qualcosa, nel senso che mi è piaciuta l'atmosfera gothic ma a livello di trama avrei preferito una maggiore sostanza.


martedì 1 ottobre 2024

SETTEMBRE 2024, TRA LETTURE E SERIE TV

 

Buon 1° ottobre, lettori!

Siamo nel piano della mia stagione preferita, l'autunno, di cui amo i colori, i profumi, le temperature, forse solo la pioggia l'amo un po' meno (ma solo se sono costretta a mettere il naso fuori casa).

Eccomi con le mie letture di settembre.

(pinterest)

1. LA CLASSE di C. Dalcher: distopico - immaginiamo un tempo futuro in cui a contare sia solo il successo scolastico e nella società non sia ammessa alcuna fragilità o imperfezione (4/5). SE CERCHI UN DISTOPICO SCORREVOLE.

2. LA RONDINE E I NARCISI di S. Douglas Scott: historical romance/Regency: le vicende personali e sentimentali di uomini e donne alle prese con un momento storico complesso (5/5). SE AMI IL ROMANCE CON UNO SFONDO STORICO DETTAGLIATO E ACCURATO;

3. LA PROMESSA di F. Dürrenmatt: giallo svizzero dal ritmo cinematografico su come ogni poliziotto che si rispetti ha un caso che l'ossessioni, almeno una volta nella vita (4.5/5). ADATTO A CHI VUOL LEGGERE UN GIALLO BREVE E COINVOLGENTE;

4. IL CUORE DEGLI UOMINI di N. Butler: narrativa americana - i valori dello scoutismo incarnati da un ragazzo/uomo per cui la lealtà e l'onestà sono tutto (4.5/5). SE CERCHI UN ROMANZO DI FORMAZIONE DALLE NOTE MALINCONICHE;

5. BLACK BLUES di A. Locke:  poliziesco/soft thriller in cui il Texas Ranger protagonista si muove in un contesto razzista e corrotto (4.5/5). LEGGILO SE HAI GIA' LETTO TEXAS BLUES.

6. ELIZABETH di K. Greenhall: paranormal - breve romanzo con protagonista una ragazzina conturbante e disinibita, fiera discendente di una generazione di donne con poteri sovrannaturali (3.5/5). SE CERCATE UNA LETTURA INQUIETANTE E UN PO' GOTICA.



READING CHALLENGE

Per il mese di settembre ho scelto l'obiettivo RILETTURA/VARIAZIONE DI UN MITO, con 

7.MOONSHINE IN THE DARKNESS di Èclipseparanormal romance/retelling del mito di Ade e Persefone (3,5/5). PER CHI CERCA UNA LETTURA ROMANTICA.


Sul fronte serie tv, vi ho consigliato:

THE 8 SHOW, k-drama in stile Squid game (con rilevanti differenze, però);
THE FIVE, thriller poliziesco che parte dalla sparizione di un bambino per poi aprirsi a diversi scenari ricchi di colpi di scena;
THE  GLORY, k-drama a tema bullismo e vendetta, di cui ho visto la seconda parte della prima stagione;
PYRAMID GAME: teen drama sempre coreano e sempre a tema bullismo a scuola.


E questo è il mio settembre ^_-

Voi avete avuto delle belle letture? Avete film o serie da consigliarmi?

Baci sparsi.

domenica 29 settembre 2024

THE 8 SHOW || THE GLORY || THE FIVE [ Serie Tv ]

 

Oltre a Pyramid game, ho da consigliarvi altre tre serie tv, di cui due - indovinate un po'? - coreane.


THE 8 SHOW


Questa serie sta facendo molto parlare perché pur ricordando - per tematiche e tipologia - la celebre 
 Squid game (>> QUI <<), ha elementi che la differenziano da essa e, per certi versi, la rendono forse anche più inquietante.

Alla base c'è una situazione simile: un giovane uomo, indebitato fino al collo, accetta di partecipare a un programma misterioso e incontra dei compagni di gioco mai visti prima.

In questo caso, come si evince dal titolo, si tratta di otto giocatori, tutte persone diverse l'una dall'altra per estrazione sociale e carattere. Essi si ritrovano in un edificio che, oltre ad avere un piano terra comune a tutti (in cui si notano giostrine per bambini, una piscina finta e altre attrazioni non effettivamente utilizzabili ma che fanno più che altro da abbellimento), consta di otto appartamenti.

Come emerge man mano che gli episodi procedono, ciascuno degli otto ha scelto autonomamente e inconsapevolmente la chiave dell'appartamento in cui soggiornare.
Se l'appartamento del piano N.1 è piccolo quanto uno sgabuzzino, il N.8 è quasi un monolocale, lussuoso e dotato di comfort.

Le otto persone che hanno accettato di giocare non conoscono i nomi le une delle altre e per tutta la durata dello show si chiameranno col numero dell'appartamento.

I giocatori ricevono - tramite un ascensore - il cibo ogni giorno e hanno anche l'opportunità di acquistare beni e oggetti di cui necessitano, il cui costo viene scalcolato dalla somma di danaro (ripostata su un contatore digitale appeso a una parete di ogni camera) che potrebbero vincere, a fine gioco (e che aumenta di minuto in minuto).

In cosa consiste il gioco?
A differenza di Squid game, qui non ci sono delle prove da affrontare o giochi da fare in gruppo, ma una verità appare evidente, dopo un po': più tempo trascorrono nell'edificio, più guadagnano denaro.
Quindi la somma da vincere dipende dall'accumulare sempre più tempo.

Inizialmente, gli otto giocatori immaginano che sia una specifica azione da compiere che permetta  loro di guadagnare tempo (e soldi), ma  dopo qualche ora capiscono che quella strategia ha smesso ben presto di funzionare.

Come fare per aumentare il tempo così da restare più giorni e cercare di uscire da lì con un montepremi consistente?

I concorrenti cominciano a chiedersi: se è vero che stanno partecipando ad un gioco, allora c'è anche qualcuno che li guarda? Del resto, vi sono telecamere ovunque, tipo Grande Fratello,  e a qualcosa dovranno pur servire, no?


I giocatori dei piani superiori decidono di potersi comportare da privilegiati rispetto ai piani inferiori e, proprio perché sono "in alto", hanno il diritto di comandare, di essere "su" nella gerarchia sociale dello show e di sfruttare gli inferiori affinché si diano da fare per assecondare il meccanismo perverso che sta alla base del gioco.

Una volta riflettuto e compreso quale esso sia, ha inizio il caos.

Ciò che incomincerà a prendere forma è qualcosa che vi farà innervosire come non mai, perché lo show diventerà grottesco, agghiacciante, crudele, in cui ci sono dei prepotenti che tengono sotto scacco i compagni più "deboli" e sono pronti a trattarli con sadismo e malvagità pur di ottenere ciò che vogliono: inscenare momenti di intrattenimento e divertimento.


I concorrenti dei piani inferiori riusciranno a far valere i propri diritti e a ribellarsi?


Solo su una certezza essi possono confidare: 
nessuno deve morire, 
altrimenti il gioco si interromperebbe 
e addio vincita finale.

Disperazione, rabbia, inganni, voltafaccia, suppliche, pianti, minacce, torture...: avviene di tutto e il senso di impotenza che si prova sale tanto quanto il montepremi.

Perché ho detto che è, in un certo senso, peggio di Squid game?
Perché mentre lì è evidente da subito che i giocatori sono tutti contro tutti in quanto vincerà solo una persona, in The 8 show comunque vincono tutti per cui qualsiasi azione, compiuta al fine di far salire i soldi, è dettata dalla pura avidità, dalla voglia di tiranneggiare sugli altri, di vederli strisciare ai propri piedi, di sentirsi onnipotenti.

Ci sarebbero tante considerazioni da rilevare, mi limito ad esprimerne alcune: 
  • come sempre ho riscontrato nei k-drama, non manca anche qui la tematica delle differenze socio-economiche tra le persone, il divario tra ricchi e poveri, che esiste nella società e si riflette pari pari nella piccola comunità che partecipa al gioco;
  • si è amici e alleati fino a quando conviene, ma se c'è da tradire per salvarsi la pelle, ben venga; il che vuol dire che, in realtà, non ci si può fidare di nessuno perché...
  • anche la persona che, nella vita di ogni giorno, dimostra di possedere un temperamento mite, se messa davanti alla possibilità di soffrire o morire, può adottare condotte moralmente discutibili per sopravvivere in un contesto particolare, stra-ordinario e in cui s'è creata una netta separazione tra i forti e i deboli;
  • quando uno è un miserabile, un poveraccio sull'orlo della disperazione, pur di risollevarsi (in questo caso, di racimolare quanto più danaro possibile) è disposto ad accettare  di infilarsi in un tipo di situazione con molteplici incertezze e incognite (per la serie: tanto più in basso di così, non posso andare).

È una serie che si beve tutta in un sorso perché si ha voglia di proseguire di puntata in puntata, vincendo la sensazione claustrofobica provocata dal fatto che  da quel maledetto edificio non è possibile né uscire quando si vuole né chiedere aiuto; in pratica, siamo come un pubblico invisibile, voglioso di continuare a guardare esseri umani che si fanno del male, aspettando di capire fino a che punto i concorrenti saranno disposti ad arrivare per soldi e in che modo i giocatori dalla personalità più pacata, dai valori più nobili, si comporteranno verso i prepotenti.

Bella, mi è piaciuta proprio per le emozioni che mi ha fatto provare mentre la guardavo; i colpi di scena ci sono e sino all'ultima scena è bene stare attenti e non fermarsi ai titoli di coda ^_-

Il finale si presta a più di una interpretazione e potrebbe far pensare ad un seguito ma, son sincera, ancora non mi informo se sia o meno prevista la seconda stagione.



La seconda serie che vi menziono l'ho già consigliata, in verità >> QUI <<; in pratica, vi confermo che vale la pena guardarla.

venerdì 27 settembre 2024

LA CLASSE di Christina Dalcher [ RECENSIONE ]



Immaginiamo una società in cui l'unica cosa che davvero conta sia il quoziente intellettivo, in base al quale viene deciso il tuo presente e, soprattutto, il tuo futuro.
In un mondo del genere, in cui l'obiettivo ultimo è la costruzione di famiglie perfette, cosa ne è delle cosiddette "mele marce"? Di coloro che sfuggono a tale modello di perfezione e che non riescono - per ragioni differenti - a raggiungere gli standard stabiliti dal governo?



LA CLASSE 
di Christina Dalcher



Nord Ed.
trad. B. Ronca
416 pp


Elena Fairchild è una donna che ha superato i 40 anni, madre dell'adolescente Anne e della novenne Freddie, e moglie di Malcom, vicesegretario nel Dipartimento di istruzione.

Siamo negli Stati Uniti, in un tempo non specificato ma, siamo portati a pensare, per nulla lontano dal nostro.

La scuola americana si sta sempre più dirigendo verso un sistema educativo che non prevede falle, che non accetta alunni mediocri né ammette disabilità fisiche o intellettive.
C'è posto solo per le menti brillanti, per coloro che si impegnano e raggiungono il massimo dei traguardi.

Una scuola in cui gli studenti migliori non vengono rallentati dalla presenza in classe di compagni meno bravi o, peggio ancora, di quelli che disturbano, magari con comportamenti da bulli. 

Adesso ciò che importa è solo il Q, un quoziente numerico calcolato sulla base di test e sulla condotta, che determina l'istituto da frequentare: gli alunni più intelligenti vengono ammessi nelle impegnative Scuole Argento, che assicurano l'ingresso ai college più esclusivi, mentre gli studenti normali rimangono nelle Scuole Verdi. 

Chi, invece, per sua sfortuna, è stupido o quasi, viene addirittura allontanato dalla famiglia e portato nelle Scuole Gialle, delle strutture isolate dove imparano le materie di base e la disciplina. 
E in cui se ne stanno per conto loro, a debita distanza dai "normali".

La scuola è altamente competitiva, non sono consentite battute d'arresto né gli studenti che hanno preso un voto eccellente all'ultima verifica possono permettersi il lusso di rallentare o adagiarsi sugli allori, anche perché le verifiche vengono ripetute ogni mese.

E per qualcuno può essere una tragedia rendersi conto di non aver dato il massimo e di rischiare di "retrocedere".

È il caso della piccola Freddie: la bambina odia il clima ansiogeno che si è creato in classe, la fa sentire troppo sotto pressione e lei non è emotivamente pronta a gestire quest'ansia crescente, che si rinnova ed aumenta ad ogni maledetta verifica.

Elena - insegnante di discipline scientifiche - ha partecipato alla creazione del sistema Q quando era convinta che potesse rivelarsi la chiave per una società più equa, più giusta, atta a valorizzare le capacità e le inclinazioni di tutti e di ciascuno.

Da docente e da mamma, ella comprende il malessere emotivo e psicologico della figlia ma le sue rassicurazioni servono a ben poco, soprattutto quando il Q della sua secondogenita si abbassa sotto una soglia che significa solo una cosa: scuola gialla.
E questo è un dramma perché, dopo alcuni anni come insegnante in una Scuola Argento, ha notato come dalle Scuole Gialle non si torni indietro...

Come mai? Possibile che gli alunni che "retrocedono" non abbiano modo di migliorare e avanzare nuovamente?

Elena non è indifferente a ciò che le accade intorno e vede bene come i genitori ormai temano quell'autobus che passa di casa in casa il giorno successivo all'esame e che, in base al colore, sancirà il destino dei loro figli. 

E ora che la sua bambina ha ottenuto un risultato troppo basso, Elena sa che le verrà portata via, che verrà trasferita in un istituto lontano centinaia di chilometri da lei e che potrà farle visita poche volte all'anno.

Suo marito sembra assolutamente impassibile a ciò cui sta per andare incontro la figlia minore; del resto, c'è la primogenita a dargli soddisfazione: Anne è tra le prime della classe, è competitiva, si impegna nello studio e non ammette fallimenti nel suo percorso scolastico.
In pratica, è sulla strada della perfezione come suo padre.

Elena, invece (crede Malcom), è sempre stata meno forte e determinata, in questo senso; in fondo in fondo, è solo una sentimentale e questo le porterà solo guai.

In effetti,  i guai cominciano ad arrivare quando la donna decide di seguire Freddie in Kansas: si fa bocciare al test Q per insegnanti e viene mandata nella stessa Scuola Gialla della figlia. 

Lì scopre che le persone  non sono che numeri e che del loro benessere e del loro ritorno in società non importa a nessuno.

"Abbiamo sempre fatto così, noi esseri umani. Dividiamo in categorie, facciamo confronti e troviamo modi per separarci in squadre, come fanno gli studenti durante l'ora di ginnastica. Io scelgo lei, diciamo. Ma non lui.
Qualcuno resta sempre indietro, sul fondo del barile, l'ultimo a essere scelto.
Ci si aspetterebbe che da adulti certe cose cambino."

A cosa servono realmente le scuole gialle?
Chi vi entra? Ci vanno davvero solo i ragazzi che falliscono nelle verifiche?
E se ci fossero altri inquietanti criteri di selezione, in base ai quali alcuni vengono giudicati "non idonei" e quindi mandati via, lontano dalle classi e dalle famiglie perfette, che tali devono restare?

Elena è risoluta a volersi riprendere Freddie e a scoprire cosa c'è dietro questo sistema d'istruzione, del quale suo marito fa parte e dal quale lei, invece, vuole uscire, avendo subodorato che qualcosa non quadra.

Grazie ai continui flashback, conosciamo meglio la protagonista, il suo presente e il suo passato, il modo in cui, quand'era giovanissima, è cambiata per non essere una perdente, per poter far parte della cerchia degli studenti popolari e non confondersi con i reietti e gli emarginati.
Apprendiamo delle scelte fatte in gioventù, che a quel tempo sembravano sensate e accorte, ma che con gli anni si sono rivelate deleterie per la sua stessa felicità (una fra tutte: sposare Malcom).

Attraverso il suo sguardo critico, vediamo come la società in cui vive pretenda di mostrare una "bellezza senza rughe "che non ha e che, soprattutto, si vorrebbe costruire sulle discriminazioni, sull'allontanamento (e quindi il rifiuto, la non accettazione) di chiunque sia "diverso" (o presunto tale), o "minorato" o "deviato", insomma non allineato ai nuovi dettami e regole sociali.

Grazie anche alle pressioni della propria famiglia d'origine (la nonna ha conosciuto l'orrore di cui l'uomo è stato capace durante gli anni del secondo conflitto mondiale), Elena apre sempre di più gli occhi ed è pronta a tutto - anche a mandare all'aria un matrimonio con un uomo divenuto sempre più cinico e senza scrupoli e che lei non ama più, anche a rischiare la propria incolumità - pur di salvare la propria bambina più fragile e pur di smascherare gli orrendi e amorali scopi che si prefiggono coloro che stanno lavorando per rendere la società priva di imperfezioni, in cui non ci sia più posto per gli individui bisognosi e deboli che sporcano l'immagine dell'americano perfetto e felice.


La classe è un distopico che definisco "soft", nel senso che per gran parte della trama non dona grossi sussulti e patemi d'animo, anzi procede a un ritmo abbastanza calmo, che si fa incalzante più che altro nei capitoli finali.
La lettura, per quanto mi riguarda, è andata avanti fluida grazie ai capitoli relativamente brevi, alla presenza di molti dialoghi e ai passaggi dall'oggi al prima che conferiscono movimento e dinamicità.

A me i distopici piacciono molto perché trovo sempre stimolante immaginare contesti sociali (futuri ma non troppo) in cui le cose vanno diversamente da oggi e in cui avvengono fatti inquietanti, misteriosi, ingiusti, distorti, che incutono il giusto mix di angoscia, suspense e curiosità.

Ecco, avrei voluto provare un po' più angoscia e tensione narrativa; ho comunque apprezzato il ritratto di questa società americana in cui le persone contano solo in base al successo scolastico e professionale.

Si toccano temi come la discriminazione verso coloro che sono ritenuti più vulnerabili e problematici, il loro allontanamento o, addirittura, l'ipotesi di "sopprimere" i diversi, i possibili devianti, relegandoli in luoghi isolati che possono tramutarsi presto da scuole a laboratori in cui avvengono sperimentazioni o soluzioni drastiche per "eliminare i problemi"; la collettività è più importante del singolo e questi è sacrificabile se non  trova posto nel tipo di modello sociale/famigliare/professionale/educativo immaginato e perseguito.

Ho trovato interessanti tutti i riferimenti a personaggi e fatti reali, come la  American Breeders' Association e la teoria malthusiana.

Nel complesso, l'ho gradito, non posso dire che mi abbia mai annoiato e sono arrivata sino alla fine senza intoppi; ripeto, mi ha fatta stare sulle spine meno di quanto mi aspettassi e ho preferito un po' di più "Vox".

mercoledì 25 settembre 2024

LA RONDINE E I NARCISI di Scarlett Douglas Scott [ RECENSIONE ]

 

Il romanzo di Scarlett Douglas Scott (nome d'arte di Solange Mela), "La Rondine e i Narcisi", raccoglie in un unico volume l'inedito "Quando torneranno le rondini" insieme a "La Stagione dei Narcisi" e "Quando i narcisi fioriranno a dicembre" ed è ambientato negli anni del Congresso di Vienna (1815-1919), quando in Italia fiorivano le azioni rivoluzionarie dei Carbonari e in Inghilterra si era nel pieno dell'epoca Regency.


LA RONDINE E I NARCISI
di Scarlett Douglas Scott


Self publishing Amazon
2,99 (ebook)
17,00 (cart.)
417 pp
Agosto 2024
Nella prima parte del romanzo (ambientato per lo più a Londra) Rodhry Dunford, figlio del Barone Brecon, è un giovane avvocato che vive col severo e burbero padre e la sorella minore (la 15enne Betrys), quando non è in giro ad assolvere le proprie mansioni di agente governativo del Reggente (il principe di Galles).
È il 1815 e il giovane è in procinto di essere mandato, insieme al suo migliore amico, il Conte Damian Mersey, in Francia per infiltrarsi tra la nobiltà delle ambasciate europee e scovare spie e assassini, ricercati dalla Corona Britannica.

Ma prima di partire si prende l'impegno di mettere al sicuro la propria amante, la bella pittrice dalla folta chioma rossa, Vera Martin, artista di talento ma con scarse risorse economiche, cui il bel Rodhry fa (anche) da protettore e mecenate.
Per garantirle ancora protezione in sua assenza, il giovane invita Vera a soggiornare temporaneamente a Brecon Castle con la motivazione di dover realizzare un ritratto per Betrys.

Seppur dubbiosa, Vera acconsente e ha modo di trovare nella giovanissima sorella del suo amante una complice e un'amica.
Purtroppo, però, a palesare - col piglio sgradevole, scortese ed arrogante che gli appartiene da sempre e che lo rende odioso praticamente a chiunque - tutta la propria disapprovazione all'idea di avere in casa questa presunta artista, è Brecon padre, che non manca di trattare Vera con maleducazione dai primi momenti.

Da sempre in conflitto con la detestabile figura paterna, Rodhry ha con essa vivaci scambi di opinioni e, nonostante gli aspri improperi del genitore, parte per svolgere il compito affidatogli, convinto che a Brecon Castle tanto Betrys quanto Vera saranno al sicuro, in attesa del suo ritorno.

Non immagina quanto si sbaglia.

Di lì a poco, Vera lascerà improvvisamente e in tutta fretta la dimora dei Dunford, senza neppure salutare Betrys, che ci resterà molto male, avendo visto nella giovane pittrice un'alleata e una solare compagna, a fronte della vita noiosa tra le mura del castello e con la sola compagnia di un padre che verso di lei non ha mai mostrato né interesse né tanto meno amore.

Cosa spinge Vera a fuggire, letteralmente, da quella elegante abitazione nella quale avrebbe dovuto vivere al sicuro, in attesa del ritorno del suo Rodhry?

Come se non bastasse, le cose si mettono male per lo stesso Rodhry, che rischia la vita nel corso della battaglia di Ligny pur di portare a termine la missione affidatagli.
Anche Mersey - ingaggiato dal Reggente in quanto "osservatore" di tutti gli eventuali intrighi politici che rallentano le operazioni del Congresso di Vienna - è lì ma non riesce a convincere l'amico a seguirlo, così perdono le tracce l'uno dell'altro.

I guai non sono finiti però: alla povera Betrys accadrà un brutto incidente che stravolgerà la sua vita...

La seconda parte si apre in Italia e siamo nel 1819.
La giovane Sofia Arisi, figlia di mercanti italiani della borghesia milanese e promettente pittrice, è fidanzata con Roberto Benassi, un giovanotto dalle idee rivoluzionarie e legato alla Carboneria; proprio a causa delle idee politiche di libertà ed emancipazione dal dominio austriaco che anche l'Arisi condivide, la giovine è costretta prima a nascondersi in un convento e poi a fuggire dall'Italia, insieme alla madre Maddalena. 
Considerata una sovversiva e accusata di partecipare ai moti rivoluzionari, la bella e temeraria Sofia è ricercata anch'ella dalla polizia austriaca ma, grazie a fidati amici, riesce a fuggire in Inghilterra con l'apprensiva genitrice, ed entrambe cambiano identità, assumendo i nomi rispettivamente di Sophie e Madeleine de Chevaux.

Rifugiatesi presso un religioso, mamma e figlia si sentono, al momento, un po' più al sicuro; in Inghilterra Sofia/Sophie incontra un'affascinante e brava artista, Vera Martin (proprio quella Vera!), con cui instaura un legame d'amicizia, oltre di intesa artistica.

Ma, ancora una volta, Vera sparisce all'improvviso e Sofia ha modo di conoscere il Barone Rodhry Brecon...

Quando apprende che anche Sofia è un'aspirante pittrice - e che lei e l'invadente madre navigano in difficoltà economiche - la invita a soggiornare nel suo castello in Galles per dipingere il ritratto della sorella Betrys. Le due donne accettano, sollevate per questo aiuto che è, nella loro condizione, una manna dal cielo.

E se per Sofia è un modo per mostrare le proprie abilità artistiche, con la possibilità di arrivare ad esporre le proprie opere e, chissà!, poter vivere di quello, per Maddalena è invece la via giusta e favorevole per sperare di rientrare nel mondo della gente che conta, quella benestante, tutta abiti e merletti, ventagli raffinati e festicciole cui partecipare.

Quando poi, in casa Brecon, conoscono anche il simpatico e avvenente conte di Mersey, a Maddalena non par vero: vuoi vedere che ci scappa anche un matrimonio per la sua Sofia?

Certo, il cuore di Sofia parrebbe essere legato ancora a quel facinoroso di Benassi..., ma quella in Italia è ormai un'altra vita: è tempo di sistemarsi, di approfittare della situazione, farsi furba e pragmatica e sposare un gentiluomo come Damian, che tra l'altro mostra interesse verso Sofia.

Ma la ragazza ha un modo di ragionare differente da quello materno: la madre è una donna forte, testarda e, all'occorrenza, opportunista, che non esita ad approfittare di qualcuno con falsi sorrisi e scaltre manipolazioni pur di ottenere dei vantaggi per sé, anche se questo può significare ignorare i desideri e i sentimenti della figlia, che finora ha saputo solo portarle guai (con le sue strambe idee sovversive); per Maddalena, Sofia deve obbedire ai suoi voleri senza fiatare, abbandonare sogni sciocchi e romantici ed essere pratica.
Che importa se c'è o no un sentimento tra lei e il suo pretendente, Mersey? Ciò che conta è sposarlo e mettersi così in una posizione di privilegio e di sicurezza sociale ed economica.

Sofia non è così, non vuol vivere come una parassita approfittando della generosità altrui; non vuol essere una "mantenuta" né desidera legarsi a vita ad un uomo per il quale, al massimo, prova una sincera amicizia.

E se dicesse la verità?
E se finalmente mettesse giù la maschera indossata fino a quel momento e confessasse al suo benefattore - Rodhry, verso il quale comincia a provare emozioni che credeva di aver lasciato in Italia - la vera identità sua e di sua madre?
 

"...abbiamo indossato maschere che ci hanno costretto a essere per molto tempo ciò che non siamo. Ma abbiamo avuto la fortuna di incontrarci e io non posso più fare a meno di voi, del vostro sorriso e delle vostre profonde conversazioni sull’esistenza."

 

È un rischio che potrebbe portarla a perdere tutto e l'arrivo di un losco e pericoloso figuro la metterà con le spalle al muro.

"La rondine e i narcisi" è un romanzo che mescola sapientemente le vicende dei personaggi principali - e le loro relazioni di amore, amicizia, famigliari - con gli avvenimenti storici in cui sono coinvolti in modi più o meno diretti.

Amando molto la Storia, ed in particolare proprio il periodo in oggetto, durante la lettura - e, anzi, sin dalle prime righe - sono rimasta impressionata dall'accuratezza con cui l'autrice costruisce il contesto storico, e non potrebbe essere diversamente vista la sua importanza nell'influenzare la piega degli eventi che coinvolgono Rodhry, Mersey e Sofia.

Mi sono piaciute le due giovani donne artiste, Vera e Sofia, che dimostrano entrambe un bel carattere e il desiderio di prendere in mano la propria vita; certo, per Sofia non è facile diventare indipendente a causa del rapporto molto stretto con una madre invadente e manipolatrice, che tende a voler comandare la figlia come fa un burattinaio col proprio pupazzo; Maddalena è sicuramente dotata di un forte senso pratico e, seppur sinceramente desiderosa di proteggere la figlia, finisce per usarla al fine di spianare la propria strada verso il successo e il benessere socio-economico; è pronta a calpestare i reali desideri della ragazza pur di raggiungere i propri scopi.

Non sarà semplice, ma il destino darà a Sofia la possibilità di sciogliere questo legame di dipendenza con la madre e aprirsi all'eventualità di un nuovo amore, maturando così il coraggio di ribellarsi alle convenzioni e di far emergere la propria forza interiore e la propria personalità.

I narcisi (il fiore è l'emblema nazionale del Galles) sono presenti in tutte e tre le sezioni che compongono il romanzo e Vera, Sofia e Betrys sono in qualche modo tutte ammaliate (e accomunate) dalla bellezza di questi fiori dorati.

Ho apprezzato le note storiche a fine libro, che danno al lettore delle chiavi per comprendere con maggiore chiarezza alcuni elementi e particolari della storia.

Il romanzo di Scarlett D. Scott è stata una sorprendente rivelazione, l'ho apprezzato moltissimo da tutti i punti di vista - trama, stile, ambientazione, caratterizzazione dei personaggi, dialoghi, colpi di scena... -, e l'ultima parte ("Quando i narcisi fioriranno a dicembre") ha un finale aperto, a mio avviso, che fa pensare ad un seguito.
Beh, quanto meno io ci spero! 

Non mi resta che consigliarvi questo bellissimo historical romance, in cui troverete amore, un pizzico di avventura, amicizia, legami famigliari e riferimenti a precisi avvenimenti storici.


Note biografiche.

Scarlett Douglas Scott è il nome d’arte di Solange Mela, autrice di lungo corso presente nel mondo editoriale da vent’anni. Le sue prime pubblicazioni si concentrano sul genere noir/paranormale con la saga di Savanne in tre volumi, pubblicata prima con Effedue Edizioni e successivamente con Edizioni Domino. Contemporaneamente esordisce con una raccolta di racconti storici ambientati nella provincia di Piacenza che accentrano l’attenzione sulla famiglia Scotti Douglas, opera che le avvale il Premo di Autore dell’anno 2008, medaglia d’argento e Laurea ad Honorem rilasciata dall’Accademia  Internazionale “Francesco Petrarca” di Viterbo.. Nel 2006 fonda la casa editrice Domino, pluripremiata dal Premio Cittadella e Premio Italia per le opere di genere Fantasy e fantascienza, attiva fino a dicembre 2013. Segue i corsi avanzati di scrittura creativa, sceneggiatura e storytelling condotti da Alessandro Forlani, e i corsi di diritto editoriale dell’Agenzia Letteraria Herzog. Da febbraio 2023 dirige la Collana Editoriale Milos per Pubme.

martedì 24 settembre 2024

RECENSIONE: MOONSHINE IN THE DARKNESS di Èclipse [ Review Party ]



Buongiorno, lettori!

La recensione di oggi costituisce la seconda tappa di un Review Party dedicato al romanzo Moonshine in the darkness di Èclipse, retelling del mito di Ade e Persefone, rivisitato in una chiave originale che mescola atmosfere leggendarie, dal sapore antico, a un passato più recente, contrassegnato da note esotiche.


Lunedì 23 settembre: Paper Purrr
Martedì 24 settembre: Chicchi di pensieri
Mercoledì 25 settembre: La libreria di Anna
Giovedì 26 settembre: Milioni di particelle
Venerdì 27 settembre: Lilith Hendrix
Lunedì 30 settembre: Buona Lettura






MOONSHINE IN THE DARKNESS
di Èclipse


"«...mio signore. Vi dipingono di nero, ma il vostro sangue è rosso come il loro. E avete il cuore più caldo di una fenice. Avrei solo voluto che durasse di più.»
«Se c’è una cosa che ho capito dai mortali, governando questo regno, è che la felicità è di breve durata. Sono attimi, ma di quei pochi momenti restano nella memoria della gente  come meravigliosi dipinti. Io conserverò quei ricordi come preziosi dipinti.»

L'amore si irrobustisce o si indebolisce davanti alle prove e alle tribolazioni della vita?
Sa resistere andando oltre i limiti del tempo, dello spazio, della morte stessa e dei continui e instancabili cicli cui è sottoposto il vivere e il morire di ogni essere umano, a fronte dell' eternità delle divinità?

L'amore che lega due anime destinate l'una all'altra, le cui vite hanno senso solo nel sentimento che le unisce reciprocamente, può essere incredibilmente solido e ostinato.
Imperituro.
Proprio come quello tra un essere immortale, qual è il dio degli Inferi, e la sua coraggiosa e tenace innamorata.

Nel suo riproporre la storia d'amore tra Ade e Persefone, l'autrice di questo romanzo non ci conduce sul Monte Olimpo, non ci presenta divinità greco-romane così come siamo abituati a conoscerle attraverso i racconti mitologici.

Conosciamo i due protagonisti, Yama e Bai Su (che incarnano, rispettivamente, Ade e Persefone) in vesti diverse eppure affini, in momenti e contesti lontani ma comunque sempre uniti dalla presenza di personaggi, situazioni e dettagli che si ripresentano e che vanno a caratterizzare, di volta in volta, il continuo ciclo di incontri tra i due amanti.

Bai Su è la ragazza dall'eterea bellezza che riesce abilmente ad introdursi nell'inaccessibile regno dell'Oltretomba e, quando i suoi occhi incontrano quelli del re degli Inferi, Yama, entrambi sentono scorrere tra loro una connessione che non nasce e non termina in quel momento ma che li unisce da sempre e per sempre.
Perché i due continueranno ad incontrarsi, a salvarsi, ad amarsi, a viversi, a piangere l'assenza l'uno dell'altra, infinite volte.

Bai Su è colei che, con la sua genuinità, il suo infantile entusiasmo, la sua purezza, ruba il cuore di un giovane dio, legandolo a sé per l'eternità, tanto da rendere ambedue disposti al sacrificio pur di salvare l'altro quando il pericolo incomberà su di loro.

Bai Su è la giovane studentessa Persefone che, nei primi anni del Novecento, è a Shangai con le compagne del liceo per ragioni di studio e lì incontra il giovane signore, Ade/Yama, e ancora una volta si riconosceranno perché ad accomunarli non è solo l'amore ma anche un passato fatto di lacrime, di madri egoiste, di solitudine, di esperienze che avrebbero potuto renderli glaciali, trasformarli in mostri, rendendoli creature destinate a sprofondare nel nulla, a vivere eternamente nell'oscurità di un cuore indurito dal dolore.

Ma non c'è inverno, per quanto gelido, cui non segua la primavera, e l'amore eterno è ciò che permetterà a entrambi di rinascere solo e unicamente per ritrovarsi e amarsi ancora, vivendo attimi di pura felicità scaldandosi al calore di un sentimento puro e inviolabile.

Nonostante la morte.
Nonostante ci sia chi si oppone con violenza a questo legame che sa di salvezza e di eternità.
Nonostante il sacro fiume continui a scorrere cancellando i ricordi.

«Non sei più solo oscurità, adesso.» Disse la voce dell’Abisso. «Un giorno riconoscerai il donatore di luce, dall’oscurità che pulsa nel suo cuore, perché è la tua. Ti è stato donato un frammento della sua luce e questa ti guiderà verso il suo possessore.»

Ma neanche il fiume Lete potrà tener lontani Bai Su e Yama perché l'una possiede il cuore dell'altro.



"Moonshine in the darkness" è un romanzo in cui vi convivono elementi fantasy, romance e young adult e, benché abbia trovato la scrittura ancora un po' acerba (ad es. nella costruzione dei dialoghi oppure nel narrare con chiarezza lo svolgimento di alcune scene, azioni e dinamiche), esso si legge piacevolmente in quanto l'autrice riesce a conferire al testo sfumature delicate, quasi impalpabili come se, ad ogni "cambio di scena" e di contesto, entrassimo in una dimensione onirica e inafferrabile in cui ritroviamo non solo Bai Su e Yama (le cui interiorità sono tratteggiate in tutta la loro ricchezza e profondità) ma anche altri personaggi (come la volpe, la dama Koi, il fratellastro di Yama - Dong Hua -, le tre Moire...), e tutti loro interagiscono con i protagonisti, che ciclicamente vivono la gioia e, insieme, il tormento, di incontrarsi, viversi, separarsi... pur non smettendo mai di cercarsi e amarsi.

Non ci sono cuori incapaci di amare o non degni di essere amati e questa storia romantica, malinconica e dolce ci ricorda che soltanto l'amore è quella luce che spezza l'oscurità, quel chiarore in grado di  salvare un'anima ferita dal buio della solitudine, della rabbia, del dolore.


Consiglio il romanzo di Èclipse, in particolare a quanti amano le storie d'amore romantiche e struggenti, le ambientazioni esotiche e i riferimenti a miti celebri e indimenticabili.
Non mi resta che rimandarvi alla prossima tappa del Review Party, che sarà ospitata domani dal blog "La libreria di Anna".

sabato 21 settembre 2024

PERSEFONE E ADE [ Retelling mitologico ]

 

Carissimi lettori, buona domenica pomeriggio.

Martedì 24 settembre sul blog ci sarà la recensione di un romanzo young adult che si ispira al celebre e affascinante mito di Ade e Persefone.

Personalmente, mi è sempre piaciuto leggere i racconti mitologici riguardanti i capricciosi dèi dell'Olimpo (sono cresciuta con l'allegra Pollon (⁠✷⁠‿⁠✷⁠)) e per questa ragione non disdegno di leggere eventualmente qualche romanzo che ripropone una versione originale dei famosi miti.

Proprio in vista della recensione di martedì, ho pensato di cercare altri romanzi che raccontano, ciascuno a modo suo, la storia d'amore tra la dea, figlia di Zeus e Demetra, e il re degli inferni.


Questi che segnalo sono sicuramente solo alcuni dei romanzi che rivisitano il mito, per cui se conoscete altri titoli che trattano il medesimo tema, scriveteli pure nei commenti (⁠ ⁠ꈍ⁠ᴗ⁠ꈍ⁠)



La regina degli inferi di Hannah Lynn (Newton Compton Ed. trad S.Decio, F. Gazzaniga, 384 pp).

Demetra, la potente dea della natura, vive
,

con la bellissima figlia Kore tra i mortali, a cui dona raccolti rigogliosi e campi fertili. 
Ogni giorno in suo onore si innalzano canti e si offrono tributi, e il mondo sembra destinato a un'eternità di abbondanza. Fino al momento in cui Kore sparisce nel nulla. 
A rapirla è stato Ade, il sovrano dell'Oltretomba, che l'ha condotta con sé sottoterra. 
Quando si rende conto che implorare Zeus è inutile, Demetra scatena la sua furia, facendo calare un inverno perenne: i raccolti avvizziscono, la terra diventa sterile e arida e così sarà fino a quandoalla dea non verrà restituita l'adorata figlia. 

Spaventati dalla sua fermezza, gli dèi provano a convincere Ade a liberare Kore. 
Ma nel regno dei morti vige una regola: nessuno può andarsene se ha assaggiato anche solo un frutto di quella terra. Sei chicchi di melograno, fatti inghiottire con l'inganno, segnano per sempre il destino di Kore: per sei mesi all'anno potrà fare ritorno da sua madre e la terra si riempirà di nuovo di fiori e frutti. Nei restanti sei mesi la terra tutta dovrà piangere la sua assenza. 
E lei sarà Persefone, la regina degli Inferi.

>>  RECENSIONE  <<


A touch of darkness: Amare il dio degli inferi è proibito di Scarlett St. Clair (Queen Ed., trad.V. Battistoni, 378 pp).


Persefone è la dea della primavera, ma solo di nome. La verità è che, sin da quando era bambina, i fiori si avvizziscono non appena lei li tocca.
Dopo essersi trasferita a Nuova Atene, la ragazza finge di essere una semplice giornalista mortale, in modo da poter vivere una vita senza troppe pretese.
Ade, il dio dei morti, ha costruito un impero del gioco d’azzardo nel mondo dei mortali, e si dice che le sue scommesse preferite siano quelle irrealizzabili.
Dopo un incontro con Ade, Persefone si ritrova a stringere un patto con lui, ma le sue condizioni sono impossibili: Persefone dovrà creare la vita negli Inferi o perderà per sempre la sua libertà.
Questa scommessa, tuttavia, non si limiterà soltanto a smascherare il fallimento di Persefone come dea. 
Infatti, mentre lei cerca di coltivare i semi che le ridaranno la libertà, sarà l’amore per il dio dei morti a crescere… 
Ed è proibito.



Io sono Persefone di Daniele Coluzzi (Rizzoli, 226 pp).
.

Il destino di Core, giovane dea, è quello di regnare sulla natura, assicurando terreno fertile e raccolti
abbondanti. E, soprattutto, non si innamorerà mai, rimanendo casta per sempre. 
È ciò che sua madre, Demetra, ha deciso per lei e che Core ha sempre creduto di desiderare. 
Ma il fato è imprevedibile, anche per una divinità dell'Olimpo. 
Durante una passeggiata tra i campi ai piedi dell'Etna, Core viene rapita: Ade, il sovrano degli Inferi ha scelto proprio lei come sua regina. 
Improvvisamente, la giovane dea si trova sola in un mondo tenebroso e sconosciuto, popolato da anime defunte e divinità mostruose: gli Inferi sono la sua nuova casa, e Persefone il suo nuovo nome. Fuggire, il suo unico obiettivo.
Ma gli opposti esistono solo nella nostra mente, o almeno è ciò di cui vuole convincerla l'oscuro signore degli Inferi. 
Nel regno della morte, le certezze di Core, dea della vita e della fertilità, cominciano a vacillare. 
Tocca soltanto a lei, ora, scrivere il proprio destino e scegliere: a quale mondo appartiene davvero? 

Persefone è una protagonista senza tempo, alla ricerca, come tutti noi, della propria voce, in un viaggio nelle profondità degli Inferi e dell'animo umano.


La sposa dell'Ade di Eleonora Fasolino (Newton Compton, 226 pp).

Lui è il signore delle ombre. Lei è il fiore della rinascita. Come potranno mai amarsi?
 
Ade, dio dell’Oltretomba, conduce un’esistenza placida, lontano dall’Olimpo e dai suoi intrighi. 
Il suo è un regno fatto di ombre, di spiriti, dove tutto finisce e fluisce. 
Eppure, da qualche tempo la sua serenità è turbata da una profezia: le Moire, signore del destino, sono state chiare: l’Oltretomba è destinato alla distruzione, a meno che il suo re non lasci entrare la vita negli inferi. Confuso, il potente signore delle ombre cerca risposte. 
Come si fa a portare la vita nel regno dei morti? 

Intanto Persefone, figlia della dea del raccolto Demetra, vive con sua madre e le sue ninfe tra i campi mai spogli di una terra nascosta ai mortali, anelando a scoprire cosa nasconda il mondo esterno. 
Quando Ade bussa alle porte della sua casa, Persefone non immagina che quella visita cambierà per sempre la sua vita. 
Il dio le offre la possibilità di lasciare la dimora materna, seguirlo nell’Averno... e diventarne la regina. E lei accetta. Che cosa la aspetta, nel regno degli inferi?



Il giudizio di Persefone di Giulia Calligola (Self-publ., 557 pp.).


Nata negli anni '90, studentessa universitaria, frequentatrice assidua di umani e più bassa di due metri e quindici: Persefone ha davvero un pessimo curriculum divino. I mortali non la venerano, gli Dei non la invitano ai loro eventi mondani, e a lei tutto sommato andrebbe bene così. 
O almeno crede.
Tutto cambia quando a una conferenza incontra Ade, Dio dei morti e gentiluomo d'altri tempi. 
Anche il suo è un bagaglio pesante: trecentomila anni in più sull'età, cinquanta centimetri in più sulla statura, almeno venti titoli in più sul nome. Ma è anche l'unico a capire la passione di Persefone per la giurisprudenza, nonché l'unico che sembri a disagio in mezzo agli altri Divini tanto quanto lei. Poteva forse non scattare la scintilla?
I due si ritrovano a intrecciare i loro destini e a lavorare insieme per emettere una sentenza controversa, collaborando a un processo ultraterreno nel tribunale degli Inferi. E così, a metà tra ironia e serietà, tra equità e rigore, tra vita e morte, si srotola la rivisitazione (semi) moderna di un mito che non ha mai smesso di venir raccontato.




giovedì 19 settembre 2024

AD OTTOBRE IN LIBRERIA [ Anteprima Libri ]




Buongiorno, cari lettori!
Oggi vi segnalo alcune prossime uscite che personalmente mi interessano molto; magari possono attirare anche voi!


Il primo libro è un breve ma, a mio avviso, importantissimo saggio dello storico israeliano Ilan Pappè sulla situazione in Palestina, una guida indispensabile per capire una pagina di storia controversa, oscurata da potenti interessi politici, e trovare una soluzione che dia giustizia e pari diritti a tutti coloro che vivono oggi nella Palestina storica.

BREVISSIMA STORIA DEL CONFLITTO TRA ISRAELE E PALESTINA


Fazi Ed.
trad. V. Nicoli
144 pp
15 euro
DAL 1° OTTOBRE 2024


L’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e gli orrori che ne sono seguiti hanno sconvolto il mondo. 
Ma il cosiddetto "conflitto israelo-palestinese" non è iniziato quel giorno. 
E neppure nel 1967, quando Israele ha occupato la Cisgiordania, o nel 1948, quando è stato proclamato lo Stato ebraico. 
È iniziato nel 1882, quando i primi coloni sionisti sono arrivati in quella che era la Palestina ottomana. 
Il celebre storico israeliano Ilan Pappé – autore del bestseller internazionale "La pulizia etnica della Palestina" – ricostruisce qui la vicenda di due popoli che ora condividono una sola terra. 
Dalle origini del sionismo come movimento coloniale alla pulizia etnica del 1948, dalla resistenza palestinese all’occupazione, al fallimento della soluzione dei due Stati, fino al 7 ottobre 2023 e alle politiche genocide nella Striscia di Gaza, Pappé fa luce con chiarezza e competenza sui principali eventi, personaggi e processi storici per spiegare come mai questo sanguinoso conflitto lungo oltre un secolo sia diventato tanto insolubile.




Cambiamo genere e approdiamo nell'inquietante universo dei thriller psicologici con Donato Carrisi e il suo ultimo romanzo con protagonista, ancora una volta, Pietro Gerber.

Libri con protagonista Gerber:

2. LA CASA SENZA RICORDI
3. LA CASA DELLE LUCI


LA CASA DEI SILENZI


Longanesi
416 pp
23 euro
Dal 23 OTTOBRE 2024
Ci sono storie capaci di tenerci svegli fino all'alba.

Mi chiamo Pietro Gerber ma qui a Firenze, dove vivo da quando sono nato, tutti mi conoscono come l’addormentatore di bambini. 

Sono un ipnotista, come lo era mio padre, e con l’ipnosi aiuto i bambini a elaborare traumi e a superare paure e fobie. 
Non sembrerebbe, ma il mio è un mestiere pericoloso. 
Perché la mente dei bambini è un labirinto ed è facile smarrirsi e non riuscire più a tornare. 
Forse è proprio questo che sta succedendo a Matias. Ha nove anni e da tempo ha un sogno ricorrente. 
Da troppo tempo. Ormai Matias ha paura di addormentarsi, perché in sogno gli fa visita qualcuno che non dovrebbe esistere: una donna dall’aria triste e vestita sempre di scuro e che non parla mai

La signora silenziosa abita i suoi sogni come uno spettro, come una presenza inquietante che tracima nella realtà. 
Non dovrebbe essere nient’altro che un sogno, ma allora… Allora perché sento che la signora silenziosa è reale? 
Allora perché sento nel silenzio il ronzio di un immenso sciame di insetti? 
Allora perché sento che perfino la mia casa, vuota e solitaria, è infestata da fantasmi? E se la storia della signora silenziosa fosse ancora tutta da scrivere… Come la mia?

Mi chiamo Pietro Gerber, sono l’addormentatore di bambini, e di colpo ho paura di dormire. 
E ho ancora più paura di stare sveglio.



La terza prossima uscita è un romanzo di cui mi hanno affascinata inizialmente il titolo e la copertina, e successivamente anche il sogno nel cassetto della protagonista, che poi è ciò che ho sempre desiderato fare io: aprire una libreria.


LIBRERIA HYUNAM-DONG. RIMEDI PER L'ANIMA
di Bo-reum Hwang 



Giunti Ed.
trad. M.L. Emberti Gialloreti
336 pp
15.90 euro
dal 2 OTTOBRE 2024
Per anni Yeongju ha vissuto un'esistenza "normale", facendo tutto quello che ci si aspettava da lei: andare all'università, sposare un brav'uomo e trovare un impiego rispettabile. 

Ma è da un po' che al mattino si sveglia con il terrore di recarsi in ufficio: “sindrome da burnout”?
Esaurita dallo stress e da un matrimonio insoddisfacente, Yeongju decide di abbandonare tutto per realizzare il suo sogno più grande:  aprire una libreria

“Hyu” in coreano vuol dire “riposo”, quindi non può che essere un segno del destino l'aver trovato un fondo nel quartiere di Hyunam-dong

Scaffale dopo scaffale, volume dopo volume, Yeongju avvia la sua nuova attività creando un luogo caldo e accogliente, dove i suoi clienti possano rifugiarsi.

C'è Minjun, il barista che cerca di dare senso alle sue giornate; Jeongseo che usa il lavoro a maglia per sfogare la rabbia; Mincheol, un giovane pieno di dubbi e domande sul suo futuro; e infine Seungu, blogger e scrittore, che sembra avere un interesse particolare nei confronti della bella proprietaria. 

Gestire una libreria non è però così semplice, e tra presentazioni, contenuti per i social e quotidiana amministrazione, il rischio è quello di perdere nuovamente l'equilibrio e farsi sopraffare, perciò è importante non perdere di vista l'obbiettivo: diventare una persona migliore. 

Un romanzo potente e curatissimo, in cui niente è lasciato al caso. 
Un balsamo per la vita di tutti i giorni.


Concludo con uno scrittore italiano che mi piace molto (La casa degli sguardi, Tutto chiede salvezza): Mencarelli, che nel suo ultimo libro ci offre il quadro appassionante, la tranche de vie, di un quartiere della periferia romana che potrebbe essere una qualsiasi periferia, concreta ed esistenziale, in cui il protagonista coltiva un desiderio di esprimersi che non si appaga mai, un bisogno di appartenenza che non sa come incarnarsi.



BRUCIA L'ORIGINE


Mondadori
192 pp
19 euro
Dal 15 OTTOBRE 2024
Da quattro anni Gabriele Bilancini non tornava a casa, cioè nel quartiere Tuscolano a Roma, dove è nato e vissuto insieme ai genitori, la sorella e una compagnia di amici inseparabili. 

Oggi Gabriele abita a Milano ed è tra i dieci designer emergenti più quotati al mondo. 
È uno che ce l'ha fatta: l'esempio perfetto di come si possa essere artefici della propria sorte. 
A credere in lui e a lanciarlo è stato Franco Zardi in persona, un guru del design mondiale, che ha riconosciuto in Gabriele la grazia del talento. 
Da quel momento, la sua vita si è trasformata, ha preso a correre a un ritmo frenetico alimentandosi di adrenalina e soddisfazioni, non ultima l'incontro e l'amore con Camilla, la figlia di Zardi. 
E ora, dopo quattro anni, torna a casa, dove tutto è rimasto identico, a partire dalla vita dei suoi amici, come se il tempo non fosse trascorso, stesse abitudini, stesse giornate - al posto della scuola il lavoro - che si concludono ai tavolini del bar del sor Antonio. 

L'abbraccio in cui lo avvolge il suo passato è la cosa più dolce e al contempo soffocante che potesse ricevere e lo costringe a prendere atto della frattura che lo abita. 
"Si vergogna della sua famiglia, della terra che lo ha allattato. Nel mondo che frequenta ora, quello dei ricchi, la nasconde come si nasconde un peccato. Da una parte le sue origini, dall'altra Milano e il suo presente di alto rango." 

Quella che ha spinto Gabriele a disegnare è una passione vera, bruciante, su cui lui ha puntato tutto, uscendone vincitore. Eppure, una volta realizzato, il sogno non dà la felicità attesa. 

Cura poetica della lingua e potenza dei sentimenti si distillano con stupefacente limpidezza in un romanzo dal ritmo velocissimo.
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