mercoledì 29 novembre 2017

Recensione: Misteri e manicaretti dell’appennino bolognese, C. Caputo, L. Lusetti (a cura di)



Diciannove racconti ambientati sull'Appennino Bolognese, diciannove storie tinte di giallo, ricche di colpi di scena in cui il mistero si mescola con i sapori della tradizionale cucina del territorio. 



Misteri e manicaretti dell’appennino bolognese
C. Caputo, L. Lusetti (a cura di)



Ed. del Loggione
9 euro
Marescialli impegnati col furto di un quadro prestigioso o a risolvere misteriosi delitti; storie di lotta partigiana e di eroi, piccoli e grandi, che hanno combattuto per la libertà; dame che compaiono e scompaiono per le strade di un borgo medievale; storie di mostri che sbucano dalle acque del lago di Suviana; una donna sola e stanca in cerca di riposo e risposte nei luoghi della propria infanzia; un’altra troppo presa dalla bramosia del grande amore per dar retta ai propri incubi; donne chiamate fattucchiere per la loro capacità di guarire attraverso le piante; sorelle gelose capaci di tutto…: insomma tante storie, tanti personaggi che, come gli attori di svariati atti di una commedia, si intervallano, muovendosi in luoghi in cui si respira spesso un’aria di leggenda,  di tradizione, dove i paesaggi ameni e meravigliosi si mescolano con la bontà e la genuinità dei piatti tipici della zona.


È una lettura che solletica il palato e l’immaginazione, coinvolgendo tutti i sensi di chi legge attraverso storie brevi ma efficaci, ben narrate, che ognuna a modo proprio conquista il lettore, ora per quel tocco di leggera ironia che non guasta mai, ora per la suspense dovuta all’elemento giallo presente in ciascuna di esse.
Solitamente, io con i racconti non ho un gran bel rapporto perché li leggo con il “timore” che mi donino poco, che mi lascino una sensazione di insoddisfazione, come se avessi dovuto lasciare storia e personaggi troppo presto e non abbia avuto il tempo di conoscerli davvero; ma devo dire che, grazie alla bravura degli autori, anche quei racconti che sembrano interrompersi bruscamente, in realtà non lasciano alcuna sensazione di incompiutezza e ogni storia e ogni finale hanno il loro "perchè".
Le descrizioni dei piccoli borghi e dei paesaggi naturali, che siano aspri o dolci, sono vivide, sembra di sentire  l’odore dei boschi e dei suoi frutti,  di ammirare i colori e le sfumature calde dell’autunno, i profumi freschi e intensi  della primavera.
A fronte di un paesaggio ameno, come dicevo, la maggior parte di queste narrazioni  hanno in sé elementi sinistri, presenze oscure e misteriose, pericolose e indefinite, incubi che mettono ansia, la morte stessa, e l’epilogo non può che essere amaro; in altre, invece, ritroviamo un’atmosfera più leggera, fiabesca, da sogno, e anzi una delle peculiarità di questa  raccolta è proprio il confine molto labile tra realtà e fantasia, tra terreno e ultraterreno; non solo, ma altra caratteristica fondamentale è il cibo, il buon cibo dell’Appennino bolognese: in ogni racconto ci sono riferimenti gastronomici e alla fine della storia c’è una ricetta tipica della cultura raffinata del territorio.
Vicende appassionanti spesso legate ad antiche leggende, piccoli colpi di scena, indagini dai risvolti imprevedibili…. e piatti che mettono l’acquolina in bocca!

Una piacevole scoperta questa pubblicazione di Edizioni del Loggione: la consiglio perché si è rivelata una piacevolissima compagnia, in grado di stuzzicare anche le nostre papille gustative!


2 commenti:

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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