mercoledì 3 settembre 2025

Recensione || BUTTERFLY di Martta Kaukonen



Un thriller scandito da sedute psicoterapeutiche, deliri ad occhi aperti e pensieri ossessivi che trascinano il lettore in un vortice di parole, disegni oscuri e bugie.
Nulla è come sembra e distinguere tra chi dice la verità e chi mente non è così scontato. 


BUTTERFLY
di Martta Kaukonen



Longanesi
trad. D. Sessa
320 pp
Ira è una ragazza complicata, il corpo segnato da un'anoressia che la consuma e una mente occupata da ossessioni che la divorano e che mettono in pericolo lei e gli altri.
Il lettore fa il suo primo incontro con lei in un momento decisamente drammatico: Ira sta commettendo un omicidio con un sadismo che sa di diabolico.

Non è il primo sanguinoso delitto che commette ma lei sa che prima o poi la polizia potrebbe mettersi sulle sue tracce.
E allora perché non cercare una psicologa con cui iniziare un percorso psicologico che, un domani, se dovesse essercene bisogno, potrebbe contribuire a scagionarla dalle sue colpe?
Il piano di Ira è quello di stabilire un rapporto di totale fiducia con una psicologa che veda in lei una personalità fragile, disturbata, che commette omicidi perché "ha qualcosa che non va", così da sfruttare la diagnosi in un eventuale futuro processo.

E per i suoi scopi serve la terapeuta giusta e lei sente di averla trovata: Clarissa Virtanem. 

Clarissa è una psicologa affermata, famosa in tutta la Finlandia, una star dei talk show dove compare in tailleur griffato e tacco dodici, affascinante e solo all'apparenza "leggera", ma in realtà competente e professionale nel proprio lavoro; in particolare, si occupa di persone vittime di abusi sessuali e tutti la ritengono un'ottima psicologa.

È a lei che Ira si rivolge per chiedere aiuto. 
Clarissa non sa che cosa ha in mente la sua nuova paziente, verso la quale prova da subito un'incredibile empatia e la voglia impellente di "salvarla", di aiutarla ad uscire dalle sue ossessioni, individuando la causa dei suoi tormenti e traumi.

Clarissa crede moltissimo nelle proprie competenze e capacità, perché lei è una di quelle psicoterapeute che non sbagliano un colpo con i loro problematici pazienti.

Beh, quasi mai, per lo meno.
Perché un brutto "errore" c'è nella carriera della donna ed ha il nome e il volto di un quindicenne, Riku.
Riku è una ferita aperta nel cuore di Clarissa e rappresenta il suo più grande fallimento professionale, nonostante ella cerchi mille modi per giustificarsi...

Quando si trova davanti la cupa, ombrosa, taciturna ed enigmatica Ira, Clarissa è convinta di poter fare breccia dentro di lei, di riuscire a conquistare la sua fiducia ed aiutarla.
Certo, non può immaginare di aver davanti un’assassina seriale, una spietata killer di uomini in cerca solo di un alibi e di eventuali attenuanti qualora venisse arrestata. 

D’altra parte, nemmeno Ira immagina cosa si nasconde dietro l’aspetto impeccabile di Clarissa e l'unica cosa che le interessa è manipolarla affinché faccia ciò per cui è andata nel suo studio.

Ira non crede nella psicologia, nelle tecniche che i terapeuti usano per far parlare i loro pazienti e per cercare di analizzare le origini dei malesseri interiori e psichici; non crede nell'ipnosi, nella psicanalisi, nei testi di personalità..., per lei ogni seduta è una enorme messinscena in cui lei finge di voler guarire, di tirare fuori, a colpi di chiacchiere sui divanetti, tutti i suoi traumi infantili.
E si rende conto di come Clarissa non veda l'ora di conoscere questi traumi per poterla guidare verso la luce, affinché la giovane Ira torni a vivere, a stare meglio, a scacciare i brutti pensieri.

Quei pensieri che possono indurre una persona che sta male a volersi togliere la vita, e Clarissa è intenzionata ad impedire alla sua nuova ed amata paziente di arrivare a fare un gesto estremo come il suicidio.

Ogni seduta assume, agli occhi del lettore, i contorni di un atto teatrale in cui le due parti in causa rivestono un ruolo, entrambe convinte di interpretarlo bene e di poter manipolare l'altra persona, di comprenderne i silenzi, gli sguardi, di saperne decifrare i segreti, individuando ogni possibile menzogna.


Tanto Ira quanto Clarissa  - che indossano una maschera nel rapporto dottore-paziente - sembrano invece sincere rispetto al terzo incomodo delle loro sedute: il lettore.
Esse si rivolgono al lettore, sfidandolo a stare al loro gioco, a individuare verità e inganni nelle loro parole, nel vortice impetuoso dei loro pensieri ed egli le segue credendo - almeno sino a un certo punto - di aver ben chiaro ruoli, responsabilità, di aver compreso chi ha di fronte e quali obiettivi si stiano ambedue ponendo nella relazione instaurata.

In questo spiegare a turno il proprio punto di vista - in cui ognuna si sente vincitrice sull'altra, imbattibile, più scaltra e di certo non manipolabile - ci sono altre due voci che si intromettono nel dialogo tra Ira, Clarissa e il lettore.

Arto è un giornalista fallito; rimasto vedovo dell'amata moglie Marja, non riesce a risalire dal buco nero in cui si trova e si è convinto che ottenere una bella intervista con una persona famosa, possa fargli riacquistare credito presso il suo capo.
E la persona famosa che ha intenzione di sbattere in prima pagina è Clarissa; purtroppo, è risaputo che la psicologa sia sì generosa nel concedere interviste, carismatica e glamour, socievole e affabile, ma solo quando si tratta di parlare di tutto ciò che esula dalla propria vita privata, sulla quale è abbottonatissima.
Ma per avere uno scoop sensazionale, Arto ha bisogno di far sbottonare Clarissa, e l'unico modo per farlo potrebbe essere quello di giocare sul suo tallone d'Achille (un vizietto che ha purtroppo lo stesso Arto).

Arto sembrerebbe un personaggio secondario, in un primo momento, la cui presenza quasi stona rispetto ad Ira e Clarissa, ma il suo ruolo ci verrà chiarito andando avanti con la lettura.

Un altro personaggio che si staglia sullo sfondo ma che offre al lettore una prospettiva esterna e, all'apparenza, più razionale e lucida è Pekka, il marito di Clarissa.
I due danno l'impressione di essere una coppia felice ed affiatata ma tra di loro ci sono tante bugie, segreti inconfessati che, ciascuno per ragioni proprie, non vuole che vengano fuori...

Pekka capisce che quella tra la moglie ed Ira sembra andare oltre i confini della relazione terapeutica e che sua moglie tiene particolarmente a quella ragazza, della quale l'uomo riesce a sbirciare i disegni mostrati dalla stessa Ira durante le sessioni di terapia.

Disegni oscuri, spaventosi, da film horror, che parlano di esperienze terribili, dolorose, traumatiche.
Forse quegli schizzi sono la chiave per accedere agli angoli più nascosti della psiche di Ira e che possono spiegare a Clarissa e al lettore chi sia davvero la ragazza e di quali azioni si sia realmente macchiata?

Questo thriller psicologico è come una vertiginosa psicoterapia a cui il lettore ha il privilegio di assistere mentre cerca di districarsi nel fiume di pensieri ansiosi, istinti omicidi e suicidi, sensi di colpa, rimorsi, ricordi intrisi di dolore e lacrime, paure per il proprio futuro, manipolazione della realtà, disturbi psichiatrici gravi, legami famigliari (di coppia e tra genitori-figli) che hanno subito molti, troppi colpi difficili da parare, e in tutti questo gradualmente, attraverso piccoli colpi di scena, chi legge arriva a capire chi realmente mente e chi è vittima di allucinazioni o convinzioni distorte.

Chi è il mostro, il carnefice, e chi è la vittima?

È un thriller che mantiene costantemente un buon ritmo, più si prosegue e più si ha voglia di chiarire ogni dubbio e di individuare colui o colei che è effettivamente pericoloso.

Mi è piaciuto, è un romanzo che sfiora argomenti seri, come le malattie della psiche e della personalità (ansia, ossessioni, disturbi alimentari, schizofrenia...), la pedofilia, il suicidio, quei confini, nella relazione medico.paziente, che non vanno superati; interessanti i personaggi, tutti interconnessi tra loro per vie che ci vengono chiarite gradualmente; intrigante il contesto delle sedute psicologiche.

Consigliato!

2 commenti:

  1. Ciao Angela, quando ho aperto la pagina del tuo blog ho riconosciuto subito la copertina di questo libro... Una sorta di macchia di Rorschach. È un romanzo sicuramente da leggere.
    Un abbraccio 😘

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    Risposte
    1. esattamente e la psicologia è alla base della storia.
      un abbraccio :*

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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