Ambientato nel Sud degli Stati Uniti in un arco di tempo che va dagli anni Novanta ai Duemila e ispirato al celebre classico di Dickens (David Copperfield), questo corposo romanzo racconta al lettore -attraverso le vicende, ora drammatiche ora strampalate, che accompagnano l'infanzia e l'adolescenza del protagonista - uno spaccato realistico della travagliata esistenza di una generazione devastata dall'abuso di oppioidi.
DEMON COPPERHEAD di Barbara Kingsolver
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Neri Pozza trad. L. Prandino 656 pp |
Siamo negli Appalachi, nella Lee County in Virginia, e la voce narrante appartiene a Damon Fields (soprannominato Demon Copperhead), il quale ci racconta, con dovizia di particolari e senza mai tentare di suscitare pietà nel lettore, la storia della propria vita dalla nascita all'età adulta.
Demon è un inconsapevole eroe dei nostri tempi dalla faccia carina e i capelli rossi; sin dalla tenera età si arma di resilienza, di uno spirito vivace, combattivo, e di un ammirevole senso di sopravvivenza.
E questo nonostante spesso si ritroverà a soffrire abbandoni, solitudini, sconfitte e rifiuti...
Orfano di padre, sua madre è appena diciottenne quando lo partorisce e ha evidenti problemi di dipendenza, da alcool e da anfetamine e oppioidi.
Demon e sua madre vivono in una roulotte di proprietà dei Peggot, che abitano accanto e che costituiranno una presenza costante, un punto di riferimento per Demon, nel corso degli anni a venire.
Matthew Peggot (Maggot) ha più o meno l'età di Demon ed è il suo migliore amico.
Seppur tra mille difficoltà, finché mamma e figlio restano in due, riescono ancora ad essere qualche volta felici, ma i veri problemi nascono quando i due si ritrovano a vivere con l'ultimo fidanzato di lei: Stoner.
Quest'uomo è un violento, un prepotente, un arrogante sgradevole e detestabile e il suo comportamento supponente e perfido è tale sia con Demon che con sua madre; col ragazzo, anzi, lo è cento volte di più, mostrandogli apertamente disprezzo e non nascondendo che per lui Demon è un'inutile seccatura.
Purtroppo, Stoner è un manipolatore e la mamma di Demon non riesce a imporsi quando si tratta di difendere il figlio dalle ire e dai provvedimenti crudeli e sadici del proprio compagno.
Tutto peggiora quando la madre, dopo aver assunto una massiccia dose di antidolorifici, viene ricoverata e a Demon viene assegnata un'assistente sociale del Dipartimento dei Servizi Sociali, la signorina Barks.
Da questo momento, per il bambino ha inizio una vera e propria odissea che lo vedrà passare da un affidamento temporaneo all'altra, a partire dal soggiorno in una fattoria (con altri orfani/ragazzini "problematici" come lui, che vengono praticamente sfruttati dal proprietario della fattoria) fino ad arrivare in casa di un allenatore di football, Winfield (che ha una figlia, Angus).
Nel frattempo, sua madre muore e per il ragazzo, a soli undici anni, scopre cosa vuol dire vivere una vita che è sempre una corsa a perdifiato, uno sfrecciare tra scuole povere, lavoro minorile sottopagato , pesante e pericoloso, genitori affidatari, amici persi e ritrovati.
Crescendo, sviluppa delle passioni che potrebbero diventare, in futuro, delle professioni con le quali ritagliarsi il proprio posto nella società.
Ma la vita è una strada in salita, e chi più di un orfano lo impara presto e a proprie spese?
Quello in casa Winfield è un periodo che incomincia "sotto una buona stella": la vita di Demon prende una svolta positiva in quanto egli si trova bene con l'allenatore e Angus; a scuola ha dei buoni voti e viene incoraggiato a coltivare la sua passione per il disegno (i fumetti) e per lo sport.
Tra le tante e variegate caratteristiche di quest'opera, una è la quantità considerevole di personaggi (buoni e cattivi, maschi e femmine, ragazzi e adulti) che ruotano attorno al protagonista, influenzandone in qualche modo la condotta, le scelte e il corso stesso dell'esistenza.
Una presenza costante, positiva, è ad es. "zia June" Peggott, che in diversi momenti importanti darà una mano non irrilevante al suo pupillo.
Meno positivo è quel maschilista e narcisista di Fast Forward, un ragazzone bravo nel foootball, "sciupafemmine" e con un bel caratterino, che creerà non pochi problemi a più persone.
Altro personaggio importante è Dori, il primo amore di Demon.
Dori è la sua bambolina, la sua ragazza fragile, insicura, bisognosa di amore e di protezione, e con lei Demon condividerà le prime esperienze sentimentali ma purtroppo anche altre drammatiche, dolorose, che getteranno i due in un vortice di tossicodipendenza da cui uscire sarà davvero difficile...
Il lettore accompagna Demon in questo viaggio che è la sua giovane ma pienissima ed intensa vita, e lo osserva vivere giorno per giorno, lo vede combattere contro i problemi, i cambiamenti, la povertà, il dolore per non riuscire a trovare una stabilità (famigliare, in special modo), ma in tutto questo dolore non c'è ombra di pietismo o inutile sentimentalismo, tutt'altro: spesso Demon è ironico e descrive fatti e persone e difficoltà con il proprio umorismo un po' cupo ma realistico.
Demon deve farsi strada tra gli invisibili, essendo anch'egli un invisibile, un orfano, un ragazzino abbandonato a sé stesso o affidato ad adulti distratti.
Attraverso il suo protagonista, la Kingsolver tratta argomenti di enorme rilevanza ed urgenza sociali, come la dipendenza da droghe e alcool, le attività criminali (legate allo spaccio, ad es.), lo sfruttamento del lavoro minorile, la povertà, la disorganizzazione degli affidi, la poca attenzione da parte dei servizi sociali e, in generale, delle istituzioni, che non hanno davvero a cuore il destino di questi ragazzi orfani o che provengono da contesti disfunzionali, e ai quali invece va garantita - tra le tante cose - la possibilità di uscire da situazioni (famigliari, di quartiere ecc...) difficili e limitanti, per provare a costruirsi un futuro, investendo sui propri talenti, passioni e capacità.
Le mille peripezie vissute da Demon ci ricordano come spesso coloro che fanno uso di sostanze, lo fanno per colmare vuoti e solitudini che li divorano, illudendosi di trovare nello sballo quel conforto necessario che allevi, fosse anche soltanto per qualche ora, il dolore, la paura... e tutto il ventaglio di emozioni negative che rischiano di travolgere chi è (e/o si sente) solo e sprovvisto dei mezzi giusti per affrontare i problemi quotidiani.
Demon è alla continua ricerca di un senso di comunità e appartenenza e questo suo legittimo bisogno spinge il lettore a "volergli bene", a sperare con lui che la vita smetta di metterlo alla prova e che gli doni ciò che cerca da quando è venuto al mondo.
Lo stile dell'autrice è informale, colloquiale e realistico, coerente con l'età e il carattere del protagonista e di chi gli gravita intorno.
Le ambientazioni risultano descritte in modo dettagliato; i personaggi sono molti ma vi sono quelli "fissi", riconoscibili e tutti - a partire da Demon, ovviamente - ben sfaccettati e complessi.
"Demon Copperhead" è un bel romanzo lungo, da leggere senza fretta ma con la placida consapevolezza che la sua lettura è un viaggio non soltanto letterario, ma ancor prima "umano"; è ricco dì umanità, spinge il lettore all'empatia, alla riflessione e lo fa senza piagnistei, ma narrando drammi, conflitti e disgrazie come cose che "semplicemente" accadono praticamente a tutti, anche se forse con qualcuno la vita pare accanirsi maggiormente.
Mi è piaciuto sicuramente, anche se verso la fine ne ho sofferto un po' la lunghezza e la narrazione troppo particolareggiata (e quindi un po' lenta), ma è un romanzo notevole, scritto splendidamente, con un personaggio cui ci si affeziona e al quale, chiusa l'ultima pagina, il pensiero non può non ritornare anche giorni successivi.
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz