Fitzek ha scritto un thriller psicologico ad alta tensione, ricchissimo di colpi di scena, in cui il lettore viene coinvolto, capitolo dopo capitolo, in una corsa contro il tempo che lo porta faccia a faccia col male più profondo che c’è nell’uomo.
IL GIOCO DEGLI OCCHI
di Sebastian Fitzek
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Elliot ed.
trad. C. Crivellaro
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«I serial killer sono i perdenti della nostra società. Non cerchiamo un forte antieroe, ma qualcuno in lite con il proprio destino. Io li definisco "uomini nicchia". Dall'esterno del tutto normali, spesso invisibili; dentro di loro completamente imprevedibili»
Il romanzo di Fitzek inizia... dalla fine, dall'epilogo;l'incipit è incisivo e ha tutti i requisiti per catturare l’attenzione del lettore e accendere il suo interesse:
“Ci sono storie che, come spirali mortali, affondano incessantemente i loro uncini corrosi nella profondità della coscienza di chi le ascolta. Io le chiamo "moto perpetuo". Storie che non sono mai cominciate e che mai finiranno, perché parlano della morte eterna. (...) Non so come siate approdati a queste righe. Ma di sicuro non erano destinate a voi. Un trattato dell'orrore non dovrebbe mai cadere nelle mani di qualcuno. In nessun caso. Neppure in quelle del vostro peggior nemico.”
Alexander Zorbach è un ex poliziotto che, dopo essere stato protagonista di una difficile e traumatica esperienza mentre svolgeva il proprio lavoro (ha ucciso una donna per salvare il piccolo che lei aveva rapito), ha deciso di sfruttare il proprio
intuito formidabile e la
capacità di entrare nei meccanismi mentali contorti dei serial killers diventando cronista di nera.
Questo lo ha portato a seguire sin dall'inizio per conto del giornale le folli bravate del killer noto come il Collezionista di occhi, che rapisce i bambini e li nasconde dopo averne ucciso la madre.
Il padre ha quarantacinque ore di tempo a disposizione per scoprire il nascondiglio in cui il povero figlioletto è nascosto: è una sorta di macabro gioco con un terribile ultimatum, scaduto il quale, la vittima muore.
Ma l'orrore non finisce qui, perché al cadavere del bambino manca sempre un occhio.
Oltre che per la squadra omicidi, il Collezionista è quindi anche l'ossessione di Alex, sposato con Nicci (con cui sta attraversando una crisi coniugale) e padre di un bimbo di 11 anni, Julian; purtroppo, ben presto, l’uomo si rende conto di essere diventato una pedina importante nel drammatico gioco dell’assassino, che è molto astuto e senz’altro abile nel non lasciare tracce che riconducano a lui.
Mentre sta cercando di capire cosa è accaduto a due gemellini, Tobias e Lea, la cui povera mamma è stata trovata brutalmente assassinata (scoprire l’identità della vittima sarà un duro colpo per lo stesso Alex, che la conosceva bene…), per una serie di strane misteriose circostanze, il nostro ex-poliziotto si ritrova ad essere il sospettato numero uno, fino a quando, improvvisamente, compare una testimone misteriosa: Alina Gregoriev, una giovane fisioterapista cieca che si presenta a Zorbach sostenendo di avere il dono di vedere nel passato delle persone attraverso il semplice contatto fisico.
Stando alle sue dichiarazioni, il suo ultimo paziente è stato proprio il Collezionista...
La ragazza afferma di aver già lasciato la propria deposizione in polizia ma di essere stata mandata via tra lo scetticismo e lo scherno dei poliziotti che, ovviamente, non hanno creduto alle sue parole e alle sue presunte informazioni sul Collezionista.
Angosciato per la sorte dei bimbi rapiti - su cui incombe il tempo che scorre inesorabile come una mannaia - e turbato al pensiero che la polizia (tra cui il suo amico ed ex-collega Stoya) sospetti che lui sia il serial killer, il confuso Alex non sa cosa pensare di questa ragazza cieca che gli si presenta senza preavviso dicendo di “aver visto” nel passato di un uomo che lei è convinta sia il Collezionista, ed è a conoscenza di particolari raccapriccianti che riguardano il modus operandi dell’uomo.
Ma perché Alina è andata proprio da lui? Come ha fatto a conoscere il suo rifugio, di cui nessuno (solo la madre, che non ci sta più con la testa) sa l’esistenza? Chi può averla mandata e perché?
Una cosa, tra le mille domande, emerge con chiarezza: il Collezionista ha aperto una partita proprio con lui, come se lo stesse sfidando a risolvere i suoi giochi mortali, dimostrando di sapere cose personali di Alex, il che non fa che inquietarlo sempre di più.
E se Alina fosse una pazza o una sporca bugiarda che si sta inventando tutto? O magari è una complice del furioso omicida...?
Nonostante i dubbi, Alex si affida alle “visioni” della cieca, imparando al contempo tante cose su quel che pensano e sentono queste persone che vivono costantemente immerse nel buio.
Un buio che sta invadendo anche la mente e il cuore di Alex; un buio che è esattamente quello creato da un assassino tanto intelligente quanto crudele.
Cercare di capire cosa muove le sue azioni, il motivo per cui sta mettendo su questo agghiacciante gioco sarà inevitabile per poter provare a salvare i bambini prima che sia troppo tardi, e questo sarà possibile grazie alle visioni particolareggiate, anche se non sempre attendibili in toto, di Alina, anch’ella spaventata dal suo dono, che la conduce a “guardare” negli abissi della lucida follia di un uomo che va assolutamente fermato.
Come dicevo, la storia inizia presentandoci lo stato attuale in cui si trova il protagonista, la sua profonda disperazione per i fatti vissuti e ai quali è sopravvissuto e che hanno reso la sua vita un inferno.
Se solo avesse fatto scelte diverse…, avrebbe potuto tener lontano l’incubo messo in moto dal Collezionista e non farsene travolgere?
La sua voglia di risolvere il caso e salvare dei poveri innocenti lo condurrà a immergersi anima e corpo nelle indagini, e questo darà il via a un percorso irreversibile, da cui sarà impossibile tornare indietro e di cui dovrà affrontare le tremende conseguenze…
La ricerca dei bambini tenuti prigionieri, prima, e dell’assassino poi, avanza con un ritmo chiaramente molto concitato; di capitolo in capitolo, il lettore si ritrova davanti a una serie di circostanze e particolari che rendono gli sviluppi della narrazione avvincenti, costellata com’è da colpi di scena, rivelazioni, che tengono viva la suspense e mischiano continuamente le carte in tavola.
Personalmente, durante la lettura di thriller psicologici complessi e dalla trama intricata, non mi lascio prendere dalla smania di scoprire chi è l’assassino, nel senso che mi godo la storia con i suoi sviluppi e le graduali “scoperte”, senza giocare a fare la poliziotta; eppure, leggendo mi è venuto un mezzo dubbio su chi potesse essere il Collezionista e infatti esso è stato confermato; nonostante l’intuizione, l’effetto sorpresa c’è stato comunque, per non parlare del finale (che riprende inevitabilmente l’incipit; preciso, inoltre, che si procede in senso"inverso", cioè dalla fine, tant'è che anche le pagine scorrono dall'ultima alla prima), che mi ha lasciata spiazzata, perché è una "genialata".
Non c’è che dire: Fitzek sa regalare al suo lettore dei thriller molto ben costruiti, in cui il confine tra reale e surreale (in questo caso c’è l’aspetto del “dono”, la capacità paranormale di “vedere” cose delle quali non si è stati realmente spettatori), tra normalità e follia è sempre molto fugace, e questo rende il tutto molto intrigante; è una scrittura che sa appassionare il lettore e trasmettergli tutte le angosce e le paure dei personaggi principali; la narrazione segue i punti di vista di più persone, Zorbach in primis, ma anche Alina, Stoya ed altri.
Lo consiglio, in particolare agli appassionati del genere; si legge tutto d’un fiato, con voracità e coinvolgimento.
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obiettivo n.6.
Un libro in cui il protagonista è impegnato in una lotta contro il tempo |