sabato 9 maggio 2015

Recensione: LA VITA OSCENA di Aldo Nove



Lettura tanto breve quanto forte, spietata; o riuscirete a trovare una ragione per apprezzarla o l'odierete senza pensarci due volte; non ci sono posizioni di mezzo, secondo me.

LA VITA OSCENA
di Aldo Nove


La vita oscena
Einaudi
111 pp
15.50 euro
2010
"Ero piccolo ma già sapevo che riempirsi di cose era il modo che usiamo per sentirci il più lontano possibile dalla morte".

Un bambino osserva il mondo degli adulti con la sua voce tersa e visionaria. Il padre che guida velocissimo cantando jingle di Carosello, ma da quando la moglie si è ammalata spesso ferma l'auto di colpo e "fa la faccia della morte". La madre che era una hippy e ora ha il cancro e aspetta la morte, ma a morire per primo è il marito, "come un'offesa inimmaginabile". Rimasto solo, ormai adolescente, il protagonista sprofonda nell'alcol e negli psicofarmaci finché per errore non manda a fuoco la casa. E comincia la sua iniziazione all'abisso, dove droga e irrefrenabile desiderio sessuale ricalcano il meccanismo dell'attesa e del consumo che riempie le nostre esistenze. Una specie di morte in vita da cui però - imprevista - affiora la rinascita.

L'autore.
Aldo Nove, pseudonimo di Antonio Centanin (1967), è uno scrittore e poeta italiano, nato in un paesino della Svizzera.  Il suo primo libro Woobinda è stato pubblicato nel 1996 da Castelvecchi. Un suo racconto è apparso nell'antologia Gioventù cannibale. Nella collana «Stile libero» sono apparsi Puerto Plata Market (1997), Superwoobinda (1998), Amore mio infinito(2000), La più grande balena morta della Lombardia (2004), Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese... (2006) e La vita oscena (2010). Nella «Collezione di Poesia» sono apparsi le raccolte Nella galassia oggi come oggi. Covers (2001), composta insieme a Raul Montanari e Tiziano Scarpa, Maria (2007) , A schemi di costellazioni (2010) e Addio mio Novecento (2014). Il suo più ampio volume di poesia è Fuoco su Babilonia!(Crocetti 2003).


Perché la morte è quando tutto resta fermo.
Fermo.Allora è come se il pavimento diventa di ghiaccio e si incrina, si fa un crepaccio e la gente ci scompare dentro, con i suoi nomi e le sue cose, e dentro, dentro è sotto la terra, è il cimitero.Invece se si pulisce sempre la casa è diverso.Invece se si comprano tanti detersivi è diverso.Bisogna pulire le posate.Passare lo straccio.Bisogna darsi tanto da fare per non incrinare quel ghiaccio. E finirci dentro.

Questo romanzo (di formazione) – dal titolo non proprio accattivante, ma assolutamente azzeccato alla storia narrata - ha come protagonista un ragazzo che, essendosi trovato solo dopo la perdita dei genitori, ha cercato di vivere sensazioni forti per riempire i suoi vuoti, tanto da annullarsi, da mettere a rischio la propria vita, da non sentire più alcuna voglia di vivere, di essere felice, di godere dell’esistenza.

Il nostro protagonista (che in pratica è l'Autore, il quale ha deciso di parlarci di sé in queste pagine…), ci fa subito sapere che a 10 anni era già alcolizzato.
Ci racconta la sua infanzia, felice e serena come quella di tanti altri bimbi come lui, fino a quando in casa sua non è entrato un ospite sgradito: la “brutta malattia” (il cancro), che aggredisce la sua eccentrica e vivace mamma, consumandola e, alla fine, uccidendola.
Il padre sembra morire a poco a poco insieme alla moglie, una volta saputo del cancro: perde la voglia di vivere, di ridere, di stare col figlio; morirà prima di lei, di questa figlia dei fiori che ama raccontare barzellette al suo bambino pure in un luogo di morte come l'ospedale.

E quando anche lei se ne andrà, il ragazzo si ritroverà solo, senza punti di riferimento, solo con l’immenso, doloroso vuoto che ha dentro.

Nonostante la presenza di una zia che cucina per lui e il patronato cattolico per studenti che gli dà l’opportunità di studiare, il ragazzo è completamente lasciato a se stesso; a fargli compagnia solo il suo dolore, che lui affronterà e cercherà di soffocare infilandosi in uno stile di vita estremo, fatto di pornografia, cocaina sniffata in dosi enormi e la decisione di vivere tutto quello che vede sulle riviste porno.

E dopo i tentativi di suicidio falliti (nonostante una nottata intera a sniffare), non gli resta che gettarsi a capofitto nella sua vita oscena, in un marasma di sensazioni ed esperienze estreme, al limite, con la speranza di lasciare il proprio personale inferno e di farla finita al più presto.


La vita oscena è un libro breve ma forte, che non lascia indifferenti, soprattutto se lo si legge pensando che si è in presenza di un libro autobiografico.

Lo stile e la scrittura dell’Autore - estremamente schietti, senza filtri, con un’alternanza di frasi brevi/brevissime (anche solo una parola) ad altre lunghe e deliranti - ti spiazzano, ti colpiscono, rovesciandoti
 violentemente addosso un fiume di parole dure, scene forti che vorresti non immaginare, ma che inevitabilmente ti passano davanti agli occhi nella loro crudezza, trascinando anche te che leggi nell’inferno del protagonista. 

Un inferno dal quale non vedi l’ora di uscire per prendere una boccata d’aria pura (visto che quella respirata, ingoiata dal ragazzo, ci arriva contaminata, sporca) ma che, allo stesso tempo, ti tiene incollato perché non puoi non cercare di dare un senso a tutta quella coca, a quel sesso estremo e "malato", a quel buttarsi via, a quella solitudine disperata e ingombrante.

Leggi questa vita oscena entrando a capofitto in essa, nel delirio raccontato, perdendoti nelle parole, nel dolore, aspettando e sperando che una possibilità di riscatto ci sia per lui, per questo ragazzo, e che finalmente si decida a porre fine a questa sorta di punizione che si è autoinflitto e che lo sta annullando inesorabilmente

Come già ho avuto modo di dire, il libro è breve e lo si legge in pochissimo, eppure io ho dovuto fermarmi nella lettura proprio quando ero nel cuore della storia e dello sbandamento del protagonista, per capire se mi andava o no di terminarlo.

L’Autore mi stava fagocitando nel suo mondo così… sbagliato, così soffocante, che a un certo punto della lettura mi sono sentita quasi a disagio; non saprei spiegarvelo meglio, ma è così, era come se avvertissi un che di sgradevolmente “claustrofobico", e le sensazioni che stavo assorbendo non mi piacevano, mi lasciavano addosso qualcosa di negativo, di scomodo (di osceno..?).

Ma non è possibile attraversare metà inferno e poi restare lì impantanati: o torni indietro o prosegui e cerchi di capire se da quel buco profondo, nero, soffocante, è possibile uscire. Ma non lo avrei mai saputo se mi fossi fermata.

Non avrei scoperto se c’è o no, per il ragazzo, la famigerata e agognata luce in fondo al tunnel.
Ma c’è…, e se si decide di arrivare alla fine, è possibile vederla, come l’ha vista e afferrata lui.

Non vi nascondo che, dopo aver deciso di proseguire nella lettura e averla terminata, avevo deciso di non scrivere nulla su questo libro; non volevo condividere nulla…, e invece, eccomi qui. 

Potrebbe essere un genere non adatto a tutti; ripeto, è una lettura piuttosto forte.


Ho letto in web che l’omonimo film – presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2014 – uscirà nelle sale cinematografiche dall’11 giugno 2015.

Siete curiosi di andare a vederlo?
Vi lascio il link del trailer e qualche informazione sul film.

GIUGNO 2015



Regia di Renato De Maria

Con Clement Metayer, Isabella Ferrari, Roberto De Francesco, Duccio Camerini, Andrea Renzi, Anita Kravos, Miriam Giovanelli, Iaia Forte...

Rimasto solo, per lo sgretolamento improvviso della sua famiglia, Andrea, intraprende un viaggio alla ricerca della morte, ma finisce per trovare la vita. Sulle ruote del suo skateboard Andrea inizia così un percorso allucinato, in cui la visione drogastica si sovrappone alla realtà, deformandola. In attesa di una fine che non arriva e non arriverà mai, attraverserà il fuoco onirico della dissoluzione, inseguito dallo sguardo della madre. Fino a trovare il senso più profondo della sua Vita Oscena.

2 commenti:

  1. Ciao Angela, ho letto tutta d'un fiato la tua bellissima recensione. Leggere è anche immedesimarsi con i protagonisti, soffrire e gioire con loro, in un rapporto di scambio di emozioni e riflessioni. Il libro non lo conoscevo, grazie per la sensibilità con cui proponi sempre libri interessanti. Un caro saluto :)

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    Risposte
    1. ciao aquila!! grazie...e un caro saluto a te :=)))

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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