lunedì 26 giugno 2017

Recensione film: 12 ANNI SCHIAVO (Steve McQueen) // PALME NELLA NEVE (Fernando González Molina)



Avete visto qualche film interessante di recente e che magari mi consigliereste?
Sono sempre alla ricerca di "cose belle" da vedere, oltre che da leggere ^_-

Oggi vi segnalo un paio di film che ho gradito, diversi tra loro per genere, contesto storico di riferimento ecc..., eppure aventi in comune un elemento fondamentale: uomini che rendono schiavo il prossimo, umiliandolo e ritenendolo inferiore a motivo del colore della sua pelle.

Il primo film è tratto da un'autobiografia (12 Years A Slave), pubblicata a metà dell’Ottocento, che rese note le drammatiche vicende di Solomon Northup, il quale trascorse 12 anni in schiavitù in diverse piantagioni della Louisiana, pur essendo legalmente un uomo libero.

La pellicola ha ottenuto diversi riconoscimenti e premi, tra cui tre Oscar (Miglior film, migliore sceneggiatura non originale e miglior attrice non protagonista a Lupita Nyong'o).

12 ANNI SCHIAVO


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Regia: Steve McQueen.
Cast: Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Brad Pitt, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Sarah Paulson, Paul Giamatti, Lupita Nyong'o, Dwight Henry.


Siamo nel 1841, prima della guerra di secessione, e Solomon Northup, talentuoso violinista di colore, vive libero nella cittadina di Saratoga Springs (nello Stato di New York) con la propria famiglia - la moglie Anne e i figli Margaret e Alonzo.
Un giorno però viene avvicinato da due falsi agenti di spettacolo che gli offrono un lavoro; in realtà essi sono trafficanti di schiavi: rapiscono Solomon, gli tolgono i documenti e lo portano in Louisiana, dove rimarrà in schiavitù fino al 1853, cambiando per tre volte padrone e lavorando principalmente nella piantagione di cotone del perfido schiavista Edwin Epps.

Solomon inizialmente cerca di ribellarsi a quello che, ora dopo ora, sembra diventare purtroppo il suo destino, gridando a gran voce il proprio nome e la propria condizione legittima di uomo libero..., ma riceve solo frustrate e umiliazioni, e deve anche accettare un nuovo nome (Platt), come a ricordargli di scordarsi la sua "vecchia vita".

Il primo padrone cui viene venduto è William Ford, predicatore battista e proprietario di una piantagione; questi non è un uomo crudele, anzi è un timorato di Dio e cerca di trattare con umanità gli schiavi; purtroppo, Ford cede Solomon al proprio dipendente John M. Tibaut (pur avendo su Solomon dei diritti, in quanto Tibaut non aveva potuto pagare per intero la somma per comprare lo schiavo) e questi si rivela essere molto malvagio e cinico; il protagonista rischia anche di morire a causa sua ma Ford viene in suo aiuto; i guai non sono finiti e Tibaut successivamente vende Platt ad un proprietario più meschino e folle più di lui: Edward Epps.

Epps, interpretato da un (sempre *_*) favoloso Fassbender, è davvero crudele e spietato con i suoi "negri"; ha sempre la frusta in mano per colpire a sangue, e con tutte le energie che ha, le loro schiene straziate; nella storia di Solomon c'è un altro personaggio di cui, per un tratto, seguiamo le dolorose vicissitudini, ed è la giovanissima Patsey, che è morbosamente oggetto delle attenzioni violente e perverse del padrone schiavista: abusa costantemente di lei, infatti, scatenando le ire e le gelosie della moglie, che quanto a sadismo non gli è da meno, e a causa sua assistiamo a scene drammatiche e di intensa malvagità nei confronti della povera schiava, che ne subisce di tutti i colori...

Molto forte è, in particolare, una scena in cui Patsey viene punita più atrocemente del solito: legata ad un albero, nuda, Epps costringe Solomon a frustarla ma quando si accorge che l'uomo vi mette decisamente poca energia, prende la frustra e ci pensa lui..., lacerando la pelle della povera vittima senza pietà.

Presso Epps, Northup resta circa dieci anni e solo grazie all'arrivo di un carpentiere, di nome Samuel Bass (un canadese abolizionista, cui dà il volto Brad Pitt), al quale per la prima volta racconta tutta la sua storia, nel povero Solomon si riaccende la speranza di poter uscire da quell'inferno.

Questo film racconta con realismo e intensità, a mio avviso, la storia di Solomon Northup, la sua disperazione, l'impotenza di fronte a ciò che gli stava accadendo e al quale non riusciva a ribellarsi, pur provandoci; racconta la sua lotta non solo per sopravvivere, ma anche per conservare la propria dignità. 

A me fa sempre un certo effetto e mi colpisce tanto vedere questo genere di film in cui l'essere umano, perdendo ogni umanità, rende il proprio simile suo schiavo, trattandolo come un oggetto, senza provare una briciola di misericordia, di empatia, di pentimento, di rimorso per le proprie azioni aberranti.
Non ho letto il libro, ma mi pare di poter dire - stando alle informazioni che circolano in web - che il film sia piuttosto fedele nel riportarci l'incredibile e terribile esperienza vissuta da Solomon, e non si può non provare tanta rabbia davanti a questa ingiustizia.
Secondo il mio giudizio, è uno di quei film fatti bene che si è meritato i premi ricevuti.



Il secondo film è Palme nella neve, tratto dal romanzo di Luz Gabas (Ed. Mondadori), che, sullo sfondo della realtà coloniale in Guinea, ruota attorno alla storia commovente di un amore proibito ed esotico.





PALME NELLA NEVE


Palmeras en la nieve
2015
Regia di Fernando González Molina
Cast: Mario Casas, Berta Vázquez, Adriana Ugarte, Macarena García, Fernando Cayo, Daniel Grao, Alain Hernández.



La storia segue due filoni temporali, separati da circa cinquant'anni di distanza: uno è nel 2003 (e parte dalla Spagna), l'altro negli anni '50 del Novecento ed è ambientato in Africa.

Clarence Rabaltué è una giovane studiosa di linguistica; ha appena perso suo padre Jacobo, e suo zio Kilian (fratallo del padre) è molto anziano e gravemente ammalato; ormai non ragiona quasi più e la sua mente sembra essersi fermata al passato.
La donna trova casualmente nella vecchia casa di famiglia sui Pirenei il frammento di una misteriosa lettera e comprende che per anni suo zio ha mandato soldi a una donna e alla sua famiglia.
Chi sono queste persone?

Non riuscendo a trattenere la curiosità, inizia a leggere le carte che ha tra le mani e scopre che si tratta di parte della corrispondenza di suo padre Jacobo e dello zio Kilian, risalente agli anni in cui emigrarono per ragioni di lavoro in una piantagione di cacao a Fernando Poo, colonia spagnola nell'Africa equatoriale.

In quella terra esotica e lussureggiante, così diversa dalle loro fredde montagne, i due giovani fratelli sono immersi totalmente nello stile di vita caloroso e vivace delle colonie, che contrasta profondamente con la Spagna grigia e austera da cui provengono.
I due sono all'opposto caratterialmente: tanto arrogante e buontempone è Jacobo, quanto serio, placido e riflessivo è Kilian,
E anche in virtù dei loro differenti modi di essere e concepire la vita, vivranno anche situazioni diverse, anche se ugualmente drammatiche.
Jacobo ama divertirsi, bere e andare a donne, e invita suo fratello a far la stessa cosa, anche perchè le donne del posto sono, per lui, molto disponibili a concedersi, tanto più se dai loro qualche spicciolo.
Kilian però non condivide molto questo stile di vita libertino e godereccio e cerca di avere più rispetto per i dipendenti neri, a differenza di come si comportano gli altri bianchi, sempre prepotenti e meschini nei confronti della popolazione locale.
Durante il soggiorno in Guinea, la strada di Kilian si incrocia con quella di una bellissima e dolce infermiera indigena, Bisila, la cui condizione di donna sposata con figli non le impedisce di innamorarsi di Kilian. Tra i due nasce un forte sentimento che li porta a questa relazione clandestina pericolosa, in quanto, se scoperta, potrebbe avere gravi ripercussioni sulle loro vite.
Ma a complicare dolorosamente le vicende ci si mette lo stesso fratello di Kilian, il razzista e donnaiolo Jacobo, che una notte commette, insieme a due suoi amici di bevute, un'azione scellerata...

L'amore tra Kilian e Bisila è sincero, caldo come il sole dell'Africa, forte come le sue palme e puro come la neve dei Pirenei: basterà questo a tenerli uniti per sempre?

Intanto, come detto all'inizio, il racconto del passato si interseca col presente, in cui c'è Clarence che va alla ricerca dei segreti della propria famiglia, volando in Africa; qui conosce un ragazzo che - coincidenza...! - scopre essere collegato al passato dello zio e del padre, svelando così verità tristi e dolorose...

"Palme nella neve" è un film che racconta una storia di amicizia, passione, una storia piena di intrighi e sentimenti, in cui l'amore vero va oltre l'odio e l'oblio...
Intrecciando passato e presente, questa saga familiare ricca di storie d'amore e segreti, si staglia sullo sfondo inedito di una terra poco conosciuta e di eventi storici e politici importanti, quale la colonizzazione dell'Africa da parte degli Europei (in questo caso degli Spagnoli).
Il film dura quasi tre ore e non appartiene di certo a un genere avventuroso, con tanta azione e scariche di adrenalina; questo per dire che è più adatto a chi ama il genere romantico e a chi vuol gustarsi una bella storia d'amore e di segreti di famiglia, senza fretta; il film è fatto bene, belle le riprese e la fotografia di questi meravigliosi paesaggi africani, che stridono con le (meno frequenti ma d'impatto) immagini dei Pirenei innevati.
Il lato sentimentale della storia non è lasciato a se stesso ma è nutrito, come dicevo, da temi rilevanti, quali la schiavitù, lo sfruttamento della popolazione locale nelle piantagioni dei bianchi, il rapporto padrone-schiavo, la lotta per l'indipendenza, la diversità di cultura, tradizioni, di concezione della vita, della donna..., la rabbia dei neri verso i bianchi colonizzatori quando questi finalmente vengono cacciati.

Insomma, è un film fatto molto bene, secondo me, merita e, nonostante la lunghezza, io l'ho guardato con molto interesse, non mi sono mai annoiata, anzi, mi ha molto coinvolta. 
Credo che anche il romanzo debba essere bello e, come solo raramente accade, quasi quasi mi vien voglia di leggerlo dopo aver visto il film...!






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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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