sabato 31 marzo 2018

Recensione: TOKYO EXPRESS di Matsumoto Seicho (RC2018)



Un noir/poliziesco dal fascino ossessivo, morboso, che ruota attorno a uno strano caso di doppio suicidio, per risolvere il quale la polizia dovrà districarsi tra orari di treni e presunte coincidenze.



TOKYO EXPRESS
di Matsumoto Seicho



Adelphi Ed.
trad. Gala Maria Follaco
175 pp
2° ediz.
2018
Il trentaciquenne Yasuda Tatsuo, che per lavoro coltiva rapporti col Governo, è solito frequentare il Koyuki, un ristorante di poche pretese ma dove regna la discrezione e dove le ragazze intrattengono amabilmente i clienti, tra cui lo stesso Yasuda.
Un pomeriggio, l'uomo invita due ragazze del Koyuki a mangiare qualcosa insieme, e proprio quella sera i tre vedono causamente una loro comune conoscente, Otoki (anch'essa cameriera del Koyuki), salire su un treno in compagnia di un uomo, col quale sembra conversare tranquillamente. 
Forse lui è il suo fidanzato segreto?
La domanda cade nel vuoto e pochi giorni dopo la fanciulla e il suo presunto "amico" vengono ritrovati morti...

In una cala rocciosa della baia di Hakata, i corpi di Otoki e Sayama (funzionario di un ministero) vengono rinvenuti all’alba; il colorito acceso delle loro guance  non sembra lasciare dubbi: i due hanno assunto del cianuro. 
Un suicidio d’amore, sicuramente. 
La polizia di Fukuoka, nel rendersi conto di cosa si tratti, sembra quasi delusa: se è un caso di doppio suicidio d'amore, c'è poco da indagare, e se non ci sono indagini, non c'è alcun colpevole da scovare. 
Eppure, nonostante l'apparente evidenza e semplicità dei fatti, c'è qualcuno che non vorrebbe che la morte della coppia giovane e bella venisse archiviata così facilmente: si tratta di Torigai Jūtarō, vecchio investigatore dall’aria indolente e dagli abiti logori. Torigai è un tipo che non può fare a meno di ragionare e rimuginare sulle informazioni in suo possesso e a furia di pensare, fare domande e ipotizzare, intuisce che ci sono degli aspetti che proprio non lo convincono circa le ultime ore di vita dei due presunti amanti, i loro spostamenti, ciò che hanno fatto quando erano insieme o separati...

A condividere i suoi dubbi è soltanto un giovane collega di Tokyo, Mihara Kiichi,  anch'egli perlesso: qualcosa non torna, in quanto se i due sono arrivati con il medesimo rapido da Tokyo, perché mai lui, Sayama Ken’ichi, è rimasto cinque giorni chiuso in albergo in attesa di una telefonata? E perché poi se n’è andato precipitosamente lasciando una valigia? Ma soprattutto: dov’era intanto lei, l’amante, la seducente Otoki, e come ha passato il tempo prima di incontrarsi col funzionario?
Insomma, queste ed altre domande assillano sia Torigai che Mihara, i quali convengono sul fatto che i due hanno assunto un comportamento alquanto bizzarro, considerato che avevano deciso di farla finita.

Ci dev'essere un'altra spiegazione dietro a un quadro che dà l'impressione di essere troppo ovvio.
C'è qualcuno (o più di uno) che poteva volere la morte di uno dei due amanti (ma poi... chi dice che lo fossero davvero?) o di entrambi?
In fondo, il povero Sayama lavorava per un ministero che poco tempo prima era stato travolto da un grosso scandalo per corruzione...
E se la sua morte fosse collegata ad esso? Ma in tal caso, cosa c'entra Otoki? Forse è stata una vittima accidentale?

Le indagini passano a Mihara, che, diffidando delle idee preconcette e delle risposte troppo semplicistiche, e affidandosi al proprio intuito formidabile, nonchè all'ammirevole perseveranza di cui è dotato, fa di tutto per mettere a posto ogni singolo, anche insignificante, pezzo che forma un puzzle alquanto complesso e ricco di sorprese.
Indagando e scervellandosi, l'ispettore scopre che a dargli una mano per cogliere i piccoli particolari che fanno la differenza, sono niente poco di meno che.... gli orari e i nomi di tanti treni che, in un modo o nell'altro, si trovano invischiati nel caso e le cui partenze/ritorni sono intervallati da pochi minuti... Minuti che potrebbero costituire la chiave per districare i nodi?

A pensarci bene questo caso ruota tutto, dall’inizio alla fine, intorno a orari di treni e di aerei. Ne è quasi sommerso.

Un caso che, man mano che il tempo passa, abbandona sempre più chiaramente i contorni del suicidio, per assumere quelli di una macchinazione ordita da una mente diabolica, dalla gelida razionalità e capace di capovolgere la realtà, giocando con presunite coincidenze che però, a ben guardare, potrebbero rivelarsi delle messinscene.

Torigai prima, e soprattutto Mihara dopo, sono due investigatori dal fiuto infallibile; se il primo da il via affinchè venga seguita una pista parallela a quella ufficiale (suicidio), a proseguirla con tenacia ed entusiasmo è Mihara, il quale non si dà pace perchè riesce a vedere degli aspetti dell'intricata situazione che gravita attorno alla morte dei due, che nessun altro pare vedere. Fortunatamente, il suo superiore lo incoraggia ad andare avanti con le sue intuizioni, ed infatti Mihara si butta a capofitto per stanare colui (o magari colei) che ha avuto l'intelligenza di architettare un piano che, nel momento in cui si raccolgono testimonianze, si confrontano orari e luoghi, sembra reggere benissimo.
Perchè alla fine, il "guaio" è proprio questo: tutte le volte che il nostro povero ispettore sembra avere un'idea/un'ipotesi geniale per trovare delle crepe, delle falle nella parete di roccia creata dal sospettato n. 1, più questi sembra avere un alibi di ferro, e a garantire per lui intervengono varie persone...
Lo scoraggiamento. l'esasperazione, il senso di impotenza sono inevitabili, ma la cocciutaggine di Mihara è più forte di tutto, e viaggiando in lungo e in largo per il Giappone, tra traghetti e treni, alla ricerca di coincidenze ed orari che si susseguono, qualcosa comincerà a muoversi fino ad arrivare ad un finale risolutivo difficilmente immaginabile, e per questo soprendente.

Matsumoto ha scritto un romanzo poliziesco con sfumature noir che ci appare come un enorme rebus, intricatissimo, in cui davvero bisogna stare attenti ai particolari e, allo stesso tempo, seguire i ragionamenti "lucidamente folli" dell'ispettore; come già detto, il congegno perfetto creato ad arte dal colpevole, il cui meccanismo Mihara vuol comprendere, ruota intorno a una manciata di minuti, tutt'altro che insignificanti.

Mihara, nel suo modo di portare avanti le indagini, procede come preso da un impulso irrefrenabile, da una febbre che gli accende il cervello e che non lo fa schiodare dalle sue "fissazioni", le quali occupano prepotentemente la sua mente, togliendogli il sonno, la tranquillità, fino a condurlo a unire tutte le tessere del mosaico.
Ma per raggiungere il suo scopo - smascherare chi ha provocato la morte dei due giovani - Mihara dovrà sfoderare le proprie invidiabili capacità investigative e imporsi di ragionare non secondo schemi prestabiliti e scontati.

«Le persone tendono ad agire sulla base di idee preconcette, a passare oltre dando troppe cose per scontate. E questo è pericoloso. Quando il senso comune diventa un dato di fatto spesso ci induce in errore».

In certi momenti mi sembrava di perdermi nel marasma di orari e rapidi presi in esame dal protagonista, ma in realtà il bello è proprio lì, e l'Autore riesce a farci sentire tutta l'ansia e la frenesia che coinvolge totalmente Mihara, un investigatore caparbio, sagace, che non si arrende davanti ai primi ostacoli.

Una scrittura fluida, asciutta, priva di fronzoli e dettagli inutili, brillante come lo è il finale, che risponde a tutte le domande e dell'investigatore e del lettore, sempre più curioso e travolto da un'indagine che va avanti.... spedita come un treno!


Reading Challenge
Obiettivo n.32 Il libro di un autore giapponese



2 commenti:

  1. Wow... un giallo inusuale che ha stuzzicato la mia curiosità. E poi c'è anche l'ambientazione orientale, davvero intrigante. Lo metto in lista, grazie Angela!:)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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