mercoledì 19 aprile 2017

Recensione: LA LUNGA VITA DI MARIANNA UCRIA di Dacia Maraini (RC2017)



Nella splendida e miserabile Sicilia del Settecento vive una donna speciale, il cui handicap (è sordomuta), se agli occhi della gente la fa apparire una "svantaggiata", in realtà rende i suoi sensi e i suoi pensieri più acuti e sensibili verso il mondo esterno; attraverso Marianna Ucrìa conosciamo da vicino un mondo che ci sembra antico, lontano, "arretrato" e nella sua fase più sfarzosa (ancora lontano da quel tramonto che di certo giungerà e che ritroviamo, ad es., ne Il Gattopardo), ma di cui osserviamo le fatiche, le gioie, i dolori, e anche purtroppo gli abusi nei confronti dei più deboli che caratterizzano da sempre la società umana, in ogni epoca.


LA LUNGA VITA DI MARIANNA UCRIA
di Dacia Maraini



Ed. Rizzoli
1990
Marianna Ucrìa è chiamata la mutola perché né sente né parla, e nessuno sa come mai un esserino così garbato, dalla pelle bianca e i riccioli biondi come il padre, sia una babbasuna dalla cui bocca non esce suono.
E quando è ancora piccola, suo padre decide di provare a farle tornare la voce facendole prendere uno spavento, come quello che molto probabilmente l'ha resa "handicappata".
Così la porta con sé ad assistere ad un autodafè, ma lo spettacolo drammatico e brutale della morte non produce affatto l'effetto sperato, anzi terrorizza la povera Marianna.

Gli Ucrìa sono una nobile famiglia palermitana, la cui storia è da secoli scandita da matrimoni combinati (e imposti) con altri aristocratici, innumerevoli parti, balli e cene piene di vino, buon cibo, merletti e parrucche, tristi "spettacoli" di condanne a morte..., e il destino della nostra mutola sembra già segnato e deciso dai famigliari.
Certo, se è vero che le sorelle (come il resto della maggior parte delle ragazzine perbene, future nobildonne) sono chiamate a maritarsi prestissimo con un buon partito per continuare a dar lustro alla famiglia e ad allargare i possedimenti terrieri, per la piccola Marianna le cose sono meno semplici, a causa della sua disabilità.

Per lei, il signor padre non ha altra scelta che darla in moglie ad un uomo di famiglia, per di più molto più grande d'età: lo zio Pietro, fratello della mamma. Il silenzioso, burbero e sempre accigliato "signor zio", che diventerà per la ragazzina "il signor marito zio", l'uomo cui deve obbedienza e che da lei pretende quei doveri coniugali che si risolvono ogni volta in una sorta di violenza carnale (e non solo), che vede la giovanissima moglie alla mercè di un marito che le si avvicina con la stessa delicatezza di un animale in attesa di accoppiarsi.

La giovane Marianna cresce guardandosi attorno con molta attenzione, forse perché il suo mutismo l'ha resa inevitabilmente più vigile rispetto a ciò che vede, nonché ai comportamenti e ai pensieri altrui, che a lei sembra di "sentire", come se la persona che le è accanto le riversasse inconsapevolmente addosso ragionamenti, borbottii, lamentele...; le si schiudono così saperi ignoti, e Marianna, che è sveglia ed intelligente nonostante ciò che erroneamente pensano parenti e conoscenti, impara l'alfabeto, legge tantissimo e impara a scrivere, lasciando su foglietti di carta i propri pensieri: questi sono gli unici strumenti di comunicazione col mondo.
Sviluppa una sensibilità acuta che la spinge a riflettere sulla condizione umana, su quella femminile, sulle ingiustizie di cui i più deboli sono vittime, compresa se stessa.

Seguiamo le vicende della sua vita e la vediamo diventare, da figlia compatita e sorella un po' snobbata, una sposa bambina e poi madre di diversi figli, amati sì ma sempre con la consapevolezza che è bene non affezionarsi loro troppo, visto che anch'essi, come lei, sono chiamati ad affrontare ciascuno la propria sorte: chi si sposerà prestissimo, chi si farà monaca, chi si andrà pavoneggiando come un signorotto borioso in mezzo ai contadini.
La società siciliana di quel tempo è chiusa nelle proprie regole, tipiche del mondo della nobiltà, di cui l'Autrice ci dà un quadro chiaro e disincantato, facendoci conoscere tanto il modo di essere e vivere dei ricchi signori, quanto quello misero e sgradevole dei servi.

Marianna, con il suo carattere sensibile e il suo saper scrutare negli animi delle persone, costituisce per il lettore un punto di vista che si colloca a metà strada tra questi due "mondi": da una parte lei è parte integrante del ceto nobile, ne condivide i privilegi perché lei è la duchessa, colei che veste bene, con bei gioielli e ventagli merlettati, che ha il diritto di battere i servi disubbidienti, di punire quelli insolventi; ma, forse proprio perché sordomuta, e quindi "diversa", considerata dai più un po' "scema", ritardata, riesce a capire e a immedesimarsi nei "diseredati", in questi servi selvatici, brutti, sporchi, nelle cui case (o meglio tuguri) hanno per coinquilini topi e scarafaggi.


Eppure questi ricconi, che si sentono superiori, che non esitano a trattare duramente e con fare sprezzante gli straccioni a loro sottoposti, non sono meno "selvaggi " e rudi di questi ultimi, e anzi mostrano nelle parole e negli atteggiamenti una tale grettezza d'animo e meschinità che di certo non li eleva da nessun punto di vista.

Negli anni, Marianna compirà i gesti propri di ogni donna, gioirà e soffrirà, vedrà i propri figli crescere e prendere le loro strade, il suo cuore sanguinerà nel perdere il figliolo prediletto, si interrogherà sul proprio matrimonio e su questo marito che non mostrerà mai nei suoi riguardi la benché minima dolcezza, sentirà su di sé la scarsa considerazione che i fratelli prima e i figli - oramai cresciuti - poi, nutrono per una mutola qual è lei; e quando forse meno se lo aspetta, conoscerà anche il sentimento dell'amore - di certo estraneo nel suo rapporto con "il marito zio" - e la passione, che lei vivrà con quello slancio giovanile, quella sensualità, quella voglia disperata di amare ed essere amata - unita al timore di far la cosa sbagliata - che fino a quel momento non ha mai conosciuto.

In questo bel romanzo della Maraini mi sono sentita, come lettrice, totalmente immersa nella sua narrazione, così solida, diretta ma anche coinvolgente e "viscerale" grazie tanto allo stile di scrittura e all'utilizzo di un linguaggio "popolare" - infarcito di numerose parole ed espressioni siciliane - quanto alla protagonista, questa figura femminile memorabile, fragile e forte insieme, vittima della mentalità altrui ma padrona di se stessa, che riesce ad ergersi oltre la pochezza e la miseria che la circondano e che non riescono a schiacciarla.
In lei infatti ho avvertito un fuoco, un ardore, una voglia di vivere e conoscere che fanno di Marianna Ucrìa un interessantissimo personaggio letterario, che tra l'altro non è totalmente inventato, visto che questo libro ha degli elementi autobiografici; la realtà di cui ci parla l'Autrice è dunque a lei nota in quanto di nobili origini siciliane. *.
Ed infatti, accanto a Marianna, l'altro protagonista è proprio questa terra, aspra e assolata, di cui scorgiamo la ricchezza fastosa e la povertà più nera, di cui percepiamo, pagina dopo pagina, odori, colori, grida e silenzi, sguardi e gesti, in maniera vivida e vivace; si toccano temi importanti, quali lo stupro, le spose bambine, la violenza sui deboli e gli svantaggiati, ma non mancano passaggi intrisi di cultura, in particolare delle idee illuministe (Hume in particolare) che in quegli anni si stavano diffondendo in Francia.

Marianna Ucrìa è un esempio di donna che, pur partendo da una condizione (fisica soprattutto, ma non solo) decisamente difficile, sa trovare in se stessa e nella lettura, nella conoscenza, la via per elevarsi a fronte della mentalità chiusa che la vorrebbe condizionare e segregare in un tipo di vita sterile, infelice, miserabile. È una donna che non si lascerà spezzare ma saprà affrontare la vita con quella passione che arde dentro di lei e che aspetta soltanto il momento giusto per venir fuori.

Assolutamente consigliato: è il mio battesimo personale alla narrativa di Dacia Maraini e devo dire che è stato estremamente positivo.


* La madre della scrittrice,Topazia, appartiene ad un’antica famiglia siciliana, gli Alliata di Salaparuta (fonte).

Obiettivo n.1 -
 Un libro di un autore che non avete mai letto.

Frammenti di... LA LUNGA VITA DI MARIANNA UCRIA



Ho terminato di recente LA LUNGA VITA DI MARIANNA UCRIA di Dacia Maraini, la cui protagonista è sordomuta, costretta a comunicare tramite foglietti di carta; impossibilitata com'è a interagire normalmente con il mondo esterno, Marianna ha finito per dare molta importanza alla parola scritta e, di conseguenza, ai libri e all'apprendere cose nuove attraverso la lettura.


"Fuori è buio. Il silenzio avvolge Marianna sterile e assoluto. Fra le sue mani un libro d'amore. Le parole, dice lo scrittore, vengono raccolte dal pensiero che gira come una ruota di mulino, e poi, in forma liquida, si spargono e scorrono felici per le vene. E' questa la vendemmia della divina letteratura?
Trepidare con i personaggi che corrono fra le pagine, bere il succo del pensiero altrui, provare l'ebbrezza rimandata di un piacere che apparteneva ad altri. Esaltare i propri sensi attraverso lo spettacolo sempre ripetuto dell'amore in rappresentazione, non è amore anche questo? Che importanza ha che questo amore non sia mai stato vissuto faccia a faccia direttamente? assistere agli abbracci di corpi estranei, ma quanto vicini e noti per via di lettura, non è come viverlo quell'abbraccio, con un privilegio in più, di rimanere padroni di sè?
(...) Queste letture che si protraggono fino a notte fonda sono prostranti ma anche dense di piaceri. Marianna non riesce a decidersi ad andare a letto. (...) Uscire da un libro è come uscire dal meglio di sè".

martedì 18 aprile 2017

On my wishlist: PICCOLE GRANDI COSE di Jodi Picoult // ORA CHE E' NOVEMBRE di Josephine Johnson



Libri che stuzzicano la mia curiosità.

Che ne pensate?

Il primo è della bravissima Picoult, che riesce sempre a creare storie intense e drammatiche; l'altro mi attira perchè, quando fu pubblicato - nel 1934 - sul momento l'autrice, Josephine Johnson (1910 - 1990) fu paragonata a Emily Dickinson e ad Emily Brontë e il romanzo l'anno successivo ottenne il prestigioso Premio Pulitzer.

PICCOLE GRANDI COSE
di Jodi Picoult



Aprile 2016
Ruth Jefferson fa l'infermiera ostetrica al Mercy-West Haven Hospital da tantissimi anni fa.
Durante il proprio turno, mentre sta effettuando il check-up di un neonato, viene improvvisamente allontanata: i genitori di Davis sono bianchi suprematisti e non vogliono che Ruth, afroamericana, tocchi il bambino. L’ospedale asseconda la coppia e impedisce a Ruth di avvicinarsi a Davis, ma il giorno successivo il piccolo ha delle complicanze cardiache proprio mentre Ruth è l’unica ostetrica in servizio; questa, a causa del divieto di toccare il bambino, esita prima di effettuare il massaggio cardiaco e purtroppo il bimbo muore.
Ruth finisce per essere accusata di omicidio colposo.
Kennedy McQuarrie, avvocatessa bianca, sceglie di impostare una linea difensiva che escluda a priori l’ipotesi di razzismo nei confronti dell’infermiera. Sarà la scelta giusta?
Ruth e l’avvocatessa faticano a trovare un modo di intendersi, ma la vicenda giudiziaria si rivelerà infine utile a entrambe per capire molto di più di se stesse e soprattutto per guardare il mondo da una nuova prospettiva.



ORA CHE E' NOVEMBRE
di Josephine Johnson


trad. B. Masini
Siamo negli Stati Uniti della Depressione. 
Marget, Merle e Kerrin lasciano la città con padre e madre per tornare alla terra: una famiglia piccolo borghese che si fa contadina per necessità. 
La natura è durissima, la siccità incombente. 
Mentre Marget e Merle riescono nonostante tutto ad amare la vita, Kerrin rivela subito la sua personalità sfuggente e ispida. 
Lascia la casa paterna per studiare da maestra, e quando torna trova un altro uomo: Grant, assoldato dal padre per dargli una mano nei campi. 
La sua presenza incrinerà i legami tra le sorelle, tutte innamorate di lui, spingendo la vicenda verso una molteplice tragedia. 
Dieci anni di vita, una storia di intensità travolgente narrata da Marget ventenne.



lunedì 17 aprile 2017

PROSSIMAMENTE IN LIBRERIA (aprile/maggio 2017)



Prossimamente in libreria:



  • IL BAMBINO BUGIARDO: questo romanzo mi incuriosisce perchè dell'autore (S.K. Tremayne) ho letto LA GEMELLA SILENZIOSA, un thriller psicologico che mi è piaciuto moltissimo! Anche stavolta al centro della storia vi è un bimbo dalla condotta decisamente inquietante...
  • L'AMANTE ALCHIMISTA: la vita piena e affascinante di Margherida de' Tolomei;
  • LA CASA DELLE ONDE: una storia di sentimenti e imprevisti firmata Jojo Moyes;
  • IL MIO SEGRETO: la forza dell'amore di una madre, pronta a tutto per dare un futuro al proprio figlio malato.


  • IL BAMBINO BUGIARDO 
    di S.K. Tremayne



    Ed. Garzanti
    trad. C. Marseguerra
    USCITA
    20 APRILE 2017
    Nella sua casa che si affaccia sul mare della Cornovaglia, Rachel si guarda intorno, ancora incredula al pensiero che quella villa e l'intera tenuta di Carnhallow siano casa sua. 
    Si è finalmente gettata alle spalle la sua vita tormentata grazie al matrimonio con David, un ricco avvocato londinese, e al rapporto con il figlio di lui, Jamie, un bambino timido e silenzioso, segnato dalla tragedia della morte della madre, due anni prima. 
    La donna è rimasta vittima di un terribile incidente nelle miniere sotterranee su cui si erge Carnhallow e il suo corpo non è mai stato ritrovato. 
    Rachel si affeziona al piccolo come se fosse suo, ma improvvisamente il comportamento del bambino diventa molto strano. 
    Finché una notte di tempesta, mentre lui e Rachel sono soli, le rivolge queste parole: «A dicembre morirai».





    L'AMANTE ALCHIMISTA
    di Isabella Della Spina



    Ed. Piemme
    USCITA
    24 APRILE 2017
    1527. Alla vigilia del sacco di Roma, Isabella d'Este apre le porte del suo palazzo ad aristocratici e notabili per dare loro riparo, ma consegna alle truppe pontificie una delle sue ospiti: Margherida de' Tolomei, sacrificata in cambio della berretta cardinalizia per il figlio minore. 
    Papa Clemente VII ha posto quell'unica condizione, e Isabella non ha avuto scampo, anche se Margherida è stata per lei in passato più che un'amica. 
    Così la donna, avanti negli anni, viene condotta in ceppi a Castel Sant'Angelo e rinchiusa in una cella angusta con due giovani, sospettate di stregoneria, in attesa di conferire con il Papa in persona.
    Mentre le truppe imperiali e i lanzichenecchi, seguaci di Lutero, mettono a ferro e fuoco la città, Margherida ripercorre con nuovo sguardo la sua esistenza. 
    Figlia del dotto Cornelio, profonda conoscitrice del potere delle erbe, degli influssi astrali, grande alchimista, ha sempre cercato il segreto della Pietra Filosofale; forse è questo che il Papa, nipote di Lorenzo il Magnifico, vuole ottenere da lei?



    LA CASA DELLE ONDE
    di Jojo Moyes



    Ed. Mondadori
    USCITA
    2 MAGGIO 2017


    Inghilterra, anni Cinquanta. Sfollata durante la guerra, Lottie Swift è stata accolta dai coniugi Holden a Merham, quieta località di mare. 
    Lottie ama la tranquillità del luogo, mentre Celia, la figlia degli Holden, desidera una vita più movimentata. 
    Ma quando un gruppo di bohémien si trasferisce da quelle parti, entrambe le ragazze subiscono il fascino di tanta imprevista vitalità. 
    E ciò che accade a Villa Arcadia avrà conseguenze imprevedibili per tutti coloro che abiteranno il suo mistero…



    IL MIO SEGRETO
    di Kathryn Hughes

    Ed. Nord
    USCITA
    4 MAGGIO 2017
    Quando si deve smettere di sperare? Beth se lo chiede ogni giorno, guardando suo figlio Jake in un letto di ospedale. Jake avrebbe bisogno di un trapianto, ma né lei né Michael, il marito, sono compatibili. 
    Inoltre Michael è orfano e Beth, che non ha mai conosciuto il padre, ha perso la madre poche settimane prima. 
    Quando scopre di essere stata adottata, Beth comincia a cercare eventuali parenti biologici compatibili con Jake, ritrovandosi però a combattere contro un muro di silenzi, reticenze e segreti. 
    Ma non si arrende. Perché sa che l'amore è una luce impossibile da soffocare, e sarà quella luce a mostrarle la via. Perché questa è una battaglia che deve vincere a ogni costo. 
    Perché solo ritrovando il proprio passato potrà salvare il futuro di suo figlio.


    Curiosità letterarie: Winifred Holtby (1898-1935)



    Un personaggio menzionato in "Generazione perduta" perchè amica della protagonista, Vera Brittain, è Winifred Holtby.

    Daily Mail
    Winifred Holtby (1898-1935) è stata una scrittrice, giornalista, pacifista e femminista, ricordata per il suo noto romanzo Ritorno nel South Riding (col quale ha vinto postumo il James Tait Black Memorial Prize nel 1936), in parte basato sulle esperienze della Holtby come insegnante, sui suoi ricordi d'infanzia e sulle esperienze nell'East Riding.
    Il nome di Winifred Holtby è collegato a quello di Vera Brittain, che ha parlato della loro amicizia in "Testament of youth".

    Nata a Rudston, nello Yorkshire, durante la sua prima infanzia Winifred ha sviluppato un grande amore per la campagna, per la sua gente e il suo paesaggio, ritratti nelle sue novelle.
    La madre incoraggiò la figlia a scrivere poesie sin quando questa era un'adolescente.

    Si iscrive nel 1917 a Somerville College, uno dei college femminile di Oxford, ma interruppe la sua carriera universitaria per lavorare in una casa di cura di Londra e servire come volontaria ausiliaria.
    Nel 1919 torna ad Oxford per terminare i suoi studi di storia e nel 1921diventa una delle prime donne a ricevere un diploma dall'università.

    Mentre è a Oxford incontra Vera Brittain, con la quale intreccia una forte amicizia, dopo un iniziale antagonismo .
    Quando Brittain sposa il politologo George Catlin, lei continua a vivere con la coppia.
    Dopo la laurea Holtby ha lavorato come giornalista, scrivendo per il Manchester Guardian, Daily Express, Evening Standard, Good Housekeeping, e News Chronicle.
    Nel 1926 divenne direttore del Time and Tide, un settimanale femminista. Il suo primo romanzo, Anderby Wold, uscì nel 1923.

    Oltre alla scrittura, Holtby si dedica a cause sociali e questioni internazionali.
    Nel 1926 Holtby trascorre sei mesi in Sud Africa, dove impara a conoscere le condizioni dei nativi sudafricani, cominciando a parlare a favore della sindacalizzazione dei lavoratori neri.

    Come Brittain, Holtby credeva che tutta la scrittura dovesse avere uno scopo dietro. I protagonisti dei romanzi di Holtby erano spesso donne volitive e coraggiose, che rifettevano le sue esperienze e i punti di vista femministi.
    ,
    Altre opere di Holtby includono uno studio critico di Virginia Woolf (1932); Women in a Changing Civilization (1934), una storia sul movimento delle donne che è stato un successo commerciale.
    La corrispondenza di Winifred Holtby con Vera Brittain è stata raccolta in Letters to a Friend (1937).

    La raccolta postuma di poesie, intitolata The Frozen Earth and Other Poems (1935), è stata completata da Vera Brittain.

    Holtby soffriva di una malattia al cuore, che a poco a poco le tolse ogni energia. Quando nel 1932 ebbe un crollo fisico, le fu detto che era solo stanchezza a causa di  troppo lavoro. Solo successivamente le fu diagnosticato il morbo di Bright (una malattia renale).

    Holtby è morta il 29 settembre 1935, riuscendo a completare South Riding, pubblicato con l'aiuto di Vera, suo esecutore letterario.
    South Riding ha come protagonista la figlia di un fabbro alcolizzato, Sara Burton, che è riuscita a emanciparsi diventando un’insegnante a Londra e nelle scuole per missionarie del Sud Africa.
    Quando decide di tornare nella sua contea d’origine, il South Riding, lo fa per candidarsi a guida della scuola superiore femminile, ma trova opposizione nell'aristocratico Robert Carne.
    Lottando contro il fascino dell’orgoglioso Robert, le beghe e i sotterfugi amministrativi della Contea e le difficoltà portate dalla depressione economica, Sarah si impegnerà comunque a dare alle proprie allieve una speranza per il futuro.
    Considerato un classico della letteratura inglese, venne trasposto in un film nel 1938 per la regia di Victor Saville, e in una mini serie televisiva della BBC di grande successo diretta nel 2011 da Andrew Davies.


    Somerville College Blogs!


    domenica 16 aprile 2017

    Novità Metropoli d'Asia: "Pavana per una principessa defunta" di Park Min-gyu



    Con uno stile caratterizzato da continui rimandi tra il presente e il passato e frasi spezzate come la memoria dell’io narrante, Park Min-gyu affronta con sguardo ironico e incisivo la frenesia della società contemporanea e i suoi miti di progresso. 


    Pavana per una principessa defunta 
    di Park Min-gyu

    Ed Metropoli d'Asia
    B. Merlini
    336 pp
    Euro 15,00
    Il protagonista di questo romanzo, segnato dalla separazione dei genitori (il padre, un bellissimo uomo diventato star del cinema, ha abbandonato lui e la madre, una donna dall’aspetto insignificante), conduce un’esistenza inconcludente. 
    rova lavoro nel parcheggio di un grande magazzino, dove conosce una ragazza molto brutta e stringe amicizia con un collega più grande di lui che ama molto filosofeggiare e bere birra. Siamo a metà degli anni Ottanta a Seul, un periodo di boom economico. 
    Il protagonista, che ha ereditato la bellezza dal padre, si avvicina alla ragazza, e lentamente nasce un rapporto sempre più profondo e delicato. 
    Con la complicità del collega, si crea un terzetto che trascorre insieme la maggior parte del tempo libero, in un viaggio di conoscenza reciproca e di amicizia bruscamente interrotto dal tentato suicidio dell’amico e dall’improvvisa partenza della ragazza. 
    La ritroverà dopo molte ricerche: la storia sembra destinata al lieto fine, ma un tragico incidente spezzerà questo sogno, che però riprenderà qualche anno dopo, sotto altre forme, in un gioco di prospettive e punti di vista discordanti dove niente sarà più come sembrava un tempo. 


    Se in quel momento non mi avesse stretto la mano e non avesse posato piano la sua testa sulla mia spalla... non sarei stato capace di respirare, né di aprire gli occhi in quel mare profondo dove non c’erano più pesci. Appoggiati l’uno all’altra, non parlammo più, ascoltammo semplicemente la musica, con un auricolare a testa. Let me take you down, ’cause I’m going to Strawberry Fields. Nothings is real and nothing to get hung about. Strawberry Fields forever.

    Non esiste un luogo eterno, come non esiste un uomo eterno, ma quella notte cominciai a credere che determinati ricordi possano esserlo. Quell’autobus procedeva in direzione di Seul lento come un carretto... All’interno l’aria era pesante e si percepiva una puzza di sterco di cavallo e di piedi, dato che un passeggero si era tolto le scarpe. Percepimmo quell’odore come se fosse stato sprigionato dai nostri corpi. Usciti dalla stazione dei pullman, le abbottonai il cappotto fino al collo, poi attraversammo il piazzale e il passaggio sotterraneo avvolti dall’oscurità, infine prendemmo un altro autobus per rientrare a casa. Non brillava nessuna luce colorata, ma per me, in quel momento, la notte rappresentava il Natale. Era Natale.

    L'autore.
    Park Min-gyu nasce nel 1968 a Ulsan, una piccola città della Corea del Sud. Il suo esordio letterario risale al 2003, anno in cui pubblica due romanzi che ottengono prestigiosi riconoscimenti. Per il suo stile non convenzionale, il senso dell’umorismo e la critica alla società consumistica, è considerato uno degli autori coreani più interessanti della sua generazione. Ha vinto molti premi letterari, tra cui: Munhakdonge New Writer’s Award (2003), Hankyoreh Literary Award (2003), Yi Hyo-seok Literary Award (2007), Hwang Sun-won Literary Award (2009) e Yi Sang Literary Award (2010).

    sabato 15 aprile 2017

    NOVITA' IN LIBRERIA (aprile 2017)



    Cari amici, in questi giorni non sono a casa e i post che vedrete sono stati programmati.
    Augurandovi di trascorrere delle serene festività, vi lascio qualche... "novità in libreria".

    “La morte di qualcuno può dare inizio alla nascita di qualcun altro”. 
    In questa frase è racchiusa tutta la profondità di questo romanzo, che segna l’esordio nel mondo editoriale di Daniela Ippoliti con Bibliotheka Edizioni. 

    Può la vita di un giovane interrompersi all’improvviso? Purtroppo succede ed è realtà attuale e tristemente diffusa. Un incidente stradale la spezza per sempre, e cambia quella di chi resta.


    Il giardino di Mattia
    di Daniela Ippoliti



    Bibliotheka Edizioni
    pagg. 160 
    11 euro

    Mattia è un ragazzo di diciannove anni come tanti, con una vita normale, degli amici normali ed una famiglia altrettanto normale, fino a quando tutto tragicamente si interrompe per sempre perché Mattia muore in un incidente stradale con il suo scooter. 
    Per cercare di sopportare il dolore per la perdita del loro amico e nel tentativo di trasformare un posto dove è arrivata la morte in un luogo dove poter ritrovare un po’ di vita e di allegria, gli amici di Mattia decidono di creare un piccolo ma attrezzato giardino nella piazza dove il ragazzo ha avuto l'incidente mortale. 

    Andando a scomodare la teoria sociologica sui ‘sei gradi di separazione’, il libro racconta di come l'esistenza di ognuno di noi sia spesso legata, tramite un filo invisibile, all’esistenza di un altro individuo e come l'aiuto che ci serve possa giungere da ogni direzione, anche la più impensabile.
    L’autrice
    Daniela Ippoliti è nata a Roma nel 1964, dove vive attualmente insieme a suo figlio. Laureata in medicina e chirurgia presso l'Università di Roma La Sapienza e specializzata in dermatologia, lavora da molti anni presso un famoso istituto dermatologico della capitale. “Il giardino di Mattia” è il suo primo romanzo.




    Passiamo al secondo romanzo.

    Tra giochi linguistici, invenzioni surreali e scenari onirici, I sogni di Martino Sterio è un viaggio alla scoperta del potere dei nostri sogni e delle nostre fantasie.
    Peccati capitali e autori maledetti, sogni lucidi e profezie inquietanti. 
    Scarica QUI la mappa ufficiale del romanzo più fresco e innovativo dell’anno!

    I SOGNI DI MARTINO STERIO
    di Giulio Xhaet


    Ed.Electa Young
    276 pp
    16.90 euro
    E se il racconto più famoso al mondo, una di quelle fiabe che vi hanno raccontato più volte da piccoli, nascondesse un segreto terribile? 
    È a questa domanda che il giovane Martino deve trovare risposta.
    Altrimenti finirà prigioniero dei suoi stessi sogni, che da qualche tempo lo vedono protagonista di bizzarre versioni di Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo Specchio. Sophie, una misteriosa francese in Erasmus, spiega a Martino come le opere di Lewis Carroll possano rivelarsi testi maledetti, attraverso un’oscura profezia nascosta da generazioni. 
    Se fosse la verità, le persone inizierebbero a “vivere i propri sogni e sognare la propria vita”, contagiandosi a vicenda nella condizione di “senz’anima”. 
    Sarà l’inizio di un’incredibile avventura che porterà un manipolo di ragazzi nei meandri di un paese sperduto d’Inghilterra. Dove leggende dimenticate e legami famigliari inaspettati troveranno un epilogo sconvolgente. 

    venerdì 14 aprile 2017

    Recensione: GENERAZIONE PERDUTA (Testament of Youth) di Vera Brittain



    L'accurata e viva testimonianza di una donna la cui gioventù - insieme a quella di milioni di uomini e donne del suo tempo - è stata spezzata dai terribili e sanguinosi anni della Grande Guerra.


    GENERAZIONE PERDUTA
    (Testament of Youth)
    di Vera Brittain



    "Oggi, ogni volta che penso alla guerra, non è in estate ma in inverno; la vedo sempre in termini di freddo, buio e scomodità, e poi immagino un intermittente calore di eccitazione che ci faceva esultare, in maniera 
    del tutto irragionevole, nel freddo, nel  buio e nella scomodità. Il suo simbolo più adeguato, per me, è una candela fissata nel collo di una bottiglia, con la sua piccola fiamma che tremola in una corrente d'aria fredda come il ghiaccio e che tuttavia crea un'illusione in miniatura di luce, contro un'opaca e infinita oscurità."


    E' il 1933 quando viene pubblicato “Testament of Youth” di Vera Brittain, la donna che si fa portavoce di una storia, vivida e sincera, che non è solo la sua, quella personale e della sua famiglia o dei suoi amici, ma è la storia di una generazione: la generazione perduta, quella spazzata via dalla grande guerra, che ha visto sogni e speranze barbaramente frantumati, e vite recise su campi di battaglia.

    Conosciamo, quindi, in questo suo "testamento" autobiografico, la giovane Vera che nel 1914 si affaccia alla giovinezza: è brillante, anticonformista, dalle idee decisamente femministe, dal temperamento ribelle e convinta a non sottomettersi alla buona società londinese che ha deciso che essere una moglie gentile e una madre paziente è il massimo dell'aspirazione per ogni "brava ragazza": no, lei vuole studiare, ambisce a diventare scrittrice e per adesso il suo obiettivo è passare gli esami per essere ammessa all'esclusivo e selettivo college di Oxford: ci riesce e in fondo neppure lei sembra sapere come.

    Vera è molto legata a suo fratello Edward, violinista e ragazzo placido e sensibile; ama discorrere di letteratura e poesia e quando conosce un amico del fratello, Roland, sente che - contrariamente ai suoi preconcetti legati all'amore e alla vita di coppia - qualcosa li lega profondamente man mano che trascorrono del tempo insieme e si scrivono lettere in cui parlano di svariati argomenti, anche di tipo filosofico e spirituale.
    Insomma, due anime sensibili che si incrociano e sembrano fatte l'una per l'altra.
    Ma il terribile spettro della Prima Guerra Mondiale è lì che ad attenderli e a stravolgere la vita di tutti, in Europa (e non solo).

    Nei primi mesi, con l'egocentrismo e la leggerezza dei suoi vent'anni, Vera considera la grande guerra soprattutto una scomoda interruzione delle proprie attività, un imprevisto che scombina un po' i piani di tutti, ma la portata degli eventi che stanno travolgendo l'Europa diventa presto chiara: la devastazione non è solo materiale, ma anche psicologica e spirituale.

    Lasciata Oxford, Vera decide di non starsene con le mani in mano, al sicuro tra le pareti del college o a casa con gli apprensivi genitori, ma fa la nobile scelta di servire come infermiera volontaria (Vad) la patria; così andrà prima a Londra, poi a Malta e infine in Francia e vedrà da vicino le conseguenze di una guerra atroce, che semina  dolore, distruzione, violenza, mutilazioni, odio. Morte.
    E ad aggravare l'ansia nel cuore di Vera è la consapevolezza che a rischiare la vita non sono solo "gli altri", gli estranei, ma le persone amate: Edward, il fidanzato Roland, gli amici più cari - Victor e Geoffrey - vanno al fronte a combattere, e da loro Vera riceve lettere e notizie drammatiche ma, finchè ne riceve, significa che essi sono vivi e questo, per quanto non mitighi ansie e paure al pensiero di ricevere "la più brutta delle notizie", la trattiene dal gettarsi nella disperazione più nera.

    E' possibile per lei e l'amato Roland immaginare un futuro radioso, tentando di guardare oltre lo sfacelo bellico? Sono belli, giovani, pieni di speranze, e ci provano a sognare!

    "«Tutto ciò che ci rimane è aspettare, fare il nostro dovere e sperare» mi aveva scritto da Maldon la sera del giorno in cui ci eravamo detti addio. «Ma io tornerò, mia cara. Lascia che sia “quando” e non “se”. Per il momento nulla è completato, ma la scorsa notte, per quanto sembrasse irreale, deve avere il suo epilogo. Verrà il giorno in cui vivremo la passione della nostra poesia... proprio come l'abbiamo sognata.»
    Gli risposi con determinazione e con la stessa fiduciosa speranza: «È terribile che sul tuo difficile cammino io non possa fare nulla per aiutarti ad affrontare quella Morte che incontrerai tanto spesso. Ma quando combatterai coraggioso contro la paura, come so che farai, affronterò anch'io quella stessa paura, così potrò essere con te almeno nello spirito... Arrivederci, mio caro, ti amo con tutto il cuore»."

    Ma la guerra è crudele e non guarda in faccia nessuno, non fa sconti ai giovani, non ha pietà dei loro sogni, desideri, ambizioni, sentimenti... e purtroppo la morte busserà impietosa e chiederà il conto a tanti giovani soldati (e alle loro famiglie, che avrebbero "solo" desiderato riaverli a casa sani e salvi), recidendo la loro vita bruscamente e ingiustamente.

    Che ne è del loro eroismo, del loro slancio patriottico, della loro (sciagurata? ammirevole?) voglia di combattere per la propria nazione contro il Nemico?
    Ma poi chi è questo nemico? Il singolo soldato contro cui si imbracciano le armi è davvero il nemico da abbattere, senza che lo si conosca e lo si odii...? Come se coloro che sono dall'altra parte della trincea non fossero ragazzi con le stesse passioni, aspirazioni, amori, famiglie, timori...!


    "Per me, come per tutto il mondo, la guerra è stata una tragedia e un'enorme sciocchezza, uno spreco di giovinezza e di tempo. Ha tradito la mia fiducia, deriso il mio amore e rovinato la mia carriera..." 

    Davanti al mostro della guerra si è impotenti, consapevoli di come essa sia una macchina mortale troppo grande, che travolge ad occhi chiusi, furiosi, generando soltanto brutture, ammazzando esistenze e felicità, e anche dopo che sarà finita... cosa resterà ai vinti e ai vincitori?

    Di fronte all'ammasso di devastazione e macerie - materiali e non solo - da ricostruire, i vincitori saranno davvero tali? E cosa c'avranno guadagnato..: l'oppressione nei confronti dei perdenti?
    Questo è progresso? E' libertà? E' la vittoria dell'umanità?

    Vera vuol essere una brava infermiera e soccorrere come meglio può i poveri feriti che le capitano sotto le mani, anche perchè in ognuno di essi ella vede riflesso il volto degli amati Edward, Roland, Vic, Geoffrey...

    Quanto dolore in quegli anni dovrà affrontare, ingoiare lacrime che pretendono di uscire e che lei cerca inutilmente di trattenere perchè il dovere la chiama!

    E quando questa interminabile guerra finirà..., che ne sarà dei sopravvissuti?
    Sopravvivere a tutto e tornare a un nuovo genere di ''normalità'' non sarà facile, perchè Vera (e chissà quanti come lei) si sentirà un pesce fuor d'acqua, come se questi quattro anni l'avessero invecchiata, caricandola di pesi, tristezze, ricordi dolorosi e troppo gravosi, che l'appesantiscono e la rendono inadeguata a ritornare a vivere in una società che pretende di essere "rinnovata", ma di cui lei non sente più di essere parte, perchè quella cui apparteneva è stata falciata via.

    Che ne sarà di lei, Vera, privata degli affetti più cari? Potrà mai ritrovare la voglia di vivere una vita che non sia inquinata dal ricordo delle brutture di quegli anni in cui il suo cuore non ha fatto altro che temere e tremare ogni giorno e ogni notte al pensiero che da un momento all'altro potesse arrivare la dolorosa notizia "E' morto tuo fratello" "...il tuo fidanzato"...? Sarà possibile un'esistenza senza questi pensieri tremendi, un domani privo della paura di essere separata  improvvisamente e ancora una volta da chi si ama?

    Ma tanto Vera quanto tutti coloro che usciranno vivi da quel periodo buio, che avranno il privilegio di guardare il "dopo", dovranno prendere la decisione di non seppellire se stessi, la propria anima, sotto i cumuli di macerie lasciati in eredità dalla guerra, come verrebbe naturale fare, stanchi e spossati come si è, logorati da un conflitto mondiale che sembrava non dover avere mai fine.

    La guerra ha lasciato tanti fantasmi dietro di sé, i fantasmi delle persone amate che non ci sono più. Dare a se stessi il dono di guardare al futuro, di cercare nuove relazioni, emozioni, esperienze... è un tradimento verso i morti o un modo per onorare il loro sacrificio?
    Pensieri come questi tormentano Vera, che sente di non avere più diritto alla felicità e a una vita piena.

    Eppure. dopo una risurrezione difficile ma necessaria, divenuta scrittrice e giornalista, Vera comincia a raccontare non soltanto la disillusione e il dolore, ma anche il cammino di maturazione delle idee per le quali ha combattuto tutta la vita, armata solo della sua penna: pacifismo e lotta per i diritti delle donne.

    "Non è intrecciando insieme le rime... è col sangue del cuore che dovrai  scrivere, se anche le guance ti resteranno pallide, nessuno lo saprà, ma solo così quel canto sarà degno di essere intonato. (...) tu hai già pagato un prezzo molto alto, e alla fine, nella vita come negli affari, otteniamo la nostra ricompensa. Può darsi che non sia una fama transitoria e nemmeno una fama durevole, ma di sicuro sarà la forza che solo la sofferenza può dare... il coraggio, la comprensione e quell'ispirazione che è il dono più grande al mondo, più di qualsiasi altra cosa... più grande persino della gioia.»" 

    Vera vuol lasciare al mondo qualcosa di sè: un testamento che racconti di come gli avvenimenti che hanno infestato il mondo nel '14-'18 abbiano spezzato e spazzato un'intera ed innocente generazione di giovani ignari di ciò cui andavano - loro malgrado - incontro, con la speranza che queste esperienze di vita e di sofferenze aiuti le generazioni successive a non combattere contro altri uomini per vincerli e opprimerli, ma ad impegnarsi per stabilire la pace, perchè questa triste macellazione di vite non si ripeta.

    Ahinoi, non passerano vent'anni... che la tragedia, di proporzioni mondiali, si ripeterà eccome, a dimostrazione del fatto che l'uomo non sempre impara dagli errori di chi l'ha preceduto; anzi, ne commette di nuovi e di più mostruosi.

    Considerazioni.

    E' stata una lettura lunga, non soltanto perchè è il romanzo a non essere brevissimo, ma perchè lo stile di scrittura mi è risultato un po' pesante e mi ha rallentato non poco; non è tanto il fatto che sia fin troppo dettagliato, perchè ci sta che l'Autrice - che ha ricostruito il passato sia facendo appello alla propria memoria, che attraverso le lettere scambiatesi con amici e famigliari - abbia voluto darci un resoconto accurato di ciò che ha vissuto..., ma è che ho trovato non di rado la narrazione un tantino "asettica", piatta, come se stessi leggendo una cronistoria e non un memoriale personale.
    L'ho trovato - in certi momenti - poco coinvolgente dal punto di vista emotivo, nonostante l'Autrice/protagonista cerchi di raccontarci pensieri, stati d'animo, timori, speranze, anche trascrivendo intense poesie (sue e non) e significativi passaggi letterari (anche brani tratti dalle Scritture); come dicevo, non sono mancati momenti in cui ho avvertito che il ritmo si facesse troppo lento e lì il mio interesse calava inevitabilmente, ma ciononostante vi dico che è un libro che merita di essere letto, perchè è una testimonianza reale e lucida del punto di vista di una giovane che ha attraversato quegli anni difficilissimi, ricevendone sì sofferenza, solitudine..., ma anche la forza per dare un senso diverso e più profondo alla propria esistenza dopo la guerra.

    Vi lascio con qualche foto dei personaggi.



    blighty-at-war.net

    blighty-at-war.net


    Daily Mail
    Roland




    giovedì 13 aprile 2017

    Recensione: LA SPERANZA DEI VINTI di Michele Rampazzo



    Un giovane scrittore italiano si risveglia in una Londra infestata da un'epidemia sconosciuta e da zombie infetti e pericolosi; l'unico suo vero obiettivo è cercare di sopravvivere e a dargli la forza necessaria è l'amore per la sua fidanzata.


    LA SPERANZA DEI VINTI
    di Michele Rampazzo



     Intrecci Edizioni
    274 pp
    15 euro
    2016
    "Che sciocchi siamo!" esclamò. "Ci abbandoniamo ad apettative futili, ci aggrappiamo all'unico fragile appiglio che ci viene offerto pur di non sbirciare di sotto, e ci convinciamo che in qualche modo possa reggere. Non toccherà a me, così ci diciamo se succede qualcosa di brutto, e così ci stiamo ripetendo senza sosta da quasi tre giorni, ormai. Perciò, incontrando qualcuno che ha deciso di arrendersi, di guardare giù, lo biasimiamo come se questo potesse dare più forza ai nostri appigli. Non accettiamo di vedere che tutto ciò che abbiamo ci può essere strappato via in qualsiasi momento. Non vogliamo vedere che la nostra è solo la speranza dei vinti".


    Giorgio, giovane scrittore, è a Londra col suo agente Vittorio, per motivi di lavoro; quando si sveglia, una mattina, in una stanza d'albergo, ha la sensazione di vivere un incubo.
    Vittorio non c'è ma gli ha lasciato un biglietto in cui gli ordina di non mettere il naso fuori dall'hotel; lui intanto è corso in aeroporto e lo chiamerà appena troverà un volo.
    Perplesso, Giorgio dà un'occhiata dalla finestra all'esterno, e dopo essersi accertato che, purtroppo, le reti telefoniche non funzionano, si accorge che in strada c'è il caos totale: i trasporti sono bloccati, le sirene suonano impazzite e strani individui si aggirano, sinistri e claudicanti. Non sono morti ma non sembrano neppure viventi nel senso squisito del temine. Sono forse zombie...?
    Man mano che i minuti passano, Giorgio si convince a lasciare l'albergo e a scendere in strada; scopre così che è scoppiata un’epidemia tanto violenta che obbliga le persone a girare con indosso una mascherina per evitare il rischio di un contagio assicurato e mortale.

    Il ragazzo è terrorizzato, non sa che fare, gli sembra di vivere un brutto sogno ma una cosa lo spinge a non restarsene con le mani in mano: deve capire se questo "gran casino" riguarda solo Londra o se tale epidemia sta colpendo altri Paesi; ma soprattutto, come sta la sua fidanzata Alessia, che lui ha lasciato a Verona? Il cellulare non prende e non c'è modo di mettersi in contatto con lei; a Giorgio non resta che sperare che intanto la ragazza se la stia cavando.

    Mentre i pochissimi sopravvissuti si accalcano in cerca di spiegazioni e imperversa la rigida e un po' folle legge marziale, Giorgio sfugge - con un po' di fortuna e grazie ad aiuti inaspettati - ai controlli dell’esercito e decide d’intraprendere il suo viaggio personale per tornare a casa, con la speranza di trovare i propri cari e il suo amore in vita e in salute.

    Si arma quindi di coraggio e di uno sfollagente (rubato a un poliziotto morto) e comincia la sua avventura verso la sopravvivenza; lungo il tragitto, incontra tante persone disperate come lui, se non di più; da alcuni dovrà stare in guardia, da altri riceverà quel minimo di incoraggiamento necessario per credere che è possibile non soccombere alla malattia e al mondo impazzito.

    L'epidemia sta mietendo vittime, non solo perchè tantissimi infetti muoiono, ma ancor di più perchè chi non muore, come dicevamo prima, resta ammalato pur non essendo più un "vero essere umano", ma acquisendo le sembianze di un "morto vivente", di uno zombie, tanto nell'inquietante e rivoltante aspetto fisico, nel fetore di cadavere emanato, quanto nel modo di agire "animalesco" (seppur con sprazzi di umanità, come se la memoria dell'infetto avesse ancora un qualche ricordo della "vita precedente", prima della malattia).

    Giorgio deve lottare con tutte le sue forze per preservare la propria vita e quella delle persone che incontra via via, durante il cammino; tra queste c'è una giovane donna, Sarah, con cui condividerà giorni intensi, e tra baruffe e sguardi d'intesa, i due si alleeranno per scappare dai famelici e ributtanti zombie e trovare una via d'uscita per raggiungere ciascuno la propria meta.

    Sarah è una ragazza determinata, con molto senso pratico, dalla lingua pungente, un po' scostante eppure sensibile e capace di capire al volo i pensieri e i sentimenti di Giorgio, che inizialmente la trova indisponente e cinica; in realtà, la situazione particolare che si ritrovano a vivere e condividere fa sì che tra loro si instauri un legame molto stretto, di profonda empatia e solidarietà, come spesso accade quando si vivono condizioni drammatiche e pericolose con altre persone con le quali, seppur estraneee, ci sentiamo uniti da quel destino comune che si sta affrontando in mezzo a non poche difficoltà.

    Giorgio, che caratterialmente è un tipetto a volte un po' arrogante e permaloso, sarà costretto, dalla straordinaria situazione che sta vivendo, a tirar fuori tutto il sangue freddo, la maturità, il coraggio che ha - e anche ciò che non sapeva di avere - per raggiungere il proprio scopo, cioè tornare sano e salvo dalla sua Alessia, e soltanto la speranza che lei sia ancora viva e che lo stia aspettando gli dà la forza necessaria per superare le enormi difficoltà che incontrerà, lui e i suoi sempre diversi "compagni di viaggio".

    "I vinti hanno bisogno di quell'ultimo sprazzo di fede, altrimenti la follia ci prenderebbe tutti".

    "La speranza dei vinti" è un romanzo fantascientifico con uno sfondo apocalittico/catastrofico, molto coinvolgente, con un ritmo sempre incalzante, ricco di dettagli che rendono vive le situazioni vissute dal protagonista e dai suoi amici; la trama è avventurosa, dinamica, e seguiamo le vicende di Giorgio con interesse, avvertendo la sua stessa tensione nei momenti più complicati, in un susseguirsi veloce di colpi di scena ed episodi pieni di'imprevisti.

    Una cosa che emerge dalle pagine di questo libro, e che mi è piaciuta molto, è l'aspetto umano della storia, nel senso che l'Autore non si sofferma soltanto sulla serie di accadimenti rocamboleschi e incredibili che accadono in una settimana ai personaggi, ma soprattutto sui legami affettivi che si creano tra loro, pur non essendosi mai visti e conosciuti prima di quel momento; trovandosi in situazioni di pericolo, essi devono lasciarsi guidare dal proprio istinto di sopravvivenza - che li spinge magari a fare cose che mai avrebbero immaginato di fare, stringendo i denti davanti a dolore, fame, sete, paure - che però rende alcuni egoisti (ciò che conta è salvare la propria pelle) ed altri molto altruisti, consapevoli di quanto la solidarietà e l'unione siano importanti per uscire vittoriosi in un mondo che sta letteralmente impazzendo e in cui ogni regola è sottosopra.
    Ringrazio la C.E. Intrecci Edizioni per la copia omaggio e consiglio la lettura di questo romanzo, molto movimentato e appassionante.

    martedì 11 aprile 2017

    BookTag: ROCKMYTBR Book&Song Tag



    Sapete bene, lettori carissimi, come mi piacciano i tag, e i booktag in special modo.
    Ne ho scovato uno caruccio sul blog https://spinesandcovers.com/ ed eccomi a condividerlo con voi!

    Siete tutti invitati a dare le vostre risposte nei commenti o, se volete, con un post nel vostro spazio virtuale!


    - ROCKMYTBR Book&Song Tag –

    1. Smell like teen Spirit (Nirvana) – UN LIBRO CONTEMPORANEO CHE HAI VOGLIA DI LEGGERE

    Un’autrice contemporanea che amo è sicuramente l’australiana Kate Morton, della quale voglio leggere…




    2. Centuries (Fall out boy) – UN LIBRO CHE HAI ATTESO TANTO

    Beh io aspetto sempre con molto entusiasmo i libri della serie "Le Sette Sorelle", di Lucinda Riley!!

    terzo libro della saga

    3. Shut up and dance (Walk the moon) – LA RIVISITAZIONE DI UN CLASSICO O DI UNA FIABA

    Trovai sufficientemente carino il retelling della fiaba “La Bella e la Bestia”..

    ,

    4. Yoshimi Battles the pink robot (The Flaming Lips) – UNO SCIENCE-FICTION O UN LIBRO AMBIENTATO NEL FUTURO

    Cito uno che ancora non leggo, ma lo farò presto:



    5. She look so perfect (5 seconds of summer) – UN LIBRO CON UNA RAGAZZA IN COPERTINA

    Questo è nella mia libreria ma ancora non lo tocco…

    .

    6. Africa (Toto) – UN LIBRO AMBIENTATO IN UN PAESE STRANIERO

    Ad es. in Francia? *_*

    .
    7. Another one bites the dust (Queen) – UNO O PIU’ LIBRI CHE COMPLETANO UNA SERIE CHE STAI LEGGENDO

    Io non sono una lettrice “da serie”, ma qualcuna inevitabilmente l’ho iniziata pure io. Ad es., “Night School”, di cui mi mancano gli ultimi due romanzi pubblicati:

    .

    ,




    8. Someone now (Hozier) – UN LIBRO DI UN AUTORE NON ANCORA LETTO

    Eh quanti autori non ho letto e vorrei averlo fatto/farlo!
    Uno su tutti…

    ,

    9. Hello (Adele) – UN LIBRO CHE NON SEI RIUSCITA A TERMINARE O CHE IN QUEL MOMENTO NON ERI IN VENA DI LEGGERE

    Sono relativamente pochi i libri da me lasciati a metà, tra questi ricordo (non senza una punta di dispiacere):




    10. Love at first sight (Kilye Minogue) – UN LIBRO ACQUISTATO PER LA COVER.

    Non è carina questa fanciulla dal visino da fatina su questo sfondo verde prato?

    .

    FATEVI SOTTO CON LE VOSTRE RISPOSTE, READERS ^_-
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