giovedì 3 ottobre 2013

Recensione LE ORE di Michael Cunningham



Recensione serale...

LE ORE
di Michael Cunningham


Ed. Bompiani
Trad. I. Cotroneo
169 pp
7.90 euro
2001

Trama

Solo la letteratura può restituire un senso alle nostre vite confuse e sghembe. 
Anzi, la letteratura è il solo specchio dentro cui la vita, riflettendosi, giunge per un momento a dire se stessa. 
È l'idea centrale di questo romanzo. 
Tre donne lo abitano. La prima è una donna famosa, una scrittrice famosa: Virginia Woolf, ritratta a un passo dal suicidio, nel 1941, e poi, a ritroso nel tempo, mentre gioca col dèmone della sua scrittura.
 Le altre due sono donne che abitano luoghi e tempi diversi. 
Clarissa Vaughan, un editor newyorkese di oggi e Laura Brown, una casalinga californiana dell'immediato dopoguerra.






il mio pensiero

Le ore è un romanzo molto al femminile, concentrato su tre figure in particolare, una delle quali è la scrittrice britannica Virginia Woolf, morta suicida a 49 anni, lasciandosi annegare nel fiume Ouse, con le lasche piene di sassi.
Ed è proprio da questo episodio - e dalla toccante lettera d'addio che Virginia lasciò al marito Lèonard - che prende avvio la storia non solo della scrittrice, ma anche di altre due donne, a lei in qualche modo legate.
Infatti, una è Clarissa Vaughan - soprannominata Mrs Dalloway, per la somiglianza col noto personaggio woolfiano, l'altra è Laura Brown, una donna, moglie e madre, che legge appassionatamente proprio il libro della Woolf.
Siamo collocati in tre diversi archi temporali ma i destini di queste tre donne si intrecciano, lasciando ampio spazio ai loro pensieri, turbamenti, inquietudini, ricordi, paure e speranze e, alla fine, capiamo anche quanto (almeno due di esse) siano legate, senza averlo mai saputo.
Virginia
Virginia ci appare come una donna sì colta, raffinata, dignitosa, ma anche incredibilmente fragile, a causa dei suoi crolli nervosi; una donna che vive le proprie giornate per scrivere, ogni giorno una pagina in più, cercando spunti per il suo romanzo, appunto La signora Dalloway.
Siamo nel 1923 e la "storia di Virginia" - intervallata da quella delle altre due co-protagoniste - è tutta collocata in un unico fatidico giorno, che però avrà la sua importanza per la scrittrice.
In quel pomeriggio narrato, infatti, riceverà la visita della sorella Vanessa e dei suoi tre figli; un bacio inaspettato, breve ma intenso, unito ad altre riflessioni, darà alla malinconica Virginia - che desidera tanto ritornare nella sua Londra - diversi spunti per la sua Clarissa Dalloway.

Julianne Moore
(Laura)
1951, Los Angeles. Laura Brown è una giovane mamma e moglie, che aspetta il suo secondo figlio; sta preparando una torta per il compleanno del marito Dan, insieme al figlioletto Richie.
Ma qualcosa dentro di lei, quel pomeriggio, la scuote e le mette davanti la propria vita tranquilla ma che in fondo costituisce per lei più una gabbia che una ragione di felicità...
E'quella la vita che Laura vuole?
Vuole davvero essere una moglie/madre qualunque, che vive rispettando regole e convenzioni in modo meccanico, fingendo una felicità che non prova assolutamente, un amore per un marito che, pur riconoscendolo come un individuo dolce, lei non riesce ad amare?
Ma anche per lei, la lettura di un romanzo scritto un paio di decenni prima, nonché un bacio lieve ma inaspettato, la spiazzerà e le farà aprire gli occhi su se stessa e sulla propria infelicità, proprio nel momento in cui un pensiero oscuro e tetro le attraversa la mente.

Meryl Streep
(Clarissa)
Un giorno qualunque, del 2001. L'editor newyorkese Clarissa Vaughan - che dai tempi del college si porta dietro il nomignolo di Mrs Dalloway - è indaffarata per la preparazione di una festa in onore del suo amico ed ex-amante Richard, attualmente malato di AIDS.
Clarissa è lesbica e vive insieme alla compagna Sally, pur avendo una figlia 19enne, Julia, una ragazza matura per la sua età; lo stesso Richard è omosessuale ed è uno scrittore, ma sente che l'ultimo suo scritto non merita il successo che invece sta avendo; si sente un fallito e questo sentimento lo schiaccerà...

Tutte e tre queste donne vivono la loro giornata, le loro ore, la loro vita, come se non le appartenesse; non sempre, almeno.
A volte si guardano vivere e si chiedono se ciò che stanno facendo, dicendo, provando.... le stia rendendo davvero felici, o se manchi invece sempre qualcosa.
Il romanzo, per il fatto di intrecciare, capitolo dopo capitolo, la vita di queste tre donne, all'inizio mi è parso confusionario: non riuscivo a capire cosa c'entrassero, in che termini e per quale ragione Virginia, Laura e Clarissa.
Poi, pian piano, ogni cosa va al suo posto ed entriamo nelle ore vissute da Virginia, da Laura, da Clarissa, provando insieme a loro le contrastanti emozioni e il turbinio di pensieri che si accavallano nelle loro menti: un flusso di coscienza che ci travolge mettendo a nudo tutto l'animo femminile, che si ribella alle convenzioni, all'atmosfera grigia di un mondo dentro il quale non sempre ci si sente a proprio agio e al quale a volte si avrebbe voglia di rispondere... con atti estremi..., per trovare la libertà di dire "basta" e chiudere gli occhi, per sempre.

Un romanzo costruito su una sola giornata, vissuta da tutte e tre; una giornata formata da ore, ognuna importante, ognuna percorsa da ricordi, parole, gesti di tenerezza e amore come anche gesti e pensieri di chi è costretto a sorridere quando invece vorrebbe urlare per l'irritazione.
Ore che si susseguono una dietro l'altra, a volte portandoci ciò che desideravamo, a volte, nell'ora successiva, togliendocelo e lasciandoci nella disperazione e nella solitudine.
A salvarci, la letteratura, quale mezzo per prendere coscienza di sè.
Un romanzo senza dubbio sensibile, nell'aprire un velo sull'animo femminile, ma anche geniale nella trama e nel finale, che ci lascia una "sorpresa", dando al lettore risposte a domande che non avrebbe osato fare, ma che giungono leggere e naturali, quale unica conclusione possibile.

Bello, una lettura complessa, per un certo senso, che apprezzo ancor di più proprio in virtù del fatto che stavo correndo il rischio di scoraggiarmi alle prime pagine; felice di aver proseguito.

2 commenti:

  1. condivido la recensione di Angela. E' stato faticoso leggere questo libro pur nella condivisione della estraneità alla vita provata dalle tre protagoniste. L'intreccio costruito tra le loro vite mi è parso un artificio molto razionale che incide negativamente sul-l'empatia scrittore-lettore

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    Risposte
    1. si, forse il concentrarsi su tre protagoniste rende meno automatico il coinvolgimento empatico... :)
      grazie per il tuo commento, Carla

      Elimina

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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