martedì 29 gennaio 2019

Recensione film: THE PLACE (P. Genovese) || MOSCHETTIERI DEL RE. La penultima missione (G. Veronesi)



Cosa sei disposto a fare pur di ottenere ciò che più desideri?
I quattro moschettieri sono in fase di decadenza: ce la faranno a portare a compimento l'ultima missione affidata loro dall'amata regina?


THE PLACE


Il film ha ottenuto 4 candidature ai Nastri d'Argento, 8 candidature a David di Donatello.

REGIA: Paolo Genovese
ATTORI: Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Rocco Papaleo, Silvio Muccino, Silvia D'amico, Vinicio Marchioni, Alessandro Borghi, Sabrina Ferilli, Giulia Lazzarini
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The Place - ispirato alla serie tv americana "The Booth at the End" - è un film particolare che, credo, può non piacere a tutti, anci forse non piace alla maggioranza.
Le persone cui l'ho consigliato, e che ho quasi costretto a vederlo con me, l'hanno cortesemente detestato e trovato noioso...; a me è piaciuto, ovviamente (non l'avrei consigliato, altrimenti) ^_^

La storia è presto detta: un uomo in giacca e cravatta (V. Mastandrea) è perennemente seduto al tavolo di un locale, giorno e notte, con un'enorme agenda accanto, impegnato a mangiare e ad accogliere le persone che spontaneamente si rivolgono a lui.

Di chi si tratta? Chi è questo misterioso personaggio, di cui non sappiamo il nome, la professione, l'età..., nulla? Queste informazioni, sappiatelo, non vi verranno mai date perchè, semplicemente, non è importante saperle.

L'uomo, dall'aria triste che più triste non si può, solo e di pochissime parole, riceve ogni giorno e per tutto il giorno visite da svariate persone: uomini, donne, persone anziane e ragazzi.

Chi sono queste persone?
Di loro, qualcosa veniamo a saperla.
C'è la giovane suora (A. Rohrwacher) che non riesce più a sentire Dio e questo la manda in crisi; c'è il padre disperato (V. Marchioni) con un figlio ammalato di cancro che vorrebbe poter salvare; c'è la ragazza caruccia che però vorrebbe essere bellissima (S. D'Amico); c'è la signora in là con gli anni col marito malato d'Alzheimer che vorrebbe le fosse restituito (G. Lazzarini); il meccanico innamorato della pornoattrice che ogni giorno lo guarda dal calendario (R. Papaleo) e con cui lui vorrebbe passare una notre; c'è il ragazzo cieco che sogna di recuperare la vista (A. Borghi); il poliziotto non proprio incorruttibile che desidera il perdono del figlio (M. Giallini); c'è il giovanotto sballato che odia suo padre e vorrebbe non doverlo più vedere (S. Muccino); c'è la moglie bella ma insoddisfatta del marito indifferente (V. Puccini), di cui vorrebbe risentire l'amore.

Insomma, un gruppetto di persone che si alternano in questo locale, il The Place appunto, e che si dirigono spedite al tavolo in fondo al locale, dove è seduto l'uomo del mistero, e a lui raccontano delle cose.
Cosa?
Ciascuna delle persone che vi ho menzionato sopra, come leggete, ha un desiderio profondo, difficile da realizzare, se non impossibile. 
L'uomo misterioso è lì per loro, pronto a esaudire ogni drammatica o superficiale richiesta, senza dare giudizi di sorta: egli ascolta con attenzione, prende appunti, fa poche ma incisive domande, insomma sembra mostrare disponibilità ed empatia ma non lasciatevi ingannare: quest'uomo non mostra mai vera pietà o comprensione.
Il suo ruolo è quello di affidare dei compiti a chi si rivolge a lui affinchè possa ottenere ciò che vuole.
Non c'è desiderio che possa essere realizzato senza soddisfare prima le terribili condizioni poste dall'uomo.
Vuoi diventare più bella? Ok, ma perchè questo avvenga devi fare una rapina.
Vuoi sentire nuovamente la voce di Dio? Ok, non devi fare altro che restare incinta.
Vuoi salvare tuo figlio dal cancro? Ammazza una bambina qualsiasi.
Vuoi riavere tuo marito guarito dall'Alzheimer? Benissimo, però prima metti una bomba da qualche parte e la fai scoppiare.

E via di questo passo.

A questi disperati, che sfilano ora arrabbiati ora angosciati ora eccitati davanti agli occhi attenti ma mesti dell'uomo con l'agenda, quest'ultimo dice che il loro sogno si può realizzare, solo che c'è un prezzo da pagare, uno specifico compito da portare a termine. E quanto più il loro desiderio è importante, tanto più il compito affidato è di un certo "tenore".

Quanto saranno disposti a spingersi oltre i protagonisti per realizzare i loro desideri? Chi di loro accetterà la sfida lanciata dall'enigmatico individuo, per il quale tutto sembra possibile?

Tutti gli chiedono chi egli sia veramente: il diavolo? un truffatore? 

Una cosa è certa: l'uomo è un pezzo di ghiaccio privo di sentimenti, che chiede cose mostruose ai suoi clienti.

"Perchè chiedi cose così orrende  tu?""Perchè c'è chi è disposto a farle".

E' vero, è portato a riflettere lo spettatore: Mastandrea pone condizioni tremende ai clienti, non ne considera la disperazione (ad es. quella del padre col figlio morente o del ragazzo cieco che vorrebbe vedere), ma pure essi...: una volta aver sentito la richiesta assurda, in molti casi crudele e disumana, perchè non se ne vanno via indignati? Perchè tornano da lui e sottostanno alle sue condizioni? Possibile che il loro desiderio è così grande e irrinunciabile che essi sarebbero disposti a commettere azioni immonde per ottenerlo?

Chi è il mostro?
L'uomo seduto al tavolo o chi va da lui?

"Sei un mostro.""Diciamo che dò da mangiare ai mostri".

Tutto questo via vai di gente si svolge sotto gli occhi della bella cameriera del The Place, Angela (S. Ferilli), che prova ad aprirsi un varco verso Mastandrea, cercando di farci amicizia, di farlo parlare di sè (visto che trascorre la giornata ad ascoltare i fatti altrui)..., pur rendendosi conto di come negli occhi di quell'uomo solo - che sembra non avere mai bisogno di dormire - sembri annidarsi tutta la sofferenza possibile, quella che proviene dai mali del mondo, dell'umanità.

Mastandrea dà al suo personaggio quell'aria seria, sofferente, di chi ogni giorno viene a contatto col Male che è negli uomini e questo è oltremodo stancante per lui.
Il personaggio della Ferilli è il suo esatto contrario: ingenua, solare, affabile, empatica, cerca di vedere il buono negli altri, compreso il suo abitudinario cliente che staziona nel locale, e la sua purezza alla fine sfiderà l'inquietante imperturbabilità di lui...

E' un film che inevitabilmente fa sorgere un sacco di domande nello spettatore.
Ad es. sul protagonista: chi è quest'uomo? Un essere sovrumano? Non ha un'identità, una casa, o mangia o sfoglia l'agenda e parla con i clienti, non dorme mai, non si alza dalla sedia neppure pur un attimo. Di lui non sappiamo nulla, se non che fa questo "mestiere" bislacco.
Chiaramente questo alone di mistero ha un che di paranormale, "fantascientifico", e può far storcere il naso perchè le perplessità su di lui non vengono mai risolte.
Del resto, tutto il film segue un filone "assurdo", nel senso di "non realistico", come lo è il legame - che ha un che di magico in quanto inspiegabile - tra sogno realizzato e condizioni da ottemperare.

Mi rendo conto che un film ambientato in una location statica, fissa, con la telecamera per lo più puntata sull'uomo e, alternativamente, sui clienti che si susseguono, possa non risultare particolarmente avvincente, ma il punto è che per me è uno degli aspetti più geniali di Genovese, il cui film si gioca tutto sui dialoghi, sulle espressioni facciali.

Il cast è eccezionale e ciascuno fa la sua parte in modo credibile, Mastandrea compreso, con la sua faccia stravolta per 90 minuti.
A me questo film piace perchè punta i riflettori sull'animo umano, su cosa si è disposti a fare quando si vuole a tutti i costi ottenere qualcosa di importanza vitale, anche se ciò significa andare contro dei principi che solitamente si giudicano imprescindibili.

"C'è qualcosa di terribile in ognuno di noi, e chi non è costretto a scoprirlo è molto fortunato".


MOSCHETTIERI DEL RE. La penultima missione



Regia: Giovanni Veronesi.
Cast: Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Rocco Papaleo, Sergio Rubini, Margherita Buy, Alessandro Haber, Matilde Gioli, Giulia Bevilacqua, Lele Vannoli, Valeria Solarino.


I Moschettieri sono cambiati.
Non sono più i quattro eroi che sbaragliavano decine e decine di nemici con l'abilità nell'uso della spada e del moschetto, impavidi e agili: sono quattro uomini di mezza età, invecchiati, ingrigiti, tristi, patetici, ognuno chiuso nel proprio orticello e nella propria piccola esistenza priva di grossi stimoli.

D'Artagnan (P. Favino) fa il "maialaro" e il suo fetore si sente da lontano; l'unica ragione per la quale attualmente prende in mano la spada è per battersi con i mariti gelosi delle proprie moglie, che guarda caso sono le sue amanti.

Athos (R. Papaleo) ha un alluce valgo che lo tormenta e trova momenti di piacere solo nel sesso con chiunque respiri.

Aramis (S. Rubini) è un frate indebitato che non ricorda neanche come si prende un'arma in mano e Porthos (V. Mastandrea) è forse il peggio conciato: un locandiere ubriacone, dipendente dall'oppio, che ha perso la gioia di vivere e con le emorroidi ad affliggerlo.

La regina Anna (M. Buy) - ignara di che brutta fine abbiano fatto i suoi moschettieri - si rivolge al fido e coraggioso amico D'Artagnan affinchè raduni gli altri tre e portino a compimento la più importante delle missioni: salvare la Francia dalle trame ordite a corte dal perfido Cardinale Mazzarino (A. Haber) con la sua cospiratrice, l'affascinante e astuta Milady (G. Bevilacqua).

Sono passati più di venti anni dall'ultima volta che i quattro amici si sono dati da fare per il trionfo della giustizia e del bene, e guardarli ora - demotivati, indolenziti, apatici, cinici e disillusi - non t'aspetteresti chissà che impresa, ma i Moschettieri non possono deludere, sono gli eroi un po' di tutti noi, della nostra infanzia, e anche  in questa versione dissacrante e comica i quattro eroici compagni di ventura, nati dalla penna di Dumas, sapranno come trovare la spinta e la motivazione per dare il loro contributo alla Francia, al grido di "Tutti per uno, uno per tutti!".

Ad accompagnarli nelle incredibili gesta ci sono Servo (Lele Vannoli), un gigante buono, muto e con un'alta sopportazione del dolore, e l'esuberante Ancella della regina (M. Gioli), tanto carina e maliziosa quanto furbetta e coraggiosa.

I quattro - in sella a destrieri più matti di loro - combatteranno per la libertà dei perseguitati Ugonotti e per la salvezza del giovanissimo, parruccato e dissoluto Luigi XIV. 

La commedia di Veronesi è davvero molto molto godibile, adatta per tutta la famiglia; mi ha divertita tanto, i quattro protagonisti sono esilaranti, perfettamente a loro agio nei panni di eroi pasticcioni e sgangherati ma in fondo sempre eroi nell'animo; i dialoghi sono pieni di umorismo, Favino fa ridere con il suo modo di parlare sgrammaticato, che mescola italiano, francese e mezzo spagnolo; gli altri tre conservano il loro accento e ugualmente risultano simpaticissimi; ironica e divertente anche Margherita Buy.

Promossa a pieni voti questa commedia avventurosa, una rivisitazione originale e piacevolissima di un classico senza tempo.
Unica pecca: il finale, che non c'entra granchè con tutto il resto della storia ed è quindi un po' forzato, a mio avviso.
Ma gli ultimi 5 minuti non inficiano assolutamente il mio giudizio complessivo del film, che è positivo e per questo ve lo consiglio!!!

4 commenti:

  1. Il secondo mi manca, mentre il primo mi sarebbe anche piaciuto se non fosse per la mancanza di idee: dopo il bellissimo Perfetti sconosciuti, Genovese fa la copia carbone (più che remake) di una bellissima miniserie britannica. Peccato, poteva spremersi un po' di più le meningi.

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    1. Io nn ho visto la serie quindi non ho materiale per fare raffronti, però sinceramente a me questo è piaciuto abbastanza, sicuramente ha difetti,però l'idea in sé mi piace ;-)

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  2. Ciao! Concordo su tutto quello che hai detto su "The place". A me, personalmente, è piaciuto molto, e non so come mai delle persone l'abbiano definito noioso. Certo, è molto teatrale: c'è l'idea della tragedia greca, nella quale le cose orribili avvenivano fuori scena, ma proprio per questo i dialoghi sono così coinvolgenti!

    Moschettieri del re mi manca, ma vorrei recuperarlo!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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