martedì 27 gennaio 2015

Recensione: "La lista di Schindler" di Thomas Keneally



E finalmente ho terminato...

LA LISTA DI SCHINDLER
di Thomas Keneally


in lettura
Ed. Sperling&Kupfer
"Non so perchè l'ho fatto".  Tanto per incominciare, bisogna dire che Oskar era un giocatore, ma anche un sentimentale che amava la trasparenza e la semplicità delle buone azioni; che per temperamento era un anarchico a cui piaceva terribilmente mettere in ridicolo il sistema, e che sotto la sua vigorosa sensualità si nascondeva una innata capacità di sentirsi oltraggiato dalla crudeltà umana, di reagire e di non lasciarsi sopraffare dalla stessa. 


Oskar Schindler non era propriamente uno stinco di santo, un'anima pia e un marito fedele.
Anzi, se vogliamo dirla tutta, era un uomo cui piacevano la bella vita, le belle donne, che non passava un giorno senza che bevesse alcolici e, per di più, era un nazista.
Ma evidentemente non era un nazista convinto, se decise di aiutare 1200 ebrei, rischiando più volte la vita per cercare di "fregare" chi nazista lo era davvero.

Conosciamo quest'uomo a 360 gradi: la sua vita prima della guerra, il matrimonio, la famiglia e i dissidi col padre, i continui tradimenti coniugali a scapito di una moglie che, malgrado tutto, gli restò accanto per tanti anni, accettando questo marito libertino e piacione, ma pur sempre dignitosa.
Conosciamo un giovane uomo dal grande spirito imprenditoriale, dall'innegabile carisma, che riusciva ad ammaliare non solo le donne, ma anche gli uomini con cui entrava in contatto, riuscendo ad ottenere da loro ciò che voleva e gli serviva, tanto per i suoi affari e le sue fabbriche, quanto per i suoi "Schindlerjuden" (gli ebrei di Schindler).

E per ottenere favori Oskar non esitò ad andare in lungo e in largo per cercare tutto ciò che poteva servirgli per "pagare" i suoi operai ebrei, per riscattarli e assicurare loro quel minimo di "protezione" che ne garantisse la sopravvivenza in un periodo storico in cui agli Ebrei in Europa era riservata davvero una "brutta fine".

Conosciamo, quindi, i suoi traffici, le sue lunghe e (apparentemente) placide conversazioni con il cinico e crudele comandante Amon Goeth, capo del campo di lavoro a Plaszow, dove migliaia di ebrei furono costretti a vivere (se di vita si può parlare) in condizioni a dir poco disumane.
Di Amon ci viene messa davanti la sua malvagità, il suo modo di "giocare" con la vita degli ebrei senza mai provare il benchè minimo rimorso.

E pagina dopo pagina ci vengono narrati episodi legati ad Oskar e alle singole persone e famiglie che ebbero a che fare con lui e a lui dovettero la vita.

Avendo visto molte volte il film tratto da questo romanzo, non posso dire di aver letto il libro con la stessa curiosità che caratterizza la lettura di qualcosa di completamente nuovo.
Ciò non toglie che il libro sia interessante e sono davvero tanti gli episodi toccanti, per la loro durezza - se pensiamo a cosa subivano i prigionieri nei campi, per mano delle SS -  ma anche per la loro umanità, se invece cerchiamo di soffermarci su quel barlume di umanità che emanavano persone come Oskar e Madritsch (o come Perlasca!), che non si trovarono "semplicemente nel posto giusto al momento giusto", ma che decisero di restare in un posto pericoloso in un momento storico difficilissimo, pur avendo i mezzi per fuggire e mettersi in salvo o, semplicemente, girare la testa da un'altra parte.

Ma non lo fecero, e si distinsero come "giusti" tra gli uomini.

La narrazione ha molti momenti lenti e ci sono un sacco di nomi e situazioni, quindi spesso la mia attenzione è calata; dovessi scegliere, vincerebbe assolutamente il film, che è molto coinvolgente e ti resta impresso.
Ad es., la scena finale, quando ad Oskar viene regalato l'anello con l'incisione: "Chi salva una vita, salva il mondo intero" non dà lo stesso brivido che invece regala il film (per chi vuol vederla....  QUI).
Però c’è un’informazione (non irrilevante) che il libro dà, rispetto al film: gli ebrei salvati da Oskar gli saranno vicini, dopo la guerra, resteranno in contatto con lui e lo aiuteranno nei momenti di difficoltà, mostrando una gratitudine commovente, un senso di lealtà da ammirare e imitare.

Ne consiglio la lettura a quanti amano interessarsi di questo periodo storico.


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2 commenti:

  1. Risposte
    1. eh era nella mia wishlist da quando vidi il film, e finalmente l'ho letto! ;)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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