Breve passaggio tratto dal noir "Anna con tutti" di Alioto-Repaci (Frilli Editore; la recensione è sul blog), in cui si parla dei nostri amati libri e di un aspetto del "rapporto" speciale che si crea tra il lettore e il "suo" libro:
"Quando si arriva alla fine di un libro, al lettore assiduo possono accadere fondamentalmente due cose: se la lettura è stata appassionante si prova una profonda sensazione di perdita, come se i personaggi tanto cari fossero nel nulla e la vita dovesse continuare malgrado la loro assenza. Nessun'altra lettura può colmare quel vuoto lasciato dall'ultima riga letta e dalla parola fine stampata in calce alla pagina.Se la storia, invece, non è stata abbastanza coinvolgente, nasce la speranza di trovarne un'altra degna di interesse e si va alla ricerca di un nuovo autore o di un genere diverso".
CHE NE PENSATE?
SIETE D'ACCORDO CON QUESTE AFFERMAZIONI?
VI E' CAPITATO CHE UN DETERMINATO LIBRO FOSSE COSI' BELLO DA SENTIRNE LA MANCANZA DOPO AVERLO TERMINATO?
O CHE FOSSE TALMENTE "BRUTTO" DA DESIDERARE DI CERCARE IMMEDIATAMENTE UNA LETTURA DECISAMENTE MIGLIORE?
Ciao Angela, sono d'accordo con entrambe le affermazioni, capita anche a me di provare un profondo dispiacere quando arrivo all'ultima pagina di un libro che mi ha appassionata, mi consolo pensando che posso sempre rileggerlo in un secondo tempo :)
RispondiEliminaè vero, ci sono libri con cui entriamo molto in empatia e lasciarli è quasi un trauma :-D
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