Ognuno di noi può vivere momenti, più o meno lunghi, in cui “perde se stesso”, finendo per fare scelte sbagliate che recano conseguenze dolorose, per noi e per chi ci circonda; ma non c’è difficoltà che non possa essere affrontata e superata, non c’è tunnel dal quale non possiamo uscire perché in ciascuno di noi sono racchiuse infinite risorse per fare della propria vita qualcosa di splendido.
UNA VITA DA RIFARE
di Claudio Capretti
Marco è un uomo che ha trascorso gli ultimi anni in carcere ed è giunto all’ultimo giorno della pena da scontare; è in cella con Alberto, col quale nel tempo ha stabilito un ottimo rapporto di amicizia, senza che siano mancati alti e bassi.
Ora che deve uscire, Marco sente, più che euforia, paura: cosa ne sarà di lui una volta fuori dal carcere nel quale, nel bene e nel male, ha acquisito un certo equilibrio? Dovrebbe essere felice di riottenere finalmente la libertà, anche Alberto lo sprona in questo senso, eppure non è così semplice. Marco è consapevole di aver fatto tanti e gravi errori, che hanno portato sofferenza non soltanto a lui, ma ancor di più a degli “innocenti”: al suo anziano padre, a sua sorella Elisa, al cognato Toni – un amico fraterno -, alla propria moglie Margherita e al loro figlio Matteo.
Con che faccia si presenterà a loro? Lo perdoneranno mai per i suoi sbagli?
Marco è un uomo sensibile, capace di interrogarsi su se stesso, sui propri sentimenti, sul proprio percorso di vita; è uno di quegli uomini per il quale il carcere, in un certo senso, “è servito”, perché adesso è davvero consapevole di quanto sia necessario cambiar vita e non commettere più gli stessi errori.
Ma resta la paura del futuro, di ciò che lo aspetta fuori, una volta libero.
A offrirgli una spalla cui appoggiarsi c’è il cappellano del carcere, che lo aiuta a riflettere su come da questo momento in poi potrà dimostrare di essere cambiato, di essere pentito: non sarà facile, saranno più quelli pronti a disprezzarlo, a puntare il dito sui suoi errori, a scoraggiarlo e ad etichettarlo come un delinquente…, ma Marco non dovrà abbattersi. È vero, si è smarrito; la sua esistenza ha preso vie non giuste, ha avuto condotte deplorevoli, ha recato dolore ai propri cari…, ma se ora si arena nel passato, concentrandosi sulle scelleratezze scommesse, piangendo su stesso, abbattendosi alle prime difficoltà, come potrà ricostruire la propria vita?
Perché è questo che Marco deve fare: rifare la propria vita, pezzo dopo pezzo, incollare i frammenti di un’esistenza spezzata e cercare di incollarli, di sistemare quello che ancora è possibile recuperare e costruendo nuovi percorsi, facendo nuove scelte. Dio non ha smesso di amarlo, di aspettare il suo ritorno – come il padre nei confronti del figliol prodigo della parabola evangelica – a braccia aperte, pronto a indicargli la via, a scrivere una nuova storia sulle righe storte che finora è stata la vita di Marco.
Marco deve recuperare il rapporto con i familiari, riacquistare la loro fiducia, il rispetto; l’amore, quello c’è ancora ma non è così automatico dimostrarlo a una persona, come Marco, che ha provocato delusione, amarezza, sofferenza, solitudine.
Grazie alla dolcezza di una saggia zia cui Marco è affezionato, ai consigli sinceri del cappellano, all’atteggiamento comprensivo della cara sorella Elisa e alle accorate e affettuose lettere che il padre gli ha lasciato prima di morire, Marco comincerà un cammino che, giorno per giorno, lo rinnoverà interiormente, modellandolo e rendendo il suo cuore sempre più fiducioso che le cose si possano sistemare, donandogli la speranza di poter essere un uomo migliore, che non dimentica con un colpo di spugna i propri madornali errori, ma che anzi, partendo dall’accettazione umile di ciò che è stato e ha fatto, è desideroso di scrivere pagine nuove, riempiendole di istantanee che ritraggano momenti belli, fatti di amore, di fiducia, di abbracci sinceri, dei sorrisi delle persone amate.
Ma ciò che Marco non sa è che Dio sta preparando per lui un sentiero particolare per la sua nuova vita: per rifare la propria, egli deve affrontare una sorta di “prova”: aiutare un’altra anima in pena, un’anima ferita cui uomini malvagi hanno rubato l’innocenza, un’anima che soffre nel silenzio del proprio cuore per la vita che sta conducendo ma che non ha smesso, nonostante tutto, di coltivare la flebile speranza che un giorno qualcuno arrivi a salvarla.
Marco non si sente in grado di aiutare qualcuno a rimettere insieme i cocci rotti della sua vita, essendo già lui un ex carcerato bisognoso di trovare la giusta via, un uomo sulle cui fragili spalle pesano errori dalle conseguenze dolorose. Eppure…:
“Tu adesso sei solo un tramite per ridare una nuova vita a questa ragazza. Adesso è solo questo ciò che conta. Tutto il resto, compreso il tuo passato, per quanto incidentato e deplorevole, se lo vuoi veramente, non potrà mai impedire quest’atto d’amore che oggi si sta realizzando. (…) Tu sei stato sbranato da un male (…) e questo ti ha ridotto in brandelli, ma sei vivo, caspita se lo sei! Tu non sei una corda spezzata definitivamente, sei come la corda di una chitarra che, allentandosi, si è disaccordata con ciò che è bene non riuscendo più a generare la giusta nota. Lasciati tirare quanto basta affinchè tu possa avere di nuovo quella giusta tensione che generi di conseguenza la sua bella nota. E tutto questo, fa sempre un po’ male, ma credimi, è necessario e ne vale la pena”.
Marco riuscirà a recuperare l’amore e la fiducia delle persone che ama e a cui ha fatto del male?
E saprà essere d’aiuto per una persona che, come lui, ha smarrito la “diritta via” e soffre per questo?
Considerazioni.
“Una vita da rifare” è un romanzo ricco di profondi insegnamenti e riflessioni sulla vita e su come essa spesso prenda pieghe inaspettate, strade tortuose che non sempre si riesce ad abbandonare in tempo, forse perché si vivono momenti di particolare fragilità e vulnerabilità, o perché si fanno scelte senza riflettere, con superficialità, presi da chissà quale frenesia…., ma ci fa considerare anche come non ci sia situazione difficile dalla quale, se si vuole, non si possa uscire.
Marco non è un uomo cattivo, anzi, è sempre stato una persona tranquilla, che però a un dato momento s’è perso, prendendo sentieri sbagliati, che l’hanno portato a commettere del male; ha pagato il proprio debito con la giustizia, ma questo non implica l’immediato e automatico “riscatto” agli occhi degli uomini che, a differenza di Dio, sono più restii a perdonare e più inclini a ricordare i torti subiti.
È un libro che ricorda come, se è vero che chi ha sbagliato deve riconoscere i propri errori e rimediare, è pur vero che la propria parte devono farla anche coloro che sono stati “traditi”, delusi, non restando ostinatamente chiusi nel proprio dolore (e nell'orgoglio...?) ma aprendosi alla possibilità di ricominciare daccapo, di dare all’altro l’opportunità di diventare migliore.
Tra queste pagine ho trovato un’infinità di consigli, raccomandazioni, esortazioni, riflessioni… positivi, pieni di amore e di voglia di incoraggiare verso il Bene, pieni di fede in Dio, in quel Dio misericordioso e pronto a perdonare che ha in serbo per ogni uomo un disegno, un progetto che non conosciamo per intero subito, ma che impariamo a conoscere e ad apprezzare vivendo, giorno per giorno, ben sapendo che Egli non abbandona la Sua creatura, ma anzi desidera che ogni singola vita sia splendente, raggiante, non immersa nel buio di errori ai quali ci si abitua, sotto il peso di fardelli che piegano (e piagano) le schiene e impediscono di vedere il bello e la luce che c’è in ciascuno di noi e che aspetta di essere manifestata.
È stato bello leggere queste considerazioni e, da credente e cristiana convinta, le ho trovate come un balsamo dolce, rigenerante; in un mondo complicato e difficile qual è quello in cui viviamo, in cui è facile lasciarsi prendere dallo scoraggiamento, dai morsi della solitudine, dai sensi di colpa che ci schiacciano e ci impediscono di credere in noi stessi, c’è bisogno di libri dal contenuto intenso, che mandino messaggi pieni di positività, in cui si “respira un’aria pulita”, che esortino verso ciò che è Buono, Giusto, Vero.
Per buona parte della lettura si è davanti a lunghe sequenze dialogiche, in cui c’è sempre qualcuno che fa discorsi incoraggianti a Marco per cercare di aiutarlo a ritrovare se stesso dopo il periodo buio del carcere; ai discorsi si aggiungono le lettere piene di ricordi e saggi consigli che il padre ha lasciato a Marco per rammentargli il proprio amore e la fiducia che lui sia molto di più dei suoi errori; abbondano le parole rispetto all’azione, allo sviluppo delle vicende in sè, il che rende il ritmo è placido ma non tedioso; nella seconda parte però qualcosa cambia e Marco, in un certo senso, è chiamato a “mettere in pratica” le esortazioni ricevute, ed infatti lo vedremo protagonista di “un’avventura” che gli riserverà non pochi rischi.
Non è probabilmente una lettura “da ombrellone”, nel senso che non è di quelle spensierate, atte allo svago, tutt’altro: è una lettura che richiede un atteggiamento meditativo, paziente, non frettoloso, sensibile perché ci sono preziosi insegnamenti da considerare e custodire che mettono in rilievo le risorse racchiuse in ogni uomo che, per quanto ferito, piegato dal Male, è capace di rinascere, se lo desidera.
Marco non è un uomo cattivo, anzi, è sempre stato una persona tranquilla, che però a un dato momento s’è perso, prendendo sentieri sbagliati, che l’hanno portato a commettere del male; ha pagato il proprio debito con la giustizia, ma questo non implica l’immediato e automatico “riscatto” agli occhi degli uomini che, a differenza di Dio, sono più restii a perdonare e più inclini a ricordare i torti subiti.
È un libro che ricorda come, se è vero che chi ha sbagliato deve riconoscere i propri errori e rimediare, è pur vero che la propria parte devono farla anche coloro che sono stati “traditi”, delusi, non restando ostinatamente chiusi nel proprio dolore (e nell'orgoglio...?) ma aprendosi alla possibilità di ricominciare daccapo, di dare all’altro l’opportunità di diventare migliore.
Tra queste pagine ho trovato un’infinità di consigli, raccomandazioni, esortazioni, riflessioni… positivi, pieni di amore e di voglia di incoraggiare verso il Bene, pieni di fede in Dio, in quel Dio misericordioso e pronto a perdonare che ha in serbo per ogni uomo un disegno, un progetto che non conosciamo per intero subito, ma che impariamo a conoscere e ad apprezzare vivendo, giorno per giorno, ben sapendo che Egli non abbandona la Sua creatura, ma anzi desidera che ogni singola vita sia splendente, raggiante, non immersa nel buio di errori ai quali ci si abitua, sotto il peso di fardelli che piegano (e piagano) le schiene e impediscono di vedere il bello e la luce che c’è in ciascuno di noi e che aspetta di essere manifestata.
È stato bello leggere queste considerazioni e, da credente e cristiana convinta, le ho trovate come un balsamo dolce, rigenerante; in un mondo complicato e difficile qual è quello in cui viviamo, in cui è facile lasciarsi prendere dallo scoraggiamento, dai morsi della solitudine, dai sensi di colpa che ci schiacciano e ci impediscono di credere in noi stessi, c’è bisogno di libri dal contenuto intenso, che mandino messaggi pieni di positività, in cui si “respira un’aria pulita”, che esortino verso ciò che è Buono, Giusto, Vero.
Per buona parte della lettura si è davanti a lunghe sequenze dialogiche, in cui c’è sempre qualcuno che fa discorsi incoraggianti a Marco per cercare di aiutarlo a ritrovare se stesso dopo il periodo buio del carcere; ai discorsi si aggiungono le lettere piene di ricordi e saggi consigli che il padre ha lasciato a Marco per rammentargli il proprio amore e la fiducia che lui sia molto di più dei suoi errori; abbondano le parole rispetto all’azione, allo sviluppo delle vicende in sè, il che rende il ritmo è placido ma non tedioso; nella seconda parte però qualcosa cambia e Marco, in un certo senso, è chiamato a “mettere in pratica” le esortazioni ricevute, ed infatti lo vedremo protagonista di “un’avventura” che gli riserverà non pochi rischi.
Non è probabilmente una lettura “da ombrellone”, nel senso che non è di quelle spensierate, atte allo svago, tutt’altro: è una lettura che richiede un atteggiamento meditativo, paziente, non frettoloso, sensibile perché ci sono preziosi insegnamenti da considerare e custodire che mettono in rilievo le risorse racchiuse in ogni uomo che, per quanto ferito, piegato dal Male, è capace di rinascere, se lo desidera.
Ringrazio la C.E. Intrecci Edizioni per la copia, che ho apprezzato davvero tanto, anche perché fa capire come l'Autore sia una persona profonda e attenta a certe tematiche importanti, scandagliando con sensibilità nell'animo umano; ve lo consiglio, è una lettura che “fa bene al cuore”.
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz