venerdì 5 ottobre 2018

Recensione: LA PICCOLA FADETTE di George Sand (RC2018)



Un romanzo dalle atmosfere fiabesche, ambientato nella Francia rurale di fine Ottocento, che ci ricorda quanto spesso i pregiudizi contro chi è definito “diverso” ci possano impedire di conoscere ed apprezzare realmente il prossimo.



LA PICCOLA FADETTE 
di George Sand



Nella benestante famiglia Barbeau sono nati due gemelli: Landri e Silvanetto. 

La levatrice che ha aiutato la mamma a partorirli, comare Sagette, ha subito messo sull’attenti gli ignari ma felici genitori: allevare due gemelli non è una cosa semplice, perché i due crescono per natura molto legati l’uno all’altro, tanto da desiderare di vestirsi allo stesso modo, passare tutto il tempo assieme, fare gli stessi giochi ecc… Quindi, il consiglio è… tenerli più lontani possibile e fare in modo che crescano sviluppando una certa indipendenza reciproca, a cominciare dalle cose pratiche, come non dare a entrambi lo stesso latte (materno), non vestirli mai in modo identico e altre accortezze simili.

Ma i neo-genitori decidono di non dar troppo peso a questi consigli, considerandoli alla stregua di semplici leggende, e così giorno dopo giorno e anno dopo anno, i due fratelli crescono legatissimi l’uno all’altro, vestendo allo stesso modo, e provando una grande gioia nella reciproca compagnia.

Arrivati all’età dell’adolescenza, papà Barbeau intuisce che è giunto il momento di separarli, così che possano “farsi le ossa” e prepararsi a diventare uomini; viene deciso allora di mandare uno dei due a servizio come garzone presso il signor Caillaud, nella sua tenuta, non molto lontano dalla loro casa, “la Gemellara”.

Benché entrambi i ragazzi siano morbosamente affezionati e abbiano costruito un legame esclusivo e forte, è Landri che mostra più giudizio e assennatezza, offrendosi di andare a lavorare a La Priche, presso compare Caillaud, nonostante il dolore di separarsi dall’amata famiglia e, in particolare, da Silvanetto, che prende l’allontanamento del fratello molto male, mostrandosi molto infantile ed egoista.

Questa nuova vita si rivela positiva per Landri, che si fa degli amici e ama il proprio lavoro; inoltre, conosce una bella signorina di nome Maddalena, e con lei comincia a instaurare un’amicizia particolare.

In seguito ad alcune circostanze, il giovanotto conosce una ragazzina di 14 anni da tutti, in paese, disprezzata ed emarginatala: la piccola Fadette, chiamata così perché è la nipote della signora Fadet, una anziana donna nota per la sua capacità di guarire persone e animali grazie al saggio (e misterioso) uso di erbe medicinali.

Ma sono “altri tempi”, e nonna Fadet è considerata una strega, e quindi mal vista dai compaesani; a risentire delle cattive opinioni sulla nonna, sono i i nipotini, Fadette appunto (il cui vero nome è Francesca) e il fratellino Giannetto, entrambi presi costantemente in giro e derisi.

Se Giannetto viene maltrattato e schernito in quanto brutto e zoppo (è soprannominato “la cavalletta”), Fadette lo è sia perché pare ricalcare le orme della nonna, la strega guaritrice, sia per via del suo aspetto trasandato, sciatto, sia infine per il suo comportamento da monellaccia dispettosa e saccente.

Anche Landri ha i suoi pregiudizi verso la piccola Fadette - così nera, sporca e irritante da essere chiamata con disprezzo “grillo” - ma, avvicinandosi a lei e iniziando a parlarci, scoprirà che la ragazza nasconde un’anima buona, generosa, e ha più senno e giudizio di tante ragazze, anche più grandi.

L’amicizia nascente tra il giovane Barbeau (che intanto, a 17 anni, è diventato un bel ragazzone, lavoratore, bravo e di buona famiglia, insomma un “buon partito”) e il piccolo e bruttino grillo fa parlare, anzi sparlare, tutti nel villaggio, e la cosa giunge agli orecchi di papà Barbeau, che proprio non ci terrebbe ad avere per nuora una ragazzetta bruttina, fastidiosa, per di più figlia di una donna di cui si dicono cose non belle e nipote di una vecchia che chissà con chi ha fatto il patto per avere certe strane capacità…! Per non parlare di Silvanetto, che quando lo viene a sapere, si arrabbia col fratello e inizia a covare odio per Fadette.

Landri, col suo buon cuore, con la sua sensibilità e la sua onestà di ragazzo capace di chiedere scusa, di ammettere i propri errori, saprà aprire gli occhi su Fadette e vedere cosa c’è dietro i suoi modi di fare indisponenti e da monella? E Fadette, prenderà la decisione di smettere i panni da “grilla” e vestire quelli di una ragazza giudiziosa e buona?
“La piccola Fadette” è un romanzo di formazione in grado di piacere a un pubblico molto giovane come agli adulti, perché attraverso un intreccio ed un linguaggio semplici, racconta una storia bella e dolce, collocata in un vivace e pittoresco contesto campagnolo, ci regala personaggi delineati in modo netto e chiaro, i quali sono coinvolti in una sorta di educazione sentimentale che li porta a maturare nel corso di queste pagine e a comprendere come il pregiudizio sia invalidante in quanto limita la conoscenza vera di fatti e persone.

I gemelli sono vittime di pregiudizi e prese in giro, visti come “alieni”, come individui misteriosi su cui incombono leggende e dicerie; lo è anche Giannetto, piccolo e innocente, deriso ingiustamente per il suo handicap fisico; lo è Fadette, che paga anche per le azioni della madre (presente soltanto nei discorsi che si fanno su di lei) e della nonna, oltre che per i suoi atteggiamenti non sempre positivi, ma che scaturiscono a loro volta da una forma di difesa rispetto alle cattiverie ricevute.

In questo libro (pubblicato nel 1848) i personaggi hanno modo di crescere ed evolversi, di riflettere sulla propria condotta, imparando dai propri errori e mettendo da parte l’immaturità per diventare uomini e donne intelligenti e saggi; il lieto fine è assicurato.

Ho letto questo libro per la prima volta quando avevo circa 10 anni, mi fu regalato da mia madre e, rileggendolo, ho notato come non sia un’edizione perfetta, ha i suoi refusi e “sviste”, le sue pagine sono ormai ingiallite… ma resta uno di quei libri di cui serbo un bel ricordo e al quale sono affezionata.

E’ un’edizione cartonata rigida, illustrata, della Melita Edzioni del 1987; i nomi dei personaggi sono stati “italianizzati”.



Reading Challenge
obiettivo n.12
rilettura di un libro letto durante l'infanzia

6 commenti:

  1. Ciao! Non avevo mai sentito parlare di questo libro, ma sembra molto interessante. Non so perché mi ha ricordato un po' Pollyanna.
    Volevo dirti anche che ti ho nominata nel My world award, mi piacerebbe leggere le tue risposte! Ti lascio il link qui https://lacollezionistadiparole.blogspot.com/2018/10/my-world-award-2018-3.html#more

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    1. Ciao Ilaria, grazie per la nomination, passo a leggere il post :)

      è un libro molto carino, ideale soprattutto per ragazzi... ma non solo!

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  2. Mi piacciono letture del genere, fanno bene alla fantasia. Ottimo, direi. Ciao e grazie.
    sinforosa

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    1. Assolutamente sì, a volte ne abbiamo bisogno per sognare un po' e tornare bambini :)

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  3. Io ho appena letto il libro per la scuola e sto svolgendo la scheda libro.il commento per me é la parte più complessa.se voi aveste circa 13/15 anni cosa scrivereste?

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    1. il commento è molto soggettivo, dipende quanto il libro ti è piaciuto, perché, quale personaggio ti ha colpito e in cosa, oppure perché non ti è piaciuto, che sensazioni ti ha lasciato...
      A me ad es. piacque perché apprezzai l'evoluzione del personaggio femminile, il suo miglioramento caratteriale (e non solo).

      Sono certa che scriverai un bel commento, che rispecchierà il tuo pensiero sul libro.
      Un saluto :)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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