venerdì 16 luglio 2021

Recensione: CHI MANDA LE ONDE di Fabio Genovesi



Un'altalena di fatti surreali, personaggi particolari e bizzarri, un mare di parole nel quale è facile annegare, momenti buffi alternati ad altri assurdi o tristi...: questo romanzo mi ha provocato una sorta di "mal di mare letterario"; non se questa espressione renda l'idea di ciò che ho provato (e che cercherò di spiegarvi)... ma a me questo hanno mandato le onde.


CHI MANDA LE ONDE
di Fabio Genovesi



Mondadori
391 pp
Luna è una bimba albina e, da quando ne ha memoria, i suoi capelli praticamente bianchi, la faccia pallida, gli occhi di un chiaro che più chiaro non si può... le hanno sempre attirato addosso sguardi curiosi, a volte compassionevoli (da parte degli adulti), altre volte di scherno (da parte dei coetanei).
La sua vita, però, scorre piuttosto serena a Forte dei Marmi, con mamma Serena e il fratello maggiore Luca, tanto bello quanto intelligente e super adorato da tutti.

Luca: il fratello, il figlio, l'amico, il fidanzato, l'alunno... che tutti vorrebbero. Perfetto, saggio, simpatico, allegro, inconsapevolmente affascinante, la mamma non sa dirgli mai di no, i professori ne sono ammaliati, le ragazze gli sbavano dietro. Insomma, tutti amano Luca.

E il ragazzo è al centro del cuore di mamma Serena, che - per carità - ama infinitamente pure la piccola Luna, ma è inevitabile che sia innamorata pazza di questo figlio, che lei ha cresciuto (come pure Luna) senza l'aiuto del loro padre.

Luca ama raccontare storie meravigliose alla sorellina e ama anche viaggiare, così a un certo punto comincia a chiedere alla madre di mandarlo in vacanza a Biarritz; lei non vuole (dopotutto è ancora minorenne), ma un professore - Sandro - intercede presso Serena e la donna acconsente.

Ma quel viaggio traccerà un drammatico spartiacque tra la vita di prima e quella di dopo, e sconvolgerà il quotidiano di Luna e sua madre.

Eppure, la vita, come il mare con le sue onde, riserva sempre sorprese, alcune belle altre meno, ma che importa? 
Ciò che a Luna interessa è continuare a cercare le mille cose straordinarie che il mare porta a riva per lei. 

A dare movimento alle giornate di Luna ci pensano vari personaggi che ruotano attorno a lei e alla sua mamma.

C'è Zot, un bimbo misterioso arrivato da Chernobyl con la sua fisarmonica stonata; vive con un signore burbero e bestemmiatore, Ferro, e si ostina a chiamarlo "nonno" nonostante l'uomo ci tenga a precisare che quel ragazzino radioattivo non è suo parente.
Zot è un bambino particolare, soprattutto nel modo di parlare: pur non essendo italiano, parla la nostra lingua meglio di tanti italiani; non solo, ma il suo linguaggio è forbito, ultra corretto e ricco di vocaboli ed espressioni che probabilmente tanti coetanei non conoscono. Si comporta come se fosse più grande di quello che è, è saggio, prudente, schietto e con Luna ha in comune una cosa triste: l'emarginazione.
Sì, perché entrambi i ragazzini vengono sbeffeggiati e/o isolati dai compagni di classe, per cui allacciano amicizia tra loro, provando a sentirsi meno soli ed incompresi.

C'è Sandro, il prof di inglese che abbiamo citato più su a proposito di Luca; Serena ha le proprie ragioni per detestarlo, mentre Sandro ne è perdutamente innamorato.
Quarantenne imbranato, vive ancora con i genitori, sua mamma lo coccola e lo vizia come se fosse ancora un bimbo piccolo; a scuola non va benissimo perché gli studenti non lo prendono molto sul serio e in più ha solo due amici, più inetti e sfigati di lui, Marino e Rambo, due adulti che parlano e si comportano come se avessero dodici anni.

Le vicissitudini che vedono coinvolti questi personaggi - principali e non - ci vengono  narrate in modo un po' confusionario, passando da un fatto all'altro, ma il problema per me non è stato quello, quanto il fatto che sono proprio gli episodi che compongono la trama ad essere un po'... come dire, messi così, alla rinfusa, e per di più assurdi...
Dico, ci fosse un personaggio "normale"...! Capisco che "normalità" non sia necessariamente una bella parola, e mi sta bene pure che ci sia un che di singolare in ciascuno di loro, il che quantomeno dà vita a circostanze buffe, in alcuni casi anche piuttosto divertenti.

In particolare, confesso di aver provato molta simpatia per Zot e Ferro: il primo così giovane e così "vecchio dentro", educatissimo, affettuoso, sinceramente entusiasta di ogni piccola grande scoperta, con quel suo modo di parlare "da grande" e il suo voler bene senza riserve a quel "nonnino" che invece gliene dice di cotte e di crude; Ferro mi ha fatto ridere un sacco, tra parolacce, frasi spinte, urla, paranoie su spie russe e una schiettezza da sforare nella maleducazione.

Sandro è un personaggio irritante, non l'ho sopportato; indolente, inetto, bugiardo per troppa viltà (combinerà qualche guaio pur di cercare di avvicinare Serena, che non lo può soffrire), un bambinone senz'arte né parte che aspetta che qualcosa di buono gli accada per caso o gli cada dal cielo..., o forse pure lui spera che le onde gli mandino un segnale interessante che gli diano una svegliata.
I suoi amici e i momenti in cui essi sono protagonisti di qualche scena sono quelli che forse ho trovato ancor simpatici, mi hanno irritata non poco, compreso un particolare (riguardante la mamma di uno dei due) che in teoria avrebbe dovuto dar adito a situazioni spassose e invece mi ha fatto sospirare di nervosismo.

Un altro particolare assurdo riguarda il padre di Luna e Luca; ovviamente non spoilero, però è chiaro che l'Autore ha voluto renderci noto cosa è accaduto quando le due creature sono state concepite ma, per quanto mi riguarda, la narrazione di questo aspetto del passato ha un che di .... fiabesco? surreale? Mi ha lasciato un po' così, dubbiosa.

Vabbè, avrete capito che è un po' tutto surreale, i personaggi sono troppo sopra le righe, finendo per risultare troppo poco veri; ho letto questo libro con molta lentezza perché, ahimè, quando lo lasciavo poi non avevo gran voglia di riprenderlo; l'ho terminato perché a un certo punto volevo conoscere l'epilogo, ma mentirei se vi dicessi che mi ha rapito.

In conclusione, ho trovato il romanzo artificioso, come se fosse un esercizio di stile, pieno di parole e dettagli secondo me inutili alla narrazione; ok il voler dare carattere e originalità ai personaggi, ma ho avuto l'impressione che l'Autore calcasse troppo la mano e che quindi essi risultassero più inverosimili che originali.

Detesto scrivere pareri negativi, ma non posso esimermi dall'essere sincera; di positivo ho trovato questi aspetti: diversi passaggi mi sono piaciuti, sia perché erano più scorrevoli di altri e in quei momenti la lettura era più fluida, sia per la bellezza e la profondità di contenuti; per me Luna e Zot sono gli unici personaggi simpatici e la loro amicizia mi ha fatto tenerezza; Ferro mi ha fatto ridere con le sue sparate senza peli sulla lingua, la sua scarsa delicatezza nel rivolgersi a chiunque, che inevitabilmente accendeva litigi. 

Per il resto, non posso dire che promuovo questo romanzo di Genovesi perchè, nel complesso, mi ha annoiata o irritata.
Ahimè.



Qualche citazione: 

"Mi sa che il problema non sono le bugie. il problema è la verità, che fa proprio schifo"

"Succede a tutti di perdersi, ma non è un male. Solo quando ti perdi puoi trovare le cose più belle."

Te l’avessero chiesto prima, cos’è il dolore, avresti detto che è una belva malefica, che ti salta addosso e ti graffia, ti morde, ti squarta. E avresti detto una cazzata. (...) Ora ha riempito la tua vita. Anzi, no, una vita non ce l’hai più, adesso il dolore è la tua vita, e hai capito che non ti salta addosso come una belva, il dolore non ha fretta. (...) Il dolore vero invece non arriva da un punto preciso, lui ti sta tutto intorno come il mare quando è mosso, un mare profondo e buio pieno di onde altissime che arrivano da tutte le parti. La corrente ti porta un po’ di qua un po’ di là, poi arriva un’onda più alta e ti travolge e vai sott’acqua, e non respiri e non sai più dove sei, da che parte è il fondo e dove la superficie, e cosa sono queste cose molli e viscide che ti si appiccicano ai polsi e alle gambe e ti portano giù. Allora ti lasci andare e affondi per sempre, e tutto gira più forte e insieme più piano, senti il cuore che batte lento nelle orecchie e il respiro che finisce, e proprio mentre stai per affogare, ecco che l’onda passa e ti ritrovi con la testa fuori dall’acqua, respiri e sei ancora qui, ma dove non lo sai.


10 commenti:

  1. Ciao Angela, non conosco il romanzo ma dalle tue parole non credo protrebbe piacermi...

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    1. Guarda, qualche aspetto positivo l'ho trovato, però in generale è un no.
      Sempre tenendo presente che è soggettivo, ovvio ;-)

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  2. Io, invece, amato tanto.
    Genovesi mi fa stare bene.

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    1. Purtroppo non è scattato il feeling...
      Magari più in là riprovo con qualcos'altro di suo.

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  3. Un libro che non ti ha soddisfatta, ci sta. A me era piaciuto!

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    1. Ci sono stati troppi elementi che mi hanno "infastidita",i positivi sono stati pochi...

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  4. Io ho in programma la lettura del nuovo romanzo di Genovesi: "Il calamaro gigante". La cover mi piace molto e il mare sarà al centro di questa nuova avventura :)

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    1. Verrò sicuramente a leggere il tuo parere, magari riscopro un genovesi a me più gradito ;-)

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  5. È un libro che secondo me può risultare divisivo e questo già di per sé, che poi piaccia o meno, a mio parere è un pregio

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    1. Su questo concordo, il fatto che stimoli pareri contrastanti vuol dire che non lascia indifferenti!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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