La vita è scandita da tanti eventi e relazioni importanti, che la rendono unica, ma anche da piccole azioni quotidiane, che danno ad ogni giorno il suo valore; valore di cui spesso non ci accorgiamo, presi come siamo dalle svariate incombenze in famiglia, a scuola, al lavoro...
Il protagonista, però, è un tipo che fa caso alle "piccole cose da nulla" ed è serenamente soddisfatto e grato di quel che è e di quel che possiede, e sa che se vuol essere felice deve continuare a vivere tranquillamente come sta facendo, evitando colpi di testa e strambe curiosità per fatti che non lo riguardano.
Ma l'incontro con qualcuno meno fortunato di lui lo induce a riflettere e a chiedersi: come posso continuare ad occuparmi delle mie piccole cose di ogni giorno, ignorando il dolore e i problemi altrui, se è in mio potere dare aiuto?
"...giunse alla conclusione che niente accadeva mai due volte: ognuno ha a disposizione giorni e possibilità che non torneranno più. E non era forse meraviglioso starsene fermi in un punto e lasciare che il presente per una volta ci ricordasse il passato, per quanto doloroso, invece di scrutare continuamente il meccanismo dei giorni e i guai a venire, che forse non sarebbero nemmeno arrivati?".
PICCOLE COSE DA NULLA di Claire Keegan
Ed. Einaudi trad. M. Pareschi 104 pp |
Il quarantenne Bill Furlong è un onesto commerciante di carbone e legname che nel periodo invernale lavora tantissimo e guadagna altrettanto; il gran freddo non piace quasi a nessuno, ma se gelo e basse temperature vogliono dire "più richieste" di carbone e legna, e beh, il nostro uomo non può che sfregarsi le mani dalla contentezza.
È quasi Natale e Bill non fa che girare per fattorie e villaggi con il camion carico di legna, torba e carbone, rifornendo case e istituti, conventi compresi.
La neve scende su New Ross, una tranquilla cittadina irlandese, mentre le famiglie aspettano il Natale occupando il tempo con le azioni tipiche di questo periodo: si va a messa, nelle case si sente il buon profumo dei dolci natalizi..., insomma, la solita vita.
Bill è un brav'uomo, sposato con Eileen; la coppia ha ben cinque figlie, tutte educate, diligenti a scuola; la più grande aiuta il padre in azienda e qualcun'altra va nella scuola adiacente il convento per studiare canto.
Non si può lamentare, Furlong, assolutamente no, tanto più se si guarda indietro: lui è il figlio di una ragazza madre, non ha mai saputo l'identità del padre biologico ed è cresciuto in casa Wilson, dove la caritatevole padrona di casa ha lasciato vivere e lavorare sua madre e ha dedicato non poche attenzioni proprio a lui, Bill, che quindi è stato tirato su in un ambiente sereno, stimolante, sostenuto dalle amabili attenzioni della signora.
È stata una vera fortuna che la padrona si sia fatta carico di lui e della sua povera mamma, perché altrimenti chissà che ne sarebbe stato di loro!
Forse proprio il fatto di essere cresciuto provando una sincera gratitudine verso la propria benefattrice, fa sì che anche adesso che è adulto, con una famiglia e un lavoro rispettabili, Furlong non smetta di essere riconoscente, di dare valore e importanza a quelle che lui chiama "le piccole cose da nulla" e alle quali si ferma a pensare mentre osserva ciò che accade intorno a lui.
Ciò che gli accade intorno.
Ma forse certe volte è meglio non guardare, non sapere, non fare domande.
Farsi i fatti propri, insomma.
Ma Bill Furlong, che tanto deve a un'estranea che avrebbe potuto infischiarsene di lui e di sua madre e non l'ha fatto, non è il tipo che si gira dall'altra parte.
E se finora l'ha fatto, qualcosa potrebbe convincerlo a non farlo più.
Un giorno porta il carbone al convento St Margaret, di cui si dicono tante cose.
Tipo che le suore accolgono ragazze "deviate", ribelli, incinte, signorine che hanno avuto una condotta immorale e discutibile e che la famiglia manda lì perché siano "corrette", rieducate, "raddrizzate".
Tipo che queste ragazze, tra le mura di istituti religiosi come quello (e ce ne sono diversi, in Irlanda), vengono trattate molto male, con troppa durezza, sfruttate, costrette a lavorare nelle lavanderie tante, troppe ore al giorno.
Tante cose si sussurrano, si dicono sottovoce e vanno di bocca in bocca, da un orecchio all'altro, ma chissà quanto e cosa sia vero, poi!
Bill ne avrà un piccolo assaggio... e non gli piacerà.Sarà un assaggio amaro, che gli smuoverà qualcosa dentro, che non lo lascerà tranquillo né tanto meno indifferente.Certo, pensare ai fatti propri e chiudere la bocca sarebbe meglio e, agli occhi dei più, saggio; ma per Bill è il momento di seguire il cuore, di dare un senso a quel Natale, affinché non resti una festività fatta solo di regali e scambi di auguri, bensì sia accompagnata da gesti veri e concreti di generosità e solidarietà.
"...si ritrovò a domandarsi che senso aveva essere vivi se non ci si aiutava l’uno con l’altro. Era possibile tirare avanti per anni, decenni, una vita intera senza avere per una volta il coraggio di andare contro le cose com’erano e continuare a dirsi cristiani, a guardarsi allo specchio?"
Sin dalla dedica scritta in apertura al romanzo, veniamo messi davanti al fatto storico cui si fa riferimento in queste pagine: le Case della madre e del bambino e le Magdalene Laundries sparse sul territorio irlandese (anche in Inghilterra) a partire da XIX sec. e anche nel XX; l’ultimo istituto è stato chiuso solo nel 1996!
Le “Casa Magdalene” ospitavano ragazze orfane o considerate "peccatrici" per la loro condotta contro la morale; in queste comunità, le ragazze – alcune anche molto giovani – venivano trattenute spesso contro la propria volontà (su esplicita richiesta dei famigliari) ed erano costrette a lavorare secondo ritmi estenuanti e svolgendo mansioni faticose.
Con la scusa di doverle educare e di "aiutarle" ad espiare i propri peccati, queste giovani venivano in realtà sfruttate, in particolare nelle lavanderie... in cui lavoravano praticamente gratis, visto che non venivano di certo pagate e vitto e alloggio non erano granché.
Ma torniamo al romanzo.
Preciso subito che stiamo parlando di un libro di circa cento pagine, per cui se vi accostate ad esso con l'intenzione di poter approfondire l'argomento in questione, vi dico che non è la lettura che fa per voi.
L'obiettivo dell'autrice non è descrivere i fatti drammatici attinenti le Magdalene Laudries, quanto quello di raccontarci una storia che, a primo impatto, ha i contorni di una fiaba.
Il protagonista è davvero una brava persona, che ben si presterebbe a un racconto edificante, per di più inserito in una cornice natalizia, tutta fiocchi di neve, dolcetti e calore nelle case riscaldate dalla legna che lui stesso vende; e poi una moglie saggia, cinque figlie obbedienti, un passato modesto ma in fondo decoroso e non così triste, vissuto sotto l'ala protettrice di una signora buona che gli ha voluto bene.
Ma Bill ci porta fuori da questa cornice e ci dice: non dappertutto si respira un'atmosfera di misericordia cristiana e di benevolenza..., e questa constatazione è ancor più amara se parliamo di istituti religiosi.
È un romanzo piccolo, come piccole sono le azioni quotidiane e rassicuranti che avvolgono l'esistenza di Bill, fino al giorno in cui egli decide di mettere il naso fuori da quel contesto confortevole, a cui è abituato e in cui sta bene; è come se fino a quel momento avesse vissuto in una bolla fuori dal tempo che ora è scoppiata, rivelandogli qualcosa di brutto, che lo turba e gli impone di non starsene con le mani in mano.
Un libro pieno di buoni sentimenti, una sorta di mini coccola letteraria, da gustare mentre si è al caldo, con una tazza fumante in mano, e magari mentre fuori piove (come sta accadendo adesso, che sto scrivendo).
Mi è piaciuto lo stile della scrittrice, che ha un modo di narrare delicatissimo, quasi poetico, come se fossimo davvero in una favola contemporanea; il velo aperto sulle meschinità perpetrate nelle Case Magdalene è interessante e invita il lettore a informarsi e saperne di più.
Se ci fossero state altre pagine, lo avrei gradito di più, perché così com'è mi ha lasciato una sensazione di sospensione, di incompiutezza.
Consigliato a chi cerca un libro non impegnativo (ma non per questo banale o superficiale), che si legge davvero in poco tempo e che ha il tocco di una lieve carezza: quella carezza data da chi non è indifferente alle sorti del prossimo e non smette di interrogarsi e di rendere significativi i piccoli, grandi gesti che danno valore ad ogni singola esistenza.
Chi desiderasse avere un'infarinatura circa le lavanderie Magdalene, può dare un'occhiata qui:
Sull'argomento delle Magdalene Laundries avevo visto, anni fa oramai, un film molto interessante e tosto sul tema. Ci sta che quindi l'autrice metta la tematica sullo sfondo, concentrandosi sulla vita dei personaggi principali del suo romanzo.
RispondiEliminaCiao Daniele.
EliminaSì, vidi anche io un bel film sull'argomento, forse è lo stesso che dici tu e che si intitola Magdalene