venerdì 17 marzo 2023

[[ RECENSIONE ]] CARNE E SANGUE di Michael Cunningham


Questa è la storia di una famiglia americana composta da uomini e donne dalla personalità complessa, che affrontano singolarmente e assieme piccole e grandi tragedie, ciascuno con i propri demoni, le proprie insicurezze, le ostilità e i tentativi di trovare ed affermare la propria identità.


CARNE E SANGUE
di Michael Cunningham



Ed. La nave di Teseo
trad. E.Capriolo
400 pp
Conosciamo uno dei protagonisti quando, nel 1935, ha solo otto anni.
Constantine (Con) Stassos è di origine greca ed è emigrato negli USA con la famiglia; quando è un giovanotto ambizioso e sicuro di sé sposa la bella italo-americana Mary, gentile e solare.

Come se ci scorressero davanti agli occhi degli scatti fotografici, conosciamo tutta la famiglia mentre è impegnata in diversi momenti della loro vita insieme; incontriamo i figli degli Stassos - Susan, Billy e Zoe - quando sono molto piccoli ma già l'Autore - attraverso gli occhi dei genitori - ce ne dà un'infarinatura circa i loro caratteri, e nel corso degli anni certe caratteristiche non potranno che emergere con chiarezza e orientarli verso quel tipo di vita, di condotta, di scelte, che ora li allontaneranno, ora li riavvicineranno, ora li renderanno infelici, ora soddisfatti.

Susan è la bella di casa e il padre stravede per lei; il suo affetto per Susan è, però, poco "sano", molto ambiguo e crea il formarsi di situazioni che non sono normali tra un padre e sua figlia.
Quest'ultima, proprio per sfuggire a qualcosa che la spaventa, sposa il fidanzato Todd, un giovanotto di buona famiglia, studioso, serioso, con alte ambizioni in ambito professionale.
Ma ben presto, la vivace Susan comincia ad avvertire un grande vuoto, una insoddisfazione verso quella vita matrimoniale - tra l'altro neppure rallegrata dall'imminente arrivo di figli - che le sta stretta, che sta rendendo la sua esistenza piatta e monotona, pur avendo danaro a sufficienza, una bella casa, un marito innamorato e che tante donne le invidiano.

Billy è il cocco di mamma. Sin da piccolo mostra una personalità particolare, fragile e delicata ma, allo stesso tempo, c'è in lui un atteggiamento oppositivo e ribelle verso il padre.
Constantine, infatti, percepisce che il suo unico figlio maschio è troppo delicato, troppo coccolato dalla moglie; sembra quasi.., no, Constantine non vuole neppure pronunciare la parola gay, ma è questa l'idea che danno un certo tipo di gestualità, di modi di parlare... e Con non ne è affatto contento. Un uomo come lui, virile, con tanto d'amanti a rallegrargli i momenti fuori casa, dalla mentalità borghese e perbenista, come potrebbe accettare di buon grado un figlio omosessuale? Giammai!!
Quello tra Con e Billy è un rapporto ricco di episodi di violenza, di parole taglienti, di urla, di silenzi ostinati e pieni di rancore, e nel tempo le cose non miglioreranno, tanto più che i dubbi di Constantine circa l'omosessualità del figlio sono fondati.

E poi c'è la piccola di casa, Zoe: la più strana dei tre figli, uno scrigno chiuso a chiave, che sin da piccina sembra amare la sofferenza, e che crescendo, dall'adolescenza in poi, non farà che "farsi del male" facendo uso di alcool, droghe e psicofarmaci, nonché conducendo una vita sregolata e facendo scelte moralmente discutibili, che bene non le faranno.
Il suo punto di riferimento adulto non è né Mary né Con, entrambi presi dai loro problemi coniugali, bensì una drag queen, il travestito Cassandra, che farà da madre a Zoe (e non solo).

Il romanzo, coprendo un arco temporale che va dal 1935 al 2035, narra gli anni della giovinezza e della maturità dei tre fratelli, si concentra in special modo sul periodo Cinquanta-Sessanta e poi gli anni Novanta, e lo fa ora più dettagliatamente, ora più "di volata", in base all'importanza di determinati avvenimenti, relazioni, disgrazie, incontri con persone vecchie e nuove (amanti, amici...) e scontri con il padre, il quale, anche se man mano pare restare sullo sfondo (in quanto l'attenzione si sposta sui figli, Billy e Zoe specialmente), in realtà la sua ombra, la sua presenza conflittuale, "disturbante", resta sempre lì, come nascosta nell'angolo meno illuminato di una stanza: c'è, anche se si prova a non guardarlo.

Mary, invece, ha un rapporto con i suoi ragazzi meno ostile; ha le sue enormi insicurezze, è essenzialmente sola e infelice, sembra un'anima inquieta e, allo stesso tempo, rassegnata, che nulla si aspetta più dalla vita; ma quando avrà il coraggio di dire basta ad un matrimonio ormai deteriorato, potrà darsi finalmente la possibilità di "ricostruirsi", di sentirsi libera e di agire senza condizionamenti.
Da sempre messa un po' ai margini da questi figli che si sono allontanati sempre più dal nido famigliare, perché tutto era fuorché un luogo rassicurante e amorevole (a causa di Con, essenzialmente), proverà a instaurare con essi (Billy e Zoe saranno quelli che le daranno più spazio) un legame più sincero, onesto, lasciando loro capire che rispetta scelte e stili di vita senza giudicare, ma essendo disponibile ad aiutare e accogliere qualora essi lo vogliano.

Mary trova in Cassandra una cara amica, perché quest'ultima la tratta da subito con rispetto ma anche con schiettezza, senza formalismi e ipocrisie, aiutandola a mettere da parte pregiudizi e mentalità ristrette, perché questo farà bene a lei e al suo rapporto coi figli.

Non voglio dire troppo sulla trama e sulle tante cose che accadono ai protagonisti, vi dico soltanto che le loro vite sono vivaci e ne accadono di cose: tradimenti coniugali, malattie, relazioni naufragate, gravidanze inaspettate, tragedie, qualcuno incontrerà l'amore vero, qualcun altro un vero amico ma non l'amore, ma qualsiasi cosa accadrà alle tre generazioni Stassos, i componenti la vivranno in toto, con tutto il fuoco che hanno dentro, con le loro paure, la voglia di essere liberi, di vivere come vogliono e, se ci scappa, di essere anche un po', se non felici, almeno sereni e, più di tutto, di essere sé stessi.

I protagonisti - con le loro esperienze, i fallimenti e le piccole conquiste personali, con i loro rapporti conflittuali con i genitori e quelli più affettuosi e altruisti tra fratelli - mi hanno lasciato di sovente, nel corso della lettura, una sensazione di solitudine e malinconia; essi sono in continua tensione, alla costante ricerca della propria identità (a cominciare da Bill, che a un certo punto rifiuta il suo nome, quello datogli dal padre, per "battezzarsi e rinascere" come Will), della propria dimensione, desiderosi di trovare il coraggio per vivere liberamente, lasciandosi alle spalle le "zavorre", i pesi e le inibizioni dovuti a quella "rete di guai"  tessuta dai genitori sin dalla loro infanzia.

È un romanzo che si lascia apprezzare per il linguaggio molto realistico, esplicito, asciutto ma che, in certi frangenti, sa essere poetico e commovente e, soprattutto, sa come farci entrare nelle esistenze dei personaggi, lasciandoci camminare accanto ad essi e guardarli mentre prendono decisioni, commettono errori e cercano di dare una direzione alla propria vita che sia coerente con la propria natura, con i propri desideri. Sono personaggi vividi, molto ben definiti e a questa famiglia disfunzionale in qualche modo ci si affeziona, pagina dopo pagina.

Lo consiglio a chi cerca storie di famiglie complicate, disordinate, anticonformiste nonostante il moralismo e il perbenismo di cui sono ammantate, narrate con grande maestria, con forza e sensibilità insieme.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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