giovedì 8 luglio 2021

Recensione: LA PERCENTUALE DELL'ANGELO di Orazio Santagati



L'affascinante tema dei viaggi nel tempo e nello spazio viene affrontato da Orazio Santagati con molta originalità e inserito all'interno di una storia ricca di suggestioni, di riflessioni filosofiche, esistenziali e psicologiche che fanno da cornice ad una storia d'amore, tanto turbolenta quanto tenera, basata su un sentimento che travalica tenacemente ogni barriera spazio-tempo, perché le emozioni, i sentimenti e le proiezioni intellettuali sono sia collegate al passato che in grado di contenere in sé germogli di futuro.


LA PERCENTUALE DELL'ANGELO 
di Orazio Santagati



Algra Ed.
284 pp
Conosciamo il protagonista, l'ex-militare Gerico Mancini, quando è già in pensione e quindi libero di dedicarsi con placida serenità, oltre che alla famiglia (è separato, con due figli), ai propri hobbies, come lo studio dell'astrofisica.

Un giorno, mentre è in biblioteca (vive a Londra) viene avvicinato da una sconosciuta: una donna dall'aria misteriosa, di nome Isabel,  gli parla di un libro, "La percentuale dell'angelo", dichiarando che ad averlo scritto è proprio lui, Gerico.
L'uomo resta allibito e senza parole: ma che va blaterando questa Isabel? Di quale libro parla? Gerico non ha scritto né pubblicato un bel niente!!

"Non ancora, Gerico. Ma accadrà... Anzi, nel futuro, è già accaduto": questa è, in sintesi, la teoria bizzarra di Isabel Cordoba, ricca imprenditrice di origine spagnola.

Confuso e scettico, Gerico comincia, quasi controvoglia, a lavorare al testo in questione, dando vita a un trattato in cui cerca di spiegare come le emozioni dell'uomo sappiano trascendere i limiti dell'intelligenza e del tempo biologico

Non molto tempo dopo, un'altra persona (un'ex-collega con cui ha avuto un'avventura anni prima) menziona La percentuale dell'angelo, il che lo manda ancora di più in confusione: se per assurdo e assecondando Isabel, esso è davvero un libro che sarà pubblicato tra diversi anni, come fa questa persona ad esserne a conoscenza? Ovviamente, la stessa domanda vale anche per l'enigmatica e affascinante Isabel, con la quale nasce un sentimento che va progressivamente consolidandosi e trasformandosi in un amore forte, sincero, appassionato, che eventi drammatici e pericolosi metteranno severamente alla prova.

Attorno a questo benedetto libro si scatena una serie di accadimenti strani, incredibili: numerosi pericoli, agguati, rapimenti, omicidi... diventano ben presto il pane quotidiano di Gerico, che rischia più di una volta di essere ammazzato.
Da chi? Chi ha motivo di volerlo vedere morto?

Certo, lui ha lavorato nei servizi segreti italiani, ha visto e vissuto di tutto e di più, è abituato a rischiare la pelle, a trovarsi invischiato in questioni complicate e ad imbattersi in gente poco raccomandabile (uomini potenti, spie, criminali di vario genere), ma è altrettanto vero che con quel mondo e con quel giro di "affari" ha  chiuso, andando in pensione; ma evidentemente non tutti la pensano così, visto che c'è qualcuno che vuol farlo fuori e che arriva a prendersela pure con la sua amata Isabel.

La cosa più strabiliante è che tutto il caos che si crea nella vita di Gerico da un giorno all'altro è legato al famoso libro scritto proprio da lui e che attualmente, nel presente!, è solo una bozza, non è ancora terminato. Il problema è che nel futuro lo è! Non solo, ma tra un tot di anni La percentuale dell'angelo sarà considerato sì un bestseller... ma anche un documento molto pericoloso e per questo ricercato e osteggiato da sinistri personaggi.
Isabel gli spiega, con qualche esitazione e in modo progressivo, che il motivo per cui a questo fantomatico trattato sono interessanti più d'una persona, è il suo collegamento a inquietanti esperimenti, che davvero potrebbero rivelarsi letali per le successive generazioni.

La ragione ovviamente non la rivelo, ma sappiate solo che tutto rimanda al fatto di poter viaggiare dal passato al presente e al futuro e viceversa.

Ma la verità, assurda e dolorosa insieme, con cui il nostro ex-colonnello dovrà confrontarsi, è che a La percentuale dell'angelo è strettamente legata la sua amatissima Isabel, depositaria di un angosciante segreto, su cui Gerico è chiamato a intervenire...

Questo romanzo di Santagati è difficile catalogarlo in un unico genere letterario e, benché abbia senza dubbio elementi  fantascientifici, è qualcosa di più: è anche un romanzo drammatico, con elementi thriller e diversi momenti da "spy story"; c'è una storia d'amore senza tempo, e soprattutto è attraversato da molti passaggi che stimolano considerazioni filosofiche sul tempo che passa, le emozioni, la memoria, le capacità e l'intelligenza dell'uomo di superare i limiti spazio-temporali come anche quelli dell'etica e della morale.

Gerico è un protagonista che è difficile non amare e l'Autore è stato bravissimo nel "disegnarlo" in tutte le sue molteplici sfaccettature: è un uomo tutto d'un pezzo, razionale, molto intelligente, ironico, coraggioso, dai sani principi (mi è piaciuto molto, ad es., il grande rispetto che ha per le donne con cui è stato, anche quelle con cui ha condiviso un'avventura da poco, e di cui mai osa dir troppo e male, proprio per una questione di rispetto verso l'universo femminile), profondo nel modo di pensare e riflettere su temi importanti che riguardano il vivere quotidiano, i rapporti con gli altri, la vita e la morte; è un compagno sensibile, premuroso, tenero e leale, un padre comprensivo e aperto al dialogo.

All'inizio della mia lettura, stavo per farmi l'idea che il libro di Orazio Santagati fosse un saggio romanzato infarcito di parecchie sequenze filosofiche e mi immaginavo che, proseguendo, avrei trovato una trama sempre più complicata in cui con difficoltà mi sarei raccapezzata.

Ed invece, proseguendo di capitolo in capitolo, ogni eventuale perplessità o domanda hanno trovato risposta, ogni tessera è stata collocata gradualmente al posto giusto, ed entrando nel pieno delle vicende avventurose che coinvolgono Gerico ed Isabel, mi sono lasciata travolgere da esse, apprezzando anche i momenti in cui il protagonista si lasciava andare a contenuti riflessivi, correlati alla filosofia, al misticismo e alle possibilità più paradossali della scienza fisica.
Trovo sia molto intrigante l'idea di base: questo libro che è stato scritto in un periodo posteriore a quello in cui è collocato il presente del protagonista, che non sa nulla, logicamente, di ciò che è diventato e ha fatto nel futuro, ma è messo nelle condizioni, suo malgrado, di venirne a conoscenza perché ciò che ha scritto potrebbe avere serie ripercussioni sul destino suo e di altre persone.

Interessante anche il concetto attorno cui ruota La percentuale dell'angelo: esso

"...ineriva il tasso di opportunità inespresse e di potere non esplicato contenuto in ogni emozione e in ogni ricordo, l’ombra insondabile che accompagna ogni scelta, azione, sentimento, aspirazione, dolore (...). Dunque, anche se ogni emozione porta con sé un carico immenso di energia nervosa, il cervello umano tenderà sempre a intuirne solo una piccola parte, quella gestibile e convertibile in informazioni spendibili per la sopravvivenza. E il resto?  Il resto viene archiviato da qualche parte nella coscienza come contenuto ambiguo, influsso misterioso...".

È un romanzo che parte in modo tranquillo per poi diventare sempre più misterioso e movimentato, fino a "colorarsi", verso l'epilogo, di sfumature nostalgiche, il che è inevitabile, se consideriamo ciò che dice lo stesso Gerico: 

"...il fenomeno nostalgico era essenziale alla mia ricerca: La percentuale dell’angelo, che trattava di emozioni, tempo e ricordi, doveva passare per forza da quel sentimento."

E se c'è nostalgia, è perché c'è il ricordo, e ciò che si ricorda non muore mai, e questo vale anche per i sentimenti e le emozioni che abbiamo provato.

Un romanzo davvero molto particolare, originale, scritto egregiamente, che cattura il lettore attraverso una trama complessa - ricca di particolari che si aggiungono di volta in volta e che creano dinamiche sempre più interessanti -, un ritmo incalzante, personaggi molto ben tratteggiati e un finale che soddisfa le aspettative.
Consigliato: leggere questo romanzo è un'avventura per nulla scontata!

martedì 6 luglio 2021

Classici a fumetti: JANE EYRE || ORGOGLIO E PREGIUDIZIO

 

Buon pomeriggio, cari lettori!

Oggi vi presento due graphic novel brevi ma molto piacevoli, che possono interessare sia a chi - come me - ama il classici, sia a chi magari desidera approcciarsi ad essi tramite una "via" più leggera, consumando, diciamo così, un antipastino letterario senza impegni ^_-

Entrambi i fumetti sono stati rielaborati dall'illustratrice romana Sicks, diplomata alla Scuola Internazionale di Comics e il primo, "Orgoglio e pregiudizio" di Jane Austen, rappresenta la prima uscita della nuova collana di bignami letterari illustrati, i Bignè. 

Nonostante sia stato pubblicato per la prima volta nel 1813, "Orgoglio e pregiudizio" resta un romanzo amatissimo, che ha passato a pieni voti "l'usura del tempo" e non uscendo mai fuori moda; questa versione manga-style color seppia, che dà un tocco davvero moderno al celebre classico, è davvero deliziosa, ironica e godibilissima.

La mamma della protagonista, Elizabeth Bennet, è sempre la donnina superficiale ed irritante, ossessionata dal pensiero che le sue figlie facciano un bel matrimonio, e quando in scena entra il galante Mr Bingley, che pare sinceramente interessato alla maggiore, Jane, il fidanzamento sembra già pronto, ma... come spesso accade, gli ostacoli non mancheranno e, tra molti pregiudizi e parecchio orgoglio, si creeranno non pochi fraintendimenti che rischieranno di far saltare due storie d'amore vere e sincere.

A sentire il cuore battere d'amore, infatti, non è solo la bella e raffinata Jane per il buon Mr Bingley, ma anche sua sorella minore, l'intelligente ed orgogliosa Liz, che si sente attratta dallo scontroso Mr Darcy, un giovanotto ricco, sempre sulle sue, con quell'aria da snob stampata in viso e il suo fare sprezzante verso la famiglia Bennet, reputata poco degna delle attenzioni di gente altolocata come lui.

Una commedia sentimentale illustrata che, lungi dall'essere stucchevole, ruota attorno ad una galleria di personaggi divertenti e indimenticabili, con le loro espressioni buffe e qualche incursione contemporanea (la playstation, ad es.) a rendere ancora più spensierata e simpatica una storia d'amore classica e, per questo, senza tempo. L'illustratrice si è sintonizzata alla perfezione sulla stessa lunghezza d'onda della "zia Jane", che - all'avanguardia rispetto ai suoi tempi - aveva ampiamente manifestato di possedere una spiccata vena ironica, acuta e intelligente, calando le proprie storie e i propri amati personaggi nel contesto d'appartenenza, fatto di regole, etichette e convenzioni sociali, davanti alla cui osservanza scrupolosa probabilmente la scrittrice avrà riso sotto i baffi.

Molto molto carino! Consigliato.


*****


L'altro fumetto  è la rivisitazione di"Jane Eyre" , il classico del 1847 della scrittrice inglese Charlotte Brontë, anch'esso appartenente alla collana di bignami letterari illustrati, i Bignè.

20 pp
La piccola Jane Eyre, rimasta orfana, viene affidata a una coppia di zii; morto lo zio, la moglie ha modo di sfogare sulla nipotina tutta propria incomprensibile cattiveria, trattandola male e, infine, spedendola  in uno dei collegi più duri d'Inghilterra, dove la bambina affronterà una vita dura, mitigata dal solo affetto dell'amica Helen.

Maggiorenne, uscita dal collegio, Jane trova lavoro come istitutrice presso i Rochester, dove si innamorerà del burbero padrone di casa, Edward. 
Tra una schermaglia verbale l'altra, tra i due fiorisce il sentimento e lui arriva a chiederle di sposarla.
Ma l'uomo sta nascondendo un segreto alla futura moglie, che lo scoprirà nel modo più umiliante e questo metterà a rischio il loro amore.

Credo di non sbagliare troppo dicendo che la storia d'amore tra Jane e Rochester, sullo sfondo dell'aspra e malinconica brughiera inglese, abbia appassionato milioni di lettori e che in tanti abbiamo amato questo personaggio femminile sfortunato, sì, praticamente solo al mondo eppure avente una rara forza d'animo e un'ammirevole determinazione: un classico senza tempo che Sicks rilegge in chiave delicatamente divertente, con una pennellata di ironia e leggerezza che male non sta alla seriosa signorina Eyre (anzi!) e permette a chi non conosce l'eroina della Bronte di avvicinarvisi e, chissà, magari di esserne incuriosito tanto da aver voglia di leggere il romanzo ^_-

Per quanto mi riguarda, io l'ho letto almeno due volte, eppure... non l'ho mai recensito, perché antecedente all'apertura del blog. Non vi nascondo che a volte mi viene la tentazione di rileggerlo solo per poter scrivere la mia sul blog e condividerla con voi..., poi però guardo tutti i libri da leggere che mi fanno l'occhiolino e rinuncio ad ogni velleità di rilettura! 
Però mai dire mai, eh! ^_-

domenica 4 luglio 2021

Recensione: IL MONDO TI ASPETTA di Kobi Yamada (narrativa per ragazzi)



Sto approfittando dell'abbonamento a Kindle Unlimited per leggere libri un po' diversi dalle mie letture usuali.
Vado un po' a "sensazione" e proprio seguendo l'istinto mi sono imbattuta in...

IL MONDO TI ASPETTA 
di Kobi Yamada


Ed. Terre di mezzo
ill. G. Barouch
47 pp
“Sei qui per illuminare luoghi bui da troppo tempo. 
Per svelare agli altri la bellezza di ogni giorno.”

Questo libro illustrato è un breve ma bellissimo viaggio che il lettore fa insieme ad una bambina speciale, che indossa uno strano copricapo da uccello e uno zainetto a forma di casa.
A farle compagnia c'è un dolcissimo maialino rosa.

Accompagnata da illustrazioni davvero  meravigliose, "da fiaba", colorate, con un'ambientazione autunnale - che conferisce un'atmosfera poetica, dolcemente malinconica -, la voce narrante parla con dolcezza tanto a questa bimba quanto a chi legge: sa che entrambi cercano il proprio posto nel mondo e regala loro messaggi preziosi, concisi, essenziali, che vanno dritti al punto... e al cuore.

Sono parole di autostima, che sottolineano l'unicità di ogni persona, le capacità che ciascuno ha e che deve far emergere; la bellezza della vita stessa, che non va sprecata, che è un continuo salire e scendere, fatta di momenti belli e altri meno, ed è giusto e bello inseguire i propri sogni... ma senza dimenticarci degli altri!
Cosa c'è di più gratificante che difendere chi è più fragile e solo, o chi non trova più la bellezza nella vita?

Un testo che, con un linguaggio semplice, immediato e profondo, esorta ad avere fiducia nelle proprie capacità, ad amarsi, apprezzarsi, e a non avere paura di prefiggersi dei traguardi da raggiungere.

Personalmente ho sfogliato (seppure solo digitalmente) questo albo più di una volta perché l'ho trovato davvero molto molto bello,  le illustrazioni, come vi dicevo, sono incantevoli e capaci di emozionare grandi e bambini.

Ideale come regalo per giovanissimi lettori, magari da leggere, sfogliare e commentare insieme.

venerdì 2 luglio 2021

** SEGNALAZIONI EDITORIALI ** "Io sono Gordon Bloom" di Francesco Cariti || "Al mutar del vento" di Paola Maria Liotta


Buongiorno cari lettori!!

Oggi vi presento un paio di recenti pubblicazioni appartenenti a generi differenti.

Il primo libro è "Io sono Gordon Bloom" di Francesco Cariti, un thriller dinamico e attuale, che scardina - impercettibilmente - le linee guida del genere. Protagonista è uno scaltro mercante d'arte, che narra la sua storia da un carcere di massima sicurezza. Un romanzo denso di echi drammatici, tramato di un umorismo lievemente sottotraccia.

322 pp
14.90 euro
Maggio 2021
LINK AMAZON
Cosa spinge il figlio di due genitori modello a trasformarsi in un criminale senza scrupoli? Ma è davvero una trasformazione? Forse no. Forse il destino di ognuno di noi è segnato dalla nascita, e non c’è molto che possiamo fare per cambiarlo.

Dal carcere di massima sicurezza di Cedar Junction, Massachusetts, Gordon Bloom ci narra la sua incredibile storia. Sta scontando la pena di tre ergastoli per un’impressionante serie di delitti. Tutto è nato da una menzogna che ha raccontato quando era un ambizioso mercante d’arte: da quella scintilla è nato un rogo.
Un crimine ne ha generato un altro, poi un altro, un altro ancora, e Gordon si è ritrovato a inscenare una fuga rocambolesca per tutti gli Stati Uniti, inseguito dalla polizia, dall’FBI, dalla criminalità  organizzata, dai cacciatori di taglie e dai giornalisti televisivi. Si è persino infiltrato in un campo di addestramento di suprematisti bianchi, assoggettandosi ai loro fanatici rituali e partecipando ai loro comizi farneticanti.
Eppure, Gordon non è pentito di quel che ha fatto. Perché non si può sfuggire alla propria natura, secondo lui. Il vero crimine è assoggettarsi alle regole imposte dalla società.

Un romanzo ricco di situazioni drammatiche ma anche pervaso di un cinico umorismo, che vi terrà incollati alle pagine, dalle prime righe fino all’inevitabile epilogo.

L'autore.
Francesco Cariti ha esercitato per vent’anni la professione di avvocato, ha insegnato diritto privato all’Università di Firenze e ha svolto mansioni di giudice onorario presso il Tribunale. Ha soggiornato per lunghi periodi negli Stati Uniti. Ora vive a Berlino.
Io sono Gordon Bloom è il suo primo romanzo ed è il frutto — dichiara l’autore — di un desiderio naturale che appartiene a tutti noi: «quello di riuscire a mantenere il controllo della propria vita».


*****

L'altro è "Al mutar del vento" di Paola Maria Liotta, che racconta le storie di Creta e, in particolare, il mito di Arianna e Teseo in chiave privata e multifocale. Articolata in tre parti, lo scritto alterna monologhi, dialoghi e una narrazione corale di grande vivacità.


Il Convivio Editore
134 pp
13 euro

Tutti conosciamo la figura di Arianna: il mito ce l’ha consegnata come una ragazza intelligente, ma non altrettanto fortunata. Nessuno, prima di lei, aveva pensato che bastasse un gomitolo per trovare la via d’uscita da un labirinto; ma Teseo, a cui lei consegna il prezioso filo, non ricambia i suoi sentimenti e la abbandona appena può.

Eppure, questo romanzo ci racconta una storia molto diversa...

Nella scrittura elegante di Paola Maria Liotta, il mito di Arianna rifiorisce e si trasforma in una storia d’amore e di passione.
Il romanzo ha una struttura plurifocale: tanti gli attori in gioco, individui colti al centro dei sentimenti, dove pulsioni e fragilità svelano il fondo dell’animo umano. Ogni personaggio propone il proprio punto 
di vista in un monologo; svela inganni e disinganni, giustifica le proprie azioni e nello stesso tempo aggiunge un tassello importante al ritratto di Arianna. 
La sedotta e abbandonata si trasforma così in una vera eroina, una donna capace di cogliere il buono di Teseo, di comprendere il valore della sua missione e — soprattutto — di trasformare costruttivamente il dolore.
Un’opera viscerale e riflessiva, femminile e raffinata, sostenuta da un intenso desiderio di narrare l’altra parte del mito.

Di quest'autrice ho letto e recensito: PIANO CONCERTO SCHUMANN.


Il libro si può acquistare nelle librerie e, online, su:

Amazon       laFeltrinelli       IBS 


L'autrice.
Paola Maria Liotta vive ad Avola (Siracusa) ed è docente di ruolo di materie letterarie e latino nei licei. Appassionata di letteratura da sempre, cura presentazioni di libri, salotti letterari ed eventi culturali. Dal 2018 ha un proprio blog letterario, “Di scritture, di sogni e di chimere” (www.paolaliotta.it).
Ha pubblicato quattro sillogi poetiche, ottenendo premi di rilievo nazionale. Al 2013 risale la pubblicazione del suo primo romanzo, Ed era colma di felicità. Nel 2014 ha pubblicato Miele, mandorle e cannella, finalista al Premio Letterario “Città di Pentelite”. Per Il Convivio Editore ha pubblicato La luce dell’inverno. Madrigali sciolti e rime varie (2018) e il testo teatrale Briseide (2019), finalista al Premio “Giuseppe Antonio Borgese” e menzione speciale per la qualità della proposta letteraria al Premio Dostoevskij. Nel 2019 è uscito per Il Seme Bianco il suo romanzo Piano Concerto Schumann, finalista al Premio “Città di Sarzana”, molto apprezzato dai lettori e recensito positivamente anche su riviste di argomento musicale.


giovedì 1 luglio 2021

SEGNALAZIONE ROMANZO STORICO: RAMONDO LO SCUDIERO di Antonio Chirico

 

Carissimi, oggi vi presento il romanzo storico RAMONDO LO SCUDIERO; il suo autore, Antonio Chirico, è avvocato civilista e risiede a Lecce; nato nel 1967, ha vissuto la sua infanzia nel brindisino, a Torre Santa Susanna. 

 >>  LINK AMAZON  <<


La storia è ambientata nel Regno di Napoli, a cavallo tra il 1300 e il 1400; vi riporto la sinossi e nelle prossime settimane vi dirò il mio pensiero sul libro, visto che l'Autore mi ha fatto omaggio di una copia digitale.

Youcanprint
484 pp
Data pubblicazione:
23.06.2021

Ramondello è il figlio cadetto del conte Orsini. Suo padre ha previsto per lui la carriera ecclesiastica, ma il ragazzo è innamorato perso di una fanciulla destinata a diventare contessa e non si arrende a un destino che non vuole. 

Trova una sponda amica in Ramondo del Balzo, fratello di sua nonna. Il pro-zio, che non ha avuto figli, gli risolve tutti i problemi designandolo suo successore. 

Unica condizione per ereditare le sue fortune è che Ramondello aggiunga al proprio cognome anche quello del suo benefattore. Ma le cose non vanno secondo i piani e il ragazzo si ritrova costretto a partire come scudiero per le crociate del Nord, senza nemmeno un ultimo saluto alla sua amata. 

Liberamente ispirata alla vita di Raimondello Orsini del Balzo, è una storia di amori, amicizie, tradimenti, conflitti familiari e battaglie avventurose. 

C’è spazio anche per delle incursioni nel mondo della cavalleria teutonica e nei misteri del Santo Graal. Il tutto, sullo sfondo storico della disputa tra due re pretendenti al trono di Napoli e dello scisma d’Occidente, con una Chiesa cattolica retta contemporaneamente da due papi in conflitto tra loro. 

Una storia antica ma con molte curiose analogie con la contemporaneità.

mercoledì 30 giugno 2021

Le mie letture di giugno 2021

 

E con l'afa e il caldo di fine giugno a farmi compagnia, eccomi qui a condividere con voi le letture di questo mese che sta scivolando via.


    

  1. UNA SCELTA SOFFERTA di C. R. Hyde: family drama (conflitto tra fratelli).
  2. LA PAURA COME STRUMENTO DEL POTERE di R. Di Molfetta: saggio d'attualità sul controllo mentale attraverso la paura. 
  3. DIECI GIORNI IN MANICOMIO di N. Bly: reportage sulla condizione dei manicomi femminili nell'America di fine Ottocento.
  4. STORIA DI UN PITBULL PANTOFOLAIO di N. Turbanti: racconto umoristico di un pitbull femmina che, da cagnetta vivace, si trasforma in un pitbull pigrone.
  5. DONNE, QUANTO DANNO! di Antropoetico: riflessioni umoristiche sullo sfaccettato, e ricco di meravigliose contraddizioni,  universo femminile.
  6. GESU' CRISTO NELLA STORIA D'ISRAELE E NELLA STORIA DELL'UOMO MODERNO di F.  Sidoti (saggio storico-religioso).
  7. LA NAZIONE DELLE PIANTE di S. Mancuso: saggio sul magnifico mondo vegetale, pensato come una nazione con una sua costituzione.
  8. LA SPINTA di A. Audrain: family drama con sfumature da thriller psicologico, è uno scioccante viaggio nella genitorialità.


Tra queste letture le mie preferite sono state LA SPINTA per l'alto coinvolgimento emotivo, e DIECI GIORNI IN MANICOMIO per il coraggio della giornalista Nellie Bly, nel decidere di trascorrere dieci giorni in un istituto per malate di mente, così da poterne denunciare le falle.


CITAZIONE DEL MESE

"Non volevo che gli altri prendessero atto di quanto fossi solida: volevo che mi dessero una mano a restarlo". UNA SCELTA SOFFERTA, Catherine Ryan Hyde


Ho avuto modo di terminare la quarta stagione di THE HANDMAID'S TALE, su Tim vision, e devo dire che mi è piaciuta davvero tanto! L'ho trovata molto movimentata, con uno sviluppo delle vicende bello dinamico, con bei colpi di scena ed emotivamente "forte" e travolgente; l'attrice protagonista, Elisabeth Moss, è straordinaria nella sua parte, dà a June una forza, una rabbia, insomma un'espressività, che trovo davvero convincenti. Non vedo l'ora di poter continuare con la quinta stagione.


Concludo questo post riassuntivo di giugno con alcune foto: ho ricevuto un regalino per il decimo anniversario di matrimonio (il bagnoschiuma al narciso supremo), mentre gli altri tre - il set Pupa, l'orchidea e la candela - sono doni che ho ricevuto a chiusura dell'anno scolastico.













martedì 29 giugno 2021

Recensione: UNA SCELTA SOFFERTA di Catherine Ryan Hyde



Tre fratelli in conflitto tra loro dopo che il maggiore di essi ha fatto una scelta che ha portato disonore e grossi disagi in famiglia. Dopo anni di risentimenti, silenzi rancorosi e tentativi di andare avanti tenendo a bada tanti interrogativi irrisolti, per i tre arriverà il momento di sciogliere ogni nodo attraverso l'unica cosa che rende liberi: la verità.


UNA SCELTA SOFFERTA
di Catherine Ryan Hyde

Amazon Crossing
trad. V. Bardanelli
343 pp
Nei primi anni Duemila Ruth e Aubrey Stellkellner sono due adolescenti rispettivamente di 15 e 13 anni, che vivono con la famiglia, vanno a scuola e hanno un fratello maggiore (avuto dalla madre da una relazione precedente il matrimonio col padre dei due ragazzi), Joseph, che nel 2003 viene mandato in missione a Baghdad.
Dopo soli tre mesi e mezzo, il soldato torna, illeso fisicamente ma un po' meno emotivamente.
Il giovane, infatti, ha dovuto lasciare l'esercito ed è stato congedato per condotta disonorevole.
Perché? Cos'avrà mai combinato il loro fratellone in Iraq?

Ovviamente, si scatena una tempesta mediatica che investe il quotidiano degli Stellkellner, che si ritrovano circondati ed inseguiti da orde di giornalisti invadenti alla ricerca di dichiarazioni, commenti e risposte da parte dei familiari dei soldato traditore.

Non solo, ma in città, a scuola e ovunque, tutti li guardano male, o li evitano come la peste o li insultano pesantemente.
Insomma, addio vita tranquilla e serena!

Ruth ed Aubrey sono sconvolti, avviliti, frustrati e confusi; quando Joseph torna a casa per pochissimo tempo, le conversazioni con lui sono scarse e scevre di informazioni, e alla domanda: "Ma che è successo in Iraq? Che hai fatto? Perchè dicono che hai tradito il nostro Paese?", il giovane rimanda le risposte e i chiarimenti ad un momento migliore... 
Che non ci sarà. Non a breve, almeno.

La situazione, infatti, precipita e Joseph viene tradotto in carcere.
Ogni comunicazione con lui viene interrotta e la madre e il patrigno gli girano le spalle, pieni di vergogna verso questo figlio sciagurato, codardo, la cui viltà ha creato problemi ad altri soldati in missione.

La mamma Janet - donna dal carattere forte, parca di effusioni e carezze, dura negli atteggiamenti e nei toni di voce, severa, esigente - si adegua alle volontà del marito, che vuole Joseph assolutamente fuori dai piedi e dalla loro vita: qualunque cosa gli accada, lui in casa non vuol più vedercelo.

Ruth è spaesata, triste e impotente: vorrebbe far qualcosa per contattare il fratello e l'unica persona che le viene in mente (e a cui chiedere aiuto) è la zia (paterna) Sheila, da cui lei e Aubrey vanno a stare durante l'estate, in attesa che la bufera mediatica su di loro passi. Non è facile avere per fratello un ex-soldato giudicato da tutti vigliacco e meritevole di una condanna esemplare, e se poi anche il ragazzo che ti piace (e a cui piaci) sembra fare marcia indietro per paura di essere perseguitato dai giornalisti, il tuo mondo di 15enne sembra decisamente crollarti addosso.

Per Aubrey, il minore dei tre, è altrettanto drammatico tutto il caos che si è rovesciato sulle sue fragili spalle; lui continua a credere che il suo eroe sia senza macchia e prova a contattarlo perché vuol parlarci e fargli capire che non è solo e lui è dalla sua parte. 

Ma Joseph, una volta in carcere, non da più notizie di sé e sembra non desiderare di avere alcun contatto con i suoi cari, neppure con la sorellina, chiamata da sempre affettuosamente "Duck", e col fratello piccolo, per il quale sa di essere un modello.
Com'è possibile che li ignori mentre loro cercano di stargli vicino? Oltre ad essere un codardo è pure un ingrato!?!

Ruth non si dà per vinta e prova a contattare una persona cui suo fratello era molto legato, sin dall'adolescenza: un certo Hamish McCallum, un anziano che vive in una casetta che si affaccia sulla costa e che pare conoscere il loro Joseph (che il vecchio chiama confidenzialmente Joe) meglio di chiunque altro.

L'incontro con il saggio e buon Hamish sarà illuminante per Ruth, che imparerà ad apprezzarlo e, negli anni, a volergli un gran bene: perché l'anziano è così, pieno di cura, di dolcezza, di parole incoraggianti che la esortano ad avere pazienza e a non accontentarsi di ciò che sembra in superficie, perché la verità spesso si trova sotto cumuli di "io penso", "chissà", "non mi importa", e per trovarla bisogna scavare.
E poi prepara certe colazioni super proteiche (a base di patate, bacon, uova) spettacolari, in grado di risuscitare i morti, anzi no!, di impedire che ce ne siano...!

E mentre Ruth trova comunque un proprio equilibrio (anche famigliare), a preoccupare sempre tutti per il suo carattere ballerino, turbolento, impulsivo, ribelle, scontroso, cocciuto, è Aubrey, che crescendo diventa un giovane uomo solitario, che tende ad allacciare pochi rapporti interpersonali e a diffidare di chiunque; l'unica presenza costante nella sua esistenza è costituita dalla psicoterapeuta Luanne, che sarà per lui un valido supporto emotivo e psicologico nel corso degli anni.
Il tempo trascorre e di Joseph non si sa nulla, con sommo dispiacere di Ruth e con profonda rabbia di Aubrey, che in quei primi giorni di furore, quando la loro casa era letteralmente sotto assedio dei giornalisti, ha fatto croce nera sul fratello, giurando di non volerne più sapere di lui, di considerarlo come se fosse morto.
Ma più si ripete questa decisione tra sé e più essa lo logora dentro e lo fa soffrire.

Passano dieci anni e il passato, nella persona di Joseph, si ripresenta.
Il loro fratello maggiore è un uomo ormai, ed è cambiato... O forse non l'hanno mai davvero conosciuto? 
Quale occasione migliore per rivedersi, parlare, raccontarsi dieci anni di vita lontani e, soprattutto per dire la fantomatica verità di quella notte a Bagdad, su cui si è detto tanto ma erano tutte ipotesi che si sono sedimentate nei cuori dei due fratelli nutrendo amarezze e risentimento verso Joseph, che finalmente potrebbe approfittare per spiegare e farsi perdonare il suo logorante silenzio.

"Una scelta sofferta" è un family drama ma anche un po' romanzo di formazione, che ha al centro il rapporto tra fratelli; essi sono nati e cresciuti in una famiglia in cui tutti hanno qualche piccolo problema a manifestare affetto, stima; c'è freddezza tra genitori e figli e questi, tra loro, pur volendosi bene, non sanno dimostrarselo e quasi si stupiscono se uno di loro fa un passo in avanti in questo senso.

"...noi eravamo fatti soprattutto di barriere, e i permessi di ingresso erano pochi."

 Tutti e tre i fratelli evolvono, maturano dal punto di vista emotivo e psicologico, seguendo ovviamente percorsi e momenti diversi: Ruth diventa una giovane donna più sicura di sè, anche grazie ad una vita sentimentale soddisfacente e ad un partner che la supporta e la incoraggia; certo, ha le sue insicurezze e spazzarle via non è semplice, ma è più positiva e comprensiva rispetto ad Aubrey, che è un gran testone e cerca di mantenere stupidamente fede alla promessa fatta a se stesso di cancellare il fratello dalla sua vita. Ma dentro il suo cuore, sa che c'è ancora posto per quell'amore fraterno che non può essere dimenticato e messo da parte per sempre. Anche lui, seppur attraverso tappe differenti e più "lunghe", avrà modo di crescere e acquisire consapevolezze ed atteggiamenti da adulto.

Joseph è un personaggio che avrei voluto fosse maggiormente approfondito perchè aveva qualcosa da dire sulla propria esperienza come soldato e tutto ciò che ne è seguito. 
Altro personaggio di rilievo e che mi ha conquistata è il vecchio Hamish, la dimostrazione personificata di cosa voglia dire accogliere chi sta male e ha qualcosa che lo tormenta e che - se non venisse ascoltato e capito - finirebbe per fargli compiere azioni sconsiderate. Hamish è l'amico che tutti vorremmo, nei momenti di difficoltà come in quelli belli. È l'amico che ti abbraccia, ti ascolta, ti prepara una bella colazione, e con la pancia piena e una persona accanto ad ascoltarti, tanti problemi prima insormontabili possono apparire meno gravi!

Pur essendo un romanzo decisamente piacevole da leggere (per lo stile e per la caratterizzazione umana e psicologica), devo ammettere che mi sarei aspettata qualcosina di più dalla storia, nel senso che alla fine, stringi stringi, la trama è alquanto risicata e semplice, non ha colpi di scena e gli eventi che si susseguono non sono particolarmente dinamici; al centro, quindi, non v'è tanto una storia avvincente che cattura il lettore, quanto i rapporti umani, le relazioni famigliari e, soprattutto, le paranoie e i mille dubbi di Aubrey, che deve fare i conti con la voglia di riavere suo fratello e il rancore per essere stato da lui allontanato.

Concludo: è una lettura gradevole, il libro è scritto bene; il ritmo non è incalzante e, ripeto, più che dar risalto ad intrecci narrativi, l'Autrice si è soffermata sul tratteggio caratteriale dei personaggi principali e ci tiene a mandarci un monito: non è detto che la vita ci doni mille possibilità per risolvere un problema, per chiarire un fraintendimento, per parlare con chi amiamo, per cui conviene afferrare al volo le occasioni che si presentano, perché potrebbero non tornare più.




"Ci sono silenzi e silenzi, soprattutto nella casa dove siamo cresciuti. Se mai ne avessimo parlato, sono certa che avremmo trovato un centinaio di parole per distinguerli, come gli eschimesi con la neve. Ma se ne avessimo parlato non ce ne sarebbero stati così tanti. In quel momento mi ritrovai in un circolo vizioso, tutto per colpa dei silenzi: non ti portano da nessuna parte se non al punto di partenza."


lunedì 28 giugno 2021

Recensione: LA PAURA COME STRUMENTO DEL POTERE di Roberto Di Molfetta

 

Al centro di questo breve saggio c'è la domanda: in che modo la paura viene usata per controllare e manipolare le masse? Se ciò avviene, di quali meccanismi ci si serve? È possibile individuarli e sottrarvisi, mantenendo il controllo su se stessi, sulla propria mente e le proprie emozioni?



LA PAURA COME STRUMENTO DEL POTERE
di Roberto Di Molfetta

79 pp
"La paura è una delle più potenti emozioni che attraversano la società. Essa può fare riferimento a un pericolo reale o immaginario, imminente o possibile, suscitare allarme o generare comportamenti di lotta o di fuga".

Da sempre, sfruttando al massimo la paura dei popoli, il potere ha cercato di sottomettere le masse al proprio volere, e questo anche in un regime di apparente democrazia.
Se gli individui hanno paura e si sentono minacciati nella propria incolumità, divengono sempre più disposti ad affidarsi a chi, dall'altro del proprio potere (economico, politico, sociale...) promette soluzioni (in realtà sono funzionali ai loro interessi) alla paura.
Precarietà è la parola d'ordine del nostro tempo: tutto è in crisi, dall'economia alla politica, dal sistema di valori tradizionali alla sicurezza personale e collettiva.

È fuor di dubbio che viviamo tempi in cui ci si sente costantemente sotto minaccia, che sia a causa del terrorismo di matrice islamica o delle pandemie mondiali; cosa fare per cercare di superare la paura e sentirsi al sicuro? È consigliabile affidarci ai saggi provvedimenti di chi ci governa, che ne sa certamente più e meglio di noi?

L'uomo angosciato, smarrito, impaurito, tende a diventare pecora e a seguire passivamente il gregge, che a sua volta segue ciecamente il pastore (il potere).
Non c'è niente di più facile che influenzare l'opinione pubblica in condizioni come queste (panico, terrore), giocando appunto sulle paure degli esseri umani.
La paura è un'emozione basilare e istintiva, che ovviamente può essere positiva quando ci protegge e ci garantisce la sopravvivenza, ma che può divenire deleteria quando è condizionante e, soprattutto quando si trasforma in un'arma nelle mani del potere.

"Governare per mezzo della paura, anche contro i principi ideali della democrazia, è l'ultimo gradino della decadenza della politica" (C. Mongardini)

L'intento dell'autore, con questo scritto, è incoraggiare i lettori a stimolare  e tener desta la propria coscienza critica, perchè colo così è possibile spezzare le catene della paura; si cita, a tal proposito, un autori come Bauman, che parla di demone della paura, la quale ha origine proprio dall'insicurezza del presente e dall'incertezza del futuro.

L'autore si sofferma, quindi, su questa emozione primaria, sui suoi diversi gradi (panico, fobia, terrore ecc), su come i media siano in prima linea nel diffondere questa emozione dando molto spazio a notizie sempre (e solo) allarmanti; si menzionano i fatti dell'11 settembre 2001 e come essi abbiano davvero cambiato il mondo, perché da allora i provvedimenti, a livello internazionale, per contrastare ad es. il terrorismo sono stati più decisi e stringenti, portando a mettere in atto diverse misure di sorveglianza molto rigide e che di fatto limitano le libertà individuali; questo cedere le nostre libertà è stato perlopiù accettato come una cosa positiva in quanto il pensiero diffuso è che, in cambio, abbiamo ricevuto una maggiore sicurezza personale e collettiva. Che sarà mai qualche controllo in più se però posso stare più tranquillo?

Interessanti le pagine concernenti l'Istituto Tavistock, i cui studi e ricerche sui disturbi mentali - condotti sui soldati britannici che avevano combattuto nel primo conflitto mondiale - avevano l'obiettivo di individuare il punto di rottura oltre il quale la personalità dell'individuo può essere facilmente manipolata e abbattere ogni forma di resistenza psicologica.
Questo istituto è diventato famoso per gli studi e le tecniche di manipolazione mentale; stesso discorso per le tecniche di controllo mentale approntante, ad es., dal progetto Monarch, che mira a creare individui mentalmente schiavi attraverso metodi brutali e crudeli.

Insomma, è un libro piccolo e scorrevole, senz'altro, con un argomento di base intrigante, attuale, che può catturare l'interesse di non pochi lettori (e non necessariamente complottisti ^_ - ); di negativo (per quanto mi riguarda) c'è che l'ho trovato un po' ripetitivo e mi pare di aver capito che, in fin dei conti, l'Autore abbia in pratica preso una serie di articoli (in web e non solo) e riportati, con l'aggiunta di riflessioni personali; dal punto di vista della forma, trovo che sia, come dire..., un po' frettoloso e poco accurato.
Se vi attira l'argomento, potreste dargli un'occhiata.

giovedì 24 giugno 2021

** IV tappa del Blogtour ** "GIALLO 238" di Paola Montorfano: I PERSONAGGI



Ed eccoci, cari lettori, alla IV tappa del blogtour dedicato al romanzo di Paola Montorfano, Giallo 238.





Lunedì 21: Presentazione del libro e dell'evento (Le letture di Adso)
Martedì 22: Argomento speciale - L'ecologismo (Paper Purrr)
Mercoledì 23: Intervista all'autrice (Il colore dei libri)
Giovedì 24: I personaggi (Chicchi di pensieri)
Venerdì 25: Le tematiche principali del libro (La libreria di Anna)


In questo appuntamento mi occuperò di presentare i personaggi che interagiscono in quest'avventura, determinandone dinamiche, sorprese e colpi di scena.

Partiamo ovviamente dalla protagonista, Charlotte Castelli.
Charlotte vive a Milano e dirige uno dei più rinomati laboratori scientifici d'Europa e attualmente la sua più importante ricerca ha a che fare con l'uranio e con una formula che potrebbe dare una svolta green al nostro pianeta.
La donna è cresciuta sotto l'ala paterna; suo padre è un uomo d'affari che ha capito subito come sua figlia avesse la stoffa per intrattenere rapporti commerciali con pezzi grossi, funzionari governativi, insomma gente ricca sfondata che non esita a condurre affari sporchi per arricchirsi sempre più.
Di una bellezza che a primo impatto può sembrare dolce, ma in realtà cela una personalità forte e coriacea, Charlotte è un tipo pratico, si adatta a tutto, all'hotel a cinque stelle con tutti i comfort come anche a dormire in un postaccio infernale, maleodorante, afoso all'inverosimile; non è snob, non è schizzinosa, se seduce un uomo non è mai per il semplice gusto di fare la civettuola ma è per sottolineare con consapevolezza la donna che è: libera, indipendente, senza legami di alcun genere; se ha voglia di trascorrere una notte di sesso con un uomo conosciuto da poco, lo fa e basta, senza troppe paranoie.
Ha un carattere determinato, volitivo, modi di fare sbrigativi, dice l'essenziale, con chiarezza e senza giri di parole; non è un tipo che si impressiona facilmente, e come potrebbe essere altrimenti se nel suo passato ci sono esperienze discutibili che la famiglia desidera tenere sepolte?
La donna, infatti, quand'era all'università a Parigi, ha partecipato ad attività sovversive, unendosi a gruppi di estrema destra che organizzavano attentati e avevano metodi di addestramento duri, di tipo militare, che hanno forgiato il suo carattere, rendendola forte, intrepida, resistente al dolore (fisico e non solo) e anche un po' fredda.
Non è alla ricerca del grande amore con cui creare una famiglia; ha avuto un legame importante negli anni parigini, con un certo Maurice, con cui ha condiviso sentimenti e crimini, restandone entrambi turbati, tanto da allentare i rapporti tra loro.

Attualmente ha un amante: Massimo Buti, che dice di lavorare come agente dei servizi segreti; per il resto, tra i due non pare esserci un gran sentimento, ma solo una relazione fisica priva di tenerezza e vera complicità.

Ruvida e dai tratti quasi mascolini, c'è in lei un lato oscuro che la spinge a legarsi a uomini ambigui, misteriosi, di cui lei stessa tende a non fidarsi molto, come accade proprio con Massimo.

Enigmatico e ambiguo, arrogante, sicuro di sé, è un tipo di poche parole, che non ama parlare di sé, non si lascia andare a confidenze e non fa entrare Charlotte nella propria vita; con lei intrattiene una relazione basata sull'attrazione fisica e non sembrano esserci possibilità concrete di costruire un legame duraturo e vero.
Sa essere glaciale e aggressivo se si accorge che Charlotte vuol sapere qualcosa di più sulla sua vita privata: chi è in realtà Massimo? È davvero un agente dei servizi segreti o piuttosto è un commerciante libanese di diamanti?
E se fosse qualcos'altro di più pericoloso?
Non c'è nulla di rassicurante in lui, anzi: c'è qualcosa nei suoi modi di fare, di parlare, di guardarla... che a Charlotte mette i brividi.
Quando la donna capisce che il suo uomo sa qualcosa della formula segreta sull'uranio, si mette in allarme... e fa bene, perché Massimo non sembra essere la persona più affidabile della terra.

Quanto ad affidabilità, ci sono uomini migliori su cui contare: Alessandro e Giovanni.

Charlotte conosce Alessandro Neri per caso, in libreria, mentre cerca di capire come fare per ottenere informazioni su una persona violando gli accessi su un sito che dovrebbe essere super protetto.
Alessandro è esperto di informatica e, anzi, ha un piccolo segreto nella sua vita che rivela a Charlotte, lasciandola a bocca aperta. È la persona giusta per aiutarla a scavare nelle esistenze di persone che cercano in tutti i modi di tenere alti i muri affinché lei ne resti fuori e non sappia con chi ha realmente a che fare.
Alessandro è intelligente, leale, trasmette fiducia e Charlotte sa di poter credere in lui e nel suo prezioso aiuto; qualità, questa, che verrà fuori in un momento difficilissimo per la donna, che sola contro nemici più forti di lei e che l'hanno in pugno, troverà nel coraggioso Alessandro la sua ancora di salvezza.

Giovanni è il collega con cui la dottoressa Castelli sta sperimentando la formula segreta; è lui che l'accompagna nella miniera di Novazza a fare gli esperimenti, rischiando anche la vita per questo progetto. È un uomo buono, mite, la cui esistenza è stata segnata dalla morte prematura della moglie.
A causa del suo lavoro con Charlotte, viene coinvolto in una disavventura spiacevole e drammatica.

E infine c'è Maurice Dubois, il primo amore di Charlotte: il fidanzato di Parigi, con cui lei ha condiviso atti criminali.
Nonostante gli anni passati da allora, tra i due continua ad esserci un filo invisibile ma forte, che li lega intimamente.
Eppure, nonostante accanto a lui Charlotte si sia sempre sentita al sicuro e senza mai dubitare di un sentimento vero che ha travalicato gli anni e la lontananza, l'ombra del dubbio comincia a tormentarla, soprattutto quando lui menziona una cosa che riguarda Charlotte e di cui non dovrebbe essere a conoscenza. 
Forse anche il caro Maurice nasconde qualcosa?

I personaggi di questo romanzo, tutti ben caratterizzati, sono persone che, non svolgendo lavori tranquilli e ordinari, si infilano in situazioni rischiose, chi per sfortuna (come Giovanni), chi volontariamente (come Alessandro o la stessa Charlotte); scaltri, intelligenti, curiosi, determinati, ma anche avidi, senza scrupoli, ambigui: sono le personalità giuste per dar vita a dinamiche e intrecci vivaci, imprevedibili e capaci di appassionare il lettore.

lunedì 21 giugno 2021

Recensione: DIECI GIORNI IN MANICOMIO di Nellie Bly



Quando a Elizabeth Jane Cochran (più nota con lo pseudonimo Nellie Bly) fu chiesto dal direttore del World, il giornale per cui ella lavorava, se accettasse di farsi internare per dieci giorni in un ospedale psichiatrico nell'isola Blackwell, per poter descrivere resoconti dettagliati sul trattamento delle donne recluse e sulla gestione della struttura, ella non si tirò indietro, pur con le iniziali e naturali perplessità.
Grazie alla sua tenacia e intraprendenza abbiamo un racconto preciso, per quanto relativamente breve, delle misere condizioni in cui versavano le donne ritenute malate mentali nei manicomi americani di fine Ottocento.


DIECI GIORNI IN MANICOMIO 
di Nellie Bly

Ed. Clandestine
trad. B. Gambaccini
127 pp
Nel settembre del 1887, la ventitreenne reporter Nellie Bly, dopo aver accettato la non facile missione affidatale, decide di organizzare un "piano" per farsi ricoverare a Blackwell; decise, quindi, di trascorrere un giorno e una notte in una struttura che accoglieva temporaneamente donne lavoratrici e bisognose di vitto e alloggio; circondata da estranee, alcune più gentili, altre meno, la giornalista riesce ad assumere atteggiamenti tali da farla apparire una disperata sola e non proprio a posto con la testa; si finge rifugiata e palesa pensieri deprimenti e paranoici, riuscendo davvero a farsi rinchiudere nel manicomio.

E così, sotto il nome di Nellie Brown, la donna viene ricoverata in compagnia di altre donne, alcune delle quale manifestano un'assoluta sanità mentale; eppure, nello sconcerto e nell'indignazione, Nellie deve constatare che per essere internate non serve essere matte per davvero: basta la diagnosi di medici superficiali che non sanno riconoscere una malattia psichiatrica da uno stato di nervosismo o fragilità emotiva, dovuto magari a specifiche esperienze e situazioni difficili (malattia, perdita del lavoro, problemi famigliari...), in seguito alle quali basterebbero periodi di pace e tranquillità e non certo ricoveri per riacquistare il proprio equilibrio psicofisico.

Non solo, ma c'è da dire che erano anni in cui per essere internate a una donna bastavano queste condizioni: che fosse sola (single o ripudiata dal marito) o che magari avesse reagito con troppo fervore a tentativi di abusi o molestie.

Dai primi momenti a Blackwell, Nellie si scontra con la mancanza di comprensione, delicatezza e dolcezza da parte del personale, che prende in carico le pazienti appena arrivate con estrema indelicatezza e modi ruvidi e bruschi, al punto che qualche infermiera non esita a precisare con durezza: "Non aspettarti alcuna benevolenza da parte nostra, perché non ne riceverai".

"Battevo i denti e tremavo, il corpo livido per il freddo che attanagliava le mie membra. All'improvviso, tre secchi di acqua gelida mi furono versati sulla testa, tanto che ne ebbi gli occhi, la bocca e le narici invase. Quando, scossa da tremiti incontrollabili, pensavo che sarei affogata, mi trascinarono fuori dalla vasca. Fu in quel momento che mi sentii realmente prossima alla follia". 


Le poverette vengono lasciate al freddo e al gelo, sottoposte a docce gelide, costrette a tentare, invano, di riposare su brande scomode in stanze spoglie e anch'esse freddissime.

Ma a star peggio sono le pazienti dell'ala dell'edificio destinata alle "più folli": vederle marciare in fila, una dietro l'altra, legate da corde, come animali, è uno strazio per il sensibile giovane cuore di Nellie.

Lei stessa in certi frangenti teme di impazzire, quando ragiona su come, per lei e le sue compagne di sventura, sia penoso essere costrette a star sedute per ore su panche scomode e in religioso silenzio; a questo aggiungiamo il cibo scarso e di pessima qualità, ambienti lugubri in cui le pazienti (vestite di stracci logori) tremano dal freddo, nessun collegamento col mondo esterno: una tortura fisica e psicologica che metterebbe alla prova la salute mentale anche dell'individuo più equilibrato.

Ma ciò che più stupisce e sconcerta la reporter è la crudeltà del personale, che non solo usufruisce di cibi e piatti prelibati e indumenti caldi, ma si diverte a dileggiare le ospiti del manicomio per le loro continue (e legittime!) lamentele circa le terribili condizioni igieniche, la malnutrizione e il freddo che devono ingiustamente patire.

A questi meschini scherni si affiancano le percosse, inflitte con inaudita e immotivata cattiveria alle ospiti ritenute dalle infermiere le più problematiche, che siano giovani o anziane.

"Una trappola per topi, a questo può essere paragonato l'istituto di igiene mentale dell'isola Blackwell: è incredibilmente facile accedervi, laddove la speranza di uscirne è destinata ad andare delusa".

Nellie scrive il proprio resoconto con una grande sensibilità ed empatia verso le persone incrociate in questo suo breve ma intenso percorso ed è molto onesta in quanto non esita a parlare bene delle persone che si sono rivelate gentili e buone, e in termini tutt'altro che indulgenti di quelle che invece hanno messo in atto comportamenti riprovevoli.

Il reportage fa riferimento ad un periodo in istituto certamente non lungo, in quanto parliamo di un'esperienza limitata nel tempo, anche se giustamente la Cochran dice più volte che lei l'ha vissuto come un tempo infinito e solo la consapevolezza di chi fosse e del perché stesse dentro quelle maledette mura l'ha aiutata a tener duro; dieci giorni solitamente li possiamo considerare un periodo esiguo ma trascorrerlo in manicomio, a strettissimo e quotidiano contatto tanto con la malattia mentale quanto con donne sane che però subiscono maltrattamenti tali da provarle nel corpo e nella mente, rendendole lo spettro di loro stesse, giorni passati a soffrire fame, freddo, insulti e minacce... insomma in un ambiente così dieci giorni possono sembrare davvero lunghi!

Nonostante però questa cronaca sia limitata a un periodo piccolo, resta comunque puntuale, vivida, onesta e lucida, ma ancor più utile perché in seguito, quando Nellie poté uscire da quell'inferno, riuscì ad ottenere qualche beneficio per le povere donne, sue ex-compagne di disgrazia che, a differenza di lei, continuavano purtroppo ad essere rinchiuse in quel postaccio.
Emerge la triste realtà, inoltre, di un personale medico e infermieristico non sufficientemente professionale e qualificato, nelle ci mani il destino di queste sventurate non poteva che essere  privo di umana comprensione e di supporti psicologici realmente validi ed efficaci.

Un testo che si legge velocemente non solo per il numero contenuto di pagine ma soprattutto per la scorrevolezza dello stile, che sa essere chiaro, preciso e lineare senza perdere l'aspetto emotivo ed empatico, che del resto è imprescindibile, essendo questo resoconto qualcosa di "forte" e vissuto sulla propria pelle dalla giornalista stessa.



Questa famosa e giovanissima reporter l'avevo già incontrata nel corso della lettura di LA STRADA NELL'OMBRA di Jennifer Donnelly, romanzo in cui mi ero appunto imbattuta in Nellie e proprio sul suo servizio sul trattamento delle donne negli istituti psichiatrici americani di fine Ottocento >>> Imparare leggendo "La strada nell'ombra": Nellie Bly e Jacob Riis


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...