martedì 9 dicembre 2014

Leggendo... leggende (Sibilla e le Fate)


E se nel precedente post abbiamo visto brevemente i luoghi in cui è ambientato il romanzo "Se chiudo gli occhi", adesso conosceremo una leggenda che nasce proprio dai Monti Sibillini e, in particolare, dal Monte Sibilla.

La grotta della Sibilla (o "grotta delle Fate") prende il nome dalla leggenda della Sibilla
Appenninica, secondo la quale questa grotta non era altro che il punto d’accesso al regno sotterraneo della regina Sibilla, un’antica sacerdotessa in grado di predire il futuro.
Si narra che da tutta Europa negromanti e cavalieri erranti, facessero viaggi estenuanti nella speranza di carpire un suo oracolo.
La Sibilla Appenninica era una fata buona, veggente e incantatrice, detentrice della conoscenza, conoscitrice dell’astronomia e della medicina, che elargiva responsi profetici con un linguaggio non sempre facile da interpretare. 
La Sapientissima Sacerdotessa Sibilla era circondata da Ancelle (le Fate della Sibilla) che vivevano con lei all’interno della Grotta. Le fate sibilline erano affascinanti creature, che uscivano di notte e dovevano ritirarsi in montagna prima del sorgere delle luci dell’aurora per non essere escluse dal regno incantato della Sibilla.
Le fate avevano il compito di attirare i cavalieri con la promessa di una vita lussuriosa. 

Altra leggenda è quella che vede la Sibilla e le sue fate come donne bellissime che si trasformano ad ogni fine settimana in serpenti, simbolo di fertilità e guarigione nella tradizione celtica.

Un'altra versione della leggenda vede la Sibilla come una una vergine profetessa che fu condannata da Dio a rimanere nelle viscere della montagna fino alla fine dei Tempi per colpa della sua superbia: la donna si era infatti a Dio nel momento in cui aveva capito che non sarebbe stata lei la madre di Gesù Cristo ma un'altra vergine, Maria.


fonti: http://www.lifemarche.net/
          http://ascoli-ontheroad.blogspot.it/
          http://www.tavernadellamontagna.net/
       

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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