Come anticipato stamani, ecco la seconda recensione del giorno.
"L'amore è una cosa meravigliosa" è un romanzo di Han Suyin (vinse il Premio Bancarella nel 1956 in Italia), ambientato negli anni Cinquanta del secolo scorso, in una Cina attraversata da ondate di cambiamento che inevitabilmente intervengono sulle storie delle singole persone e, nel nostro caso, in quella dell''Autrice e dell'uomo da lei amato.
L'AMORE E' UNA COSA MERAVIGLIOSA
di Han Suyin
Ed. Sonzogno Trad. Raffaella Lotteri Postfazione Renata Pisu 400 pp 18 euro 9.99 euro (ebook) USCITA: 28 APRILE 2016 |
Il romanzo è fortemente autobiografico e si svolge a Hong Kong alla fine degli anni Quaranta.
Al centro vi è la storia d'amore tra Suyin, vedova cinese di buona famiglia, con una figlia di otto anni (Mei), che ha studiato medicina nelle scuole inglesi, e il bel giornalista inglese Mark Elliott, giornalista britannico residente in Asia, sposato con figli.
"Racconterò come ci siamo amati nel modo in cui lo fanno gli innamorati, lottando per non permettere alle piccole cose della vita di distruggerci. Dirò come esse abbiano avuto la meglio su di noi e su come noi finimmo per dimenticare. Poichè noi, al pari di chiunque altro, siamo amanti imperfetti in un mondo volubile."
L'attrazione tra i due scatta immediata, ma inizialmente lei si rifiuta di assecondarla, convinta che il destino le stia giocando un brutto tiro e che decisamente un inglese non possa essere l'uomo adatto a lei.
Essendo lei vedova, tutti (amici, conoscenti, famiglia) si aspettano che si conservi irreprensibile e casta; del resto, il suo bagaglio di esperienze pesa così tanto che la bella dottoressa è molto restia a lasciarsi andare all'amore o anche soltanto alla semplice passione; col tempo, infatti, sente di essere diventata dura, "senza sentimenti, disumana" (come lei stessa si definisce), incapace di abbandonarsi alle emozioni.
Suyin non crede nell'amore ma Mark ha deciso di crederci per entrambi, impegnandosi a superare le diversità culturali, di mentalità, di convinzioni personali e politiche che li separano.
Han Suyin |
Suyin sa di essere una mezzo sangue, di aver avuto una formazione europea (e cattolica) ma anche una cinese (legata agli insegnamenti tradizionalisti di Confucio); e se questo, da una parte, sembra avvantaggiarla e donarle una mentalità più flessibile e aperta, scevra di pregiudizi, dall'altra lei sente che l'anima cinese è preponderante.
Il suo sogno è ritornare in Cina, appena i tempi lo consentiranno, ed esercitare la propria professione medica lì, perchè ce n'è un gran bisogno.
Suyin è convinta che una volta in Cina tutta la sua "europeità" svanirà come neve al sole, perchè il suo modo di pensare di concepire la famiglia, il rapporto con le persone, con gli uomini, l'amore stesso.., è profondamente orientale: Suyin accetta in maniera incondizionata tradizioni, costumi, modi di ragionare, valori familiari... propri dei cinesi, anche quando essi sono palesemente occidentali e "discutibili".
A ricordarle quanto lei sia così intimamente legata alla Cina c'è sua sorella minore Suchen, tanto fine e bella quanto ribelle e assolutamente contraria all'idea di sottomettersi ai pregiudizi e alla mentalità ristretta del proprio Paese, dal quale intende scappare per essere finalmente libera.
Quando Suyin inizierà, seppur con reticenza, la propria relazione con Mark, lo farà dapprima in modo quasi clandestino, per paura dei giudizi e delle ostilità da parte della famiglia di lei e della società circostante.
Un inglese sposato con prole che si trova come amante una dottoressa cinese di buona famiglia, vedova?
E' una cosa sconveniente per quei tempi!
E se Mark è più spensierato, innamorato e convinto di poter vivere appieno la propria passione amorosa per la bella Suyin infischiandosene del mondo esterno, ad essere piena di dubbi e pensieri contrastanti è lei, secondo cui l'amore è una cosa troppo grande per poterne parlare con semplici frasi e sospiri sentimentali al chiaro di luna, troppo grande da capirsi e da custodire nel cuore; essa è un'illusione:
"Tutti gli amanti si illudono si essere uniti e ritengono le loro parole immortali".
Mark per lavoro va e viene da Hong Kong; lei stessa a un certo punto lascerà la città per tornare a Pechino, in quello che sente essere il suo Paese d'appartenenza, lì dove si trovano le sue radici più profonde.
Sono periodi complicati e questo - unito ai problemi familiari di lui e alla condizione vedovile e di cinese di lei - non facilita il loro amore; i comunisti ormai hanno fatto il loro ingresso a Pechino e nel settembre 1949 Mao Tse Tung proclama la Repubblica Popolare Cinese.
La Cina non sarà più la stessa, un nuovo fervore la sta attraversando e chi si oppone al nuovo "regime" rischia la vita; e mentre le cose si complicano anche in Corea, il lavoro di reporter potrebbe allontanare i due innamorati ancora una volta... Forse per sempre?
Suyin e Mark si amano di un amore che a volte ha tratti adolescenziali, piena di slanci spontanei e risate, altre volte si carica di dubbi e pensieri negativi; se i due guardano a loro stessi e a ciò che li unisce, sembra che nulla possa separarli, ma non appena lo sguardo si posa su ciò che li circonda, la paura della separazione e della diversità riaffiora, tormentandoli.
L'unica cosa da fare è godere di volta in volta dei brevi momenti che il destino dona loro, consci che incontrarsi e amarsi è stata la cosa più bella che potesse succedere nelle loro esistenze e che "la cosa dal molteplice splendore" - cioè l'amore che provano l'uno per l'altra - nessuno potrà toglierglielo, ma li accompagnerà per sempre, qualunque cosa accada.
E' dunque un romanzo semi-autobiografico, che ci fa conoscere qualcosa della Cina di sessant'anni fa, attraverso gli occhi di chi ha amato questo Paese, sentendosi ad esso legata intimamente, e che proprio in virtù di questo attaccamento, ha cercato con i propri scritti di far conoscere la società cinese al mondo.
L'amore di Suyin e Mark (che nella realtà si chiamava Ian Morris ed era australiano, come spiegato nella postfazione da Renata Pisu) è tenero e forte allo stesso tempo, spontaneo ma anche denso di parole, ragionamenti, schermaglie amorose con le quali i due amanti imparavano a conoscersi, confrontarsi, quasi mettendo alla prova il sentimento che li univa.
Si sente in modo preponderante il conflitto interiore di Suyin davanti alla propria doppia "natura", orientale e occidentale, e del resto il suo vivere per diverso tempo ad Hong Kong - chiamata da sempre "l'Oriente che incontra l'Occidente" - lo testimonia.
Un romanzo che non è solo una storia d'amore tra un uomo e una donna diversi per cultura ma affini nell'animo, ma è anche il ritratto vivo e mai noioso di un preciso periodo storico, che ci trasporta indietro negli anni in luoghi lontani da noi, che grazie alle parole appassionate di Han Suyin impariamo a conoscere almeno un po', restandone affascinati.
Per la copia digitale ringrazio la C.E. Sonzogno e non mi resta che esortarvi a dare spazio, tra le vostre letture, a questa autrice che forse oggigiorno è poco nota ma che merita attenzione; "L'amore è una cosa meravigliosa" è una lettura scorrevole, densa di passaggi molto belli (ad es. quelli in cui l'amore è descritto in modo poetico), e risulta interessante anche quando ci si sposta sulle condizioni socio-politiche di Hong Kong e della Cina di quegli anni.
Per la copia digitale ringrazio la C.E. Sonzogno e non mi resta che esortarvi a dare spazio, tra le vostre letture, a questa autrice che forse oggigiorno è poco nota ma che merita attenzione; "L'amore è una cosa meravigliosa" è una lettura scorrevole, densa di passaggi molto belli (ad es. quelli in cui l'amore è descritto in modo poetico), e risulta interessante anche quando ci si sposta sulle condizioni socio-politiche di Hong Kong e della Cina di quegli anni.
Curioso questo romanzo, non solo per la trama, ma anche per la possibilità che dà al lettore di poter apprendere qualcosa in più sulla storia e la cultura di un paese tanto lontano dal nostro. Come sempre, bellissima recensione!
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