mercoledì 4 novembre 2015

Recensione: I MIEI MARTEDI' COL PROFESSORE di Mitch Albom



Certi libri sono in grado di conquistarti per la loro semplicità, genuinità e perchè parlano direttamente alla parte più profonda di te.

E' il caso di

I MIEI MARTEDI' COL PROFESSORE
di Mitch Albom


Ed. Rizzoli
200 pp
7.90 euro
2000

Mitch Albom è un giornalista vicino ai 40, un po' cinico e disincantato verso la vita; preso com'è dal proprio lavoro e dalle preoccupazioni quotidiane, sembra aver dimenticato cosa voglia dire godersi ogni singolo attimo della propria esistenza in modo sereno.
Mitch è solo in apparenza un uomo soddisfatto; in realtà, cova dentro di sè più di un vuoto, che - anche se non lo ammette neppure con se stesso - desidera colmare.
E per farlo ha bisogno di qualcuno che lo aiuti.
Mitch ha un urgente bisogno dii un maestro di vita.

Durante gli anni dell'università ha avuto un docente - di  sociologia - che ha amato e apprezzato, come uomo e come insegnante, per la sua profondità spirituale, per la sua umanità, per la capacità empatica nel rapportarsi agli altri, studenti compresi.
Quell'uomo è il professor Morrie Schwartz, che però Mitch non va a trovare di più di 16 anni, pur conservandone un bellissimo ricordo.
Ma un giorno vede alla tv proprio lui, il professore, che parla di sè per un noto programma televisivo; Morrie, ormai anziano e malato di SLA, sta parlando a milioni di persone di se stesso e di come egli concepisce la vita, con i suoi aspetti fondamentali, e la morte.
Morrie ha ancora quel modo di parlare così dolce, saggio, amichevole, che Mitch non può restarne indifferente, così decide di andarlo a trovare, ritrovando  il suo vecchio e stimato professore, con cui dialogare di tutto è sempre stato un vero piacere.

mitch
Apprendendo dello stato avanzato della malattia del vecchio Morrie, Mitch decide di recarsi da lui almeno una volta a settimana - il martedì - e ritornare studente, allievo, di un uomo che ha nel sangue il proprio essere educatore, maestro.

Conosciamo Morrie attraverso il resoconto di Mitch, e restiamo insieme a lui stupiti e commossi di fronte alla forza d'animo di un uomo che vede il proprio corpo deperire, ma la cui mente e il cui cuore continuano, in un processo inversamente proporzionale, a restare non solo lucidi, ma ancora, se possibile, più sensibili a tutto ciò che è umano.

Morrie diventa, nel corso della lettura, anche il nostro maestro.
Avete mai avuto davvero un maestro? Uno che vi vedeva come qualcosa dirozzo ma al tempo stesso prezioso, un gioiello che, con la saggezza, sarebbepotuto assurgere a fulgidi splendori. Se siete così fortunati da trovare insegnantidel genere sulla vostra strada, sarete sempre capaci di tornare da loro. A volte solo con la vostra mente.

Le conversazioni tra Mitch e Morrie sono profonde per tematiche, ma allo stesso "leggere" e amichevoli per il tono con cui vengono affrontate; del resto, il professore piace proprio per questa ragione: sa insegnare e parlare di grandi temi esistenziali con naturalezza, umiltà, senza voler fare la parte di quello che ha capito tutto, ma offrendo la propria esperienza, il proprio punto di vista in modo "socratico", stimolando l'altro al ragionamento, a farsi domande, a cercare dentro di sè le risposte ai grandi dubbi che la vita, giorno per giorno, ci mette davanti.

Morrie è un uomo che ha sempre avuto questa innata capacità di essere aperto verso l'altro, di volerlo accogliere e comprendere, indirizzare, e con l'esperienza del dolore - fisco, psicologico... - essa si è acuita, è diventata esperienza vissuta.
Chi soffre è in grado, più di chiunque altro, di consolare chi è scoraggiato, smarrito, sofferente.

morrie e mitch
Davanti alla concreta possibilità di morire tra una settimana come tra due mesi, Morrie è sereno.
Come è possibile?

Mitch e il lettore non possono fare altro che sedersi accanto a questo maestro, prendergli la mano, lasciarsi toccare dal suo sguardo buono e paterno, e ascoltare quello che è di certo il suo ultimo corso sulla vita.

E Morrie ha molto da dare, nonostante sia fisicamente limitato; famiglia, morte, matrimonio, lavoro, amore...: non c'è argomento che Mitch non possa affrontare con lui, consapevole che avrà sempre da imparare, da riflettere, da tenere custodito nel cuore per potersene "servire" nei momenti "no", in cui avrà bisogno di sentire, dentro di sè, la voce del suo professore preferito, il suo impareggiabile Mister, che gli sorride e gli mostra le prospettive giuste dalle quali guardare i vari aspetti dell'esistenza.

La vita di Mitch - così soffocata dalla ricerca del successo materiale - ha bisogno di una virata, di essere reindirizzata verso ciò che davvero è utile, ciò che fa bene al suo cuore, che gli permette di riconoscere e gestire emozioni, problemi, speranze, paure inconfessate.

I miei martedì col professore non è un romanzo, quanto piuttosto il resoconto di una serie di incontri privati tra un allievo e un insegnate; incontri talmente ricchi e preziosi che non potevano restare privati, così sono stati condivisi con noi lettori.

Scritto con semplicità ma anche tanta passione, questo breve libro ci porta a riflettere su tante questioni della vita in modo genuino, senza speculazioni filosofiche, senza il ricorso a paroloni inutili, ma unicamente attraverso conversazioni intime, di quelle che si caratterizzano per l'atmosfera familiare, confidenziale, serena e amichevole, in cui non ci sente giudicati, sminuiti, ma apprezzati e considerati unici e speciali.
Chi non vorrebbe - e non ha avuto bisogno - di un amico, di un insegnante così?

Consigliato a chi ha voglia di una lettura profonda, che arriva al cuore del lettore, che sprona chi legge ad essere migliore, a non sprecare la propria vita dietro le frivolezze e la superficialità, ma a impegnarci per renderla speciale ogni singolo giorno.

4 commenti:

  1. Mi piacerebbe avere un amico come Morrie: un sensibile maestro di vita :)

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  2. Una lettura ed una recensione profonda.. mi piacerebbe molto leggerlo!

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    Risposte
    1. si, profonda ma scritta con molta semplicità e scorrevolezza

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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