venerdì 5 aprile 2013

Un'anteprima da Nobel: Le rane di Mo Yan


orientale

LE RANE
di Mo Yan


Ed. Einaudi
Supercoralli
Trad. P. Liberati
220 pp
20 euro
USCITA 30 APRILE
2013

Trama

Le rane, ultimo romanzo del premio Nobel Mo Yan, è il ritratto di una donna la cui vita attraversa e definisce la storia della Cina di oggi. Le sue scelte sono complesse, controverse, spesso discutibili: perché complesso e sofferto è il giudizio di Mo Yan sul suo paese. Il drammaturgo Kedou, "Girino", (alter ego di Mo Yan), racconta in quattro lunghe lettere indirizzate a un amico, l'immaginario scrittore giapponese Sugitani Yoshihito (in realtà Kenzaburo Oe, grande amico di Mo Yan), la storia della zia paterna. Il Partito ha offerto alla zia "Gugu" una sommaria educazione medica e, dall'inizio degli anni Cinquanta, la donna diventa l'unica levatrice della sua regione. Non solo: da quando, nel 1965, il Partito, preoccupato per la crescita esponenziale della popolazione, inizia una campagna per il controllo delle nascite, Gugu si impegna in aborti e vasectomie forzate. La fedeltà agli ordini del Partito, però, sarà la rovina sua e delle persone che ama. Fino a quando, una notte, tornando a casa, Gugu si smarrisce in una zona paludosa: il gracidare delle rane le ricorda il pianto dei bambini mai nati, i corpi gelidi degli animali, come piccoli feti abortiti, la circondano, la ricoprono, sconvolgendola. Cittadina di un paese che non riconosce, la Cina potenza economica globale di oggi, Gugu farà i conti con le conseguenze delle sue azioni, scoprendo il modo imprevedibile per cambiare vita e espiare le sofferenze che ha inflitto.

L'autore.
Il suo vero nome è Guan Moye, nato in una famiglia di contadini a Gaomi. È solo a metà degli anni Settanta, quando già ventenne entra nell’esercito, che comincia a scrivere e interessarsi alla letteratura. Con il nome di Mo Yan, che vuol dire «non parlare».
Pochi hanno saputo raccontare come lui l’anima della civiltà e della cultura cinesi, cogliendone le sue infinite sfaccettature e le sorprendenti evoluzioni.
Esempi perfetti del suo realismo magico (o, come lo hanno definito i giudici del Nobel, realismo allucinatorio) sono la raccolta di racconti L'uomo che allevava i gatti (definita da Magris «un autentico capolavoro») in cui sono i bambini a impersonare il confine tra fragilità assoluta e capacità di salvare il mondo con i loro miracoli; e Le sei reincarnazioni di Ximen Nao, dove un proprietario terriero trascorre cinquant'anni sulla terra reincarnandosi di volta in volta in asino, toro, maiale, cane, scimmia e di nuovo in essere umano.
Nel 2013 Einaudi darà alle stampe Le rane, che è costato all’autore cinese dieci anni di lavoro e molte polemiche. Perché con questo nuovo testo a metà tra romanzo epistolare e piéce drammatica, Mo Yan tocca il tema delicatissimo delle politiche demografiche in Cina. «La pianificazione familiare è una condizione di base che ha a che fare con l’elemento più conservatore della cultura tradizionale », ha detto Mo Yan in un’intervista riportata dal Corriere della Sera. «Perché tocca i punti più dolorosi e le parti più delicate dell’anima di centinaia di milioni di cinesi».
Le rane è uno splendido, conturbante ritratto di una donna la cui vita attraversa e definisce la storia della Cina di oggi. Le sue scelte, le sue decisioni sono complesse, controverse, spesso discutibili: perché complesso e sofferto è il giudizio di Mo Yan sul suo Paese.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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