giovedì 29 ottobre 2015

Frammenti di... Gita al faro



Piccoli frammenti di Virgina Woolf in Gita al faro.

Era un amore, pensò facendo finta di spostare le tele, distillato e filtrato; un amore che non tentava mai di ghermire il proprio oggetto; ma, come l'amore che i matematici provano verso i loro simboli, o i poeti nei confronti delle loro frasi, era destinato a diffondersi in tutto il mondo e a divenire parte del patrimonio umano. Era proprio così.

Quale artificio era necessario per diventare, come acque travasate in una stessa brocca, una sola cosa inestricabile con l‟oggetto di adorazione? Poteva il corpo raggiungere tale traguardo, o la mente, insinuandosi scaltra nei meandri intricati del cervello? oppure il cuore?





Strano, pensò, ma quando si era soli ci si appoggiava alle cose, alle cose inanimate; alberi, ruscelli, fiori; sentiva che essi la esprimevano; che divenivano simili a lei; che la conoscevano, nel senso che erano una cosa sola; sentiva così una tenerezza irrazionale (guardò quella luce lunga e fissa) come per se stessa.


Sempre, pensava la signora Ramsay, ci si tira fuori dalla solitudine con una certa riluttanza, aggrappandosi a qualche sciocchezza, a un rumore, a una certa visione.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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