Sul blog, nel tempo, ho aperto diverse rubriche, a cadenza settimanale e non, che ad oggi non sempre condivido con voi in modo costante (per quanto ci pensi e vorrei).
Dico questo perchè non ho intenzione di aprire una nuova rubrica, ma pensavo di dare spazio - senza impegni troppo fiscali - a una cosetta che mi salta in mente spesso, quando, leggendo, mi ritrovo davanti a termini di cui non conosco il significato.
E siccome "la vecchia non voleva morire, perché diceva che aveva altre cose da imparare", e siccome la lingua italiana è ricca, tra le tante cose, di un sacco di vocaboli, ho pensato di condividere con voi quelle paroline o espressione di cui ignoravo il significato o l'etimologi o altre curiosità ad esse legate.
I termini di oggi sono due:
LEGULEIO/A
Parola che indica, non senza ironia, un giurista, un avvocato poco abile, che tende al cavillo - con una nota di servilismo.
Dal latino: legula diminutivo dispregiativo di lex, legge.
Ripartire in modo non equo, provocando disparità e disuguaglianze, spec. in campo sociale, economico e finanziario: la civiltà dei consumi sperequa i livelli di vita; la crisi del dollaro rischia di s. i cambî. Part. pass. sperequato, anche come agg.: redditi, stipendî sperequati; pesi tributari oppressivi, sperequati, mal redditizi (Bacchelli).
SPEREQUARE
Ripartire in modo non equo, provocando disparità e disuguaglianze, spec. in campo sociale, economico e finanziario: la civiltà dei consumi sperequa i livelli di vita; la crisi del dollaro rischia di s. i cambî. Part. pass. sperequato, anche come agg.: redditi, stipendî sperequati; pesi tributari oppressivi, sperequati, mal redditizi (Bacchelli).
CONOSCEVATE QUESTE PAROLE?
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz