mercoledì 28 ottobre 2015

Frammenti di "La notte ha occhi curiosi"



Le primissime pagine di "La notte ha occhi curiosi" di Gin Phyllips.

"Ce l'aveva buttato, il bambino, là dentro, ma nessuno voleva credermi. Eppure, quel tonfo nell'acqua continuavo a sentirmelo in testa.
(...) la donna non si accorse di me, o almeno credo. (...) Che fosse un bambino non lo capii subito, perchè lo teneva sotto la giacca. Ma poi tirò fuori un fagottino immobile, un bozzolo avvolto in una coperta, neanche fossimo a gennaio. 
Sarebbero bastati cinque o sei passi per raggiungerla, Se mi fossi mossa.
Per un attimo lo resse tra le braccia proprio come fosse un bambino, tenendoselo vicino al viso come per addormentarlo, tra sussurri e colpetti sulla schiena. La coperta gli scivolò dal capo, lasciandomi scorgere un bagliore di pelle. Fu allora che lo buttò dentro. Così, come se niente fosse. Subito dopo il tonfo - nient'altro che un lieve rumore, appena accennato - sollevò il coperchio da terra e lo rimise a posto, con gesti precisi e delicati. Per quanto pesante, allontanandosi non fece scricchiolare neanche un'asse.
Il tonfo non fu tanto il rumore del bimbo che entrava in acqua, quanto il guaito del mio pozzo: sembrava scosso, turbato, nel sapere che dentro di sè c'era qualcosa di atroce. 
Chiedeva il mio aiuto."


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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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