Breve passaggio tratto dal libro i lettura IL MURO INVISIBILE di Harry Bernstein.
Casa nostra si trovava in fondo alla prima breve fila di case ebraiche,
dove Brook Street
faceva angolo con la nostra strada.
Come tutte le case d'angolo, vantava un vestibolo che dava
in una cucina e in quello che avrebbe dovuto essere un salotto,
ma che invece era vuoto,
disadorno, e per la maggior parte del tempo inutilizzato.
Di tanto in tanto quel mancato
salotto diventava la stanza dei giochi, soprattutto per Rose,
che era nata un anno dopo Lily e
spesso si rifugiava là creandosi un mondo fantastico tutto suo.
Trasformava la stanza in un
salone da favola e se stessa in una duchessa,
e recitava scenette nelle quali a noi spettava
invariabilmente la parte della servitù
mentre lei ci dava ordini con voce altezzosa e
aristocratica: “Dite al cocchiere di preparare carrozza e cavalli.
Sto andando a un ballo”.
Quando era costretta a risvegliarsi dal suo mondo di sogno
per pulire qualche finestra o
spazzare un pavimento,
era sopraffatta da una rabbia violenta,
e penso che mia madre capisse
bene come si sentisse, ed era dispiaciuta
per lei e cercava di confortarla dicendole: “Un
giorno, vedrai, anche noi avremo un vero salotto.
Vedrai, lo avremo un salotto arredato con
cura, e tu non dovrai più fingere che esista”.
“Sì, ma quando?” chiedeva Rose scettica, in tono risentito.
Wow *.* l'estratto è carino davvero!
RispondiEliminamolto carino, il libro!!!!
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