mercoledì 29 giugno 2016

Recensione: IL DOMANI CHE VERRA' di John Marsden



"Il domani che verrà" (Tomorrow, when the war began) è il primo romanzo di una serie, “The tomorrow series”, ambientato in un futuro non troppo lontano in cui sta per scoppiare una guerra a livello mondiale; un gruppo di giovanissimi amici si ritrova a doversi confrontare con un imprevisto stato di cose che li costringerà a crescere in fretta, a vivere a stretto contatto con la natura selvaggia per evitare a tutti i costi di cadere nelle mani di uno sconosciuto ma temibile nemico. Solo così potranno lottare per il loro futuro e per i propri cari.

La saga Tomorrow è composta da sette libri e da altri tre che fanno parte de "Le cronache di Ellie", che raccontano le vicende della protagonista Ellie durante il dopoguerra.

IL DOMANI CHE VERRA'
di John Marsden



Ed. Fazi
trad. C. Arnone
250 pp
14.90 euro
2011
Ellie e i suoi amici vivono nella bella Australia, più precisamente nella contea di Wirrawee, in una zona di campagna vicino Melbourne.
Per dare un'impennata eccitante alle tante giornate sempre uguali, che di solito si barcamenano tra scuola e il duro lavoro in fattoria in mezzo a fieno e bestiame, i ragazzi decidono di andare a fare una gita ad Hell, una radura isolata ma bella ed incontaminata, su cui circolano leggende circa un eremita vissuto lì diverso tempo fa.
E così, zaino in spalla, a bordo della Land Rover del papà di Ellie, i sette lasciano casa per trascorrere una settimana in questo paradiso chiamato Inferno.
Homer, l'amico di sempre, la bella e fine Fi; l'amica d'infanzia Corrie e il suo fidanzato Kevin; la tranquilla Robyn e il dolce Lee dagli occhi profondi: questi gli amici più cari con cui Ellie vuol condividere quest'avventura.

Cosa c'è di meglio che esplorare l'affascinante Inferno, sedendo davanti al fuoco, parlando del più e del meno, tra sguardi languidi o imbarazzati che qualche coppietta di amici ogni tanto comincia a lanciarsi?

La vacanza sta procedendo per il meglio finchè una notte si sentono strano rumori in cielo: aerei, sì, ma in essi c'è qualcosa di strano, di inquietante.
Ed infatti, tornati a casa, i ragazzi al loro ritorno troveranno delle spiacevolissime sorprese: le loro case vuote, i loro animali domestici morti, un terrificante clima di desolazione avvolge ogni cosa; i fili del telefono non funzionano, l'elettricità neanche, le radioline non prendono alcuna stazione e non è possibile quindi ascoltare un telegiornale per capire cosa sta succedendo in paese..

Dove sono i nostri cari? - si chiedono spaventati e smarriti i ragazzi.
Fatta eccezione per gli animali morti o abbandonati, le case non sembrano apparentemente saccheggiate o altro; non ci sono elementi che lascino presagire che i membri delle loro famiglie siano stati rapiti o uccisi: ma allora che ne è stato di loro?
Vero è che quel giorno in paese c'era la Fiera, alla quale tutti gli allevatori della zona sarebbero accorsi, ma perchè nessuno ancora è tornato a casa? Perchè non c'è neppure un messaggio per i loro figli?

I conti non tornano per niente e forti sensazioni di paura e ansia travolgono i ragazzi, che sentono che qualcosa di terribile è accaduto.

Col passare delle ore, mentre cercano di indagare andando in giro per le strade del paese, il gruppo di amici comprende che l’Australia è stata improvvisamente occupata dalle forze militari e i cittadini sono stati rinchiusi in prigione: tra i detenuti ci sono appunto i loro genitori, i loro fratelli e sorelle. 

Le possibilità che si profilano loro davanti sono essenzialmente due: arrendersi o combattere; lasciarsi trascinare da un nuovo e tragico scatenarsi di eventi di cui ancora non riescono a cogliere la portata, o armarsi di tutto il coraggio che hanno (anche di quello che ancora non hanno) e cercare di capire chi li ha invasi, chi tiene le loro famiglie prigioniere e perchè, e approntare un piano per affrontare gli invasori, che pullulano per le strade del paese pattugliando ogni quartiere.
Invasori tutt'altro che gentili, che parlano una lingua sconosciuta e sparano ad ogni minimo rumore su qualunque cosa.

Tra paure e indecisioni, gli otto ragazzi (ad essi si unisce in seguito un altro amico, Chris) decidono di combattere, consci di essere forse gli unici liberi, in grado quindi di lottare per la salvezza di amici e famigliari e per riprendersi il loro domani. 
Per programmare ogni minima azione di attacco i ragazzi decidono di fare di Hell il loro quartier generale.
Sopravvivere non sarà facile ma, grazie alle loro conoscenza della natura, degli animali, e ad uno spirito avventuroso, sanno di potercela fare.
O almeno così sperano...

Considerazioni

A raccontarci ogni cosa è Ellie, ai quali gli amici hanno chiesto di mettere per iscritto tutti i fatti relativi a questa incredibile esperienza; il punto di vista è quindi quello di un'adolescente, con le sue piccole e grandi paranoie sui ragazzi (è combattuta tra i forti sentimenti per Homer, che fino a quel momento è sempre stato per lei come un fratello, e per il carino e dolce Lee), l'affetto che la lega alle sue amiche, le preoccupazioni circa i genitori e ciò che sarà costretta ad affrontare insieme ai suoi amici.
Questi ragazzi affiatati - anche se non mancano i litigi e le urla per dire ognuno la propria idea - sanno che la loro vera ed unica chance è restare uniti, fare della loro amicizia la base fondamentale per organizzarsi e cercare di scoprire cosa sta succedendo nella loro Australia, in attesa che qualcuno (più potente) venga loro in aiuto.
Sono sotto shock, terrorizzati, soli. Non hanno armi, solo il loro coraggio. Non possono contare su nessuno, se non su loro stessi. 

Interessante è l'ambientazione scelta dall'Autore, che a fine libro precisa essere assolutamente realistica; il paesaggio naturale è descritto con accuratezza e questo aiuta il lettore a contestualizzare la storia e ad apprezzare l'aspetto avventuroso dovuto al contatto diretto con la natura; ben descritti anche i momenti notturni in paese, quelli che vedono i ragazzi muoversi al buio per le strade a loro familiari, per sondare il terreno, spiare le mosse del nemico, ed eventualmente attaccarlo alle spalle.

Sorprende l'incredibile e veloce capacità di adattamento al nuovo status quo di questi otto amici; è vero, non mancano i pianti e le crisi, ma i giovanotti rivelano al contempo anche formidabili capacità di approntare strategie di combattimento come dei veri guerriglieri.

Nonostante venga presentato uno "stato di guerra", io personalmente non sono riuscita a coglierne tantissimo la tensione e l'adrenalina, nel senso che, ok, i ragazzi sono impauriti ed euforici insieme e questo lo si avverte, ma il punto - che mi impedisce di sentirmi coinvolta fino in fondo - è che non ci vien detto nulla su questi ignoti invasori, se non che sono donne e uomini di ogni età, che parlano una lingua non nota ai ragazzi e che imbracciano armi.

************POSSIBILI SPOILER*************

Non vivendo il momento dell'invasione, ma trovando tutto già "apparecchiato", a noi lettori non resta che seguire le strategie di lotta del gruppetto di amici, il che però non è particolarmente vivace in quanto si combatte ok... ma contro chi?
Ora, vero è che questo è solo il primo episodio della serie, ma se dovessi dirvi che la lettura di questo primo libro mi ha messo su una grandissima voglia di leggere il seguito (che tra l'altro, mi sa che Fazi Editore non ha ancora neanche pubblicato il secondo...), non sarei del tutto sincera. Sì, un po' mi è rimasta la curiosità di capire cosa è accaduto all'Australia, chi l'ha invasa e perchè, ma avrei preferito che almeno nelle ultimissime pagine ci fosse data qualche informazione utile in tal senso, così da solleticare l'interesse, la curiosità.


Insomma, come primo libro di una saga fantascientifica/distopica, non posso dire di esserne rimasta particolarmente colpita; il fatto, poi, che ancora non siano stati pubblicati i seguiti, scoraggia ulteriormente.

Magari cercherò il film, potrebbe rivelarsi un po' più "eccitante" ^_-

Voi avete letto questo romanzo?


5. Un libro di fantascienza

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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