Ed eccoci al terzo libro recensito!!!
Si tratta di
ROMANTICIDIO
di Carolina Cutolo
Ed. Fandango 197 pp 13 euro 2012 |
Marzia Capotorti è una giovane bartender, cinica e sprezzante dei futili sentimentalismi, delle facili ipocrisie che la circondano e la assediano nella vita privata come al bancone del bar.
In seguito a un banale incidente si ritrova in coma. Ma è un coma lucido che le permette di osservare e commentare con effetto tragicomico le pantomime da capezzale che si presentano davanti al suo letto d’ospedale.
Attraverso visite di parenti, amici e colleghi, conosciamo la quotidianità lavorativa e privata di Marzia prima dell’incidente, e al tempo stesso, attraverso l’espediente della teoria del cocktail-personalità (con cui la protagonista associa un cocktail ad ogni persona), vengono presentati i personaggi principali della storia. Tutto sembrerebbe in equilibrio: Marzia domina la sua vita e le sue scelte, ha un’opinione precisa, crudele e inattaccabile su ogni circostanza, attacca ogni umana meschinità, ponendosi in una posizione di inevitabile superiorità morale.
Tuttavia, dall’insolito punto d’osservazione che le fornisce il coma, grazie a questo nuovo, straordinario distacco, Marzia scopre un poco per volta come persone e situazioni, finalmente al riparo dai suoi approcci cinici e spietati e dalla sua ironia sempre al limite dell’arroganza, si rivelino ben diverse da come le aveva sempre giudicate.
La presente recensione è la stessa che ho scritto per "Elle.it"...!
il mio pensiero |
Marzia ha 25 anni, è intelligente, acuta, ma anche incredibilmente cinica, fredda, spietata, sarcastica, a volte crudele nel dire le cose e nello sputare sentenze sugli altri; non sopporta alcuna forma di romanticismo, di sdolcinatezza, non crede nell’amore, non crede in Dio, non sopporta chiunque mostri particolari debolezze o sentimentalismi, che sia la madre (con la sua fede, da lei giudicata patetica, ridicola, sciocca, inutile), o l’amica Rebecca (amica di sempre, con la quale ha condiviso le prime esperienze di sesso, salvo poi apprendere che lei si è “ravveduta” andando a convivere ed è ormai prossima a mettere al mondo un bambino)…
Il coma nel quale Marzia è finita è un coma lucido; benché non possa muoversi, riesce però ad ascoltare tutto e tutti e così apprendiamo qualcosa di sé, della sua vita e delle persone che le sono accanto.
Lei è una bartender, ama il suo lavoro, ama preparare i cocktail e fare sesso, senza legami di alcun tipo, con chiunque “la prenda” a livello fisico; finchè nella sua vita non entra un certo Lorenzo…
Lorenzo è un ragazzo silenzioso, riservato, dallo sguardo enigmatico, profondo; tra i due c’è una tacita attrazione ma anche un grosso “ostacolo”: è fidanzato e Marzia, per principio, non ha alcuna intenzione di fare l’amante delle persone impegnate (non tanto per eccesso di bontà e rispetto verso “l’altra donna”, quanto per non mettere il ragazzo in questione in una situazione davvero troppo comoda …!).
Ma questa sua pretesa e presunta razionalità non le impedirà di provare attrazione per lui e di dedicargli pensieri e sentimenti che vorrebbe negare a se stessa, sempre perché convinta che l’amore sia un “sentimento sopravvalutato”...!
Mentre è distesa nel letto, immobile, assistiamo alla processione di persone che la vengono a trovare e, per ognuna di esse, la cara Marzia avrà parole (non dette, ovviamente, ma pensate) tutt’altro che gentili e caritatevoli, ma anche gli altri – mentre le sono vicini – si sentono liberi di dirle ciò che davvero pensano di lei, visto che, per una volta, non può rispondere con la sua aria sprezzante e cattiva.
E così Marzia sarà “costretta” a sentirsi le parole patetiche della povera madre che l’ama e aspetta il miracolo della guarigione, confidando in un dio nel quale Marzia assolutamente non crede,; ascolterà le parole dure del nonno Arturo – cinico verso la figlia e la nipote -; le sdolcinatezze dell’amica Rebecca che vorrebbe che anche Marzia mettesse la testa a posto come ha fatto lei; gli sfoghi del collega Massimo, della sciocca e frustrata collega Pamela, della falsa e arrivista Lucrezia (proprietaria del bar)…
Tutti loro sono “riassumibili” per Marzia nelle caratteristiche di un cocktail in particolare, che, in qualche modo secondo lei, incarna le caratteristiche di personalità di questi personaggi, ai quali lei guarda con non poca presunzione, dall’alto in basso, sentendosi sempre lei la più intelligente, la più fredda, quella analitica, capace di comprendere davvero la realtà perché immune da sentimentalismo e pateticità inutili.
L’unica capace di vivere la vita con obiettività, realismo, senza illusioni di alcun tipo.
Ma è davvero così?
Il coma forse servirà a Marzia per rendersi conto di come lei appare agli altri e di quanto il suo modo di porsi non sia sempre giusto e accettabile, anzi di come esso la renda spesso e volentieri “odiata”? Forse l’essere appesa un filo, tra la vita e la morte, farà sì che capisca che un po’ di dolcezza non le guasterebbe?
Lascio al lettore rispondere a questi interrogativi, leggendo il libro, e aggiungo che verso la fine l’Autrice ci dà un doppio colpo di scena, che lascia davvero a bocca aperta….!
Originale, lucido, scritto con un linguaggio crudo, realista che arriva dritto al dunque, con una protagonista indubbiamente dalla personalità forte, ma in realtà non priva di fragilità come qualsiasi essere umano, Romanticidio riesce a colpire il lettore, che fino alla fine sarà messo davanti a sorprese e colpi di scena che non avrebbe mai immaginato.
Ma questa sua pretesa e presunta razionalità non le impedirà di provare attrazione per lui e di dedicargli pensieri e sentimenti che vorrebbe negare a se stessa, sempre perché convinta che l’amore sia un “sentimento sopravvalutato”...!
Mentre è distesa nel letto, immobile, assistiamo alla processione di persone che la vengono a trovare e, per ognuna di esse, la cara Marzia avrà parole (non dette, ovviamente, ma pensate) tutt’altro che gentili e caritatevoli, ma anche gli altri – mentre le sono vicini – si sentono liberi di dirle ciò che davvero pensano di lei, visto che, per una volta, non può rispondere con la sua aria sprezzante e cattiva.
E così Marzia sarà “costretta” a sentirsi le parole patetiche della povera madre che l’ama e aspetta il miracolo della guarigione, confidando in un dio nel quale Marzia assolutamente non crede,; ascolterà le parole dure del nonno Arturo – cinico verso la figlia e la nipote -; le sdolcinatezze dell’amica Rebecca che vorrebbe che anche Marzia mettesse la testa a posto come ha fatto lei; gli sfoghi del collega Massimo, della sciocca e frustrata collega Pamela, della falsa e arrivista Lucrezia (proprietaria del bar)…
Tutti loro sono “riassumibili” per Marzia nelle caratteristiche di un cocktail in particolare, che, in qualche modo secondo lei, incarna le caratteristiche di personalità di questi personaggi, ai quali lei guarda con non poca presunzione, dall’alto in basso, sentendosi sempre lei la più intelligente, la più fredda, quella analitica, capace di comprendere davvero la realtà perché immune da sentimentalismo e pateticità inutili.
L’unica capace di vivere la vita con obiettività, realismo, senza illusioni di alcun tipo.
Ma è davvero così?
Il coma forse servirà a Marzia per rendersi conto di come lei appare agli altri e di quanto il suo modo di porsi non sia sempre giusto e accettabile, anzi di come esso la renda spesso e volentieri “odiata”? Forse l’essere appesa un filo, tra la vita e la morte, farà sì che capisca che un po’ di dolcezza non le guasterebbe?
Lascio al lettore rispondere a questi interrogativi, leggendo il libro, e aggiungo che verso la fine l’Autrice ci dà un doppio colpo di scena, che lascia davvero a bocca aperta….!
Originale, lucido, scritto con un linguaggio crudo, realista che arriva dritto al dunque, con una protagonista indubbiamente dalla personalità forte, ma in realtà non priva di fragilità come qualsiasi essere umano, Romanticidio riesce a colpire il lettore, che fino alla fine sarà messo davanti a sorprese e colpi di scena che non avrebbe mai immaginato.
Aggiungo che non ho amato molto l'eccessivo cinismo di Marzia (anzi, non ho amato lei, mi ha provocato un'irritazione non indifferente... Un'irritazione "letteraria", ovviamente) verso la religione (in particolare su Dio), ma immagino che faccia parte del suo caratteraccio e quindi... ok..., la prendiamo per quella che è: un Bloody Mary dal sapore amorognolo e dalla storia un po'... inquietante!!!!
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz