mercoledì 21 novembre 2012

Ricordando Leonardo Sciascia



Ieri, 20 novembre, è stato il 23° anniversario della morte dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia.

Leonardo Sciascia nasce l'8 gennaio 1921 a Racalmuto, un paese in provincia d’Agrigento; suo padre è contabile in una miniera. Sciascia è il maggiore di tre fratelli; passerà buona parte della sua infanzia in compagnia delle zie, responsabili di un’educazione prevalentemente laica.
Negli anni dell'adolescenza, Leonardo si formerà su autori quali Manzoni, Hugo, Casanova, Courier, Diderot, frequenterà l'Istituto Magistrale e negli anni verrà in contatto con gli ambienti antifascisti.
Le sue letture si allargano ai narratori americani (Dos Passos, Hemingway, Faulkner), ad Ungaretti e Montale, ai poeti simbolisti francesi, a filosofi come Spinoza.
Nel 1941 trova lavoro presso il consorzio agrario di Racalmuto, e questo impiego lo metterà in diretto contatto con la tragica povertà di contadini, salinari e zolfatari: ne darà testimonianza letteraria nelle Parrocchie di Regalpetra.
Dopo avere abbandonato la facoltà di Magistero di Messina, si sposa con Maria Andronico, una collega maestra; dal matrimonio nasceranno due figlie, Laura e Anna Maria. Comincia a pubblicare poesie, fogli di diario e articoli politico-letterari in alcuni giornali di provincia.
Per alcuni anni farà l'insegnante elementare; il suo primo libro è del 1950 (Favole della dittatura); nel 1957 Sciascia vince il premio "Libera Stampa" di Lugano, uno dei pochi cui abbia mai accettato di partecipare, per i due racconti La zia d’America e Il Quarantotto.
Il giorno della civetta è un romanzo di Leonardo Sciascia, terminato nel 1960 e pubblicato per la prima volta nel 1961 dalla casa editrice Einaudi.
Il racconto trae lo spunto dall'omicidio di Accursio Miraglia, un sindacalista comunista, avvenuto a Sciacca nel gennaio del 1947 ad opera della mafia.
Seguono Il Consiglio d’Egitto, un atipico romanzo storico, ispirato a reali vicende della Palermo di fine Settecento, e Morte dell’inquisitore (1964), inchiesta storica fondata su documenti d’archivio relativi al monaco racalmutese Diego La Matina, condannato come eretico dall’Inquisizione spagnola.
E' del 1966 A ciascuno il suo, un’altra storia di una mafia "ormai urbana e totalmente politicizzata".
L'anno dopo Sciascia si trasferisce a Palermo dove si crea intorno a lui un nutrito cenacolo di scrittori e artisti che darà vita a interessanti esperienze culturali, prima fra tutte la casa editrice Sellerio.
Nel 1970 Sciascia va in pensione e pubblica la raccolta di saggi La corda pazza, dedicata a scrittori ed artisti siciliani, nell’ambito della quale spicca il concetto di "sicilitudine", la condizione dell’uomo siciliano perennemente insidiato dall’insicurezza. Ma la sua visione narrativa del mondo sta cambiando: non è più esclusivamente legata ai problemi della Sicilia ma diventa sempre più universale, polemica.
Sciascia si ammalerà di una rara forma tumorale al midollo osseo, che lo costringerà a cure lunghe e dolorose. Commovente testimonianza di tale calvario è il romanzo "giallo" Il cavaliere e la morte, un capolavoro intarsiato di riflessioni sul presente e sul futuro dell’Italia e dell’umanità.

Fonte: http://www.amicisciascia.it

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sul sito La Feltrinelli

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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