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martedì 27 ottobre 2015

Un classico in uscita: SHIRLEY di Charlotte Bronte, dal 19 novembre (Fazi Editore)



Una interessantissima pubblicazione per gli amanti dei classici, da parte di Fazi Editore!

«Non so se hai mai letto libri in inglese. Se è così, allora posso raccomandarti calorosamente Shirley di Currer Bell, autore di un altro romanzo, Jane Eyre. È bello come i dipinti di Millais o Boughton o Herkomer. L’ho trovato a Princenhage e l’ho letto in tre giorni». (Lettera di Vincent Van Gogh al fratello Theo, 15 agosto 1881)


SHIRLEY
di Charlotte Bronte


Fazi Editore
272 pp
16.50 euro
in uscita:
19 NOVEMBRE 2015
Trama

Yorkshire, inizio Ottocento.
Shirley è una giovane donna ricca e caparbia, che si trasferisce nel villaggio in cui ha ereditato un vasto terreno, una casa e la comproprietà di una fabbrica. 
Presto fa amicizia con una ragazza orfana e nullatenente, Caroline, con cui ha davvero poco in comune.
Caroline è innamorata di Robert Moore, imprenditore pieno di debiti, spietato con i dipendenti e determinato a riportare in alto l’onore e la ricchezza della sua famiglia, minati da anni di cattiva gestione. 
Pur invaghito a sua volta della dolce Caroline, Robert sa che non può sposarla a causa delle condizioni di povertà di lei.
Così, mentre una sconsolata Caroline cerca di reprimere i suoi sentimenti per Robert – convinta che non sarà mai ricambiata –, Shirley e le sue terre solleticano le brame di tutti gli scapoli della zona.
Shirley si inserisce nel grande filone del romanzo sociale inglese di inizio Ottocento: i suoi personaggi vivono gli avvenimenti storici dell’epoca – le guerre napoleoniche e le lotte luddiste –, facendo i conti con le contraddizioni del progresso industriale e offrendo spunti di riflessione sul lavoro, sul matrimonio e sulla condizione della donna.
Dopo la riproposta di Villette, continuiamo la pubblicazione dell’opera di Charlotte Brontë con Shirley, capolavoro meno noto. Secondo romanzo dell’autrice dopo Jane Eyre, questo libro ha decretato il defini- tivo passaggio di Shirley da nome maschile a nome tipicamente femminile
.

«Leggiamo Charlotte Brontë non per la squisita osservazione del personaggio, non per la commedia, non per una visione filosofica della vita, ma per la poesia. Probabilmente accade con tutti gli scrittori che, come lei, hanno una personalità travolgente… loro devono solo aprire la porta per farsi sentire. In loro c’è una ferocia indomita perennemente in guerra con l’ordine accettato delle cose». Virginia Woolf

L'autrice.
Charlotte Brontë (Thornton, Yorkshire, 1816 – Haworth, Yorkshire, 1855) è una delle maggiori personalità della letteratura inglese dell’Ottocento. Sorella delle scrittrici Anne ed Emily Brontë, compì studi irregolari e si dedicò all’insegnamento. Il suoi romanzi, dal celebre Jane Eyre al più tardo Villette, ottennero un clamoroso successo che dura tuttora.

lunedì 26 ottobre 2015

In lettura: GITA AL FARO di Virginia Woolf



Ho in lettura il romanzo di Gin Phyllips "La notte ha occhi curiosi", e dopo aver terminato il bel romanzo "L'ultima settimana di settembre" (RECENSIONE) inizierò...


GITA AL FARO
di Virginia Woolf


Ed. Einaudi
trad. A. Nadotti
216 pp
10 eero


«Girandosi, guardò al di là della baia, e laggiú, certo, scivolando a intervalli regolari sulle onde, prima due lampi veloci, poi uno lungo e durevole, c'era la luce del Faro. L'avevano acceso».

Sinossi

1914. La signora Ramsay, serena e materna. Il signor Ramsay, brusco e severo. Insieme a loro, in vacanza sull'isola di Skye, ci sono gli otto figli e una nutrita schiera di amici.
Una sera programmano una gita al Faro.
Per James, il figlio piú piccolo, quel faro lontano rappresenta una meta magica e sconosciuta, un luogo a lungo sognato.
Ma trascorreranno dieci lunghi anni prima che i superstiti della famiglia Ramsay realizzino quel desiderio in una giornata che farà riaffiorare ricordi mai dimenticati e si trasformerà in un ultimo tentativo di riconciliazione.
A partire da un episodio all'apparenza insignificante, Virginia Woolf costruisce un romanzo profondo e straordinario, un viaggio nel cuore di una famiglia, tra conflitti sotterranei, alleanze e tensioni che sopravvivono nel tempo. Un esperimento letterario, un'elegia ai fantasmi dell'infanzia, un caleidoscopio di punti di vista e pensieri che la nuova traduzione di Anna Nadotti restituisce in tutta la sua struggente poesia.

L'autrice.
Woolf, Virginia (nata Stephen). - Scrittrice inglese (n. Londra 1882 - m. suicida nel fiume Ouse 1941). Prestigiosa rappresentante del Bloomsbury Group, fu scrittrice, saggista e critica di forte personalità, che emerse anche nel suo impegno libertario e a volte fuori dagli schemi a favore dei diritti civili e della parità tra i sessi. Tra le sue opere Mrs. Dalloway e To the lighthouse sono forse i suoi capolavori.

sabato 3 ottobre 2015

Recensione: EMMA di Jane Austen



E sta per avviarsi al termine il mio tour austeniano - comprendente la lettura dei romanzi canonici dell'Autrice; stamattina vi parlerò di Emma, cui seguirà, il mese prossimo, Persuasione.

EMMA
di Jane Austen


Ed. Newton Compton
Trad. Pietro Meneghelli
416 pp
3.90 euro
Emma Woodhouse, la giovane donna protagonista di questo classico, è tanto bella quanto ricca e viziata; colta, sicura di sè, acuta osservatrice delle persone che la circondano, si ritiene capace di indagare, come pochi, l'animo umano, comprendendo anzitempo sentimenti, pensieri e aspettative inespresse (e, diciamolo, sconosciute anche ai diretti interessati!), soprattutto per quanto riguarda l'amore e il matrimonio.
Cosa abbastanza paradossale per una come lei, che ha deciso in cuor suo - almeno così dice - di non doversi sposare mai: ama troppo la propria libertà e poi vuol prendersi amorevolmente cura di suo padre, un uomo buono ma acerrimo nemico del matrimonio.

Eppure, se c'è una cosa che piace ad Emma è, appunto, "combinare matrimoni" tra amici e conoscenti.

E di occasioni ce ne sono ad Hartfield, dove si passa il miglior tempo tra chiacchierate e visite con vicine e amiche pettegole!

Un giorno il destino mette sul suo cammino una ragazza giovanissima e ingenua, oltre che umilissimi natali: Harriet Smith, che la nostra ereditiera prende sotto le proprie ali, promettendo a se stessa di "educarla", di insegnarle tutto ciò che le sarà necessario per diventare una signorina fine, in grado di stare in società, sperando di poter sposare un "buon partito", adatto ovviamente al suo ceto sociale abbastanza modesto.

Tra i pochi uomini che frequenta, ci sono il signor Elton e il signor Knightley (quest'ultimo è il fratello di John, marito di Isabella, sorella minore di Emma).
I due uomini non potrebbero essere più diversi: tanto è sicuro di sè e superficiale il primo, quanto l'altro è profondo e saggio, anche se spesso molto critico verso tutti.
Ed è proprio questa criticità a stuzzicare la gioviale Emma, che sembra divertirsi a alimentare sempre nuove discussioni con  Knightley, col quale nascono spesso battibecchi, in cui l'uomo non riesce a non rimproverare Emma per le sue valutazioni troppo affrettate circa i sentimenti altrui, e il suo voler per forza fare da cupido tra persone che, in altre circostanze, probabilmente non si sarebbero neanche guardate.

Ed infatti, a dispetto dell'inesauribile ottimismo e sicurezza della nostra eroina, non sempre i suoi piani riescono, e le sue errate valutazioni la porteranno a commettere errori imperdonabili!

Convinta che le premure che il signor Elton le dimostra non siano altro che segni di interesse per Harriet, Emma incoraggia quest'ultima a ben sperare di essere ben presto chiesta in moglie dall'uomo, cosa che... non accadrà, anzi! Elton si dichiara proprio ad Emma, che lo rifiuta, non solo in quanto fedele alla propria decisione di non maritarsi, ma ancor di più a causa del suo non interesse per quello che credeva fosse solo un amico.

Via di questo passo, ci saranno altri equivoci simili, in cui Emma dimostrerà di avere davvero poca dimestichezza e capacità di comprendere l'animo umano, e di non saper interpretare gli sguardi e i segnali che alcuni dei suoi conoscenti invieranno, fermo restando che qualcuno la lascerà volutamente cadere in inganno.

A scalfire per un attimo la sua certezza "anti-nozze", ci pensa l'arrivo tanto atteso del figlio del signor Weston, marito della cara amica di sempre, la signora Weston, con cui i Woodhouse sono in gran confidenza.
Frank Churchill è un giovanotto piacente e simpatico, ama conversare e non sembra nè gretto nè sciocco, come invece si è rivelato il signor Elton; certo, non sta simpatico a Knightley, ma a lui in verità non sta simpatico nessuno, quindi Emma alza le spalle disinteressata e divertita di fronte alle critiche e alla disapprovazione di quest'ultimo verso Frank.

Frank...., che pare mostrare un interesse fin troppo esplicito verso la cara Emma, che cerca in tutti i modi di scorgere segnali di innamoramento in se stessa...  ma con pochi frutti!

Intanto le passeggiate, i balli e le chiacchierate - con qualche new entry nel gruppo a gettare sale e novità su cui spettegolare - faranno sì che la testolina iperattiva di Emma riprenda quel suo lavorio vòlto ad unire due anime gemelle, ma ancora una volta le previsioni realistiche di Knightley rischieranno di avverarsi.

Qualcuno ci resterà male, qualcun altro sarà costretto a dire verità fino a quel momento celate, mentre la nostra Emma dovrà imparare diverse cose di sè e degli altri.

Emma è una donna intelligente anche se troppo sicura di sè, e questa sicurezza la porterà a sbagliare più di una volta. Ma le conseguenze delle sue azioni e gli avvertimenti del buon amico, il grillo parlante Knightley, l'aiuteranno a fermarsi e a riflettere.


Non si può tentare la fortuna con i sentimenti altrui, imparerà Emma,  e neanche a dare per scontato che gli altri sentano e provino qualcosa che è solo frutto delle proprie romantiche previsioni.

Quel romanticismo che una razionale Emma tiene lontano da sè, forse per paura di ricevere delusioni, ma che a un certo punto busserà suo malgrado anche al suo cuore.

A volte l'amore è lì vicino a te, vi è sempre stato, ma tu eri troppo impegnata a programmare quello altrui per porre la giusta attenzione al tuo cuore e ai suoi bisogni, cara Emma!

Ma niente paura: Jane non lascia nessuno dei suoi lettori insoddisfatto, e ci regala una storia con un finale del quale non ci può davvero lamentare!

Emma mi piace perchè è una protagonista imperfetta; durante la lettura non di rado mi  ha irritata per i suoi modi superficiali, per questa frenesia di vedere amore e cuoricini tra i suoi amici, senza curarsi di ferire le "vittime" delle proprie fantasie e, una volta successo il patatrack, affannarsi per sentirsi meno in colpa possibile.

Emma ha bisogno di crescere, e questo accadrà,  anche perchè si tratta di una donna comunque sensibile, che sa fare un passo indietro quando sbaglia e che imparerà ad accogliere i rimproveri giusti e i cortesi consigli di chi le vuol bene. Questa sua evoluzione me l'ha fatta apprezzare molto, come ho apprezzato tutto il romanzo, e stavolta con pochi se e pochi ma!
Se è vero che anche in Emma, la Austen non smette di regalarci capitoli in cui si blatera del continuo, è pur vero che stavolta - a differenza di  Ragione e Sentimento e Mansfied Park - non mi sono pesati più di tanto, perchè ho trovato lo stile e il ritmo molto più briosi, vivaci, con personaggi che avevano da dire cose più interessanti, che hanno dato vita - con il loro fiume di parole, i loro atteggiamenti spavaldi o riservati... -  a equivoci ed incomprensioni (questi li ritroviamo praticamente sempre, nei romanzi della Austen) che ho seguito con molto piacere, grazie anche alla protagonista - che per me è diversa da tutte le altre, e anzi, mi sa che è prima nella mia personale topten austeniana, per il suo carattere volitivo e vivace -  e alla immancabile deliziosa ironia di Jane, che ci fa scorrere le tante pagine dei suoi libri sempre con il sorriso sulle labbra.

Ho amato in particolare il personaggio maschile Knightley, per la sua onestà, il suo voler essere oggettivo anche nei confronti di una capricciosa e bella donna come Emma, che lui però si rifiuta di assecondare ma che anzi rispetta proprio mostrandosi critico e spesso "duro".

Non mi resta che Persuasione, ma intanto consiglio questo classico un po' diverso dagli altri.

Recensioni correlate:



lunedì 28 settembre 2015

Un classico che vorrei leggere: RUTH di Elizabeth Gaskell



Un classico che mi piacerebbe davvero leggere.
Autrice di romanzi di successo, amica di Charlotte Brontë e di molti altri scrittori della sua epoca, Elizabeth Gaskell ha da sempre occupato un posto d’onore all’interno della letteratura femminile vittoriana.

RUTH
di Elizabeth Gaskell



Ed. Elliot
Trad. S. Asaro 
Collana Raggi 
pp. 480 
€ 22,00
Settembre 2015

Sinossi

In questo poetico e commovente romanzo, la scrittrice narra la vita di Ruth, una giovane orfana che lavora come sarta.
Quando la ragazza conosce l’aristocratico Henry Bellingham, la sua vita cambia: da lavoratrice umile e onesta si trasforma, agli occhi della società, in una fallen woman, una donna perduta, sconveniente e compromessa, che qualche tempo dopo darà alla luce un figlio illegittimo, avuto proprio dalla relazione con Bellingham.
Inizia così un percorso di espiazione e perdita, di difficoltà e rinunce, di fragilità e forza.
Perché Ruth vuole dare a suo figlio una vita migliore e non si scoraggia, nonostante il passato la perseguiti ovunque vada. Ruth è un romanzo commovente e di grande impegno sociale, attraverso cui l’autrice di Cranford.
Il paese delle nobili signore si confronta con i temi complessi della condizione femminile e della perdita di status, che costringeva molte donne a vivere ai margini della società.

L'autrice.
Elizabeth Gaskell, nata a Londra nel 1810, orfana di entrambi i genitori, venne allevata dalla famiglia della zia. Nel 1832 sposò il pastore William Gaskell, molto impegnato nel sociale. La loro casa divenne un luogo di incontro per una cerchia di intellettuali anticonformisti. Dopo la morte del figlio William, Elizabeth Gaskell si dedicò alla scrittura a tempo pieno. Oltre a otto ro manzi e a numerosi racconti, pubblicò nel 1857 la biografia dell’amica Charlotte Brontë. Morì ad Alton nel 1865. Elliot ha già pubblicato il romanzo Cranford. Il paese delle nobili signore (2015)

domenica 30 agosto 2015

In lettura: EMMA di Jane Austen



Prosegue il mio tour austeniano.
Dopo L'ABBAZIA DI NORTHANGER, RAGIONE E SENTIMENTO, ORGOGLIO E PREGIUDIZIO e MANSFIELD PARK, sono giunta a...

EMMA
di Jane Austen


Ed. Newton Compton
Trad. Pietro Meneghelli
416 pp
3.90 euro
Sinossi

Ereditiera bella e un po’ viziata, giovane e sola, narcisista e intelligente, Emma Woodhouse, pur ritenendo di non doversi sposare, trascorre il suo tempo cercando di combinare matrimoni tra amici e conoscenti.
In questo scenario, solo apparentemente tradizionale, si innesta una serie di fraintendimenti tra la protagonista e gli altri personaggi, quasi una “commedia degli equivoci” che costituisce il motore principale dell’intreccio. 
L’eroina austeniana scambia la realtà con la propria immaginazione manifestando, quasi fosse un don Chisciotte al femminile, una difficoltà comunicativa del tutto moderna. 
Alla fine, Emma si rivela una satira divertente e spietata di ogni pretesa di razionalità assoluta.

E VOI, AVETE LETTO QUESTO CLASSICO DELLA JANE? ^_^

sabato 15 agosto 2015

Recensione: MANSFIELD PARK di Jane Austen



E' finitooooooooooooo!!
Ho finito l'eterno Mansfield Park!!

,

Fanny è forse la più singolare delle eroine austeniane incontrate da me fino a questo punto - avendo letto RAGIONE E SENTIMENTO, ORGOGLIO E PREGIUDIZIO, L'ABBAZIA DI NORTHANGER.
In che senso?

Perchè bene o male le altre fanciulle sono più attive, vivaci, soprattutto Marianne e Lizzy, non se ne stanno propriamente con le mani in mano a guardare come si svolgono gli avvenimenti, ma ne prendono parte anche loro.
Fanny Price no...

Quando giunge in casa dello zio Sir Thomas Berthram, Fanny è ancora una bambina e la sua nuova famiglia ha deciso di prenderla con sè per educarla e fare di lei una signorina fine ed elegante, cosa che non potrebbe diventare stando a casa di Mr Price, un individuo non cattivo (lo conosceremo verso la fine del romanzo) ma senz'altro rozzo e un po' egoista.
Certo, tutti in casa, da Lady Berthram alle due belle e fini figliole - Maria e Julia - dubitano fortemente che la gracile, malaticcia e insignificante nipote/cugina possa mai fiorire davvero e diventare un buon partito, ma intanto ci si prova a "raddrizzarla".
L'unico membro della famiglia che nutre da subito un sincero affetto per lei, guardandola con comprensione, parlandole con dolcezza, incoraggiandola come meglio può, è il cugino Edmund.
Tra i due negli anni si svilupperà un affetto e un'amicizia che li accompagnerà in tutto lo svolgersi degli eventi e che sarà fonte di consolazione per tutti e due nei momenti no.

Crescendo, Fanny si rivela una ragazza molto educata, umile, silenziosa, timida, insicura e bisognosa di incoraggiamenti; tende ad isolarsi e a non essere molto espansiva in presenza di estranei, eppure riesce ad entrare nelle grazie di una giovane tanto bella quanto scaltra: Lady Mary Crawford.
Lei e la famiglia, compreso il fratello Henry, frequentano molto Mansfield Park e Fanny nota immediatamente che tra il suo adorato e buon Edmund e la signorina Crawford c'è una certa simpatia.

Edmund toglie a Fanny ogni dubbio in merito, dicendole che vede bene la giovane come sua futura moglie e prova per lei dei sentimenti.
E Lady Crawford, come vede Edmund, che vuol fare carriera in ambito ecclesiastico?

Lady Crawford in fondo non è un'ipocrita e non nasconde il suo carattere, il suo amore per lusso, soldi e divertimenti, uniti al desiderio di fare un matrimonio in cui il futuro sposo faccia una carriera di tutto rispetto, che non abbia nulla a che fare con le parrocchie e i sermoni...
Eppure Fanny sa che a Mary piace molto Edmund.

Riusciranno i due ad andare oltre le loro diversità caratteriale e le diverse ambizioni a favore di un matrimonio che sembra scontato per tutti?

Intanto, sempre seduta ad un angolo di una stanza, pronta ad ascoltare il chiacchiericcio altrui e a dispensare sorrisi placidi e parole gentili, c'è lei, Fanny, che col tempo dovrà fare i conti con una richiesta di matrimonio da colui che mai vorrebbe accanto, e con dei sentimenti che stanno nascendo e rafforzandosi nel suo cuore e che sono indirizzati verso l'unico uomo che l'abbia mai compresa, e al quale va tutto il suo sincero ed ingenuo affetto...

Quale amore vincerà? Quello un po' volubile e frivolo di Mary Crawford o quello onesto, silenzioso e maturo di Fanny  Price? Con quali occhi il confuso ma sincero Edmund guarda l'una e l'altra?

Mansfield Park è un romanzo che parte in modo davvero moooolto lento per i miei gusti; fiumi di parole, dialoghi, scene... che per me rendono buona parte del libro, ahimè, poco allettante e tendente al noioso.
Due terzi del libro scorrono a fatica e bisogna aspettare parecchi capitoli prima di arrivare a qualcosa di più interessante, che vede il precipitarsi degli eventi verso un finale che soddisfa praticamente sempre il lettore.

Vero è che, a ben pensarci, questa è la tecnica che mi pare Jane utilizzi sempre: presentarci la situazione iniziale del personaggio, il suo modo di essere, pensare, parlare..., l'ambiente in cui si trova, per poi soffermarsi abbondantemente su riunioni di famiglia, chiacchiere spesso sciocche e frivole, giochi fatti in casa per passare il tempo, passeggiate in cui si continua a parlare e parlare..., per poi concentrare "il grosso" degli eventi quando avevi appena maturato l'idea di mettere il libro in stand-by.

C'è anche da dire che tutta la parte lunga centrale non è necessariamente inutile se pensiamo che i vari personaggi rivelano la propria natura, il lettore si fa un'idea su tutto e decide, tramite i pareri velati e ironici (l'ironia sottil e sempre deliziosa dell'Autrice) chi è simpatico e chi non lo è, chi è intelligente e chi è un po' stupidino.
Inoltre, in questo romanzo ho notato che era meno presente e pressante il pensieri - da parte dei personaggi femminili - di accasarsi con un uomo avente una bella rendita; piuttosto si sente forse in modo più deciso la condanna della Austen a certi modi di fare scorretti e frivoli, agli atteggiamenti indolenti di certi genitori verso i figli.
E anche Fanny, che è la protagonista, non mi è apparsa come una vera e propria eroina per la maggior parte del romanzo, perchè troppo timida ed impacciata, silenziosa..., ma è pur vero che la pazienza è la virtù dei forti... e la Austen non deluderà nè la sua protagonista nè i suoi lettori.

Non  potrei mai dare un giudizio negativo alla mia cara Jane - ci mancherebbe! Se anche per assurdo non mi piacesse la storia di un suo libro, ne salverei comunque i personaggi principali e il loro modo di rapportarsi e le dinamiche che si creano -  ma consiglio la lettura principalmente a chi ama il genere.

BUON FERRAGOSTO!!!

lunedì 27 luglio 2015

In lettura: "Mansfield Park" di Jane Austen



Prosegue il mio tour austeniano ed eccomi giunta a Mansfield Park, che ha come una protagonista una donna diversa da tutte le altre eroine della Jane:
Infatti, Fanny Price è diversa da tutte loro...: non ha il senso dell'umorismo di Elizabeth Bennet né la frivolezza di Emma, e nemmeno la consapevolezza di Elinor Dashwood o l'irruenza di sua sorella Marianne.
Fanny è tutta buon senso, umiltà, riservatezza e vulnerabilità. è il personaggio più passivo del romanzo, eppure dal punto di vista dell'azione morale, Fanny è la più attiva perché è l'unica che riesce a vedere le cose nella giusta prospettiva fin dal principio.
Nella sua immobilità, è un personaggio chiave, simbolo di quel mondo di pacata quiete e solidi valori che era l'Inghilterra rurale del primo Settecento, contrapposto alla frenesia e dinamicità di una Londra ormai alle soglie della Rivoluzione industriale. (fonte)



Un frammento che ci aiuta  capire la personalità di Fanny...

Fanny si disse d'accordo, ed ebbe il piacere di vederlo restare alla finestra con lei, nonostante l'atteso pezzo a più voci, e di vedere i suoi occhi volgersi subito, come lei, alla scena là fuori, dove tutto ciò che vi è di solenne, di calmo e di piacevole, appariva nello splendore di una notte senza nubi, e nel contrasto con la profonda oscurità del bosco. Fanny espresse i propri sentimenti. "Ecco l'armonia!", disse, "Ecco la pace! Ecco ciò che lascia dietro di sé tutta l'arte e tutta la musica, e che solo la poesia può tentare di descrivere. Ecco ciò che può lenire ogni pena, ed elevare l'animo all'estasi! Quando guardo una notte come questa, sento come se al mondo non potesse esserci né cattiveria né dolore; e ci sarebbe sicuramente meno di entrambe le cose se la sublimità della natura fosse percepita di più, e se gli uomini riuscissero a pensare meno a se stessi contemplando una scena del genere."

domenica 31 maggio 2015

Recensione: ORGOGLIO E PREGIUDIZIO (Pride and Prejudice) di Jane Austen



E sono arrivata al secondo libro del mio tour austeniano con

ORGOGLIO E PREGIUDIZIO
(Pride and Prejudice)
di Jane Austen


Orgoglio e pregiudizio. Ediz. integrale
Ed. Newton Compton
3,90 euro
inizio: 1796/97 (First Impressions)
revisione: 1811/12 (P&P)
pubblicazione: 28 gen.. 1813
«By the Author of "Sense and Sensibility"»

"Pride and Prejudice" è certamente l'opera più popolare e più famosa di Jane Austen, un vero e proprio "long-seller".
Attraverso la storia delle cinque sorelle Bennet e dei loro corteggiatori, lo sguardo acuto della scrittrice, sorretto da un'ironia tanto più spietata quanto più sottile, annota e analizza fatti, incidenti, parole di un microcosmo popolato da personaggi che avranno molto da insegnare a Dickens e Thackeray.


.

A Longbourn vivono i Bennet, famiglia composta dai coniugi Mr e Mrs Bennet e le cinque figlie, Jane, Elizabeth (Lizzy), Mary, Kitty e Lydia.
L'interesse delle donne Bennet, in primis della signora madre, è risvegliato dall'arrivo di nuovi "vicini": Netherfield Park, una tenuta vicino al paesino di Meryton, è stata finalmente affittata, ma quel che conta di più è che il nuovo arrivato è un giovanotto molto ricco, e per giunta scapolo: Mr Bingley.
Se c'è una cosa che caratterizza Mrs Bennet è la fissa di trovare un buon partito alle proprie figlie e Bingley potrebbe essere il candidato ideale per la maggiore, la bella e posata  Jane.
In effetti, tra i due nasce spontaneamente una certa simpatia che potrebbe portare altrettanto spontaneamente ad una felice unione, che farebbe saltare letteralmente di gioia la madre della ragazza.
Se non fosse che questo matrimonio non è ben visto da tutti, a partire dalle sorelle di lui e per finire con l'amico di sempre, Mr Darcy.
Il caro Mr Darcy si presenta, in società, ai balli, con le signore e con gli uomini, come un giovane altero, pieno di sè, fin troppo convinto e fiero del proprio status sociale (è davvero un ottimo partito da accalappiare), e tanto i modi quanto i lineamenti del viso rivelano il disprezzo per certi atteggiamenti e comportamenti altrui contrassegnati da superficialità e semplicioneria, tant'è che proprio verso la mamma di Lizzy, Darcy prova una forte antipatia.

Sarà per questo che proprio lui non vede di buon occhio un'eventuale unione del suo amico con una Bennet?

Certo, in famiglia a salvarsi sono soltanto e proprio le due figlie maggiori e un po' il padre, che non è sciocco come la moglie, ma la sua indifferenza ai pettegolezzi e a tutto ciò che gli succede intorno - e il sarcasmo col quale giudica tutto e tutti - lo rendono poco piacevole come persona.

Ma Jane e Lizzy sembrano non aver nulla a che fare coi genitori: sono due ragazze intelligenti, colte, equilibrate, e se la prima mostra un temperamento più tranquillo, una spiccata bontà e una certa "incapacità" a giudicare male chiunque (anche chi meriterebbe un giudizio severo), Elizabeth rivela un caratterino più forte, determinato, un certo acume nel valutare con intelligenza e sagacia fatti e persone, oltre che una piacevole ironia e un modo di fare spiritoso, simpatico e vivace che piacciono praticamente a tutti quelli che hanno a che fare con lei.

Tutti tranne Darcy, che di viso la giudica a malapena "passabile" e per il resto... il suo orgoglio gli impedisce di vedere la fanciulla come una ragazza adatta a lui, al suo rango.
Ma Lizzy non le manda a dire e, per quanto sia attirata dalla signorilità di Darcy, è cosciente del fatto che su di lui girano voci non proprio lusinghiere, che ne danno un ritratto poco rispettabile, accentuandone l'arroganza, l'egoismo e l'insensibilità verso il prossimo e i suoi sentimenti.

Ma Darcy è davvero così freddo e algido come appare? Questa pensiero su di lui non sarà tutto frutto di pettegolezzi e mezze verità, oltre che di un forte pregiudizio della nostra Lizzy verso un uomo dal carattere forse non facile e malleabile, ma con cui, deve ammettere, le conversazioni (quando il giovane si degna di parteciparvi) sono tutt'altro che banali e sciocche (come lo sono con tanti altri uomini coetanei)?

E il forzato disinteresse di Darcy per la signorina Bennet non sarà a sua volta frutto del già citato orgoglio, che impedisce al giovanotto di dare spazio a quei sentimenti che pian piano, e suo malgrado, si stanno insinuando in lui nei confronti della cara Lizzy?

La Austen crea, capitolo dopo capitolo, una serie di impedimenti alla realizzazione di fidanzamenti e matrimoni, lasciando serpeggiare pregiudizi e dicerie che finiscono per dare adito a fraintendimenti, che allontanano inevitabilmente i diretti interessati.

Jane riuscirà a sposare il suo Bingley, che pur avendo mostrato dei sentimenti per lei, a un certo è sparito misteriosamente? Come mai? Qualcuno gli avrà fatto cambiare idea su Jane?

Darcy riuscirà ad a sottomettere il proprio sciocco orgoglio per buttarsi a capofitto nell'amore? 
Ma anche Lizzy dovrà accantonare il pregiudizio verso quell'antipatico di Darcy per vedere la sua vera natura, che è molto più nobile di quanto sembri ad una prima occhiata, e le occasioni per dimostrarlo ci saranno.

Di per sè, un po' come in Ragione e Sentimento, il succo della storia non è tanto complicato e (anche se lo è di più che nell'altro romanzo) il numero di pagine che lo accompagna parrebbe ingiustificato..., se non stessimo parlando di JA.
JA, si sa, dà ampio spazio a dialoghi, descrizioni, intere sequenze di pensieri, riflessioni, ragionamenti ecc che potrebbero sembrare inutili e superficiali rispetto allo sviluppo della storia, e - per quanto ami quest'Autrice - non nego di aver trovato certe parti noiosette, ma nel complesso Orgoglio e Pregiudizio  resta un classico che amo e la storia  d'amore di Lizzy e Darcy mi piace molto, anche perchè mostra davvero come il loro sentimento fosse ostacolato non da cose oggettive ma da atteggiamenti e pensieri inesatti.

Mi piace sempre molto la leggera e deliziosa ironia di JA circa certi modo di fare del suo tempo, la fissa per i balli e per la ricerca del marito con una rendita alta, così come comunque mi piace che si punti molto sui sentimenti della protagonista.

Io Jane non posso non consigliarla; certo, magari molte parti le si legge con meno pathos ma il suo stile e il suo mondo sono sempre piacevoli.

mercoledì 13 maggio 2015

Novità e anteprime Giunti (classici, collana Y, Narrativa Adulti)



Cari amici e lettori, le novità e le anteprime non terminano e in questi momenti vorrei presentarvi quelle Giunti.

Iniziamo con l’uscita nella collana Y Classici di tre titoli molto famosi e senza tempo - tutti già disponibili in libreria - come:

- “I dolori del giovane Werther” di J.W. Goethe.
- “La metamorfosi. Lettera al padre” di Franz Kafka.
- “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello.

Sempre nella collana Y esce oggi 13 maggio “Un’incantevole tentazione” di Natasha Boyd, una storia d'amore sensuale e pericolosa che ha fatto impazzire le ragazze americane con 100.000 download in pochi giorni.

Nella collana A della narrativa adulti questo mese vi segnalo:

- “I misteri di Chalk Hill” di Susanne Goga, di cui vi ho già parlato QUI.
Un romanzo storico pieno di mistero e romanticismo che unisce brivido e sentimento in un crescendo di suspense e colpi di scena.

- "Questa scuola non è un albergo" di Pino Imperatore. In uscita oggi 13 maggio 2015.
Una storia scanzonata e commovente ambientato a Napoli, dove, fra crisi economica e crisi dei valori, si svolgono le appassionanti vicende della famiglia D'Amore.

- “Lettere a un amore perduto” di Iona Grey. Disponibile dal 20 maggio 2015.
1943: Due destini uniti e poi divisi dalla guerra. Una lettera appassionata che farà rivivere il loro amore. La storia meravigliosa di un amore perduto e ritrovato.

Mentre nella collana ITALIANA - che rimandiamo al prossimo post - troverete:

- “Passaggio in Sardegna” di Massimo Onofri. In uscita il 13 maggio 2015.
Un viaggio nel cuore della Sardegna come una grande storia d’amore. Uno stile di vita lento per riprendersi la vita. Alla ricerca delle radici della nostra cultura più antica.
- “Qualunque cosa significhi amore” di Guia Soncin. Disponibile dal 27 maggio 2015.
Per tutte le donne appassionate alle puntate di “House of Cards”. Per chi ama letture intelligenti e che ironizzano sulla vita di coppia.



Giunti Editore
Pagine: 160
Prezzo € 5
Dimensioni: 12,5 x 18 cm
Copertina: Brossura con bandelle
Uscita: 6 maggio 2015

I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER

di J.W. Goethe


La prima volta che Werther sente parlare di Lotte, non può immaginare che quelle parole segneranno il suo destino: ''Conoscerà una bella ragazza. Stia attento a non innamorarsene, è già promessa''. Un solo ballo con lei e per Werther non esisterà più nulla: solo quegli occhi neri e quelle labbra rosse, e il desiderio ardente di starle sempre vicino. Finché non arriva Albert, il futuro sposo, tanto saggio e razionale quanto Werther è appassionato e sognatore. Il primo vero bestseller della storia europea: pubblicato nel 1774, il romanzo suscitò reazioni fortissime tra i giovani lettori, divenendo il libro di un'intera generazione, e di ogni nuova generazione.






Pagine: 144
Prezzo € 5
Dimensioni: 12,5 x 18 cm
Copertina: Brossura con bandelle
Uscita: 6 maggio 2015

LA METAMORFOSI. LETTERA AL PADRE
di Franz Kafka


Il dorso duro come una corazza, il ventre bruno solcato da nervature arcuate, e una miriade di zampe penosamente sottili che si agitano davanti ai suoi occhi: è così che il commesso viaggiatore Gregor Samsa si risveglia una mattina nel suo letto. Quello che sembra un incubo si rivela ben presto un'atroce realtà: durante la notte si è trasformato in un gigantesco scarafaggio. Divenuto uno dei simboli del Novecento, ''La metamorfosi'' incarna tutta la tragicità della condizione umana.
Altrettanto feroce e memorabile è la ''Lettera al padre'', atto d'accusa di un figlio contro un padre distante e brutale.






Pagine: 192
Prezzo € 5
Dimensioni: 12,5 x 18 cm
Copertina: Brossura con bandelle
Uscita: 6 maggio 2015

UNO, NESSUNO E CENTOMILA
di Luigi Pirandello


TRAMA
Chi siamo veramente? E cosa accadrebbe se scoprissimo che gli altri hanno un'immagine di noi completamente diversa da quella che credevamo? È ciò che succede al ventottenne Vitangelo Moscarda, ricco erede di un banchiere, quando un commento distratto della moglie gli fa notare per la prima volta un difetto fisico che aveva sempre ignorato: il suo naso pende lievemente verso destra e lui non se ne era mai accorto. Un episodio banale che diventa ben presto un'ossessione, spingendolo a compiere gesti insensati per distruggere l'opinione che la gente si è fatta di lui. Dal rapporto con la moglie agli affari di famiglia, tutto viene travolto in un vortice di follia. Un capolavoro che dipinge in ogni sua sfaccettatura la crisi di identità dell'uomo novecentesco.




COLLANA Y


mercoledì 6 maggio 2015

Recensione: RAGIONE E SENTIMENTO di Jane Austen



Un classico della grande romanziera inglese a cavallo tra Settecento e Ottocento, Jane Austen.

RAGIONE E SENTIMENTO 

(Sense and Sensibility)


Ragione e sentimento. Ediz. integrale
Ed. Newton Compton
288 pp
3.90 euro
2015

La famiglia Dashwood, protagonista di questo romanzo (il primo, tra i “canonici”, della Austen, pubblicato nel 1811), è “tutta al femminile”, composta da una mamma (seconda moglie di Henry Dashwood e vedova dello stesso) e dalle sue tre giovani figlie: Elinor, la maggiore, la sedicenne Marianne e la piccola Margaret.

Stabilitesi nel cottage di un parente nel Devonshire (dopo essere state gentilmente allontanate dalla casa di famiglia da John, figlio del primo matrimonio di Henry), Elinor e Marianne avranno modo di conoscere un sacco di gente, dalle donne alla ricerca dei pettegolezzi più interessanti agli uomini che sembrano ancora più pettegoli delle mogli.
Come in Orgoglio e Pregiudizio, uno degli argomenti di discussione tra le donne, che si incontrano amabilmente in occasioni di visite di cortesia e passeggiate, è la ricerca di un buon partito, e conoscere un nuovo giovanotto è sempre fonte di speranza per le giovani in cerca di marito.
Certo, buono sarebbe se l’amore fosse preceduto e seguito da una buona rendita annuale da parte di entrambi, e spesso proprio questa preoccupazione diventa predominante nella ricerca di un/a fidanzato/a…

In questo romanzo, ciò che prende l’attenzione del lettore (o forse dovrei dire, della lettrice, perché immagino che JA sia più apprezzata e letta tra il genere femminile. Vi prego, uomini, smentitemi!) è la differenza caratteriale e di temperamento tra le due sorelle Marianne ed Elinor.

Entrambe sono sensibili e romantiche, ma mentre la maggiore ("la ragione", il "sense") è brava a nascondere – forse per pudore, per riservatezza. o semplicemente per carattere…. - il proprio desiderio di innamorarsi e di vivere un amore sincero e “da batticuore”, dispensando invece soltanto consigli e ascoltando confessioni altrui, la minore, Marianne ("il sentimento", la "sensibility"), rivela da subito maggiore ardore, istintività, un modo di fare più spontaneo e meno ligio a convenzioni e perbenismi.

Cercando e sognando l’amore romantico, mai a Marianne verrebbe in mente di incoraggiare il corteggiamento del colonnello Brandon, che sarà pure garbato e gentile, ma è troppo “anziano” per lei, che infatti verrà irretita dal fascino giovane e fresco di un certo giovanotto, Mr John Willoughby.
,

Ma ce n’è anche per Elinor, che non riesce ad essere indifferente alla signorilità e alla intelligenza del cognato del proprio fratello maggiore (John Dashwood, sposato con l’antipatica Fanny Ferrars), Edward Ferrars, il quale però p fortemente soggetto alle volontà della esigente madre.

Tre le due donzelle e i due giovanotti si creeranno delle incomprensioni, che potrebbero portare a conseguenze non proprio liete per il loro cuore palpitante e innamorato.

Di per sé, il nocciolo della storia non è complesso e particolarmente articolato e l’Autrice spende un sacco di pagine descrivendo i pomeriggi dei personaggi (sono tempi in cui le signore e i signori paiono non fare altro che andare gli uni a casa degli altri, a parlare di questo o di quello) in modo molto particolareggiato, con dialoghi abbondanti (cosa che a me piace) e lunghi, rendendo però molto spesso la narrazione piuttosto lenta.

Ma nonostante la prolissità di diversi capitoli, il cui il ritmo scorre abbastanza lento (per velocizzarsi solo verso le ultime battute), non posso non apprezzare la prosa di JA, che riesce a farti entrare in quei salotti in cui si chiacchiera all’infinito, e soprattutto ti apre completamente il cuore dei suoi personaggi.

Sì, perché se c’è una cosa che mi piace di quest’Autrice inglese è proprio la capacità di indagare nell’animo dei personaggi principali, in particolare di Elinor, il cui punto di vista ci guida nella lettura nel darci una chiara idea del carattere di tutti coloro che ruotano attorno a lei, e che a loro modo contribuiranno – con chiacchiere e non solo – allo svolgersi delle vicende.

Ci fa sorridere la sottile e deliziosa ironia dell’Autrice nel tratteggiarci quei personaggi più buffi, un po’ superficiali, sciocchini e fin troppo pettegoli, che lei sembra prendere bonariamente in giro.

Marianne ed Elinor: due sorelle colte, belle, tutto sommato con una rendita non proprio da disprezzare, socievoli…. Potrebbero mai non trovare fidanzato?

Loro sospirano, pensano, parlano, osservano, sperano… e Jane, che pure crea ostacoli ed incomprensioni, dimostra sensibilità non lasciando né loro né le sue lettrici romantiche assetate di lieto fine e di sorrisi soddisfatti.

Io la Jane la consiglio sempre e vi anticipo che tra qualche giorno (giusto il tempo di una piccola disintossicazione) rileggerò Orgoglio e Pregiudizio.

mercoledì 18 febbraio 2015

Mini-recensione: "Giro di vite" di Henry James




C'è stato un periodo in cui ho approfittato moltissimo della personale libreria di mio fratello, ed in particolare ho attinto ai suoi classici dell'Ottocento.
Uno di questi da me letti è stato...:

GIRO DI VITE 
di Henry James

Aggiungi didascalia

Titolo originale: THE TURN OF THE SCREW
Anno di prima pubblicazione: 1898.

Da questo breve ma inquietante romanzo si è liberamente ispirato The Others con Nicole Kidman.

La genesi di questo romanzo breve è da attribuirsi a una storia di fantasmi narrata allo scrittore dall'arcivescovo di Canterbury Edward White Benson, ad Addington, la notte del 10 gennaio 1895. Del 'germe' originale del racconto rimane l'atmosfera di un Male incombente e immanente, resa ancor più intollerabile dall'ambientazione quasi pastorale e dal senso di pace e luminosità che questa sembra irradiare tutt'attorno.

Il romanzo è una storia di fantasmi e ha come protagonista una giovane istitutrice (di cui James non ci rivela mai il nome), che va a vivere nei dintorni di Londra, a Bly, per istruire ed educare due ricchi orfani: Miles e Flora.
Lo zio dei bambini,  pur essendo loro tutore, non riesce ad occuparsene, così lascia i ragazzi nelle mani dell'istitutrice e parte per affari.
Inizialmente è tutto ok, in quanto i due bambini sono molto intelligenti e affettuosi e la donna si sente molto gratificata dal suo nuovo lavoro e dalla splendida villa in cui risiede. 
Ma l'idillio finisce presto e qualcosa di inquietante succede: il fantasma della precedente istitutrice (la Jessel) e del suo amante (il signor Quint) si aggirano per la casa e la giovane donna ne è terrorizzata.
Se la servitù non è informata circa lo strano fenomeno, ad esserlo sono i bambini...

L'ambientazione - casa di campagna - è sempre efficace perchè isola i protagonisti nell'incubo, rendendoli impotenti, senza considerare il contrasto tra il luogo ameno e silenzioso e il fatto che però nasconda insidie e legami col Male.

.
In realtà, la cornice del racconto è un’altra casa, dove a Natale una comitiva si riunisce per raccontarsi storie di paura. Questa storia viene narrata attraverso il filtro di un manoscritto appartenuto a una donna ormai morta.

Turba il pensiero che dei domestici corrotti e dissoluti abbiano riempito di malvagità (legate alla sfera sessuale) delle creature innocenti, che continuino a dar fastidio ai vivi tornando in qualità di fantasmi  e invitando le vittime ad avvicinarsi a luoghi pericolosi e tormentandoli... per raggiungere il loro dannato obiettivo.

Quale? Perchè questi esseri infestano la casa e tormentano gli abitanti?

Qual è la missione dell'istitutrice rispetto ai due orfanelli?
Riuscirà a portarla a termine o il Male prevarrà sul Bene?

Vi aspettate che il finale vi chiarisca le idee?

La bravura dell'Autore sta nel farci venire il dubbio pure sull'istitutrice: siamo sicuri che non sia anche lei legata al Male o che non sia semplicemente una pazza, ossessionata dalla salvezza e dalla dannazione eterna? 
James non chiarirà mai, in nessun punto del racconto, se i fantasmi esistono davvero o se sono una creazione della giovane istitutrice (magari è paranoica?) e il "terrore psicologico" che incute, l'atmosfera gotica, l'espediente della "storia nella storia" rendono il suo giro di vite una lettura interessante.

giovedì 4 dicembre 2014

4 dicembre 1575: nasceva la monaca di Monza




Manzoni la chiama Gertrude nel suo celebre romanzo "I Promessi Sposi", ma la storia ci dice che la monaca di Monza si chiamava suor Virginia Maria, al secolo Marianna de Leyva y Marino (nata il 4 dicembre 1575 – 1650), che divenne famosa a motivo di  uno scandalo che sconvolse Monza agli inizi del XVII secolo.

Figlia di un nobile, il conte di Monza Martino de Leyva y de la Cueva-Cabrera, fu da lui costretta a entrare nell'Ordine di San Benedetto, diventando la monaca Suor Virginia a soli 16 anni. 
A dare scandalo fu la sua relazione (quasi dieci anni) con un uomo, il conte Gian Paolo Osio, con il quale ebbe due figli (dopo due aborti), una femmina (allevata dal padre) e un maschietto. 
Conobbe l'uomo perchè questi abitava in un palazzotto attiguo al convinto e questa relazione fu coperta anche tramite l'appoggio di altre converse e di un prete (Paolo Arrigoni).
L'amante di Suor Virginia era avvezzo all'assassinio: quando già su di lui pendeva una condanna per omicidio, si macchiò di altri delitti e uccise tre persone per nascondere la tresca; fu scoperto, condannato a morte in contumacia e poi assassinato da un uomo ritenuto suo amico. 

La Signora di Monza dipinto
di Giuseppe Molteni (1847),
 basato sul personaggio dei  I promessi sposi
di Alessandro Manzoni.
Anche la monaca fu processata, per volere dell'arcivescovo Federico Borromeo, e condannata a essere "murata viva" ("carcere duro") per 13 anni al Ritiro di Santa Valeria. Sopravvissuta alla pena, rimase a Santa Valeria fino alla morte.

Alessandro Manzoni si ispirò alla storia di questo scandalo, romanzando però gli eventi, cambiando ad esempio la composizione della famiglia, la cronologia, particolari delle vicende biografiche e il nome stesso degli amanti che diverranno Suor Gertrude ed Egidio.

 Dopo dodici mesi di noviziato, pieni di pentimenti e di ripentimenti, si trovò al momento della professione, al momento cioè in cui conveniva, o dire un no più strano, più inaspettato, più scandaloso che mai, o ripetere un sì tante volte detto; lo ripetè, e fu monaca per sempre.

 Tra l'altre distinzioni e privilegi che le erano stati concessi, per compensarla di non poter esser badessa, c'era anche quello di stare in un quartiere a parte. Quel lato del monastero era contiguo a una casa abitata da un giovine, scellerato di professione, uno de' tanti, che, in que' tempi, e co' loro sgherri, e con l'alleanze d'altri scellerati, potevano, fino a un certo segno, ridersi della forza pubblica e delle leggi. Il nostro manoscritto lo nomina Egidio, senza parlar del casato. Costui, da una sua finestrina che dominava un cortiletto di quel quartiere, avendo veduta Gertrude qualche volta passare o girandolar 1ì, per ozio, allettato anzi che atterrito dai pericoli e dall'empietà dell'impresa, un giorno osò rivolgerle il discorso. La sventurata rispose.         In que' primi momenti, provò una contentezza, non schietta al certo, ma viva. Nel vòto uggioso dell'animo suo s'era venuta a infondere un'occupazione forte, continua e, direi quasi, una vita potente; ma quella contentezza era simile alla bevanda ristorativa che la crudeltà ingegnosa degli antichi mesceva al condannato, per dargli forza a sostenere i tormenti. 


mercoledì 8 ottobre 2014

Le Grandi Scrittrici (Neri Pozza): 'LA SIGNORA DI WILDFELL HALL' di Anne Brontë



Ah Neri Pozza, Neri Pozza!! Tu mi tenti con le tue riedizioni così magnificamente vestite!!!!!

Ed ecco un gioiellino di una delle sorelle Bronte!

LA SIGNORA DI WILDFELL HALL
di Anne Brontë


Ed. Neri Pozza
Le Grandi Scrittrici
PROSSIMAMENTE
«Una formidabile storia d’amore e di speranza, oppressione, 
peccato e tradimento».
Daily Mail

Trama

Chi è l’affascinate signora nerovestita che si è installata nella decrepita, isolata residenza di Wildfell Hall? 
Quella donna sola, che vive con un bambino e un’anziana domestica, sarà davvero la giovane vedova che dice di essere?
Helen Graham è estremamente riservata e il suo passato è avvolto in un fitto mistero. 
Fa il possibile per ridurre al minimo i contatti con i suoi vicini, a costo di apparire scostante e ombrosa, e trascorre le giornate dipingendo e prendendosi cura – fin troppo amorevolmente, dice qualcuno – del piccolo Arthur. 
Ma Gilbert Markham, giovane gentiluomo di campagna tutto dedito ai suoi terreni e al corteggiamento di fanciulle tanto graziose quanto superficiali, è subito punto da una viva curiosità per quella donna che lo tratta con insolita freddezza, quasi nutrisse diffidenza e disprezzo nei confronti dell’intero genere maschile.
Il comportamento schivo di Helen suscita presto voci e pettegolezzi maligni e lo stesso Gilbert, che pure è riuscito con delicatezza e pazienza a stringere una bella e intensa amicizia con lei, è portato a sospettare. 
Solo quando la donna gli consegnerà il proprio diario emergeranno i dettagli del disastroso passato che si è lasciata alle spalle.

Nel 1848, la più giovane delle sorelle Brontë dà alle stampe un romanzo scandaloso al di là delle intenzioni: linguaggio esplicito, crude descrizioni di alcolismo e brutalità – pare che uno dei personaggi maschili sia modellato sullo scapestrato fratello Branwell – e soprattutto una donna che non perde mai il rispetto di sé e lotta per la propria indipendenza, con una forza incrollabile sostenuta da fede, intelligenza e coraggio, fino a violare le convenzioni sociali e persino la legge inglese. 
Un testo femminista ante litteram in spregio alla morale vittoriana, ma impietoso contro il vizio e la debolezza anche quando sono incarnati da figure fem-minili: l’adultera Lady Lowborough, la troppo mite Milicent, la maliziosa e quasi maligna Eliza Millward.
Nell’introduzione alla seconda edizione, Anne (sotto le mentite spoglie di Acton Bell) spiega chiaramente il suo intento: rappresentare il male non nella sua luce “meno cruda” ma mostrandone il vero volto.

Perché occultare il vero non aiuta a scansare il peccato e l’infelicità: meglio “poche e salutari verità” di “tante sciocche blandizie”. «Ogni romanzo», dice Acton Bell, «dovrebbe esser scritto affinché lo leggano uomini e donne, e non riesco proprio a immaginare come potrebbe un uomo permettersi di scrivere qualcosa di davvero vergognoso per una donna, o perché una donna dovrebbe essere censurata per aver scritto qualcosa di decoroso e appropriato per un uomo».

L'autrice.
Anne Brontë (1820-1849) è autrice di Agnes Grey (1847), che – come Jane Eyre della sorella Charlotte – trae spunto dalla sua esperienza di istitutrice inscrivendosi nella tradizione dell’autobiografia spirituale romanzata, e della Signora di Wildfell Hall (1848). Solo recentemente il talento narrativo della più giovane delle sorelle Brontë ha ottenuto la meritata attenzione da parte dei lettori e della critica.

sabato 26 aprile 2014

Giunti Y e i due classici intramontabili



Chi mi segue da un po' sa che alla sottoscritta piacciono molto i classici, gli evergreen, ed eccomi qui a segnalarvi due nuovissime edizioni, con una veste grafica molto carina, firmata Giunti Y, economiche a da non perdere per chi ancora non li avesse letti:

Ed. Giunti
352 pp
7 euro
USCITA 30 APRILE
2014
L'INNOCENTE
di Gabriele D'Annunzio

Trama
Pubblicato nel 1892 e subito oggetto di accuse di immoralità, ''L'innocente'' narra la storia di Tullio Hermil, ricco proprietario terriero, colto e raffinato ma perennemente inquieto e dominato da un'irrefrenabile sensualità. 
Sposato con la dolce e remissiva Giuliana, Tullio non può fare a meno di esserle infedele, spingendo infine la moglie tra le braccia di un altro uomo. 
Un episodio che avrà conseguenze fatali sul loro destino...


ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS
di Ugo Foscolo

Ed. Giunti
USCITA 14 MAGGIO
2014
Trama

La vicenda trae origine dal suicidio di Girolamo Ortis, uno studente universitario morto a soli 23 anni. Foscolo mutò il nome di Girolamo in Jacopo, in onore di Jean-Jacques Rousseau. Nel paese natio esiste tuttora la casa del giovane, ristrutturata dagli eredi a seguito del terremoto del Friuli del 6 maggio 1976.
Jacopo Ortis è uno studente universitario veneto di passione repubblicana, il cui nome è nelle liste di proscrizione. 
Dopo aver assistito al sacrificio della sua patria si ritira, triste e inconsolabile, sui colli Euganei, dove vive in solitudine. 
Passa il tempo leggendo Plutarco, scrivendo al suo amico, trattenendosi a volte con il sacerdote curato, con il medico e con altre persone buone. Jacopo conosce il signor T., le figlie Teresa e Isabellina, e Odoardo, che è il promesso sposo di Teresa, e comincia a frequentare la loro casa. 
È questa, per Jacopo, che è sempre tormentato dal pensiero della sua patria schiava e infelice, una delle poche consolazioni....


QUI c'è la mia recensione del libro di Ortis.

martedì 11 marzo 2014

Ricordando Frankenstein



L'11 marzo 1818 vide la sua primissima pubblicazione un romanzo horror che avrebbe dato vita ad uno dei personaggi fantastici e mostruosi più famosi di sempre: Frankenstein, o il moderno Prometeo (Frankenstein; or the modern Prometheus)romanzo scritto dall'inglese Mary Shelley, fra il 1816 e il 1817, all'età di 19 anni.

Tutto ha inizio .... in una notte buia e tempestosa?
Eh beh, praticamente sì!
mary
La sorellastra di Mary Shelley, Claire Clairmont, amante di lord Byron, convince i coniugi Shelley a seguirla a Ginevra. Il tempo piovoso costringe spesso tutti a star chiusi in albergo e quale modo migliore che impiegare il tempo libero leggendo storie di fantasmi ?
In particolare, Byron propone di comporre loro stessi una storia di fantasmi: tutti cominciano a scrivere, ma Mary non ebbe subito l'ispirazione.

Intanto le lunghe conversazioni degli uomini vertono sulla natura dei princìpi della vita, su Darwin, sul galvanismo, sulla possibilità di assemblare una creatura e infondere in essa la vita.
E qui trova terreno fertile l'immaginazione di Mary, ma anche il suo "incubo":

"Vedevo -a occhi chiusi ma con una percezione mentale acuta- il pallido studioso di arti profane inginocchiato accanto alla "cosa" che aveva messo insieme. Vedevo l'orrenda sagoma di un uomo sdraiato, e poi, all'entrata in funzione di qualche potente macchinario, lo vedevo mostrare segni di vita e muoversi di un movimento impacciato, quasi vitale. Una cosa terrificante, perché terrificante sarebbe stato il risultato di un qualsiasi tentativo umano di imitare lo stupendo meccanismo del Creatore del mondo."

Così Mary inizia il racconto, decisa a ricreare quel terrore che essa stessa ha provato nell'incubo: il successo dello scienziato nell'animare la creatura l'avrebbe terrorizzato ed egli sarebbe scappato dal suo lavoro, sperando che, abbandonato a se stesso, l'essere sarebbe morto; ma la creatura rimane sconcertata dalla sua solitudine e pretende una spiegazione....

In questo contesto nasce l'idea del mostro fabbricato in laboratorio e, giunti in Inghilterra, Mary e il marito, Percy Bysshe Shelley, proseguono nell'articolare meglio la storia.
Il romanzo gotico verrà pubblicato inizialmente in forma anonima

Il sottotitolo del romanzo, Il Prometeo moderno (The modern Prometheus), allude all'aspirazione degli scienziati di poter fare tecnicamente qualsiasi cosa. Vi sono due versioni della storia di Prometeo che Mary Shelley cerca di unificare:
  • il Prometeo della mitologia greca, un titano ribelle che ruba il fuoco dall'Olimpo per salvare l'umanità, da cui viene tratto il tema della ribellione contro il destino.
  • la rielaborazione romana della leggenda di Ovidio (dalle Metamorfosi), in cui Prometeo plasma gli esseri umani dalla creta.
Per quanto riguarda la figura dello scienziato creatore, Viktor Frankenstein, la Shelley si è ispirata a un tale Konrad Dippel, vissuto tra il 1673 e il 1734; di lui la scrittrice venne a conoscenza durante un viaggio del 1814 in Germania, assieme a Percy, visitando un castello vicino a Mannheim, noto come "Castello Frankenstein", dove Dippel era nato e dove furono loro narrate delle sulle storie riguardanti il misterioso Dippel. 
Pietista, osteggiò il cristianesimo in tutte le sue forme, soprattutto il luteranesimo, sostenendo invece la misticità spirituale. Fu inoltre chimico e scoprì l'olio di Dippel; ebbe una certa fama per le sue ricerche su come carpire il segreto dell'eternità e produrre oro partendo da materiali vili. 

.
Sinossi

Al polo Nord, dall’equipaggio di una nave che è in procinto di circumnavigare il globo, su un lastrone di ghiaccio, viene ritrovato semi-assiderato il dottor Victor Frankenstein. 
L’uomo prima di morire racconta al suo capitano la sua tragica storia. 
Egli narra della sua infanzia felice e della sua macabra "opera" creatrice a partire dall'assemblaggio di parti di cadaveri, al fine di creare un essere superiore all'essere umano stesso. 
Purtroppo il suo esperimento riesce ma l’essere da lui creato è talmente ripugnante da incutere terrore nel suo stesso creatore, che lo scaccia dal suo laboratorio e dalla sua vita. 
Alla ricerca di un amore e di un rispetto che mai arriveranno, la creatura si ritrova sola e disprezzata e decide di vendicarsi del proprio inventore gettandolo nella sua stessa solitudine....
 

giovedì 20 febbraio 2014

A marzo tre classici indimenticabili by Neri Pozza



Cari lettori ed amici, da amante dei classici qual sono non potevo condividere una prossima uscita marzolina firmata Neri Pozza......

Ho adocchiato il romanzo della Wharton, l'unico tra i tre che non ho mai letto.

Voi che ne pensate? C'è da aggiungere, con molta onestà, che pagare 12.90 euro dei classici che, sappiamo, in altre edizioni costano molto meno (per non parlare del fatto che si trovano facilmente anche usati e quindi a prezzi ancora inferiori...) può far storcere il nasino a qualcuno, però son certa che molti acquistano i libri anche per la rilegatura e per rendere la propria biblioteca ancora più elegante.
Io, lo confesso, se avessi il portafoglio a fisarmonica e una mega libreria... lo farei!!!! Ma così non è ... e mi accontento di edizioni anche molto economiche.

Inizio quindi con "La piccola Fadette", che per me è stata una delle letture dell'infanzia che ho amato e che mi hanno avvicinata al mondo meraviglioso dei libri e della lettura!!! 

Un grande romanzo sul tema della diversità e dei pregiudizi sociali. Una storia d’amore memorabile e commovente, nella Francia rurale dell’Ottocento. Uno dei personaggi femminili più belli della letteratura francese: Fadette, la piccola donna che – proprio come l’autrice – è costretta a lottare contro le convenzioni mondane per essere rispettata e amata.

LA PICCOLA FADETTE
di George Sand

Trad. dal francese di Alexandre Calvanese
Euro 12,90- 260 pagine
Introduzione di Daria Galateria 
Le Grandi Scrittrici
Collana a cura di Monica Pareschi
MARZO 2014

«Smussare il mio pensiero per piacere ai borghesi è una cosa che non mi è mai riuscita 
e che certo non imparerò a fare».
George Sand

Trama

Il capolavoro di George Sand, un grande libro sulla diversità e i pregiudizi sociali, in cui Landry e Sylvinet Barbeau, due fratelli gemelli, si innamorano entrambi di Françoise Fadet, detta la piccola Fadette, una ragazzina di quattordici anni emarginata in un paese della Francia rurale perché nipote di comare Fadet, una vecchia povera e avara, considerata una strega.

L'autrice.
George Sand, pseudonimo di Amantine Aurore Lucile Dupin, più tardi baronessa Dudevant (1804 - 1876), è una scrittrice e drammaturga francese. 
Ricordata per il suo anticonformismo e per le relazioni con lo scrittore Alfred de Musset e con il musicista Fryderyk Chopin, è considerata tra le autrici più importanti e prolifiche della storia della letteratura. Tra i suoi scritti più illustri: Indiana, Lélia, La palude del diavolo, François le Champi e l’autobiografia Histoire de ma vie.

Proseguiamo con il libro che mi alletta:

Con una prosa intensa ed elegante Edith Warthon ci consegna un ritratto realistico e privo di sentimentalismi dell’aristocrazia finanziaria americana di inizio Novecento: un mondo vuoto, meschino e pieno di contraddizioni in cui tutti sgomitano per entrare, costi quel che costi. Il libro più bello dell’autrice di L’età dell’innocenza. Un grande romanzo sulla ricchezza, sulla fama e sul prezzo che si è disposti a pagare per ottenerli. Titolo che manca da tempo dagli scaffali delle librerie.


LA CASA DELLA GIOIA
di Edith Wharton

Trad. dall’inglese di Gaia Cenciarelli
Euro 12,90 - 420 pagine
Introduzione di Benedetta Bini 
Le Grandi Scrittrici
Collana a cura di Monica Pareschi
MARZO 2014

Trama

Splendori e rovina di Lili Bart, graziosa figlia di una decaduta famiglia aristocratica del New England che tenta di trovare il suo posto nel mondo unendosi a un ricchissimo e noioso erede. Ma all’ascesa segue presto la caduta, quando la sua indipendenza e la sua sventatezza la trascinano in una spirale inarrestabile di debiti e disonore. 
Costretta a fare la segretaria di una facoltosa matrona e infine la sarta, non troverà mai l’umiltà necessaria per lavorare e frequentare persone normali.

L'autrice.
Edith Warthon è nata a New York nel 1862. Ha vinto il Premio Pulitzer con il romanzo L’età dell’innocenza (1920), tradotto in tutto il mondo e ancora oggetto di studio nelle scuole americane
.



E terminiamo con un classico romance punteggiato di mistery e noir, che io amo e che ho letto almeno un paio di volte, per non parlare delle sottolineature e delle recitate ad alta voce..... *_*

Una nuova, indispensabile traduzione di uno dei classici più letti di tutti i tempi. Con una magnifica introduzione di Tracy Chevalier che narra dell’enorme influenza che l’opera di Charlotte Brontë ha esercitato sulla sua scrittura. A distanza di quasi due secoli dalla prima pubblicazione del romanzo, che scandalizzò l’Inghilterra vittoriana, Jane Eyre è ancora l’emblema della donna moderna: indipendente, risoluta e innamorata.

JANE EYRE
di Charlotte Bronte

Trad. dall’inglese di Monica Pareschi 
Euro 12,90 - 600 pagine
Introduzione di Tracy Chevalier 
Le Grandi Scrittrici
Collana a cura di Monica Pareschi
MARZO 2014

« Charlotte Brontë ci tiene per mano ben stretti».
Virginia Woolf

Trama

La magnifica storia di una delle grandi eroine della letteratura di ogni tempo: Jane Eyre, l’orfana educata da una zia che non l’ama, diviene insegnante presso la tetra Lowood School e poi istitutrice di una bambina a Thornfield Hall, la sfarzosa dimora della famiglia Rochester. 
La giovane donna si innamora perdutamente di Mr. Rochester, l’affascinante padrone di casa che, tra le mura di Thornfield Hall, nasconde un terribile segreto.

L'autrice.
Charlotte Brontë (Thornton, Yorkshire 1816 - Haworth, Yorkshire 1855), oltre a Jane Eyre, ha pubblicato: Shirley (1849), Villette (1853), e Il professore (1857), e un volume di versi assieme alle sorelle Anne e Emily, entrambe scrittrici.


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