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giovedì 3 luglio 2025

I PUNKINARI di Alessandro Pagani, Massimiliano Zatini [ Recensione ]



I PUNKINARI di Alessandro Pagani e Massimiliano Zatini  è uno spassoso libro a fumetti con protagonisti due amici (tre-tre-tre e sei-sei-sei) seduti, giorno dopo giorno, sulla panchina, a bordo campo, mentre aspettano che il mister si decida a farli giocare.
E come pensano di passare in modo divertente il tempo? Attraverso un veloce scambio di battute acute e spiritose, che - lungi dall'essere un mero intrattenimento per riempire minuti che altrimenti sarebbero immobili, noiosi e silenziosi - diventa anche un modo per guardare e parlare del mondo, delle persone attorno a loro, delle preoccupazioni e dei problemi quotidiani con quell'ironia che può davvero salvarci da momenti altrimenti tristi e frustranti.


Ed. Nepturanus
ill. Matteo Cialdella
128 pp
14.90 euro
Che la vita sia un continuo aspettare il proprio turno, è un dato di fatto: ogni giorno ciascuno di noi attende qualcosa o qualcuno, che sia il turno allo sportello del bancomat o il marito che è andato a prendere l'auto parcheggiata chissà dove; dal pullman che ci porterà al lavoro alla moka al mattino che, tempo pochi minuti, ci inonderà le narici con quel delizioso profumo di caffè che attiverà gli ultimi neuroni che il caldo ancora non ha bruciato; c'è chi aspetta con ansia il sabato, chi semplicemente l'alba, chi una telefonata che tarda ad arrivare, chi di fare quella visita all'ospedale prenotata un anno e mezzo prima.

E cosa fai mentre aspetti?
Fumi una sigaretta? Leggi il libro che hai messo in borsa? Metti le cuffie nelle orecchie o giochi a Scrabble sul cellulare?

Tre-tre-tre e Sei-sei-sei sono seduti l'uno accanto all'altro e, mentre attendono di entrare in campo per giocare una partita a calcio, chiacchierano, o meglio si scambiano freddure, battutine, indovinelli, insomma ingannano l'attesa con l'arma dell'umorismo.

Un umorismo intelligente, brillante, che fa sorridere per la sua comicità briosa e sagace, e che tiene uniti i due anonimi calciatori i quali, su quella panchina, si trasformano in "atleti della risata" e, a colpi di gag, giochi di parole e doppi sensi, affrontano il malessere, la frustrazione e l'ansia che spesso accompagnano le attese soprattutto quando non hanno un limite temporale ben definito, ma possono pure protrarsi per un tempo più lungo di quanto vorremmo.

"Credo di non star bene, oggi mi sono visto allo specchio e non mi sono riconosciuto."
"Riguardati"

Ingannare la noia, riempire i tempi morti con l'umorismo, per non soccombere al senso di inutilità che i due amici potrebbero facilmente provare constatando come, di partita in partita, essi restino sempre seduti a guardare i compagni mentre corrono dietro alla palla.

"Che hai fatto ieri sera?"
"Ho visto un film distopico"
Stopico, stopico... Mai sentito, è bravo?"

Scherzare e prendersi simpaticamente in giro è la strada per la sopravvivenza, per non restare fermi e non sentirsi inutili ma anzi rendersi attori e protagonisti della propria personale partita. 


Un fumetto che si legge in un soffio e con il sorriso sulle labbra, sia per le battute in sé (divertenti ed efficaci dal punti di vista della comicità che vogliono esprimere) che per la simpatia che suscita l'immaginarsi questi due calciatori che non calciano, di cui non conosciamo i nomi e che vediamo disegnati solo di schiena, mentre assumono diverse posizioni mentre sono in panchina, e che ci danno l'idea di due bei tipi fuori dagli schemi, capaci di guardare il mondo, sé stessi e gli altri con quella vena di ironia e di leggerezza che può realmente alleggerire certe giornate e aiutarci a restare di buon umore anche quando sarebbe più facile lasciarsi andare alla noia o allo sconforto.

Consigliato assolutamente; il susseguirsi di battute argute e vivace fanno di questo libro a fumetti una lettura davvero spassosa.

lunedì 30 giugno 2025

LE MIE LETTURE DI GIUGNO 2025

 

Buonasera, amici lettori!

Giugno è al termine e io sto per tirare le somme non solo delle letture di questo mese che sta andando via, ma anche delle mie letture in questa prima metà del 2025.

In questo post, comunque, ricapitolo soltanto le letture di giugno :))



  1. LUPA NERA di J.G. Jurado: thriller spagnolo ambientato a Madrid, secondo volume della trilogia Regina Rossa. Antonia Scott e Gutierrez se la devono vedere con assassini professionisti e mafiosi russi (4/5). DINAMICO, COINVOLGENTE.
  2. L'IMPREVEDIBILE CASO DEL BAMBINO ALLA FINESTRA di L. Thompson: giallo per ragazzi - 12enne misofobo si improvvisa investigatore. Ma prima deve riuscire ad affrontare le proprie paralizzanti paure (4/5). ORIGINALE, CON MOLTI SPUNTI DI RIFLESSIONE SUI DOC.
  3. Il BAGLIORE D’ARGENTO di C. Bilson: western romance pulito e squisitamente romantico; storia godibile e carina, se piace il genere; traduzione pessima (2/5). AHIMÈ, NON MI SENTO DI CONSIGLIARLO SPASSIONATAMENTE...
  4. SFUMATURE di A. Falavena: narrativa contemporanea - breve romanzo che esplora l'universo interiore di due uomini e una donna le cui strade si incrociano per pura casualità (4/5). SE CERCHI UNA LETTURA BREVE MA PROFONDA.
  5. L'EDUCAZIONE di T. Westover: autobiografia - l'autrice racconta com'è stato crescere in una famiglia mormona fondamentalista in cui non sono mancati le violenze psicologiche e fisiche (4/5). SE HAI VOGLIA DI UNA STORIA VERA ED EMOTIVAMENTE COINVOLGENTE.



READING CHALLENGE

Per la sfida letteraria, nel mese di giugno gli obiettivi erano i seguenti:

- ROMANZO DI FANTASCIENZA
- LIBRO AMBIENTATO IN MEDIORIENTE
- LIBRO CHE RACCONTI L'AFRICA
. JEZABEL di I.Nemirovsky


Io ho scelto un obiettivo delle categorie fisse - BIOGRAFIA - con
questo saggio storico-biografico incentrato sul partigiano pugliese Gioacchino Gesmundo: 

6. LIBERTÀ A CARO PREZZO. Gioacchino Gesmundo e le Fosse Ardeatine, di Giovanni Capurso (4/5). SE RICERCHI UN LIBRO AMBIENTATO DURANTE GLI ANNI DEL FASCISMO/SEC.GUER.MOND.



SERIE TV

Sul fronte serie tv, ho un paio da consigliarvi.

THE SURVIVORS - OMBRE NELL'ACQUA.


Basata sull'omonimo romanzo di Jane Harper, la serie è ambientata nella cittadina costiera di Evelyn Bay, in Tasmania. 

Kieran Elliott torna a casa, dai suoi genitori e dai suoi amici, dopo ben quindici anni di assenza.
Il motivo per cui è stato lontano tanto tempo da casa è presto detto: 15 anni prima egli ha assistito a una tragedia che ha segnato l'esistenza di più famiglie della comunità.

Nel corso di una terribile (quanto prevedibile) tempesta nelle grotte che caratterizzano quelle coste, tre giovani morirono.

Tra essi c'era Finn, il fratello maggiore di Kieran, e questo evento tragico ha comprensibilmente sconvolto la vita sua e dei genitori.

In quell'occasione morì anche un altro giovane uomo, amico di Finn e, sempre nel medesimo giorno ma in circostanze meno chiare, scomparve Gabby, la migliore amica di  Mia (moglie di Kieran). Ad essere precisi, Gabby in teoria non è ufficialmente morta nella e a causa della tempesta, però da quel giorno di lei si son perse le tracce ed è tornato a riva soltanto il suo inseparabile zainetto, il che ha fatto supporre alla polizia che fosse annegata.

Kieran, quindi, torna ormai da adulto e da uomo sposato e da padre; il ritorno in questa comunità che l'ha visto crescere e andar via, è accompagnato da sentimenti contrastanti: alcuni amici sono felici di rivederlo, altri decisamente meno.
La verità è che nessuno, nonostante gli anni trascorsi, ha dimenticato ciò che accadde nelle grotte, e questo crea ancora oggi imbarazzi, malumori, ostilità e rancori mai sopiti.

Del resto, i primi ad essere imbarazzati sono i suoi stessi genitori, o meglio sua madre, che continua a soffrire per la perdita del primogenito e non ha mai smesso di pensare che quella tragedia potesse essere evitata.
Se è successa, la colpa è da attribuire proprio a Kieran, fatto - questo - che ha inevitabilmente incrinato i rapporti tra madre e figlio, generando incomprensioni e distanza.
Il padre, purtroppo, ha cominciato a "non starci più con la testa" e a manifestare preoccupanti, e sempre peggiori, sintomi di demenza senile.

Sulle ragioni della presunta responsabilità di Kieran sulla morte dei due ragazzi non aggiungo nulla perché è una questione su cui si basa lo sviluppo delle vicende.

A rendere ancora più amaro il ritorno di Kieran nella sua città natale, è un'altra disgrazia: il corpo di una giovane donna, Bronte, viene ritrovato sulla spiaggia.

Bronte è stata palesemente uccisa.
Da chi e perché?

Le indagini da parte degli investigatori portano man mano a sospettare di diversi membri della comunità di Evelyn Bay, che è quel classico posto ameno e soleggiato in cui tutti conoscono tutto di tutti... o almeno credono.

La realtà con cui Kieran - e non solo lui, ma chiunque cominci a cercare la verità là dove finora non è stata mai cercata - deve fare i conti è che quelle persone, che lui pensa di conoscere bene come le proprie tasche, possono nascondere dei segreti, dei "peccati", e che sono disposti a tutto pur di far sì che quei segreti restino tali.

Mentre si indaga per scoprire l'assassino di Bronte, Mia si impegna per avere delle risposte anche sulla misteriosa scomparsa della sua amica Gabby: cosa l'è successo in quel maledetto pomeriggio in cui morirono i due amici nella tempesta delle grotte? 
Il suo corpo è stato trascinato dalla corrente - come tutti ad Evelyn Bay hanno da sempre ipotizzato - o qualcuno potrebbe averle fatto intenzionalmente del male?

La serie tv è composta (per ora) da una sola stagione e l'ho guardata in un soffio perché  mi è piaciuta da subito, come mi piacciono sempre  quelle storie ambientate in località tranquille, in cui non succede mai  nulla (o quasi), in cui c'è un'avvolgente senso di famigliarità che ti porta a credere che ciascuno conosca l'altro, che lo tratti come un fratello e che non ci siano segreti... e invece ci sono eccome e farli emergere è il fulcro della narrazione.

I colpi di scena non mancano e si guarda ogni puntata con la voglia di risolvere il mistero,  di chiarire come e perché sia successo quel fatale incidente alle grotte, se realmente Kieran sia in qualche modo responsabile, e soprattutto che n'è stato della povera Gabby, la cui triste vicenda negli anni è stata adombrata dalla morte dei due amici, relegandola nel dimenticatoio, tranne che per la madre e per Mia, che non ha mai smesso di chiedersi cosa sia davvero successo all'amica, che allora aveva solo 14 anni.

Bella, la consiglio, si lascia guardare tutta con interesse.


La seconda serie è sudcoreana.

SE UN ALBERO CADE IN UNA FORESTA


"Se un albero cade in una foresta ma nessuno si trova lì per sentirlo, fa rumore oppure crolla nel silenzio più totale?"

n
 Le vicende fanno capo a due diversi piani temporali e in entrambi i casi abbiamo due uomini proprietari di una struttura alberghiera.

Jeon Yeong-ha è rimasto vedovo e, dopo la malattia terminale della moglie, si è trasferito in una cittadina isolata nella foresta a poche ore di macchina da Seul; qui, circondato da una natura incantevole, lussureggiante e dai colori brillanti, gestisce una casa vacanze che, quanto ad affari, se la cava piuttosto bene. 

Un giorno, viene a soggiornarvi una giovane donna di nome Seong-a con un bambino, Si-hyeon, che Jeon Yeong-ha ipotizza sia suo figlio. 

Il mattino dopo, però, Seong-a se ne va senza il piccolo, caricando con fatica un grosso trolley e lasciando, nella stanza in cui ha albergato, delle macchie di sangue e l'odore della candeggina. 

La situazione è inquietante e incomprensibile allo stesso tempo ma una cosa Jeon Yeong-ha  intuisce: quella donna - tanto bella quanto sfuggente - ha sicuramente commesso un'azione terribile... ma provarlo è arduo, anche perché a Jeon Yeong-ha  non restano che ipotesi terrificanti e dubbi atroci, ma di concreto nulla.

La cosa assurda è che un anno dopo la donna torna nella casa vacanze ma Jeon Yeong-ha  è turbato, sospettoso ed è assolutamente convinto che lei nasconda dei segreti dietro quel suo sorriso affascinante e quel corpo minuto da modella.
 Seong-a, inoltre, è una pittrice che cerca in tutti i modi di sfondare e di ottenere un proprio spazio nelle gallerie d'arte; la donna ha deciso, in tutta autonomia e con estrema prepotenza, che quel posto meraviglioso (la casa vacanze) sia il luogo ideale per dare sfogo alla propria vena artistica e così... vuol restarci.

 Seong-a ha deciso di stabilirsi presso la struttura di Jeon Yeong-ha a tempo indeterminato, creando grande imbarazzo all'uomo, che non sa come sbarazzarsi di quest'ospite sgradita, che lui è convinto sia un essere ignobile (un'assassina?), una mina vagante, una scheggia impazzita.
Vorrebbe poterla denunciare, ma non è così semplice perché gli agenti di polizia si lasciano sedurre dal fascino malefico della donna e Jeon Yeong-ha  finisce per aver più torto che ragione.

Le cose si complicano quando Seong-a si rende conto che Jeon Yeong-ha  è intenzionato seriamente a cacciarla e che è disposto a tutto pur di mandarla via, soprattutto nel momento in cui il pover'uomo si rende conto che la donna è molto pericolosa, una psicopatica capace di aggredire violentemente chiunque... ed egli teme che potrebbe arrivare a far del male alla propria unica figlia.

Parallelamente,  conosciamo anche un'altra famiglia (padre, madre, figlio adolescente) che gestisce un hotel affacciato su un lago: il posto è molto frequentato e anche qui le cose procedono bene finché un giorno arriva un ospite misterioso, silenzioso e sinistro che si rivela essere un ricercato serial killer. Questi commette un efferato omicidio in una stanza dell'albergo, cosa che farà andare a catafascio l'attività di famiglia perché da quel momento nessuno vorrà più soggiornare nell'albergo degli orrori.
La vita della famiglia proprietaria dell'hotel viene quindi stravolta e nulla sarà più lo stesso per queste povere persone, che si allontaneranno l'una dall'altra, chiudendosi ognuna nel proprio dolore, nella propria amarezza e nei sensi di colpa.

I due filoni narrativi sono distanziati da diversi anni e le due storie sembrano scollegate, in un primo momento, ma pian piano ogni dubbio su come e dove collocare i personaggi (e le loro tragedie) viene risolto, fino a capire in che modo gli eventi del passato e quelli del presente si incrocino, dando poi vita ad un'unica storia, in cui ogni personaggio principale trova il proprio posto ed è impegnato a risolvere i propri tormenti personali e famigliari.

È una serie ricca di pathos, di suspense, di azione, colpi di scena, di nodi man mano sciolti, di collegamenti progressivamente svelati; lo spettatore si appassiona alle vicende di Jeon Yeong-ha, quasi arrabbiandosi con lui per quest'invasione irrazionale e folle da parte della donna psicopatica, la quale però è un personaggio odioso ma a modo suo carismatico, che con la propria luciferina determinazione e scaltrezza si pone al centro di scene e dinamiche non solo molto movimentate, ma anche sanguinose ... che John Wick scansate!

A me è piaciuta molto, i coreani sono sempre al top e sanno come catturare l'attenzione dello spettatore fino all'ultima scena.

sabato 31 maggio 2025

MAGGIO 2025 - tra libri e sensei

 

Ecco le mie letture di maggio.
Non ho letto quanto avrei desiderato perché le cose da fare durante il giorno sono davvero molte, e la lettura spesso me la lascio soprattutto per la sera (tanto comunque in tv non c'è nulla di interessante), però l'importante è leggere, no? ^_-





  1. L'ANNIVERSARIO di A. Bajani: narrativa contemporanea italiana - quando allontanarsi dalla famiglia d'origine diventa l'unico modo per salvarsi da meccanismi insani e violenti (4/5). SE HAI VOGLIA DI UNA LETTURA BREVE INCENTRATA SUI RAPPORTI FAMIGLIARI.
  2. L'ORFANOTROFIO SUL LAGO di D. G. Miller: thriller - molte ragazze spariscono da una casa famiglia. Investigatrice coreana indaga (3.5/5). TRAMA DEBOLE, POCO AVVINCENTE NEL COMPLESSO; SI RISOLLEVA NELLE BATTUTE FINALI.
  3. LA LEVATRICE DI NAGYRÉV di S. Zuccato: giallo storico - cosa lega la misteriosa e affascinante figura di una levatrice a una serie di strane morti che si susseguono nell'arco di una decina d'anni in un villaggio ungherese nei primi decenni del Novecento? (5/5). ROMANZO STORICO ISPIRATO A FATTI E PERSONAGGI REALI. BELLO BELLO.
  4. UN INCANTEVOLE APRILE di E. von Arnim - narrativa femminile - quattro donne infelici passano insieme un mese di vacanza in Italia e la loro vita verrà inaspettatamente stravolta. SE DESIDERI UNA LETTURA PROFUMATA COME I FIORI IN PRIMAVERA E CAREZZEVOLE COME IL SOLE D'APRILE SULLA PELLE.
  5. SABBIE DI PERSIA di E. Faye - narrativa storica - romanzo storico basato sulla storia della regina Esther narrata nelle Sacre Scritture (2.5/5). Elementi biblici si fondono e confondono con altri inventati dall'autrice. Pessima traduzione (forse frutto dell'IA?). Potrei pure  consigliarlo se fosse tradotto bene.


READING CHALLENGE

Per la sfida letteraria, nel mese di maggio gli obiettivi erano i seguenti:

- ROMANZO DISTOPICO
- LIBRO LA CUI STORIA ABBIA A CHE FARE CON L'ARTE
- LIBRO PER BAMBINI/RAGAZZI
- "DIECI FIGLI CHE LA SIGNORA MING NON HA MAI AVUTO" (E.E. Schmitt)

Io ho scelto un obiettivo del mese di FEBBRAIO >>  UN LIBRO CON PROTAGONISTA UN BAMBINO/ADOLESCENTE << 
6. IL GIOCATTOLAIO di S. Pastor: thriller ambientato in un Quartiere dove i bambini sono lasciati a loro stessi e gli adulti, quando non sono "semplicemente" distratti, possono essere pericolosi... (3,5/5). PRIMA PARTE LENTA, POI LE VICENDE SI FANNO VIA VIA PIÙ DINAMICHE.


SERIE TV

Ho finito COBRA KAI e posso dire di aver terminato le sei stagioni davvero in poco tempo perché la voglia di vedere due-tre puntate l'una di seguito all'altra era molta.

Ok, quanto di voi non sono così giovani da non conoscere Karate Kid?
Avete presente Ralph Macchio, Johnny Lawrence, il maestro Miyagi..., "dai la cera, togli la cera"?

No??
Beh, io sì, la mia infanzia è stata scandita da alcuni film che poi sono diventati dei cult, dei classici degli anni Ottanta che non tramontano più: Ritorno al futuro, Rocky, Karate Kid, appunto, e solo per citarne alcuni.

Cobra Kai
è una serie composta da sei stagioni, realizzata tra il 2018 e il 2025 ed è il sequel della serie cinematografica The Karate Kid.

Siamo ad oltre trent'anni dopo gli eventi narrati nei primi tre film (il quarto Karate Kid è del 1994 e il protagonista è un altro, anzi un'altra) e la situazione è questa: mentre Daniel LaRusso (Ralph Macchio) si è fatto strada come imprenditore, aprendo una concessionaria di automobili, il suo famoso rivale del 1984, Johnny Lawrence (William Zabka) è uno sfigato, un cinquantenne fallito, con una relazione importante ma fallimentare alle spalle, un figlio teeenager (Robby Keene) che non vede mai e che lo detesta, e una vita allo sbando, in cui lui cerca di tirare avanti giorno per giorno facendo lavoretti vari e passando le giornate da solo a commiserarsi.

Le glorie vissute nel dojo più aggressivo di All-Valley negli anni Ottanta, il Cobra Kai guidato dal sensei che in pratica egli vedeva come un padre, John Kreese (Martin Kove), sono un lontano ricordo e quella sconfitta in finale, a causa di Daniel, brucia ancora.

Ma qualcosa comincia a cambiare anche per uno come lui, che ha fatto della birra la sua amica più fedele.

Una sera aiuta un adolescente di origini latine, Miguel Diaz (Xolo Maridueña), a non soccombere a un gruppetto di bulli, i quali vengono scacciati da Johnny con quattro mosse di karate; Miguel gli chiede di aiutarlo ad imparare a difendersi e, dopo le reticenze iniziali, Lawrence accetta, motivato dalla presenza di questo allievo che, chissà!, potrebbe essere il primo di tanti altri.

Le cose cominciano subito a complicarsi.
Per farla breve: Daniel accoglie, come dipendente nella concessionaria, il giovane Robby, ma lo fa non sapendo che è figlio di Johnny (e che questi si avvicina ai LaRusso per fare un dispetto al padre, avendo saputo che questi odia Daniel); Samantha, la primogenita di Daniel, si invaghisce di Miguel e i due si mettono insieme.
Quando LaRusso viene a sapere che Johnny ha in programma di riaprire il Cobra Kai, comincia a preoccuparsi: lui sa per esperienza cosa significhi finire nelle mani dei ragazzi che imparano il karate in quel dojo, ne conosce la violenza, la terribile legge del pugno che porta avanti ("Strike first, strike hard, no mercy!") e si proporrà, come missione, di impedirne l'apertura o comunqu di farlo chiudere se apre.

Ecco,  questa "lotta" tra i due eterni rivali scandirà il loro rapporto per moooooooooolte puntate, ma porterà Daniel a non limitarsi a mettere i bastoni tra le ruote a Johnny, bensì anche a convincersi della necessità di aprire pure lui il proprio dojo, chiaramente all'insegna dei nobilissimi valori imparati ai piedi del caro e compianto signor Miyagi, il quale gli ha insegnato che il karate non è mai per attaccare per primi ma sempre per difesa, oltre a puntare sul rispetto, sulla compassione, insomma su valori opposti a quelli del Cobra Kai.

I due dojo verranno aperti e ciascuno comincerà ad attirare ragazzi, ognuno rapito dalla "filosofia" dell'uno o dell'altro.
Gli allievi più in vista saranno, oltre ai già citati Miguel, Robby e Sam, i loro amici "Falco", Demetri, Tory Nichols, e tra questi (ed altri allievi che man mano si aggiungeranno) si instaureranno dinamiche tipiche del mondo adolescenziale: innamoramenti, tradimenti, bullismo (anche abbastanza pesante), amicizie e alleanze che nascono, poi si sfasciano e poi si riallacciano, in un continuo andare e venire, odiarsi e amarsi, avvicinarsi e allontanarsi che inevitabilmente coinvolgerà i due sensei e i loro dojo.

Non intendo riassumervi sei stagioni, tranquilli, vi dico solo che io ho trovato la serie fighissima, mi sono piaciute tante cose e, credetemi, l'ho iniziata titubante, quasi convinta che l'avrei abbandonata alla prima puntata, e invece...!

Ho amato il personaggio di Johnny: parte come un fallito, incapace di fare qualcosa di buono, oggetto del disprezzo da parte di tutti, ma poi trova in sé stesso la ferma volontà di cambiare il proprio destino: riaprire il Cobra Kai è una sfida personale, è il suo sogno da sempre e incontrerà molte difficoltà per poterlo tenere aperto, ma con le motivazioni giuste, e soprattutto le persone accanto giuste, saprà superare le proprie insicurezze, i momenti di disistima e di scoraggiamento.
A lui si devono i momenti più divertenti e umoristici, che mi hanno fatto davvero ridere.
Ho apprezzato la sua evoluzione umana: cresciuto con Kreese - nessuna pietà, combatti forte, non avere compassione dell'avversario, spezzagli il braccio e la gamba se serve a vincere... -, ne vuol riportare in auge i metodi (dis)educativi, ma avrà modo di modificare i propri schemi mentali e, grazie in particolare al confronto con Daniel LaRusso, saprà aprirsi alla filosofia, più umana ed empatica, del dojo Miyagi, con cui infatti nasceranno collaborazioni, ora conflittuali ora ricche di crescita.

Ho amato tutti i flashback che mi riportavano ai film, e non solo al primo ma anche agli altri due, e questo grazie all'aggiunta, nel corso delle stagioni, di altri personaggi che sbucheranno proprio dal passato e che renderanno le vicende più frizzanti e imprevedibili (uno su tutti: il pericoloso, e un filino sociopoatico, sensei Terry Silver).
Mi hanno fatta sorridere molto anche i riferimenti a Rocky, e il rapporto tra lo Stallone e l'amico-rivale Apollo Creed rivivrà in qualche modo in quello tra Daniel e Johnny, che se ne diranno e faranno di ogni, ma essendo due uomini intelligenti, sinceramente appassionati di karate e interessati ai loro ragazzi, sapranno all'occorrenza vincere ogni personale rivalità, la quale dopotutto affonda le radici in un passato ormai abbastanza lontano.

Mi sono piaciute le tematiche giovanili, nonostante a volte gli episodi di bullismo fossero esagerati, esasperati e spesso sfociavano in condotte quasi criminali; c'è da dire che anche i ragazzi (i personaggi principali), al momento giusto e dopo essere maturati e aver riflettuto, hanno saputo regolare il proprio comportamento e direzionare in modo progressivamente più sano, emozioni, obiettivi e la voglia di combattere e vincere, dentro e fuori il tatami.

Ci sono molti colpi di scena, spesso le puntate terminavano in modo da incuriosirmi e lasciarmi con la voglia di conoscere ogni futuro sviluppo di tutte le dinamiche e le interazioni che si creavano di volta in volta.

Seguivo i combattimenti con lo stesso coinvolgimento di quando vedevo Rocky menar pugni di qua e di là, il che è tutto dire *___*

Beh, che dirvi ancora?
È una serie fatta bene, mescola comedy e drama, avventura e temi adolescenziali, il tutto con un risultato assolutamente positivo.

Non volevo arrivare all'ultima puntata perché già sapevo che mi sarebbero mancati... 

Io la consiglio!!

giovedì 22 maggio 2025

** Recensione ** IL GIOCATTOLAIO di Stefano Pastor


Crescere in un quartiere degradato, con scarse possibilità di progresso e che offre decisamente ancor più scarse opportunità di migliorare la propria vita, è già dura, ma se a questo si aggiunge l'appartenenza a una famiglia disagiata e disfunzionale sotto diversi aspetti, la situazione non può che essere drammatica.
E questa è la triste condizione in cui vivono i giovanissimi protagonisti di questo romanzo, i quali - come se non bastasse - dovranno vedersela anche con un mondo di adulti indifferenti, distratti o, peggio ancora, malvagi.
Eppure, qualche eccezione c'è e potrebbe diventare, per alcuni, l'unica áncora di salvezza in una realtà disperata.


IL GIOCATTOLAIO
di Stefano Pastor

Fazi Ed.
397 pp
2012
Massimo ha undici anni ed è appena arrivato nel Quartiere; è ospite di suo zio Donato, fratello di sua madre, ma l'uomo non si rivela, sin dai primi momenti, una figura rassicurante: è un alcolizzato e un violento, non ci sa fare con i ragazzini e in più è evidente come tolleri a malapena la presenza di questo nipote in casa propria.

Perché Massimo è finito in custodia dallo zio, che tra l'altro non ha mai frequentato in passato?

Le motivazioni emergono gradualmente e sono drammatiche, dolorose per il bambino, che già ha sulle proprie fragili spalle un passato di violenze famigliari; vivere in casa con un uomo che non conosce e che ha pure problemi nel gestire la rabbia, lo getta nello sconforto.
Massimo è terrorizzato, teme che lo zio lo picchierà prima o poi; vorrebbe solo potersi allontanare da lì ed infatti preferisce star tutto il giorno fuori casa, vagabondare solitario e impaurito per le strade semideserte del Quartiere, entrando e uscendo dai palazzi abbandonati (spesso occupati da barboni, da individui "strani" o semplicemente da ragazzini che vanno a giocare), sotto gli occhi curiosi e diffidenti della gente che si sofferma a guardare, da dietro alle tende delle finestre, ciò che accade in strada.

Ed è mentre va in giro senza aver nulla da fare che Massimo incontra dei coetanei, come il vivace e strafottente Grillo e il saggio e tranquillo Marco, con cui si ritrova ad andare molto d'accordo.

Nel Quartiere vive anche la 15enne Mina.
Mina è un'adolescente dal carattere d'acciaio, dalla volontà di ferro, dalla tempra di una piccola guerriera che non abbassa il capo davanti a nessuno, che non si lascia impressionare dai prepotenti, anzi, li individua e li bracca fino a quando non smettono di fare gli sbruffoni e i bulli.
Mina odia le ingiustizie e cerca in tutti i modi, con i pochi mezzi che ha (sé stessa, le proprie mani, la propria voce) di difendere i più deboli, proprio come deboli e bisognosi di aiuto sono i tanti bambini del suo Quartiere.

Bambini che vivono con genitori che non si prendono cura di loro come dovrebbero, che sono superficiali e distratti o, peggio ancora, aggressivi, abituati a sfogare la propria frustrazione e infelicità sui figli attraverso botte e umiliazioni fisiche e psicologiche.

Se potesse, Mina prenderebbe questi bambini e li porterebbe a casa propria per salvarli, per dimostrare loro che non c'è solo la violenza e che possono aspirare a una vita felice.
Mina è orfana di madre e suo padre è sempre via per lavoro.
Il suo migliore (ed unico) amico è il signor Baldacci, che lei ha soprannominato Peter, come Peter Pan: perché Peter è un uomo adulto ma non ragiona come gli adulti: dentro è rimasto un bambino, la sua anima si è come cristallizzata nell'infanzia, restando pura, innocente, semplice.

Jon è un adolescente di sedici anni di origine albanese; è in fuga dal proprio paese e da una famiglia ormai sfaldata e anch'egli è arrivato da poco nel Quartiere, con la speranza di lavorare - seppur in nero - e guadagnare qualcosa, provando a costruirsi una vita e sperando che non lo rimandino in Albania.
Ma i suoi timidi desideri si scontrano dal primo momento con la triste realtà: il cadavere di un bambino, scomparso da mesi, viene ritrovato proprio nei pressi del magazzino in cui lavora Jon (e in cui ha trovato temporaneamente riparo), e dalle terribili condizioni in cui è il piccolo corpo è evidente che sia stato orribilmente torturato...

Purtroppo, non è l'unico caso di scomparsa: altri bambini sono recentemente spariti senza lasciare traccia. 

La paura del mostro scivola sulle coscienze degli adulti, preoccupati sì, ma non abbastanza da muoversi e far qualcosa di concreto per ritrovare questi innocenti.

Dalle pagine di questo romanzo si delinea una situazione infelice che vede i minori abbandonati a loro stessi e, dall'altro lato, degli adulti (genitori, vicini di casa, conoscenti, gli stessi poliziotti) arroccati nella loro irriducibile distanza rispetto al mondo dell'infanzia. 

Il primo mostro - quello che distrugge la purezza e l'innocenza dei bambini, che li avvolge nelle soffocanti spire dell'angoscia, della solitudine - è l'indifferenza dei grandi verso i piccoli; chi dovrebbe proteggere, rassicurare, passare del tempo con i bambini, non lo fa, tutt'altro: questi sono lasciati soli contro il mondo, all'interno di un quartiere ostile, cupo, in cui aleggia una minaccia non ancora identificata ma sicuramente pericolosa che individua proprio nei piccoli più soli, più vulnerabili, il bersaglio ideale.

Solo Mina (che non è una bambina ma neanche ancora un'adulta, pur essendo fin troppo matura per la propria età, e di certo più responsabile di molti adulti attorno a lei) e Peter, il gentile titolare di un banco di pegni zeppo soprattutto di giocattoli, sembrano comprendere la triste realtà che li circonda e desiderano andare incontro ai desideri e alle paure dei bambini. 

Il ritrovamento del cadavere sconvolge il Quartiere che comincia a puntare il dito su Peter il giocattolaio.

L'uomo ha, agli occhi della comunità, atteggiamenti molto strani, sembra così ingenuo e disponibile verso i ragazzini... Forse nasconde qualche perversione? Magari è proprio lui che li rapisce e li uccide?

Mina è strasicura che il suo buon amico non sia colpevole; anzi, è piuttosto il contrario: è così altruista e gentile, che la gente approfitta di lui!

Insieme a Jon, Mina farà di tutto per scagionare Peter da ogni accusa ma per farlo dovrà individuare l'identità del rapitore assassino e, se possibile, salvare i bambini che sono ancora nelle sue mani.

Dal canto suo, Massimo viene sempre più schiacciato dal peso della solitudine e della sofferenza, e l'amico Marco sembra diventare l'unica presenza positiva: il bambino è socievole, allegro e invita Massimo a casa sua, dove vive con suo padre. 
Un padre che è perfetto, l'opposto dei "padri del Quartiere", così disinteressati e freddi verso i figli: lui è invece un vero e proprio "genio della lampada" che esaudisce ogni desiderio di Marco, portandolo dove vuole, comprandogli di tutto, dai vestiti alla cameretta nuova piena zeppa di giochi.

È questa la vita perfetta, serena, ideale, che Massimo sogna per sé stesso.
Ma per lui le prove non sono ancora finite...

"Il giocattolaio" è un thriller che parte, a mio avviso, placidamente, in quanto si sofferma molto sul mostrarci com'è la vita nel Quartiere, come sono i rapporti tra gli adulti e i bambini, i problemi dei primi e le afflizioni dei secondi, in un quadro di completa tristezza e distanza emotiva tra tutti.
Per circa metà del libro, vengono "gettate le basi" per gli avvenimenti più movimentati che avranno luogo dopo, per cui il ritmo iniziale è tranquillo, se non fosse per quella persistente, palpabile e sottile sensazione di un indefinibile pericolo acquattato nelle strade, nei palazzi, nel buio di certe zone meno sicure, nelle quali può nascondersi il mostro.
La narrazione (sempre in terza persona) segue i punti di vista di più personaggi (Mina, Massimo, Jon...), tecnica che offre una molteplice prospettiva da cui guardare gli eventi, oltre a lasciarci entrare nell'intimo dei singoli, mettendoci di fronte alle loro paure, alle loro insicurezze, ai mille dubbi, ai desideri e alle timide speranze, ma che in questo caso non ho trovato priva di difetti.

Il personaggio di Peter è centrale ed è particolare perché incarna una sorta di ponte tra gli adulti e i bambini, in quanto egli stesso è anagraficamente adulto ma è rimasto fanciullo nei modi di pensare, sognare, progettare il futuro.
Mina è agli antipodi: disincantata, pragmatica, dai modi spicci e bruschi, spesso aggressiva nell'approccio con chi la contraddice o non la comprende, manifesta nei gesti e nella parole un quantitativo di rabbia e risentimento che rischia di divorarla, rendendola troppo dura e cinica a soli quindici anni. 

Ma sia lei che gli altri personaggi principali (Jon, Massimo, Peter...) avranno modo di cambiare, di maturare, di superare ciascuno i propri limiti, insicurezze, provando a costruire un domani diverso e più luminoso, non prima di aver attraversato una serie di vicissitudini terribili, pericolose e dagli sviluppi imprevedibili.

Durante la lettura ho avvertito una certa debolezza nella trama, dovuta al passaggio troppo repentino da un punto di vista all'altro, alla caratterizzazione (un po' superficiale, dal mio punto di vista) di alcuni personaggi secondari, ad alcuni dialoghi un po' stereotipati, a come sono gestiti gli eventi che man mano conducono verso il finale.

Però diciamo che nel complesso è un buon libro, si legge con fluidità e sufficiente interesse, soprattutto dalla seconda metà in poi.

venerdì 9 maggio 2025

LE MIE LETTURE DI APRILE 2025

 

Buon pomeriggio, lettori!

Finalmente rieccomi qui sul blog!

Sono stata assente per ragioni famigliari (legate alla salute di mio padre), che mi hanno impedita di poter stare a casa e aggiornare letture e post, ma adesso l'emergenza sembra rientrata e oggi sono qui con il recap delle mie letture di aprile.


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  1. SE I GATTI POTESSERO PARLARE di P. Pulixi: giallo-cozy crime ambientato durante una crociera. Libraio musone ed esperto in libri gialli indaga su un assassinio in mare aperto (4/5). LETTURA GODIBILISSIMA E SIMPATICA.
  2. LA GUERRA. (Blackwater IV) di M. McDowell: saga famigliare paranormal-gotica. Elinor è ormai la nuova matriarca del clan Caskey. Tutto sembra tranquillo finchè scoppia la guerra (4/5). SE STATE SEGUENDO LA SAGA, TANTO VALE PROSEGUIRE.
  3. DIMMI CHE NON VUOI MORIRE di S. Crepaldi: cozy-crime con la tanatoesteta aspirante pasticciera in missione segreta nella bellissima Venezia (4.5/5). SE DESIDERI UNA LETTURA LEGGERA E APPASSIONANTE.
  4. MARINA di C. Ruiz Zafôn: mystery, narrativa per ragazzi - in una Barcellona cupa e misteriosa, due adolescenti portano alla luce verità terribili e dolorose, al limite della realtà (3.5/5). SE CERCHI UN LIBRO CON PROTAGONISTI MOLTO GIOVANI, CURIOSI E CORAGGIOSI E CON UN'ATMOSFERA DARK.
  5. IL TEMPO DELL'ODIO di A. Lanzetta: giallo storico - sono gli anni della 2° guerra mondiale e un 14enne vuol vendicarsi di chi ha stravolto l'esistenza sua e della sua famiglia (4.5/5). TRAMA SCORREVOLE, AVVINCENTE E BEN CONTESTUALIZZATA.
  6. IL VIAGGIO DI COLIBRÌ di P. Comi - narrativa per l'infanzia. Un piccolo colibrì abbandona il nido per conoscere il mondo attorno a sé (4.5/5). LIBRO CON BELLE ILLUSTRAZIONI, BELLA STORIA.


READING CHALLENGE



Per la sfida letteraria, nel mese di aprile gli obiettivi erano i seguenti:

- CLASSICO DELLA LETTERATURA AMERICANA.
- CLASSICO DELLA LETTERATURA RUSSA.
- LIBRO SCRITTO DA DUE AUTORI.
"CI PROTEGGERÀ LA NEVE" (R. Sepetys)

Ma io ho scelto un obiettivo del mese di gennaio: UN LIBRO CHE RACCONTI UNA STORIA DI VENDETTA O TRADIMENTO >>> L’INEBRIANTE PROFUMO DI BERGAMOTTO - LA MALEDIZIONE -, di G. Boschetti: un' antica maledizione, frutto del desiderio di vendetta a causa di un tradimento, si ripercuote sui maschi di una famiglia. di generazione in generazione (3/5). SE CERCHI UNA LETTURA DAI RISVOLTI PROFONDI E DALLA RIFLESSIONI FILOSOFICO-ESISTENZIALISTICHE.


giovedì 17 aprile 2025

\\ RECENSIONE // L’INEBRIANTE PROFUMO DI BERGAMOTTO - LA MALEDIZIONE -, di Giovanni Boschetti


Un tradimento, un'antica maledizione lanciata per rabbia e vendetta che attraversa i secoli e le generazioni sulla scia del soave profumo di una pianta speciale, che sembra vegliare sugli uomini e sulle vicende felici e funeste di cui sono protagonisti.
Spesso, loro malgrado.


L’INEBRIANTE PROFUMO DI BERGAMOTTO.
 - LA MALEDIZIONE -
di Giovanni Boschetti


BastogiLibri
142 pp
14 euro
Gennaio 2025

Il romanzo di Giovanni Boschetti si apre con il viaggio che porta il protagonista da Milano verso la Calabria, terra in cui fu concepito. 

Cosa sta cercando Angelo, intraprendendo questo viaggio? 
Innumerevoli sono gli interrogativi, i dubbi, le angosce e le amarezze che riempiono il suo cuore.
Riuscirà a trovare le risposte che cerca?

Angelo ha vissuto un'infanzia e un'adolescenza piuttosto serene, circondato dall'amore dei suoi famigliari, cresciuto da papà Sante e mamma Antonella, una coppia affiatata, due persone meravigliose e oneste le cui esistenze sono state sempre accompagnate dall'amore, dalla fede, dalla rettitudine.

Ma il viaggio di Angelo - che fa da prologo ed epilogo - è un evento tutt'altro che sereno e lieto.
Come mai?

Per saperlo, è necessario fare diversi salti indietro nel tempo, il primo dei quali ci conduce all'XI secolo, quando un signorotto calabrese, tradito dalla moglie con un normanno, scagliò una terribile maledizione contro la discendenza dell'amante della fedifraga: il tradito maledisse ogni primogenito maschio della stirpe del rivale in amore. 

La maledizione fu, dunque, la diretta conseguenza di un tradimento, di un'azione vissuta dalla vittima come un'onta e una macchia indelebili.
Qualcosa di imperdonabile proprio perché portatore di vergogna e sofferenza.

Quella che sarebbe dovuta essere una vendetta più che altro verbale si trasformò in una lugubre leggenda e in un cupo sortilegio che avrebbe colpito gli ignari ed innocenti discendenti maschi del primo peccatore, destinatario principale e originario della solenne invettiva: la loro vita sarebbe stata marchiata e macchiata da eventi nefasti ed essi sarebbero divenuti, loro malgrado, artefici di infelicità, lutti, disgrazie a danno di chiunque avesse causato loro un danno o un dispiacere anche minimi, di poco conto.

Ed infatti, Angelo, sin da bambino, è circondato da eventi strani e sinistri: pur essendo lui un'anima gentile e buona, incapace di fare del male agli altri, se nel suo cuore comincia a provare sentimenti negativi, qualcosa di brutto e tragico, di lì a poco, accade alla persona che, in un modo o nell'altro, gli ha fatto uno sgarbo o gli ha arrecato dolore.

Ma Angelo non ha contezza di essere l'indiretto e inconsapevole causa di tali disgrazie occorse ad amici che, per diverse regioni, hanno tradito la sua fiducia!

Egli cresce senza conoscere il fosco presagio che si cela nella sua esistenza; non ha idea di quali siano i deleteri avvenimenti cui è destinato.

L'autore, attraverso dei flashback, ci porta indietro negli anni Quaranta, a Reggio Calabria, quando una ragazza di nome Antonella si innamora, ricambiata, di un soldato, Sante; il loro giovane e passionale legame nasce all'ombra dell'albero del profumo d'amore, cioè il bergamotto, testimone silente di questo come di tanti altri amori giovanili.

Antonella e Sante sono i genitori di Angelo e il lettore viene reso partecipe di come è nata la loro storia d'amore e di quali angosce hanno attanagliato Antonella al pensiero di poter mettere al mondo, una volta sposatasi con Sante, un figlio maschio, ben sapendo che sui maschi della sua famiglia incombesse il nefasto sortilegio.

Nonostante la triste e cupa nube dell'antico anatema, il cuore di Antonella è pieno della gioia di quel sentimento puro e sincero che la lega al suo innamorato, e l'autore si sofferma nel descriverlo in tutta la sua bellezza e dolce euforia, nei momenti di tenerezza vissuti all'ombra del bergamotto.

Per Antonella, Sante è il primo ed unico amore, quello che le fa battere il cuore a mille, che riempie ogni suo pensiero, che la fa sospirare di gioia e desiderio e che la spinge a fantasticare sul loro futuro insieme.
Nella persona gentile e cara di Sante, ella rivede la figura del proprio defunto padre, anch'egli un uomo d'oro.

"Nel pieno di una guerra fra le più terribili e cruente di sempre, nacque, germogliò e fiorì un amore diverso da ogni altro ma simile ad ogni altra storia dove il sentimento sia il collante fra persone che perdono tutte le difese per farsi conquistare dall'amore stesso. 
Quanti amori sono sbocciati, avvolti dal profumo di mille fiori o da quello di un albero che emette fragranze estasianti!".

Quando la guerra finisce, i due fidanzati si sposano e dopo non molto tempo, in un misto di gioiosa attesa e di comprensibili timori, nasce Angelo, il primogenito. 

Dopo circa un ventennio, i genitori muoiono misteriosamente e improvvisamente, a poca distanza di tempo l'uno dall'altra.

Angelo, che ha due sorelle minori, si ritrova così orfano e capofamiglia. 
Poco dopo, la sua zia materna gli rivela il segreto della maledizione familiare ed egli ne resta sconvolto.

Quanto grande sia il peso di un tale segreto è facilmente immaginabile.

Il romanzo di Boschetti narra di tradimenti, malefici, di un grande amore che sa di fragranze floreali, di  virtù, cattiverie e miserie umane.

Al centro vi è la vecchia e sibillina maledizione, che - narrata nelle prime pagine - anticipa gli eventi di cui il lettore viene a conoscenza man mano leggendo le traversie che contrassegnano la vita di Angelo.

In queste pagine si parla anche della guerra, e di come essa entri con drammatica prepotenza nella Storia e nelle singole vite degli esseri umani, devastando, provocando morti e feriti, terrorizzando, affamando, separando, portando infelicità e precarietà.

L'autore bilancia e intreccia le parti narrative con quelle riflessive, arricchendo il racconto dei fatti e il tratteggio dei personaggi con considerazioni profonde sulla vita - preziosa, unica ma di certo non sprovvista di insidie -, sul destino - imprevedibile e, spesso, burlone -, sulle disgrazie che possono colpire anche chi si conduce rettamente, sulla libertà (vera o presunta) di ciascun individuo di agire come meglio ritiene opportuno, con tutto ciò che questo implica a livello di conseguenze e responsabilità personali.

Ma gli effetti della maledizione - che si ripercuotono di generazione in generazione su degli innocenti - innesca una domanda fondamentale e spinosa: siamo davvero padroni del nostro destino, se poi in realtà non siamo capaci di impedire che certe sventure accadano?

Largo spazio è dato alle dissertazioni su argomenti di natura esistenzialista e spirituale, come ad es. le maledizioni nell'ottica biblica, il rapporto tra libero arbitrio e predestinazione, l'analisi del concetto di libero arbitrio all'interno del pensiero di personaggi come Lutero, Calvino, Sant'Agostino.

Tra queste pagine vi sono invocazioni e preghiere rivolte a Dio, Colui dal quale tutto proviene e da cui dipende la vita dell'uomo; Colui che è fonte di vita, di pace e gioia, e che al contempo permette tribolazioni e difficoltà nella vita terrena di ogni uomo, il quale non potrà mai sondare e scrutare in modo limpido e definitivo nelle profondità di Dio, nonostante le mille domande, i legittimi interrogativi e le teorie formulate per cercare di capire e spiegare tutto ciò che gli succede, per scontrarsi, prima o poi, con la verità che non tutto è spiegabile e che spesso accadono cose misteriose e imperscrutabili.

Il registro linguistico utilizzato dall'autore è - come del resto anche in altre precedenti sue opere da me lette e recensite - elegante e delicato, ricercato ed accurato senza mai perdere in fluidità e scorrevolezza.

Il libro di Giovanni Boschetti è un'opera dai contenuti ricchi di profondità, che parte dalle storie di individui comuni per approdare a concetti più alti, filosofici e spirituali che attingono molto alle Sacre Scritture; ci si interroga sulla fede e su quanto sia centrale il rapporto con Dio e come Egli guidi ogni cosa nel mondo e nell'esistenze di ogni singolo uomo.

I personaggi principali sono fondamentalmente persone buone, dalla condotta retta, le cui umane fragilità e paure non ne intaccano l'irreprensibilità e l'integrità morale.
Le loro vite, come quelle di ogni uomo, accolgono eventi tanto felici e lieti quanto tristi e dolorosi, e la mestizia dovuta alla consapevolezza dell'atavico maleficio non può che far cadere una costante ombra di amarezza e turbamento, addolcita solo dalla presenza, costante anch'essa, del profumo del bergamotto, spettatore silenzioso e odoroso delle vicissitudini umane.

Personalmente, ho apprezzato molto le parti in cui si disquisisce su Dio e su altri temi e considerazioni che da provengono dalle riflessioni sulla sua Persona e su come Egli agisca e intervenga (o meno) sul vivere delle Sue creature; da credente, quando si parla di Dio e della necessità dell'Uomo di cercarLo, non posso che essere interessata a questioni di questo tipo.
L'epilogo è amaro ma credo pure che sia coerente con l'atmosfera che permea l'intero romanzo.

Come si intuisce, è un'opera da leggere non frettolosamente ma con ponderazione, proprio per le tematiche e i concetti espressi.



domenica 6 aprile 2025

LE MIE LETTURE DI MARZO 2025

 

Buongiorno, cari lettori!

Eccomi con il mio recap del mese di marzo.




1. LA FURIA di S. Chalandon: romanzo basato su fatti realmente accaduti. Un adolescente evade da una colonia penale e non viene riacciuffato. Come sarà la sua vita al di fuori di quelle mura in cui si consumano violenze e sopraffazioni? (4.5/5) SE CERCHI UNA LETTURA DURA E FEROCEMENTE REALISTICA.
2. SPLENDEVA L'INNOCENZA di R. Camurri: narrativa italiana - Camurri scrive un libro intriso di nostalgia, in cui lo sguardo è rivolto costantemente e troppo al passato, col rischio di restarne imprigionati (3.5/5). PER CHI CERCA UNA LETTURA MALINCONICA, STRUGGENTE E DAL RITMO PACATO (TROPPO?).
3. I TITOLI DI CODA DI UNA VITA INSIEME di D. De Silvanarrativa italiana - esistono delle parole adatte per raccontare la fine di una bella storia d'amore? (3/5). ADATTO A CHI AMA I LIBRI IN CUI SI PARLA (TANTO) DEI RAPPORTI DI COPPIA.
4. LE RAGAZZE DELLA VILLA DELLE STOFFE di A. Jacobs: romanzo storico, secondo libro di una saga famigliare incentrata sulle vicende degli imprenditori tedeschi Melzer e dei loro domestici nel pieno del primo conflitto mondiale (3,5/5). SE HAI INIZIATO IL PRIMO E TI È PIACIUTO, PERCHÉ NON  LEGGERE IL SEGUITO? 😅
5. I SENTIMENTI ORFANI di T. Tanto: narrativa di formazione, fortemente introspettiva che punta sulla complessità dei sentimenti che colorano le nostre esperienze (belle e brutte) e che non possono che essere raccontati con un linguaggio profondo che ne colga le tante sfaccettature (3.5/5). PER CHI AMA NARRAZIONI INTIMISTE E CHE METTONO AL CENTRO IL MONDO EMOTIVO.


READING CHALLENGE



Per la RC di quest'anno, lo schema ripercorre la sfida letteraria del 2024: alle categorie fisse - cui si può attingere durante tutto l'anno e più di una volta - si aggiungono di volta in volta gli obiettivi specifici di ogni mese; a marzo gli obiettivi sono stati i seguenti:

- un libro che parli di disabilità 
- un libro da cui è stato tratto un film
- un libro ambientato nell' est Europa
- Il soldato perduto  (G. Marchand)

Io però ho attinto alle categorie fisse con l'obiettivo SAGA FAMIGLIARE.

6. LA CASA di M. McDowell: terzo libro della saga gotico-paranormal di Blackwater, in cui assistiamo all'inasprirsi dello scontro tra le due donne del clan Caskey: chi la spunterà tra l'enigmatica Elinor e la prepotente matrona Mary-Love? (4/5). PERSONALMENTE MI STA PIACENDO MOLTO QUESTA SAGA, IN PARTICOLARE PER LE ATMOSFERE CUPE E MISTERIOSE.


SERIE TV

Ho concluso la settima stagione di Outlander, che continua a rapirmi e io non posso non amare 

parola d'ordine:
stai all'erta, sempre.
(sulla scia del motto Je suis prest)
Jamie,  Claire e tutto il cucuzzaro, sentendomi già malinconica all'idea che ci avviciniamo inesorabilmente alla fine con l'ottava stagione. 

Siamo nel pieno della rivoluzione americana: Jamie è impegnato a partecipare al conflitto impartendo ordini pure Claire, assistendo i feriti. 
Si intrecciano, con queste dinamiche avventurose e belliche, quelle legate a Ian e al suo rapporto con Rachel, a William (che scopre di chi è figlio biologicamente e la cosa non gli fa proprio piacere...) e al suo legame con una giovane prostituta.
Qualche attrito tra il focoso Jamie e il gentile e fin troppo generoso (eheheh 😏) lord John a causa di Claire...
Intanto, Brianna e Roger devono vedersela con le drammatiche conseguenze provocate da un losco figuro che utilizzerà i viaggi nel tempo per i propri egoistici interessi e causerà scompiglio nelle esistenze della coppia e dei loro bambini.

Come accade sempre, a fine stagione c'è un colpo di scena che verrà "risolto" nella prossima.

Ho guardato L'ARTE DELLA GIOIA della Golino e ne ho parlato QUI.

Ho iniziato COBRA KAI e sono alla seconda stagione; mi sta piacendo moltissimo e, quando avrò terminato la serie (e non ci vorrà molto considerando la velocità con cui sto proseguendo), vi scriverò la mia opinione. 

mercoledì 12 marzo 2025

LA CASA di Michael McDowell (Blackwater III) [ RECENSIONE ]



È il 1928 e a Perdido prosegue la silenziosa e tesa lotta tra le due donne più influenti del clan Caskey: Mary-Love ed Elinor. 
Pur vivendo a venti metri di distanza, suocera e nuora non potrebbero essere più distanti; ad unirle indissolubilmente ci sono l'odio e la repulsione che provano l'una per l'altra e in questo aspro scontro tutto al femminile non potrà che uscirne rafforzata una sola di loro due.


LA CASA 
(Blackwater III)
di Michael McDowell




Neri Pozza
ed. E. Cantoni
256 pp
La vita dei membri della famiglia Caskey sta proseguendo apparentemente placida e tranquilla da qualche anno quando, a un certo punto, cominciano ad affacciarsi i primi problemi.

La cognata di James Caskey, Queenie, vive ormai serena con i tre figli nella sicura Perdido ma la sua pace viene stravolta dal ritorno del bruto e spietato marito, Carl, che pretende di vivere in casa con lei e di sfruttarla economicamente.
Le cose finiranno per degenerare e ci penserà l'imperturbabile Elinor Dammert ad intervenire definitivamente, con la modalità che le è propria (chi ha letto i predenti romanzi sa) e coerentemente con la sua natura inquietante, indefinibile, che cela segreti oscuri e legami con una dimensione sovrannaturale alla quale non riusciamo ancora a dare una specifica identità.

Quello che è certo è che Elinor è legata alle acque rosse e fangose del fiume di Perdito, come se si appartenessero reciprocamente.
Questo verrà fuori ancora in diverse occasioni.

Sono passati alcuni anni e mentre la primogenita di Oscar ed Elinor - Miriam - continua a vivere con nonna Mary-Love, ricevendone affetto e educazione, la secondogenita, Frances, vive con i genitori a venti metri dalla sorella maggiore, con la quale non ha rapporti.

Frances è una bambina dolce, taciturna, riflessiva, fisicamente gracile e dalla salute cagionevole, tanto che nel corso degli anni le verrà diagnosticata l'artrite, che le causerà periodi di paralisi totale e immobilità a letto.
La piccola guarda con ammirazione e sincero affetto la sorella Miriam e sogna di poter avere con lei un  vero legame tra sorelle; ma Miriam non è dello stesso avviso, anzi: cresciuta con la puzza sotto al naso da una nonna che le ha insegnato a guardare tutti dall'alto in basso, a non mischiarsi con chi è più giù nella scala sociale e a disprezzare chi è debole, la ragazzina vede la sorella minore come un esserino insignificante, non meritevole della propria attenzione, figuriamoci del proprio amore fraterno.

L'unica cosa che le interessa è che Frances non sia meglio di lei in nulla e la sola idea di perdere in una qualsiasi forma di competizione (scolastica, ad es.) le scatena picchi di invidia e risentimento degni di Mary-Love.

Le tensioni tra le sorelline sono una riproduzione, in piccolo, di quelle tra la nonna e la mamma, che continuano a detestarsi nonostante si ignorino.

Ma i rapporti famigliari peggiorano un po' alla volta, a partire da quando Oscar si vede costretto a chiedere un considerevole prestito economico alla madre, che glielo rifiuta, cosa che creerà una situazione di gelo tra mamma e figlio.
Ed Elinor, perfidamente intelligente e paziente, si infilerà proprio in quella crepa per dimostrare alla suocera chi è la più forte tra le due, chi merita di prendere lo scettro nel clan Caskey.

Al centro, quindi, anche di questo terzo capitolo della saga famigliare, vi è la rivalità tra Mary-Love ed Elinor, che non potrà non influenzare anche gli altri membri della famiglia.

Mary-Love è una matriarca dalla tempra d'acciaio, prepotente, che ama avere tutto e tutti sotto controllo, che brama tenere il potere nelle proprie mani e sapere che i parenti (figli, nipoti, cognato...) dipendono da lei, dalle sue innumerevoli ricchezze e che, in caso di bisogno, è a lei che devono chiedere umilmente e gentilmente aiuto.
È  una mamma controllante, petulante, che pretende rispetto e amore devoto dai due figli ma non risparmia loro critiche severe e rimproveri scoraggianti.

È una suocera sdegnosa, criticona, piena di sé  ma in Elinor ha trovato un'antagonista caparbia, che le tiene testa.

È una nonna premurosa per Miriam e assolutamente indifferente verso la povera Frances, che invece meriterebbe più attenzioni ed affetto, viste anche le condizioni precarie di salute.
E la sua condotta crudele verso Frances sarà una delle motivazioni per cui i rapporti tra Mary-Love e i coniugi Caskey andranno logorandosi sempre più in modo drammatico.

Intanto, la piccola Frances - che ama la propria grande casa, in cui sta crescendo all'ombra di mamma e papà, che si prendono amorevolmente cura di lei - continua ad essere spaventata dalla "stanza sul davanti", una camera con un ripostiglio da cui - ne è certa! - lei sente che prima o poi verrà fuori qualcosa.
O qualcuno.

La dimora di Elinor ed Oskar - la casa più bella di Perdido - diventa sempre più chiaramente un luogo carico di presenze sinistre, di forze oscure e minacciose e la signora dai capelli rossi sbucata dal nulla durante la piena del 1919 è il fulcro di queste forze.

La domanda è sempre la stessa dal primo libro: chi è realmente Elinor? In che modo la sua esistenza dai contorni così sfumati è legata alle limacciose e pericolose acque del fiume che scorre a Perdido? Qual è la sua vera natura?
Che ci sia in lei una parte ultraterrena, mostruosa, che manifesta solo in determinate occasioni e con specifiche persone, è ormai un dato certo.
Ma cosa vuole ottenere stando a Perdido, cercando di assumere il controllo del clan e continuando ad acquistare terreni da tutti giudicati infertili?
E soprattutto, cosa è disposta a fare per portare avanti i suoi loschi piani?

La casa è un romanzo che ho trovato molto piacevole, l'ho letto in poco tempo proprio perché si legge con agilità ed ero curiosa di seguire le dinamiche e l'evoluzione dei rapporti tra tutti, in particolare tra  Elinor e Mary-Love.
Permane l'atmosfera gotica, cupa, molto suggestiva ma non assolutamente horror; ci sono elementi paranormal che catturano l'attenzione del lettore, creano situazioni interessanti e alzano il livello di suspense.

Leggo qua è là pareri di chi trova i libri della serie noiosi, ma io ammetto di averli finora divorati e di essere attratta in special modo dalla finezza psicologica con cui vengono investigati i legami famigliari e le personalità dei personaggi all'interno di una cornice che non sarà spaventosa ma che personalmente trovo accattivante.



LIBRI DELLA SAGA

1. LA PIENA
2. LA DIGA
3. LA CASA

4. LA GUERRA
5. LA FORTUNA
6. PIOGGIA

domenica 2 marzo 2025

LE MIE LETTURE DI FEBBRAIO 2025



Buon pomeriggio, lettori!

Marzo è entrato da soli due giorni ed io mi accingo a riepilogare le mie letture di febbraio.



  1. CELLA 34 di A. Giugliano: romanzo ambientato in carcere, ha come protagonista un 
    ergastolano che si dichiara innocente. (3.5/5). PER CHI CERCA UNA LETTURA DAL LINGUAGGIO  E DAI TEMI REALISTICI E DURI.
  2. REGINA ROSSA di J. Gómez-Jurado: thriller spagnolo, primo volume di una trilogia con protagonisti un ispettore di polizia bravissimo a cacciarsi nei guai e una donna dal Q.I. straordinariamente elevato (4.5/5). SE HAI VOGLIA DI UN THRILLER ORIGINALE E CHE VA VIA VIA PRENDENDO RITMO.
  3. FAME D'ARIA di D. Mencarelli: narrativa contemporanea - il viaggio di un padre con il proprio figlio autistico diventa l'ultima fermata disponibile per riassaporare la bellezza di ricevere solidarietà in un mondo che giace nell'indifferenza (4.5/5). PER CHI CERCA UNA LETTURA INTENSA ED EMOZIONANTE.
  4. SERGE di Y. Reza: narrativa francese - il ritratto pungente di un uomo poco simpatico e dai legami famigliari decisamente disfunzionali (3/5).  NON MI HA CONVINTA ONESTAMENTE...
  5. IL CUORE È UNO ZINGARO di L. Bianchini: commedia mix a giallo. Un cantante ormai sul viale del tramonto muore in circostanze misteriose nella tranquilla Bressanone. Maresciallo polignanese indaga (3.5/5). PER CHI DESIDERA UNA LETTURA LEGGERA E GODIBILE.
  6. I SENTIMENTI ORFANI di T. Tanto: un'approfondita indagine dell'animo umano (3/5). PER CHI PRIVILEGIA LETTURE INTIMISTE E RIFLESSIVE.
  7. Storia Della Palestina: Dagli Inizi Ai Giorni Nostri di M. Mazzoni: saggio brevissimo - comprendere la storia per muoverci verso un domani più luminoso e cercare di correggere le ingiustizie del passato. SINTETICO E SCHEMATICO.


READING CHALLENGE

Per la RC di quest'anno, lo schema ripercorre la sfida letteraria del 2024: alle categorie fisse - cui si può attingere durante tutto l'anno e più di una volta - si aggiungono di volta in volta gli obiettivi specifici di ogni mese; a febbraio gli obiettivi sono stati i seguenti:

- un romanzo con un protagonista adolescente/bambino;
- un libro il cui titolo è composto da una sola parola;
- una storia in cui si parla di suicidio.
- "Mr Gwyn" di A. Baricco.

Io ho scelto il secondo obiettivo con 

8. BAMBINO di M. Balzano: romanzo storico - il protagonista, sin da giovane, fa scelte sbagliate che lo portano a commettere crimini. Ambientato nella Trieste della seconda guerra mondiale (4.5/5). UNA STORIA COINVOLGENTE.



Sul fronte serie tv, ho avuto modo di guardare la M - IL FIGLIO DEL SECOLO con Luca Marinelli nei panni del DVCE che narra la storia dell'ascesa al potere di Benito Mussolini, dalla fondazione dei Fasci italiani di combattimento del marzo 1919 al discorso in Parlamento del 3 gennaio 1925.
Bella, fatta bene. Mi spiace solo dover aspettare per proseguire con la seconda stagione.

domenica 9 febbraio 2025

BAMBINO di Marco Balzano [ RECENSIONE ]



Rabbia e solitudine: questi sentimenti riempiono il cuore del protagonista del presente romanzo - ambientato a Trieste tra la fine del primo conflitto al periodo immediatamente successivo al secondo - e lo accompagnano per tutta la sua esistenza, vissuta seguendo una scia di violenze e sopraffazioni dalla quale sarà difficile uscire illesi.


BAMBINO 
di Marco Balzano

Einaudi
224 pp
Mattia Gregori nasce a Trieste nel 1900, figlio dell'orologiaio Nanni e di sua moglie Tella; ha un fratello maggiore, Adriano, che, quando diventa adulto, parte per l'America in cerca di fortuna.

All'età di diciotto anni, il giovane fa una scoperta che lo lascia di sasso, lo ferisce e apre in lui, nella sua anima, una lacerazione talmente profonda da segnarlo per tutta la vita: la donna
che l'ha cresciuto e che lui ha sempre chiamato mamma non è la stessa che l'ha partorito

Chi è mia madre?

La domanda risuonerà per tutta la vita nelle orecchie e nella testa di Mattia, guidando e condizionando le sue decisioni più importanti perché innesca in lui, sin dal primo momento, un trauma che si traduce in una rabbia violenta e in un'amara solitudine che non smetterà mai di divorarlo dentro.

Ribelle e testardo già di suo, Mattia prende delle decisioni discutibili già da ragazzo, maturando in poco tempo un atteggiamento oppositivo e diffidente verso il mondo in generale e finanche verso il padre, che il lettore imparerà a conoscere come un uomo paziente, gentile, saggio.

Mattia Gregori è sostanzialmente una persona sola e tale sarà sempre, perché la sua solitudine è qualcosa che gli sta appiccicata addosso e che è parte di lui come può esserlo un neo, una voglia sulla pelle, una tratto somatico.

Quando entra tra le file degli squadristi fascisti è come se trovasse il suo habitat naturale, il "luogo" in cui lasciar esplodere la sua personalità ferina, aggressiva, capace di atti feroci, spietati e incapace di manifestare pietà.

Bambino viene soprannominato, a motivo dei suoi tratti fanciulleschi, delicati, che gli conferiranno quell'aria giovanile, acerba, inesperta anche quando sarà un uomo maturo.
Ma di acerbo e inesperto sembra non esserci nulla in lui, che è un ragazzo intelligente e svelto, scaltro, determinato, che ben presto verrà apprezzato dagli squadristi per la sua "cattiveria", il suo agire senza battere ciglio, con quella freddezza necessaria a chi sa di dover compiere azioni brutali senza lasciar spazio alla compassione.
E Mattia è purtroppo a suo agio nell'ostentare una ferocia da boia, in particolare nei confronti degli slavi, considerati degli stranieri che non hanno alcun diritto da vantare sul suolo italiano. Trieste va ripulita dalla presenza slava e con la sua camicia nera egli batte palmo a palmo le terre contese per scacciare questi usurpatori.

Ma non è tanto l'adesione convinta all'ideologia fascista a muoverlo, quanto la speranza di ritrovare quella madre senza nome né volto, da cui molto probabilmente egli ha preso quel suo viso avvenente e tanto delicato. 

Era italiana o slovena, colei che l'ha messo al mondo? Perché suo padre si rifiuta di dirgli il suo nome, di spiegargli chi sia la donna con cui l'ha concepito?

La ricerca ossessiva di una donna mai conosciuta diventa il senso e il fine di tutto, persuadendolo che chissà, aggregandosi alle camicie nere e andando nelle case degli sloveni, forse qualche notizia su di lei riuscirà ad ottenerla.

In questo modo - facendo parte di un branco, che fa della violenza bruta la sua forza e il suo modus operandi - Bambino cerca di placare la propria inquietudine, di sentirsi meno solo, meno fragile.

Eppure suo padre è agli antipodi di ogni forma di prepotenza e sopraffazione, e cerca in ogni modo di distogliere il figlio da quella follia che è il fascismo, ma inutilmente.
Pur volendogli bene, Mattia non può perdonargli l'ostinato silenzio dietro cui il vecchio orologiaio si trincera per non rivelare l'identità della madre biologia di quel figliolo che gli sta regalando solo pene e preoccupazioni. 

Seguiamo, di capitolo in capitolo, in un susseguirsi veloce e fluente di avvenimenti drammatici, di rapine e assalti, l'esistenza di questo protagonista che, credo, facilmente resta impresso nella mente del lettore, anche una volta chiuso il libro, in quanto Mattia è l'antieroe,  protagonista e antagonista insieme, è il "cattivo della situazione", ma l'autore è talmente bravo a catapultarci nella sua vita, a farci scivolare accanto a quest'uomo dalla personalità complessa, imprevedibile, ricca di tante sfaccettature, che si fa fatica a detestarlo nonostante compia, sotto i nostri occhi, tante, troppe azioni turpi, infami, deplorevoli.

Lo scoppio della seconda guerra mondiale, i nazisti in città, l'occupazione jugoslava di Trieste, le foibe: fatti storici che conosciamo bene e che vengono raccontati tutti d'un fiato, attraverso i quali vediamo Mattia crescere negli anni, passare dall'essere un ragazzo furioso e sciagurato ad un adulto che si ritroverà, a volte anche suo malgrado, al centro di spirali di atrocità, sangue e morte, venendone risucchiato, pagandone in prima persona amare conseguenze, anche quando egli stesso si sforzerà di destarsi da quel torpore che gli ha obnubilato la ragione, il senso della pietà, dell'amore, e proverà a cambiare rotta.

Le sue scelte inevitabilmente metteranno in pericolo la vita sua e di suo padre diverse volte, ma Mattia affronterà ogni problema con quel coraggio quasi folle e avventato che è parte di lui e che lo aiuta a tenere sotto controllo ogni paura e a rispondere con risolutezza, con la testardaggine di chi fa di tutto per non soccombere, per restare sempre in piedi.
  
Il quadro che emerge di Mattia, vi dicevo più su, è molto complesso e pensare di ridurre tutto a giudizi limitati circa la sua condotta e la sua "anima" ("è un uomo cattivo, un essere spregevole, un fascista senza cuore") viene sì spontaneo ma non renderebbe l'idea di chi sia davvero Mattia Gregori, e quale varietà di sentimenti e pensieri attraversino furiosamente la sua mente e il suo cuore.

Non starò qui a dirvi che, in fondo in fondo, Mattia non è un cattivo, che è solo un ragazzo vissuto in un periodo storico complicato e che si è "trovato" inconsapevolmente al fianco dei fascisti; egli sicuramente è padrone delle proprie decisioni, della direzione data alla propria vita, ed è assolutamente in grado di discernere il bene dal male, di comprendere quanto deprecabili siano i propri crimini.

«Ho ucciso e fatto uccidere. Ho sempre cercato di stare dalla parte del più forte e mi sono sempre ritrovato dalla parte sbagliata»

Però va detto: Mattia non è un individuo amorale, non è ovviamente un essere privo di sensibilità, incapace di provare sensi colpa o rimorso; tutt'altro, egli ne prova e, nel corso delle tragiche vicissitudini in cui sarà coinvolto, ci sarà sempre in lui un angolino di ragionevolezza e di cuore in cui ritroverà quell'umanità che gli appartiene (come appartiene ad ogni uomo, anche al "peggiore") e che lo spingerà a riflettere su sé stesso, sui propri sbagli, e a desiderare di riparare gli ingranaggi della propria anima e della propria vita, come suo padre ha passato la propria ad aggiustare vecchi orologi.

Arriverà mai per Mattia Gregori, "Bambino", il bisogno, il desiderio di redimersi, di cambiare vita, di smetterla con sangue, tradimenti, manganellate, caccia allo sloveno o all'ebreo, per provare a far posto al desiderio di una famiglia, di dare e ricevere amore, di vivere in pace con gli altri e, prima ancora, con sé stesso?

Bambino è un romanzo storico appassionante, intenso, dal ritmo incalzante, interessante e accurato nella ricostruzione storica e sociale del periodo di riferimento e dei luoghi in cui le vicende sono collocate.
Mi è piaciuto moltissimo il modo in cui ho imparato a conoscere il protagonista: attraverso i suoi comportamenti, le scelte fatte consapevolmente, il suo riconoscere il male che lo divora dall'interno e attento, nonostante tutto, a non spegnere mai del tutto quel lumicino di umanità che continua a brillare in un angolino del suo cuore, anche quando verrà avvolto dalle tenebre più fitte della disperazione, della solitudine, del dolore.

Molto bello, lo consiglio!


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