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martedì 19 maggio 2020

AUTORI CHE... SONO STATI IN PRIGIONE



Era il 19 maggio del 1897 quando lo scrittore Oscar Wilde veniva rilasciato dalla prigione Reading Gaol.

Questo evento mi ha spinta a fare una piccola ricerca su...


AUTORI CHE... SONO STATI IN PRIGIONE



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OSCAR WILDE (1854-1900)

Il drammaturgo e romanziere irlandese, autore di opere come Il ritratto di Dorian Gray e L'importanza di chiamarsi Ernesto, ha vissuto l'esperienza del carcere nel 1895 con l'accusa di sodomia e omosessualità, e quindi condannato a due anni di lavori forzati. 
Il caso era contorto: Wilde aveva sporto denuncia per diffamazione nei confronti del padre di uno dei suoi amanti, il Marchese di Queensbury, che a sua volta accusava Wilde di sodomia. Queensbury ha portato le prove dell'omosessualità di Wilde in tribunale e questi fu successivamente arrestato. 

Frutto della prigionia furono il De profundis (pubbl. post., in parte nel 1905 e per intero non prima del 1949) e "La ballata della lettura della prigione"; dopo due anni trascorsi in prigione, lasciò l'Inghilterra, si stabilì a Parigi, visse con l'aiuto di amici sotto il nome di Sebastian Melmoth.


Fëdor  Dostoevskij (1821-1881)
Scarseggiava la libertà d'espressione negli anni (siamo attorno alla metà del 1800) in cui un giovane Dosto fu arrestato per aver letto e distribuito saggi politici vietati dallo zar, e in seguito condannato a morte, condanna che fu commutata dallo zar stesso all'ultimo minuto.
Dostoevskij trascorse otto anni in prigione, durante i quali - essendo ritenuto un detenuto pericoloso - visse la maggior parte del suo tempo incatenato e malato. 
Dopo la scarcerazione, ha continuato a scrivere capolavori come Delitto e castigo e I fratelli Karamazov.


PAUL VERLAINE (1844-1896)

Il poeta maledetto ha avuto un'esistenza tumultuosa e in carcere vi è andato più di una volta. E' il 1871 quando riceve una lettera dall'amico e poeta Arthur Rimbaud; nel giro di un anno Verlaine decide di abbandonare moglie e figlio per fuggire con Rimbaud; la relazione era però tormentata dalla gelosia di Paul che, nel corso di una litigata con l'amante, sparò e ferì (superficialmente) Rimbaud. 
Anche se questi non sporse denuncia, comunque Paul fu arrestato e andò in prigione, dove si convertì al cattolicesimo.
Successivamente ha affrontato problemi di miseria, alcolismo, tossicodipendenza, e nel 1885, dopo aver divorziato ufficialmente dalla moglie, sempre più schiavo dell'alcol, tenta di strangolare la madre, finendo nuovamente in carcere...


DANIEL DEFOE (1660 ca. - 1731)

Il giornalista e romanziere inglese non ha scritto solo importanti romanzi, ma anche diversi saggi di natura politica ed economica.
E proprio in virtù delle sue idee, fu arrestato diverse volte, ad es. quando scrisse un libello in cui si guadagnò l'inimicizia della Chiesa Anglicana: il libro fu bruciato, Defoe subì prima la gogna e poi imprigionato nel carcere di Newgate. Mentre attendeva in carcere la sentenza, Defoe scrisse A Hymn to the Pillory (Inno alla Gogna), che circolò per tutta Londra e in questo modo la condanna si trasformò in trionfo e servì a renderlo di nuovo popolare.

Marchese de Sade (1740-1814)

Colui al quale si deve il termine sadismo, è stato imprigionato più volte durante la sua vita per reati sessuali ed è morto in un manicomio.
Nel 1768 scoppia l'affaire Rose Keller: un'operaia che viveva in miseria racconta di essere stata sequestrata e fustigata da Sade, il quale viene arrestato e condannato.

Nel 1772, a Marsiglia, dove vive con il suo servo Latour, sempre lui viene accusato di flagellazione, omosessualità e utilizzo di pillole avvelenate; le accuse vengono sostenute da quattro prostitute che lamentano dolori intestinali e accusano Sade di sodomia. Nuovo soggiorno in prigione, ma evade e viaggia in Italia sotto il nome di conte de Mazan.
Insomma, ha fatto "entra ed esci" da prigioni e manicomi; l'ultima prigionia è del 1801, quando viene internato nel manicomio di Charenton, dove trascorrerà gli ultimi 13 anni della sua vita. Muore il 2 dicembre 1814, all'età di 74 anni, una trentina dei quali trascorsi in prigione.


Fonti consultate:

fonte 1
fonte 2
fonte 3


venerdì 16 agosto 2019

AUTORI CHE...HANNO RICEVUTO RIFIUTI O FURONO APPREZZATI POST-MORTEM



Veder riconosciuto il proprio talento non è un fatto scontato e automatico, e questa è stata una realtà anche per quegli artisti che per noi, oggi, sono dei miti assoluti ma che in vita (e non solo agli inizi della loro carriera), si son beccati più di un rifiuto da parte di editori o critica, poco convinti di avere davanti un promettente scrittore; per non parlare di quegli scrittori apprezzati più dopo la morte che in vita...!


.


È il caso di...


MARCEL PROUST. Non so voi, ma io - amando il romanzo psicologico, studiando Antologia - mi sono accostata a questo talentuoso scrittore francese ai tempi delle scuole superiori, attraverso prima "Albertine scomparsa" e in seguito "All'ombra delle fanciulle in fiore". Ecco, leggendo la prefazione al primo, ricordo che rimasi meravigliata dalle parole sprezzanti di un editore, da Proust contattato nel 1913, un certo Ollendorf, che bocciò senza mezzi termini il manoscritto inviatogli; ad essere precisi, a Marcel rispose tale monsieur Alfred Humblot, dicendo che il dattiloscritto non andava bene e aggiunse, tanto per essere chiaro: "Non riesco proprio a capacitarmi del fatto che un signore possa impiegare trenta pagine per descrivere come si giri e si rigiri nel letto prima di prendere sonno.". 
Beh, decisamente poco carino, non trovate?
Purtroppo questo non era il primo NO, c'è da dire; l'anno prima il Nostro aveva buttato giù le prime (corpose) bozze di quel che un domani sarà la monumentale opera "Alla ricerca del tempo perduto": si tratta di Le intermittenze del cuore, 800 pagine circa suddivise in due volumi Il tempo perduto e Il tempo ritrovato.
Ebbene, quando egli propone il dattiloscritto all’editore Fasquelle e poi alla Nouvelle Revue Française (collana editoriale presso la casa editrice Gallimard), entrambe le volte viene respinto, anche se successivamente proprio la Gallimard se ne pentirà, pubblicando i successivi volumi della Recherche.
Comunque, poco male: Marcellino non si abbatte, si arrangia e si pubblica da solo (eh sì, anche un grande può passare per il self-publishing!), per poi, grazie a un primo aggancio giusto, entrare ufficialmente nel mondo dei grandi della letteratura... per non uscirne più   




FRANZ KAFKA. Lo scrittore ceco non fu di quelli che cercò la notorietà attraverso le proprie opere, tutt'altro: sempre riluttante a pubblicare i propri lavori (sebbene in molti, tra amici ed editori, insistessero affinché si decidesse a farlo), per gran parte della sua vita condusse un'esistenza tranquilla, in sordina, lavorando in ambito assicurativo, a Praga. Fu solo dopo la sua morte che le sue opere furono davvero apprezzate; prima di morire, inoltre, egli aveva chiesto all'amico Max Brody che gli scritti inediti venissero bruciati; ma questa sua richiesta venne fortunatamente ignorata. 
Le opere di Kafka furono proibite, proprio a Praga, durante il comunismo eil  divieto fu revocato solo nel 1989.


FRANCIS SCOTT FITZGERALD. Lo scrittore americano contò ben 122 rifiuti per una sua raccolta di racconti ! Anche il suo primo romanzo, “The Romantic Egoist”, fu respinto dall’editore ma Fitzgerald viene incoraggiato a presentare lavori successivi.
Lo scrittore ha raggiunto una certa notorietà per la prima volta a ventitré anni con Di qua dal Paradiso (1920); prima dei trenta anni pubblica il suo capolavoro, Il grande Gatsby, ma il suo talento è stato ostacolato per un decennio da tanti problemi (alcolismo, problemi finanziari e malattia mentale di sua moglie, Zelda Sayre). Nel 1934 venne pubblicato il quarto romanzo di Fitzgerald, (Tenera è la notte), l'opera alla quale lo scrittore lavorò più a lungo ma che ottenne scarso successo. Muore nel 1940, convinto che la propria vita fosse stata un fallimento; solo dopo la sua morte i critici apprezzeranno davvero il suo talento letterario, e in particolare dopo la pubblicazione postuma del suo ultimo romanzo, “Gli Ultimi fuochi", incentrato sul fallimento e la sconfitta del sogno americano.
Nonostante sia rimasto incompiuto, infatti, il libro sarà pubblicato nel 1941 e accolto con entusiasmo dalla critica, che lo definirà un capolavoro; tutta la produzione letteraria di Fitzgerald viene rivalutata e i suoi romanzi vengono annoverati, a buon diritto, tra i migliori della letteratura americana. 


ITALO SVEVO. La sua notorietà arriva piuttosto tardi, una trentina di anni dopo l'esordio e dopo che i primi lavori, passati quasi del tutto inosservati, lo avevano convinto di possedere scarse doti letterarie.
Il primo romanzo, Una vita (1892)ottiene un discreto favore da parte della  critica, anche se inizialmente il romanzo si sarebbe dovuto intitolare diversamente - Un inetto -, ma in seguito Svevo fu invitato dall'editore Treves a modificare il titolo del romanzo in quello definitivo; tuttavia l'editore Treves rifiutò di pubblicare l'opera, che fu alla fine stampata dall'editore Vram.
Ad ogni modo, dopo questa prima importante pubblicazione, ci fu un periodo di "vuoto", che accompagnò la pubblicazione di Senilità (1898),  il quale non fu praticamente notato, tanto che Svevo scrisse di sé: «Questo romanzo non ottenne una sola parola di lode o di biasimo dalla nostra critica. Forse contribuì al suo insuccesso la veste alquanto dimessa in cui si presentò… Mi rassegnai al giudizio tanto unanime (non esiste un’unanimità più perfetta di quella del silenzio), e per venticinque anni m’astenni dallo scrivere. Se ci fu errore, fu errore mio». 
Ma negli anni a seguire e che precedono La coscienza di Zeno (1923), egli continua a studiare, scrivere, senza riuscire mai ad abbandonare l'attività letteraria, finché nel 1903 prende lezioni d'inglese da James Joyce, il quale più avanti contribuirà al successo di Svevo tessendone le lodi. In Italia dobbiamo dire grazie soprattutto a Eugenio Montale se negli anni 1925-'26 lo scrittore viene finalmente "scoperto", tanto da parlare di un vero e proprio «caso Svevo». 



GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA. Il suo capolavoro sappiamo qual è: Il Gattopardo, ma forse non in tanti sanno che nel 1956 il dattiloscritto fece il giro di diverse case editrici e fu respinto addirittura da lettori autorevoli come Elio Vittorini (all'epoca influente editor di Einaudi e Mondadori); ad interessarsi all'opera fu invece Giorgio Bassani che, recatosi in Sicilia, dopo la morte dell'autore (1957), trovò un manoscritto dell’opera - più altri scritti, testi di saggi e racconti - riuscendo così a far conoscere le opere di questo grande scrittore, ma ahimè solo post-mortem. 
Nel 1958, infatti, Il Gattopardo è pubblicato nella collana che Bassani dirige per l'editore Feltrinelli, presentandolo con una sua prefazione; nei tre anni successivi, vengono pubblicate sulla rivista "Paragone" le "Lezioni su Stendhal" ed escono postumi i Racconti. 


EMILY DICKINSON. Non è un mistero che la poetessa facesse vita da reclusa; trascorse l'età adulta chiusa nella casa di famiglia nel Massachusetts  vestita tutta di bianco come uno spettro, scrivendo versi che solo dopo la sua morte verranno riconosciuti ed elogiati nella rosa dei più grandi poeti americani. Tuttavia, prima che la Dickinson fosse letta e amata, dovette combattere per trovare editori disposti a stampare e distribuire il suo lavoro. Si dice che un editore abbia detto ad Emily che le sue poesie erano "altrettanto notevoli per i difetti come per le bellezze" e sostanzialmente "prive di vere qualità poetiche".  



Fonti consultate:

lunedì 20 novembre 2017

AUTORI CHE... HANNO CRITICATO PESANTEMENTE I LORO COLLEGHI



E' passato un anno, ma non ho dimenticato questo spazio dedicato alle curiosità nel mondo letterario: "Autori che...": dopo aver dato un'occhiata a quegli autori che hanno odiato il loro personaggio più famoso (QUI), a quelli che hanno finito per detestare le loro opere più apprezzate (QUI) e a coloro  che hanno odiato i film tratti dai loro libri più famosi (QUI), oggi vedremo...



AUTORI CHE HANNO CRITICATO PESANTEMENTE ALTRI AUTORI
  • Gustave Flaubert è stato davvero molto poco gentiluomo con George Sand, dicendo di lei: "E' una grossa mucca piena di inchiostro". 
  • Simili le parole di Robert Louis Stevenson su Walt Whitman, paragonato ad "un grosso cane irsuto" che vagabonda per le spiagge del mondo abbaiando alla luna.
  • Lo scrittore di orgine russa Nabokov ha espresso una valutazione poco lusinghiera su Dostoevskij, che a suo avviso difetta di "mancanza di gusto", ha un modo monotono di descrivere i rapporti tra le persone, che sembrano soffrire di complessi freudiani, e il suo sguazzare nelle tragiche disavventure della dignità umana lo rendono difficile da ammirare. Chiaramente è un parere e in quanto tale soggettivo, che ad es. io non condivido :-D 
  • Evidente neppure lo stile di Joseph Conrad gli garbava, visto che sempre Nabokov ha detto di questi: "Non posso tollerare lo stile da 'negozio di souvenir' di Conrad, le navi imbottigliate e le collane di romantici cliché". Tanto per precisare, non amava neppure Ernest Hemingway: pur avendolo letto, lo detestava.
  • Non si sono risparmiati neppure H. G. Wells su George Bernard Shaw: "Un bambino idiota che urla in un ospedale", e Joseph Conrad su D.H. Lawrence ("L'amante di Lady Chatterly"): "Sporcizia. Nient'altro che oscenità. ".
  • Il filosofo e scrittore Ralph Waldo Emerson ha insultato la mia cara Jane Austen, criticandone i romanzi perchè sterili quanto a creatività artistica, imprigionati nelle miserabili convenzioni della società inglese, privi di genialità, intelligenza o alcuna conoscenza del mondo. La vita non è mai stata così stretta e angusta come nei libri di Miss Austen, dice Ralph, e l'unico problema di cui occuparsi nella mente della scrittrice era il matrimonio.
  • Mark Twain è stato ancora più pesante, dichiarando che "Orgoglio e pregiudizio" gli faceva venir voglia di spaccare il cranio della Jane con la sua stessa tibia...
  • Il saggista britannico Martin Amis su Miguel Cervantes: leggere Don Chisciotte può essere paragonato a quelle visite indefinite fatte a un parente anziano, di quelli strani, coi i loro bizzarri scherzi, le loro sporche abitudini, le reminiscenze inarrestabili e gli amici terribili. Quando "la visita" è finita (cioè a libro concluso), versi lacrime, non di sollievo o rimpianto ma lacrime di orgoglio, perchè alla fine ce l'hai fatta, sei arrivato all'ultima pagina, nonostante tutto quello che Don Chisciotte ha potuto fare.
  • William Faulkner ed Hemingway non se le sono mandate a dire: il primo ha detto del secondo che non ha mai usato una parola che esortasse il lettore ad andarla a cercare sul vocabolario, ed Ernest a sua volta ha detto del "rivale": "Povero Faulkner. Pensa davvero che le grandi emozioni vengano da grandi parole?".
  • Oscar Wilde su Alexander Pope: "Ci sono due modi per odiare la poesia; uno è che non ti piace..., l'altro è leggere Pope.
  • Elizabeth Bishop non ha amato il famoso Giovane Holden di J.D. Salinger, anzi l'ha proprio odiato, le ci sono voluti giorni per leggerlo, procedendo con cautela, una pagina alla volta, arrossendo di imbarazzo per questo scrittore e per il suo protagonista, e per ogni frase ridicola scritta."


CHE GENTILI QUESTI SCRITTORI, EH? ^_-

martedì 2 agosto 2016

Autori che... hanno odiato i film tratti dai loro libri più famosi.



Buongiorno, cari lettori!
Eccoci con un nuovo appuntamento...



Dopo aver dato un'occhiata a quegli autori che hanno odiato il loro personaggio più famoso (QUI) o quelli che hanno finito per detestare le loro opere più apprezzate (QUI), oggi vedremo alcuni autori che hanno odiato i film tratti dai loro libri più famosi.


L'autrice di MARY POPPINS, Pamela Lyndon Travers, non gradì molto il film Disney ispirato alla sua bambinaia; pur avendone approvato lo script, pare che diverse modifiche apportate dalla Travers siano state in gran parte disattese. In particolare, la scrittrice non gradì che la personalità della Poppins fosse stata del tutto cambiata; ad ogni modo, dopo diversi incontri di fuoco, seppur riluttante approvò la pellicola ma ottenne che Disney non toccasse il resto della serie. Sappiamo che, tempo dopo, la "battaglia" di Walt Disney per ottenere i diritti del romanzo per farne un film, lo divenne essa stessa (Saving Mr Banks).


Quanti di voi apprezzano il film SHINING di Stanley Kubrich, tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King?
Ebbene, il maestro dell'horror nutriva grandi aspettative sul regista, da lui molto ammirato, ma restò deluso dal risultato finale del film.
Secondo lo scrittore, Kubrick non riuscì a cogliere il lato inumano e malvagio dell'Overlook Hotel, finendo per attribuire il male ai personaggi, ottenendo quindi una sorta di film-tragedia con sfumature solo vagamente soprannaturali. Non credendoci lui, come poteva rendere il film credibile per gli spettatori?
Non solo, ma King non approvava neanche che Jack Nicholson avesse interpretato il protagonista dandogli da subito l'aria da folle, quando invece la pazzia si impossessò di Jack Torrance solo più tardi.
King definì il film di Kubrick "una grande, bella Cadillac con nessun motore al suo interno".


Personalmente non avevo mai saputo, prima di fare ricerche per questo articolo, che ci fosse una trasposizione cinematografica de IL GIOVANE  HOLDEN, dal titolo "Questo mio folle cuore" (My Foolish Heart).
Trasposizione che l'autore del romanzo, Jerome D. SALINGER, odiò con tutto se stesso e che  lo scoraggiò tanto rispetto ad Hollywood da spingerlo a non dare mai alcun permesso per farci altri film!

Anche ANTHONY BURGESS, autore di ARANCIA MECCANICA (cosa che abbiamo già detto in un altro post relativo a questa rubrica), arrivò a detestare il film tratto dal suo celebre romanzo; già il libro stesso, l'autore avrebbe voluto non gli fosse mai venuto in mente di scriverlo, il film poi lo rese ancora più odioso perchè divenne il mezzo più immediato per esaltare il sesso e la violenza, il che non rientrava nei suoi intenti.


WILLY WONKA E LA FABBRICA DI CIOCCOLATO è il film del 1971 tratto da "La fabbrica di cioccolato" di Roald Dahl, film che l'autore non apprezzò affatto, a cominciare dall'attore Gene Wilder, che diede vita ad uno Willy Wonka "pretenzioso" e "rimbalzante", per proseguire col regista (Seltzer), che Dahl riteneva privo di alcun talento o di stile.
Si ripromise che mai più i produttori di film avrebbero messo le mani sui suoi sequel per rovinarglieli, o almeno non fino a quando lui fosse stato vivo..

QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO - film del 1975 diretto da Miloš Forman. -  è uno dei film più famosi del cinema contemporaneo, ha vinto numerosi riconoscimenti... eppure lo scrittore  Ken Kesey non ne restò chissà quanto colpito. 
Inizialmente, avrebbe dovuto dare il proprio contributo alla produzione del film, ma per due settimane ne restò fuori; dopo che la pellicola fu pronta, pare si sia rifiutato per lungo tempo di guardarla e, quando si decise a farlo, restò amareggiato perché in essa non si teneva conto del punto di vista di Bromden; e poi avrebbe preferito Gene Hackman a Nicholson....

RICHARD MATHESON, autore di  IO SONO LEGGENDA, non ha mai amato gli adattamenti del suo libro.

Già nel 1964. L'ultimo uomo sulla Terra , interpretato da Vincent Price e ispirato al libro in questione, lo deluse, pur essendo esso forse il più fedele alla sua storia.
Un'altra versione, The Omega Man (1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra)​​, interpretato da Charlton Heston, se ne discostò proprio.
E l'ultimo adattamento, del 2007, con Will Smith?.Quando Io sono leggenda di Lawrence è stato annunciato, l'autore ha commentato: "Non so perché Hollywood sia tanto affascinato dal mio libro quando poi non hanno mai cura di tener conto di ciò che ho scritto".
Il film di Lawrence, tra l'altro, ha un finale totalmente diverso dal romanzo...

American Psycho, romanzo di Bret Easton Ellis del 1991, è stato portato sul grande schermo da Mary Harron, e vede Christian Bale nei panni del protagonista, Patrick Bateman, giovane ricco che di notte si trasforma in crudele omicida. L'autrice del romanzo non ha molto apprezzato l'adattamento cinematografico, che perde l'humour nero presente nel romanzo, oltre ad averne apportato diversi cambiamenti; inoltre  ha lamentato il finale del film, che, pur essendo destinato ad essere ambiguo, si è rivelato di gran lunga troppo letterale per i suoi gusti


lunedì 27 giugno 2016

Autori che...hanno odiato il loro personaggio più popolare



Buon lunedì, amici e lettori.

Iniziamo la settimana qui sul blog riprendendo un appuntamento presente già la settimana scorsa.

autori che...

La volta precedente abbiamo visto Autori che... hanno odiato le proprie opere o il loro capolavoro letterario.

Oggi vedremo qualche autore famoso che ha odiato il protagonista del romanzo/della serie che lo ha portato al successo.


Il primo autore è sir Arthur Conan Doyle, padre e creatore di Sherlock Holmes; già nel post dedicato a lui nel giorno della sua nascita (QUI) avevamo detto che ha avuto un rapporto di amore-odio con il suo personaggio e detective più famoso. Ciò che lo infastidiva era che il nome di Holmes fosse diventato più famoso del suo, e così, stanco di scrivere di Sherlock, a un certo punto lo ha ucciso. 
Fortunatamente per noi Sherlock è stato "risuscitato" e molte altre storie con il detective ci sono state...


Non ha odiato il suo protagonista così tanto da volerlo far fuori, ma comunque anche Ian Fleming, l'autore dei romanzi di James Bond, negli ultimi anni della sua vita, sviluppò una sorta di allergia verso il suo Bond, cercando per l'appunto di scrivere qualcosa di diverso.
Provò ad es, a scrivere una storia dove ci fosse comunque Bond, ma che avesse un ruolo secondario: The Spy who Loved Me (La spia che mi amò), dove Vivienne Michel, l'eroina, è il personaggio principale della storia, e tutto, compreso lo stesso Bond (che compare verso la metà del libro), è visto attraverso i suoi occhi.
A quel tempo,  il romanzo non fu accolto benissimo e l'esperimento letterario si rivelò alquanto fallimentare; anche se l'Autore aveva chiesto al suo editore di ritirare il romanzo, per fortuna, esso è nuovamente apparso in stampa dopo la sua morte.


Direttamente dal mondo dell'infanzia, giunge AA Milne, l'autore della serie per bambini avente per protagonista il simpatico orsacchiotto Winnie the Pooh.
Inizialmente le storie, scritte nel 1920, erano unicamente per suo figlio, Christopher Robin, e ad ispirarlo fu la collezione di peluche del bambino. 
Mai l'autore avrebbe potuto immaginare che Winnie potesse ottenere un tale successo e l'idea che questi libri per l'infanzia stessero oscurando la fama di altre sue opere e di se stesso come scrittore di narrativa per adulti, non gli piaceva affatto.
E non soltanto lui cominciò a detestare il paffuto orsacchiotto del Bosco dei cento Acri, ma anche lo stesso 
Christopher Robin.


SE CONOSCETE ALTRI AUTORI CHE A UN CERTO PUNTO DELLA LORO CARRIERA
HANNO CORTESEMENTE INIZIATO AD ODIARE IL LORO EROE,
SCRIVETEMELO NEI COMMENTI! :=)




fonti

https://www.grammarly.com
http://www.bustle.com

domenica 19 giugno 2016

Autori che... hanno odiato le proprie opere o il loro capolavoro letterario



Non molte settimane fa, scrivendo il post in cui anticipavo che ci sarà la serie tv sulla Rai tratta dal famoso romanzo di Umberto Eco, Il nome della rosa, avevo letto che l'autore ha sempre considerato questo suo capolavoro, un prodotto scadente.
Ho pensato allora al fatto che diversi scrittori hanno finito spesso per odiare una propria opera in particolare, cercando, alcune volte, anche di distruggerla o di evitarne la diffusione.

Si è quindi insinuata nella mia testolina la voglia di fare una ricerca in merito, e man man mi saltavano in mente altre curiosità letterarie su questa lunghezza d'onda che ho racchiuso nel titolo...




Autori che hanno parlato male di altri esimi colleghi, che non hanno apprezzato le trasposizioni cinematografiche dei propri libri, ecc... Curiosità che condividerò con voi ^_^


Il primo autore che mi è venuto in mente spontaneamente è stato Virgilio.
Infatti, ricordavo dai tempi delle superiori che  il poeta romano Publio Virgilio Marone (vissuto nel I sec. d.C.) prima di morire, avesse raccomandato agli amici Plozio Tucca e Vario Rufo di distruggere il manoscritto dell’Eneide, perché, per quanto l'avesse terminata, non aveva fatto in tempo a rivederla.
Ma i due consegnarono i manoscritti all'imperatore Augusto, che ben pensò di non darlo alle fiamme, nonostante le evidenti tracce di incompiutezza.


Ma se a Virgilio è andata bene perchè, morto lui, a nessuno è venuto in mente di esaudire le sue richieste, altri autori invece hanno fatto delle proprie opere ciò che volevano.
Ad es., un autore che pare abbia avuto la mania di scrivere e poi distruggere i propri scritti sia stato Franz Kafka, e questo a fronte anche di critiche positive ai suoi romanzi; qualche anno prima di morire, ha cercato di convincere il suo amico, Max Brod, a distruggere tutto ciò che avesse mai scritto, fatta eccezione per quello che Franz stesso aveva selezionato.
Kafka non finì nessuno dei suoi romanzi e bruciò circa il 90% del suo lavoro ma, come con Virgilio, l'amico preposto al folle compito di bruciare tutto, non ha obbedito, anzi, ha pubblicato eccome.

Nel 1960 Stephen King scrisse un romanzo su uno studente che portava una pistola a scuola, uccideva i suoi maestri e teneva in ostaggio la sua classe, e lo pubblicò sotto lo pseudonimo Richard Bachman; quest'opera non fu pubblicata fino al 1977, quando è apparso in stampa con il titolo di Rage .
Dopo una serie di sparatorie nelle scuole negli anni 1988-1997, King chiese al suo editore di ritirare Rage dalla stampa. La polizia aveva tra l'altro scoperto che gli autori dei crimini possedevano copie del libro. 
Lo scrittore si convinse che togliere di mezzo il libro incriminato - che tra l'altro non era qualitativamente chissà che capolavoro - fosse la cosa più giusta da fare, visto che sembrava essere di cattivo esempio per tante persone.

Diverso fu il caso di Peter Bechley, lo scrittore del famoso Jaws, da cui è stata tratta la serie di film Lo squalo, di Spielberg, che negli anni '80 ha spopolato segnando un  momento di svolta nella storia del cinema.
L'autore non arrivò ad odiare Jaws perchè era scritto male o perchè la critica non lo accolse bene, tutt'altro; ciò che detestò fu la "sharkphobia", il terrore irrazionale verso gli squali che fu indotto nella gente proprio dopo l'uscita dell'adattamento cinematografico di grande successo di Steven Spielberg; dopo aver scritto Jaws, Benchley ha dedicato la sua vita a proteggere gli squali, in particolare le specie in via di estinzione dei grandi squali bianchi, il temibile antagonista del suo libro.


Ultimo autore di oggi è colui che scrisse il celebre e discusso Arancia Meccanica: Anthony Burgess.

Dopo l'uscita dell'omonimo film di Kubrick, la popolarità del libro salì ancora di più, tanto da eclissare altre sue opere. Peggio ancora, sembrava che le persone avessero iniziato ad emulare i personaggi del romanzo e a commettere crimini basati sul film e sul libro. Tutto questo portò Burgess a prendere le distanze dal suo capolavoro, arrivando anche al punto di dichiararla "un'opera minore".


fonte: https://www.grammarly.com
http://www.bustle.com/


SE CONOSCETE ALTRI AUTORI CHE, PER DIVERSE RAGIONI, 
SONO ARRIVATI AD ODIARE UN LORO SCRITTO, 
AGGIUNGETEMELO NEI COMMENTI, 
MI FARA' PIACERE IMPARARE COSE NUOVE!


La prossima volta vedremo qualche autore famoso che ha odiato il protagonista del romanzo/della serie che lo ha portato al successo.


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