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mercoledì 6 febbraio 2013

Segnalazione: MORTE A VIA VENETO


Altra segnalazione interessante!!

MORTE  A VIA VENETO
di Armando Palmegiani -
Fabio San vitale


Ed. Sovera
Collana: Inchieste
Data di pubblicazione:2012
224 pagine
€ 15.00
Via Veneto, la Dolce Vita. E tutto il loro corredo di immaginario collettivo. Ma quel ruggente periodo è stato anche altro. 
È stato, ad esempio, anche cronaca nera. In quegli stessi anni in cui un Sogno Italiano prendeva forma e diventava leggenda, proprio in quella strada avvenivano due delitti destinati ad entrare nella Storia Nera del Novecento Italiano. 
Uno è il caso Bebawi, l’altro il caso Wanninger. Curioso, in entrambi, le vittime sono straniere: come a voler provare, dimostrare quasi lo spessore internazionale che via Veneto aveva assunto in quegli anni. Bebawi è un delitto che fa epoca. 1964. 
Un facoltoso industriale egiziano, giovane e bello, viene trovato assassinato e sfigurato nel suo ufficio di via Lazio. Wanninger è un delitto che sembra uscito dalla penna di uno scrittore. 1963. 
Un grido scuote un palazzo di via Emilia. 
La portinaia che sale a vedere incontra per le scale l’assassino che la saluta gentilmente. Sul pianerottolo c’è una giovane tedesca, Christa Wanninger, venuta a Roma a cercare una fortuna non ancora trovata e finita in un lago di sangue. 
Due delitti successi a trenta metri l’uno dall’altro, entrambi casi limite della Giustizia italiana: Wanninger risolto 25 anni dopo, Bebawi protagonista di una clamorosa assoluzione con annessa fuga degli imputati all’estero… 
Il tutto basato sull’esame dei fascicoli originali delle due inchieste e dei processi che ne seguirono, materiali originali che nessun altro ha potuto consultare prima di oggi.


PAGINA FACEBOOK dedicata al libro

sabato 5 gennaio 2013

In libreria: "Il segreto di Emanuela Orlandi" di Pino Nazio



in libreria...

Nel post precedente vi ho parlato di un libro in cui si narra una storia vera, "Il bambino che sognava i cavalli" di Pino Nazio; in questi momenti vi segnalo un altro libro-inchiesta, sempre dello stesso autore.

IL SEGRETO DI EMANUELA ORLANDI
Papa Woytila, la tomba del boss e la banda della Magliana
di Pino Nazio


Il segreto di Emanuela Orlandi. Papa Wojtyla, la tomba del boss e la banda della magliana
Ed. Sovera
Collana Inchieste
176 pp
15 euro
12.12.2012
Sinossi

Lunedì 14 maggio 2012, la lapide che copre il sarcofago di Enrico De Pedis viene alzata. 
I resti del capo della banda della Magliana sono lì da 20 anni, in molti pensano che siano vicini a quelli di Emanuela Orlandi, scomparsa il 22 giugno del 1983
La ragazzina, figlia di un commesso del Papa e cittadina vaticana, sparì misteriosamente tra i vicoli del centro di Roma. 
Indagini, rivelazioni, depistaggi e decine di ipotesi: intrigo internazionale o ricatto interno al Vaticano, festini sessuali o maniaco isolato? 
Una vicenda ambigua, oscura ma che, se si mettono in relazione alcuni fatti salienti, rivela un chiaro disegno. 
L'analisi oggettiva di quanto è accaduto in questi 30 anni è servita all'autore - che ha incontrato decine dei protagonisti, visitato tutti i luoghi, raccolto testimonianze inedite - per proporre una ricostruzione che permette di leggere questo libro come la trama di un romanzo e la documentazione di un saggio. 
Dalla prima all'ultima pagina.

L'autore.
Pino Nazio è nato a Roma, l’11 febbraio 1958. Giornalista – autore televisivo, si occupa di comunicazione da trenta anni, è stato direttore di radio e tv locali, quotidiani, periodici e siti internet. Ha ideato, realizzato e firmato per la tv oltre mille servizi, spot, documentari e reportage, in Italia e all’estero. Attualmente è inviato del programma di Raitre “Chi l’ha visto?”

Leggere storie vere: "Il bambino che sognava i cavalli" di Pino Nazio (recensione)



Oggi voglio parlarvi di un libro che narra una storia  triste; triste due volte: perché lo è in sè, in virtù dei fatti narrati, e perché è veramente accaduta.

IL BAMBINO CHE SOGNAVA I CAVALLI.
779 giorni ostaggio dei corleonesi
di Pino Nazio


Il bambino che sognava i cavalli
Ed. Sovera
Collana Inchieste
384 pp
19.50 euro
2010
Questa triste storia vede coinvolto un innocente, un bambino senza colpa alcuna.
E' un libro che ho letto con molta emozione e commozione e credo sia inevitabile perché chi si accosta ad esso lo fa con la consapevolezza che non è un romanzo, non è una "fiction"..., ma sono pagine che trasudano realtà..., una realtà per alcuni vicina, per altri (come me) piuttosto lontana (e grazie a Dio!), ma che non riesce a lasciarti indifferente perchè ti tocca nel profondo dell'anima, ti interroga, ti mette con le spalle al muro e ti scopre il velo su ciò che c'è di più profondo e complesso al mondo: l'animo e il cuore dell'uomo.

A quanta bassezza può scendere un essere umano?
Di quali atrocità e malvagità si può macchiare?

A cosa si è disposti a rinunciare di se stessi, della propria dignità di esseri umani (pensanti e con un cuore..) pur di restare fedeli a un'organizzazione dominata da logiche di potere, sopraffazione, abusi, violenze perpetrate su scala individuale e sociale?

Questo libro ci racconta la breve esistenza di un bambino, nato e cresciuto (seppur per pochi anni) nel posto sbagliato, forse anche nel tempo sbagliato; un posto in cui a far da padrona era (ed è? forse sì, ma voglio sperare in modo meno incisivo...) lei: la Mafia, Cosa Nostra.

"Il bambino che sognava i cavalli" ci racconta la storia vera di un bambino, Giuseppe Di Matteo, ostaggio dei corleonesi per 779 giorni; a fare questa ricostruzione lucida ma sensibile allo stesso tempo è Pino Nazio, giornalista ed inviato di "Chi l'ha visto?".
Giuseppe era un ragazzino di 13 anni come tanti; o meglio, sarebbe potuto essere uno dei tanti, ma non  lo era, suo malgrado: suo padre Santino era un affiliato di Cosa Nostra, come anche il nonno Giuseppe.

giuseppe
Con una sapiente ricostruzione del contesto storico-sociale, nonché "ideologico" proprio di cosa Nostra, Pino Nazio ci lascia scendere i gradini di una storia che, pagina dopo pagina, si tinge di colori scuri, cupi; gradini che ci conducono all'ultimo "passaggio segreto", al quale il lettore può decidere di non accedere; nel libro, verso la fine, c'è infatti  un capitolo chiuso, che può essere saltato senza perdere il filo della narrazione.

È chiuso perché arrivati lì ci si possa sentire liberi di decidere di non scendere i gradini che portano in un abisso, in un inferno che spaventa e inorridisce perché tragicamente reale.

Giuseppe Di Matteo
Giuseppe fotografato dai rapitori
Giuseppe era un bambino felice, che viveva col fratellino Nicola, la madre Franca e il padre Santino; affezionatissimo ai cavalli, Giuseppe partecipava alle gare di equitazione e tutti erano orgogliosi di lui; era un bambino dolce, pieno di gioia di vivere, curioso.
La sua vita è trascorsa serena fino al giorno in cui il padre è stato arrestato in quanto mafioso; l'uomo decide di diventare un "pentito" e di raccontare i "segreti di Cosa Nostra", i retroscena e i nomi di coloro che hanno ordinato delitti e stragi (compresa quella di Capaci).

Ma questo "cambiamento di pensiero" non piace ai vertici mafiosi, che decidono di vendicarsi dell'"infame pentito" Di Matteo sequestrandogli il figlio.
Tra questi "uomini d'onore" c'è lui, "u verru" (in siciliano, "il porco", chiamato anche "lo scannacristiani", per la crudeltà con la quale agiva verso le proprie vittime), Giovanni Brusca.
Brusca

Lo tengono nascosto per 775 giorni, trasferendolo spesso in varie "celle", umide, spoglie, tristi, dove il ragazzino è costretto a vivere (o sopravvivere ...) solo, senza poter respirare l'aria di fuori, senza poter fare ciò che tutti i ragazzi della sua età hanno il diritto di fare: vivere con serenità ed entusiasmo la propria fanciullezza, i propri sogni,
A Giuseppe questo diritto è stato tolto e così l'11 gennaio 1996 viene ammazzato: i suoi assassini lo strangolano e infine, per far perdere ogni traccia, lo sciolgono in una vasca piena di acido nitrico.

Non ce l'avrete con me se vi svelo questo triste finale; è una storia nota (purtroppo), che sarebbe stato meglio non scrivere per il semplice fatto che non è giusto che sia accaduta.
Della triste storia di Giuseppe si è tanto parlato, da allora, e questo libro più che mai riesce a fermare l'attenzione sui particolari, sulle parole, sui sentimenti di coloro che hanno subito la malvagità di uomini che hanno perso ogni barlume di umanità macchiandosi di efferati delitti.

Lo consiglio e credo che sarà apprezzato non solo per la sua accuratezza ma anche per la sensibilità nel palesare le emozioni, i pensieri, i conflitti interiori dei protagonisti, compresi i pensieri e le sofferenze subite da un bambino innocente: pensieri che avremmo voluto sapere da lui, se fosse stato liberato piuttosto che ucciso crudelmente, ma che possiamo solo immaginare, e l'autore ha saputo, anche in questo, essere toccante e profondo.
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