Tre libri che mi sono appuntata e che mi piacerebbe leggere!
I primi due ruotano attorno al tema tristissimo dell'infanzia rubata: in A bocca chiusa leggiamo il racconto di come nasce un assassino, addentrandoci tra i suoi deliri, e partendo da un’infanzia di violenze e privazioni, sfociamo in un finale tragico e surreale; nel secondo, Eravamo solo bambini, c'è una storia di maltrattamenti psicofisici verso dei poveri orfani, da parte di chi dovrebbe prendersi cura di loro; l'ultimo è totalmente un altro genere, in quanto siamo nel campo dell'ucronia (narrativa fantastica basata sul presupposto che un determinato avvenimento storico abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale) mista a distopia: anticipando Orwell e Atwood, La notte della svastica affronta il tema del rapporto tra biologia e potere, tra violenza e sessualità, e quello che emerge in modo più inquietante dalle pagine di questa scrittrice (che a quel tempo pubblicò l'opera con uno pseudonimo maschile) è la riduzione della donna ad una macchina finalizzata a procreare soldati, il disprezzo misogino, la distruzione di memoria e identità personali.
A BOCCA CHIUSA di Stefano Bonazzi (Fernandel, 256 pp,15 euro)
«Credo che la morte abbia le sembianze di un signore distinto. Abiti scuri, scarpe lucide. Con i
capelli bianchi come la neve, il viso pulito, senza barba né baffi. Me lo immagino camminare per le strade con un branco di cani neri al guinzaglio. Sono scuri come pantere, con le orecchie basse, sempre furiosi. Non fanno altro che sbavare e urtarsi tra loro per stare in testa al branco. Sono affamati e ringhiano contro chiunque passi loro vicino. Il signore distinto ce la mette tutta per tenerli al guinzaglio, ma ogni tanto uno gli scappa e la bestia si fionda indemoniata verso il primo disgraziato che incontra sul suo cammino. Gli salta addosso e gli strappa via l’anima a morsi. È così che muoiono le persone».
L' afa d’agosto è insopportabile, soprattutto quando hai dieci anni e sei costretto a startene chiuso in casa con il nonno, una belva in gabbia la cui violenza trova sfogo su di te. E se non puoi frequentare gli altri bambini, anche tu diventi un animale solitario, destinato a crescere somigliando ogni giorno di più al tuo aguzzino.
Così finisci per accogliere il seme del male.
Lo covi per anni, lo senti germogliare, finché non spunta il desiderio di vendetta.
Ma se la persona che ti ha allevato, trattandoti come una bestia, ora è morta, devi scegliere qualcun altro su cui sfogare la tua rabbia...
IL NIDO DEGLI ANGELI. ERAVAMO SOLO BAMBINI di Massimo Polidoro (Piemme, 256 pp).
Mario è uno di loro, ha dodici anni ed è solo al mondo. Quando vi arriva, ha già alle spalle una lunga esperienza di brefotrofi e collegi, ma spera di trovare finalmente calore umano e affetto.
Tanto più che la direttrice, una ex suora che gode fama di donna caritatevole, afferma di voler essere per i suoi sfortunati ospiti "la mamma che non hanno mai avuto".
La realtà è ben diversa.
Quello che Maria Diletta Pagliuca dirige con spietata crudeltà è un vero e proprio inferno in cui i bambini devono fare i conti con la fame, il freddo, i maltrattamenti, le più infami punizioni corporali. Eppure la luce della speranza non si spegne, alimentata da gesti semplici e quotidiani.
Mario riesce perfino a trovare un amico, Francesco. Insieme condividono piccole gioie e grandi sofferenze, ma una notte Francesco scompare e a Mario non resta che sperare che sia riuscito a realizzare il suo sogno di fuga.
Molti anni dopo, i lavori di demolizione di quel luogo di dolore riaprono la ferita che non si era mai rimarginata. E Mario deve affrontare di nuovo i fantasmi della sua infanzia rubata.
LA NOTTE DELLA SVASTICA di Katharine Burdekin (Sellerio, trad. A. Geraci, 323 pp, 15 euro).
l'impero tedesco e l'impero giapponese. E nella parte tedesca si trova aggiogato a un'assurda religione, imposta dall'abolizione della memoria e nata dall'oblio di ogni scienza e tecnologia, arte, letteratura e filosofia.
Il nuovo Credo ha deificato Hitler, trasformato in un dio mitologico, «non nato da grembo di donna, ma esploso dalla testa del padre suo, Dio del Tuono».
Un mondo brutalizzato e brutale, ritornato a una specie di feudalesimo mistico, di cui le prime vittime, che non si possono del tutto eliminare, sono le donne.
Eppure qualcuno, nella lunga notte dei secoli, è riuscito a custodire un barlume della memoria (un libro, una fotografia), estremo antidoto, ultimo riparo contro l'annichilimento dell'umano.
"La notte della svastica" fu scritto, incredibilmente, nel 1937, cioè prima della Seconda guerra mondiale e prima dell'alleanza bellica tra il Giappone e la Germania. Immagina e prevede l'una e l'altra. E comprende del Nazismo un carattere che verrà rilevato decenni dopo: il legame strutturale tra il totalitarismo e il misticismo irrazionale.