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lunedì 7 ottobre 2019

Recensione: OTTO PAROLE di Marco La Piana



OTTO PAROLE è un breve ma intenso scritto del catanese Marco La Piana, che tra queste pagine ci racconta i frammenti di una storia intima e schietta, scavando nel profondo di se stesso e offrendo al lettore numerosi spunti per guardarsi dentro e riscoprire la complessità e il significato più genuino di parole importanti, utili per dare slancio e vigore alla propria esistenza.

Armando Editore
128 pp
13 euro
Con una scrittura intimista, introspettiva e sensibile verso ciò che accade dentro e fuori di sé, l'Autore propone al suo lettore otto parole (lascio a voi il piacere di scoprirle, se avrete voglia di lettere questo libro), attorno alle quali declina pensieri, riflessioni, racconti di pezzi di vita nei quali viene spontaneo ritrovarsi.
A dare inizio al fiume di pensieri, associazioni, ricordi, immagini, basta poco: può essere un film, un libro che ci ha colpiti, una persona conosciuta in passato, finanche un monologo dell'Adriano nazionale in tv, e la mente prende il via e si lascia andare a considerazioni sulla vita, sulla morte, su cosa voglia dire avere consapevolezza di ciò che si è, sul valore che vogliamo dare ai nostri giorni, affinché non siano vuoti e opachi ma pieni e radiosi.
E non è una missione da poco, perché ogni giorno ci si scontra con il dolore (in tutte le sue forme:  fisiche, emotive, psicologiche...) e con le numerose prove che il vivere quotidiano ci mette davanti.

Analizzare stati d'animo, emozioni, sentimenti, mostrarsi in tutta la propria fragilità, è come denudarsi, lasciando la parte più nascosta di noi esposta allo sguardo altrui, davanti al quale è facile sentirsi vulnerabili e smarriti.

Come fare per crescere verso una maggiore coscienza di quello che siamo e della direzione da dare alla nostra vita?
Il percorso dell'autore segue questi otto "segnali indicatori", questi preziosi sassolini lasciati lungo il cammino della vita e che gli son serviti per ritrovare la "strada verso casa", verso se stesso, verso i propri cari, verso il prossimo in generale e verso Dio.

Le otto parole - una per ogni capitolo, scritte in grassetto, facilmente individuabili e "isolate" nel corso della lettura, così da permettere di soffermarsi e riflettere personalmente su di esse - sono tra loro strettamente collegate e ognuna è come un gradino che permette di passare allo step successivo, in un continuum di crescita personale, interiore e spirituale.

L'uomo è una creatura tanto complessa quanto frangibile, bisognosa di essere ascoltata, capita, accolta, aiutata a tirar fuori, quando ne ha bisogno, dolori, ansie, vizi, dubbi, senza sentire il peso del giudizio circa le proprie debolezze e i propri errori.
Ci vuole coraggio a guardare in faccia quella parte di noi più "oscura" e debole, e ce ne vuole ancor di più a riconoscere che "da soli non possiamo far nulla" *: abbiamo bisogno di scoprire il valore della preghiera, della fede, della vicinanza a Dio, e solo per questa via (l'unica via! *) è possibile conoscere e sperimentare il vero Amore.

Tra queste righe, caratterizzate da un linguaggio immaginifico e simbolico, l'autore  - che si definisce "un uomo in transito sulla via delle occasioni perdute" -  dà molto spazio ai ricordi e al loro peso, a volte ingombrante e doloroso, altre volte necessario per portare in superficie emozioni e sensazioni che non vanno ignorate, ma anzi recuperate, analizzate, rielaborate.
A fare da catalizzatore e centro nevralgico in questo nugolo di parole e pensieri è la ricerca di Dio, con tutto quello che essa comporta nel vivere quotidiano.
L'autore vive un'esperienza di crescita interiore, di acquisizione di consapevolezze, e passa da un concetto di Dio astratto e lontano ad uno personale e concreto; in queste pagine si respira il costante e umano desiderio di cercare Dio, la sua consolazione, la verità e il perdono che in Lui risiedono, la Sua presenza, ma nel senso più pratico che ci sia: un Dio vicino agli uomini nel quale riporre una fede entusiasta, viva, che rigenera e cambia il proprio modo di essere, dando senso a ogni singolo giorno e azione.

Una lettura tanto scorrevole quanto profonda, che parla alla parte più intima di noi, alla dimensione spirituale (che non è necessariamente contrapposta a quella terrena, anzi, le due devono trovare un equilibrio e un'armonia) che caratterizza l'essere umano e che va nutrita, arricchita, custodita, affinché la nostra esistenza non sia un passaggio anonimo e sterile in questo mondo, ma un seme che cerca e trova un terreno fertile per portare frutto e dipingere con i colori più belli e vividi la tela della propria vita.

Consigliato, in particolare a quanti cercano una lettura ricca di spunti di riflessione importanti. Personalmente non posso non apprezzare quei testi che danno valore alla fede in Dio e, in generale, alla dimensione spirituale dell'uomo.


*  cfr. Vangelo di Giovanni cap. 15, v.5
*  cfr. Vangelo di Giovanni cap. 14, v. 6

venerdì 24 febbraio 2012

Se non preghi....

 Se non ti svegli presto, 
non riuscirai mai a vedere il sole che sorge. 
Se non preghi, 
benché Dio ti sia sempre vicino, 
non riuscirai mai a notare la Sua presenza."

martedì 30 agosto 2011

Non Mi Lascerai Mai ( You Never Let Go)


Se camminerò nella notte
 tu cammini con me
Il tuo amore mi salverà

Se mi perderò 
so che tu il mio aiuto sarai
La tua mano mi coprirà

Io non ho paura
Perché so che sei  con me
E perché tu sei  con me
Chi temerò, chi temerò
  
Tu non mi lascerai mai, anche se la notte è buia

Tu non mi lascerai mai, quando il vento soffia forte
                            
Tu non mi lascerai mai, non mi lascerai mai

 Posso già vedere, una luce, che risplende per me
 E più del sole mi scalderà
 Il buio finirà e per sempre con te resterò
 Non ho timore avanti andrò

Io non ho paura
Perché so che sei  con me
E perché tu sei con me
                                 
Chi temerò, chi temerò

Tu non mi lascerai mai, anche se la notte è buia

Tu non mi lascerai mai, quando il vento soffia forte
                          
Tu non mi lascerai mai, non mi lascerai mai

Posso già vedere, una luce, che risplende per me

E più del sole mi scalderà
                  
Il buio finirà e per sempre con te resterò

PER ADORARTI… PER ADORARTI!!!


giovedì 25 agosto 2011

La vera gioia è in Gesù


La gioia...: da dove deriva questa parola che, al solo pronunciarla, mette addosso un senso di serenità, di beatitudine?
Personalmente se dovessi associare la parola GIOIA a qualcosa di concreto e visibile, la prima cosa 
cui penso è un sorriso..., di quelli in cui si vede tutta la dentatura!
Dal punto di vista etimologico, c'è "chi la fa derivare da “gaudium”, e quindi da “gaudere” (godere), chi invece da “gioco”, chi, come il Manni, dal greco biote (“vita”). Sembra un’idea di godimento un po’ diversa dall’alacre produttività degli “allegri” e dei “felici”, in certo senso più passiva, come di spensieratezza, di vitalità pura, di rilassatezza; e anche il senso di un qualcosa di prezioso (non a caso diciamo “gioielli”), di istantaneo e quasi di inaspettato, che ci capita senza che abbiamo fatto nulla per meritarcelo." (da http://etimoblogie.splinder.com)

Desideri più gioia nella tua vita attuale?
Dio promette che la gioia si trova in Sua presenza e, se hai fatto di Gesù il tuo Signore e Salvatore, la Sua presenza vive in te!
Questa gioia si manifesta quando concentri i tuoi pensieri ed il tuo cuore sul Padre, e Lo lodi per quello che ha fatto nella tua vita.
La Bibbia dice che Dio siede in mezzo alle lodi del Suo popolo. 
Quando inizierai a lodarLo e a ringraziarLo, sei in Sua presenza, là dove c’è la gioia perfetta.
In qualsiasi posto tu ti trovi, in qualsiasi circostanza sei...  hai accesso a questa gioia, di giorno come di notte.
E ricorda questo: Dio vuole che tu sperimenti costantemente la Sua gioia e la Sua pace soprannaturali. È il motivo per cui ha scelto di vivere in te, perché le tue riserve di gioia siano inesauribili. 
Non sprecare più tempo nel sentirti scoraggiato o sconfitto.

Che la gioia del Signore sia la tua forza, 
così progredirai sul percorso di vita che ti ha preparato!

www.donnecristianenelweb.it 
fonte: 

domenica 24 luglio 2011

RANCORE: UN'EMOZIONE CHE SI ANNIDA IN NOI

Quanto spesso ci sarà capitato (e ci capiterà ancora, molto probabilmente) di star lì a pensare a una determinata situazione o persona che genera in noi, nella nostra mente, una serie di risentimenti, e che ci spinge e pensare e ripensare sempre allo stesso fatto, senza trovarne, il più delle volte, alcuna via d’uscita per sentirci meglio, più sereni?
Tra i tanti e complessi stati emotivi che caratterizzano l’essere umano, uno dei “meno
simpatici e positivi” è il rancore.
E’ interessante notare l’etimologia di questa parola: dal latino rancere, che si riferisce ad un cibo andato a male, che ha quell’odore sgradevole e quel sapore acidulo che tutti conosciamo.
Questo livello di significato inevitabilmente ci porta a riflettere sui connotati del rancore
stesso: un sentimento che si annida in noi, nel nostro cuore e nella nostra mente e che,
a lungo andare, se non viene eliminato, “puzza”, crea ancora più amarezza, tormento,
sofferenza, acredine.

mercoledì 18 maggio 2011

NON MI VERGOGNO


Non sono stati i chiodi
a tenere il Suo corpo fissato sulla croce, o no, no!
Ma il Suo amore, infinito verso noi...
un amore che grida ancora, un amore che gride ancora,
immenso amore che grida ancora «Ti amo!»
Non mi vergogno, non mi vergogno di gridarlo forte!
Non mi vergogno, non mi vergogno di gridare ad alta voce
che appartengo a Te!

L'ESPERIENZA PIU' BELLA!

Con questo post voglio raccontare l'esperienza più bella della mia vita: la mia conversione al Signore 13 anni e mezzo fa! 
Sono nata e cresciuta in una famiglia cattolica (anche se non particolarmente fervente e praticante) e ho ricevuto i “sacramenti” del battesimo, della confessione e della comunione. 
Ricordo che il mio primo approccio con il Libro di Dio, la Bibbia, l’ho avuto proprio in seguito alla prima comunione, in occasione della quale ricevetti in dono dal parroco “I quattro vangeli e gli Atti degli Apostoli” e qualche volta presi in mano quel libricino e ne lessi diverse pagine, trovandolo tra l’altro molto interessante. Non accontentandomi più soltanto della lettura dei vangeli, ma volendo leggere l’intera Sacra Scrittura, decisi di comprare una Bibbia e di incominciare a leggerla tutta, dall’inizio. 
Devo dire che più andavo avanti nella lettura e più mi rendevo conto che quello che avevo tra le mani era un libro davvero speciale! Iniziavo ad amare Dio, che non era più soltanto qualcosa di teorico, di cui avevo sentito parlare vagamente al catechismo, ma stava diventando una Persona “concreta” e desideravo imparare a conoscerlo sempre di più! 
La mia ricerca di Dio iniziò col mio allontanamento dalla Chiesa Cattolica: diventava per me sempre più chiaro che troppe delle cose che sin da piccola mi erano state insegnate non coincidevano con ciò che leggevo nella Bibbia (la venerazione rivolta a Maria, ai santi, la necessità dei sacramenti per ricevere la grazia di Dio…). Intanto, arrivata alle scuole superiori, il mio interesse crescente per la Parola di Dio mi portò a intavolare numerose conversazioni con due mie compagne di classe, una testimone di Geova (TdG, per brevità!) e l’altra evangelica. La prima fu, purtroppo, più persuasiva ed insistente, tanto che riuscì a convincermi a fare uno studio biblico; inizialmente, fui molto sospettosa circa i TdG poi, però, la loro sicurezza nel rispondere alle mie tante domande sembrò soddisfare la mia sete di conoscenza. Così, per quasi due anni, ho frequentato regolarmente le riunioni dei TdG, continuavo a leggere la Bibbia (mi esortarono a lasciare la traduzione C.E.I., giudicata da loro troppo complicata (!), e a studiare con la “Traduzione del Nuovo Mondo”) e a “formarmi” sui loro libri, evitando accuratamente di leggere tutto ciò che non fosse pubblicato direttamente dalla loro Società. 
A tal proposito, devo aggiungere un particolare non irrilevante: la mia compagna evangelica mi aveva regalato un libro, in occasione del proprio battesimo, “Forza per vivere”, e ricordo che lo avevo nascosto ben bene per non cedere alla voglia di leggerlo!!
Nella mia permanenza tra i TdG, non posso negare che, di tanto in tanto, sorgevano dei dubbi, soprattutto riguardanti la divinità di Gesù Cristo, l’immortalità dell’anima e altri argomenti importanti. Finchè, nell’estate del 1997, una mia parente (credente evangelica), venne a casa e, molto esplicitamente, mi chiese: «Chi è Gesù per te?». Trovai strana la sua domanda, perché pensai tra me e me: Io so chi è Gesù! È il Figlio di Dio! e le diedi questa risposta; ma lei mi rifece la domanda: «Sì, ma io voglio sapere chi è Lui per te, personalmente! È il tuo Salvatore?». 
In quel momento mi resi conto che non avevo mai pensato a Gesù come al “mio personale Salvatore”! E non solo! Continuando la mia conversazione con la mia parente, mi diventava sempre più chiaro che non avevo mai riflettuto seriamente sulla necessità di chiedere perdono a Dio per i miei peccati (1Gv 1:9; At 3:19),  sul valore del sacrificio di Cristo, nel cui sangue ogni mio peccato veniva perdonato (1Gv 1:7; Efes. 1:7), sulla necessità della nuova nascita per poter diventare “figlia di Dio” (Gv 3:1-8; Gv 1:11-13), sul fatto che la mia riconciliazione con Dio potesse venire solo ed unicamente riponendo una fede sincera nell’opera perfetta di Cristo alla croce e non attraverso le mie buone azioni (Efes. 2:8,9; Tito 3:5), sul dono dello Spirito Santo che Dio fa a coloro che credono (Rom. 8:15; Efes. 1:13), sulla certezza della vita eterna che solo i figli di Dio hanno (Gv 5:24; 10:27,28; 1Gv 5:13)! 

Fino a quel momento non mi ero mai preoccupata del mio personale rapporto col Signore; il mio impegno era stato quello di cercare la “religione giusta” … ma che posto aveva Gesù nella mia vita? 
Turbata dalle cose dettemi da mia zia e dai brani biblici analizzati, mi presi un breve periodo lontana dai TdG per riflettere e finalmente lessi il libro “Forza per vivere”, dove veniva spiegato in modo molto chiaro che ogni uomo è un peccatore lontano da Dio e che ha assolutamente bisogno del Suo perdono per potersi riconciliare con Lui e non essere più sotto condanna. Compresi che Gesù aveva preso su di Sé il mio peccato per riscattarmi col Suo sangue dalla schiavitù di satana e dall’inferno. 
Così, una sera pregai il Signore e Gli chiesi di perdonarmi per tutti i miei peccati e di venire a vivere nel mio cuore, di prendere il controllo della mia vita! Da quando ho fatto quella preghiera sincera sono passati molti anni! 
A differenza di prima della conversione, ora vivo nella certezza di appartenere al Signore, di avere il Suo Santo Spirito che mi guida e che, qualunque cosa succeda nella mia vita, niente e nessuno potrà mai rapirmi dalla mano del Padre.
  Angela 
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