Ed ecco un paio di citazioni sui libri tratto da uno degli ultimi libri letti e recensiti: "Il bar delle grandi speranze" di Moehringer.
«Odio
quando la gente ti chiede di cosa parla un libro. Quelli che leggono
cercando
la trama,
che succhiano la storia come il ripieno
di un bignè, dovrebbero limitarsi ai fumetti
e alle telenovelas. Di cosa parla? Ogni libro degno di questo nome è fatto di
emozioni, amore,
morte, dolore. È fatto di parole. Parla di un uomo e della sua vita. Okay?»
Avrei
voluto spiegargli che i libri non avevano lo stesso scopo evidente di un
utensile, che non c’era una
differenza netta tra quando i libri erano in uso e quando non lo erano. La loro
presenza mi dava piacere,
ero contento di vederli allineati sugli scaffali e sul pavimento.
Erano l’unico
elemento che riscattava
il mio squallido appartamento.
I libri mi tenevano compagnia, mi rallegravano.
Inoltre, dato
che quelli che possedevo da ragazzo si erano ammuffiti nello scantinato o erano
senza copertina,
ero molto pignolo sui miei libri. Non scrivevo sui margini né facevo le
orecchie alle pagine, e
non li prestavo mai.
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Che ne pensate di queste due affermazioni?
Ho evidenziato in grassetto quelle che sento più mie.
Anche a voi capita di non riuscire a rispondere come vorreste alla fatidica domanda "di che parla il libro che stai leggendo?" e a provare una sorta di irritazione?.
Io ammetto che spesso mi ritrovo a dar risposte sciocchine e scontate, proprio perchè in due secondo non riesco a dare la giusta "dignità" al romanzo in questione e alla fine mi arrendo e approfitto della sinossi scritta sulla copertina...
E chiaramente condivido l'amore dell'Autore per i libri, il loro potere "rallegrante" e la loro "sacralità"!!