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martedì 24 settembre 2024

RECENSIONE: MOONSHINE IN THE DARKNESS di Èclipse [ Review Party ]



Buongiorno, lettori!

La recensione di oggi costituisce la seconda tappa di un Review Party dedicato al romanzo Moonshine in the darkness di Èclipse, retelling del mito di Ade e Persefone, rivisitato in una chiave originale che mescola atmosfere leggendarie, dal sapore antico, a un passato più recente, contrassegnato da note esotiche.


Lunedì 23 settembre: Paper Purrr
Martedì 24 settembre: Chicchi di pensieri
Mercoledì 25 settembre: La libreria di Anna
Giovedì 26 settembre: Milioni di particelle
Venerdì 27 settembre: Lilith Hendrix
Lunedì 30 settembre: Buona Lettura






MOONSHINE IN THE DARKNESS
di Èclipse


"«...mio signore. Vi dipingono di nero, ma il vostro sangue è rosso come il loro. E avete il cuore più caldo di una fenice. Avrei solo voluto che durasse di più.»
«Se c’è una cosa che ho capito dai mortali, governando questo regno, è che la felicità è di breve durata. Sono attimi, ma di quei pochi momenti restano nella memoria della gente  come meravigliosi dipinti. Io conserverò quei ricordi come preziosi dipinti.»

L'amore si irrobustisce o si indebolisce davanti alle prove e alle tribolazioni della vita?
Sa resistere andando oltre i limiti del tempo, dello spazio, della morte stessa e dei continui e instancabili cicli cui è sottoposto il vivere e il morire di ogni essere umano, a fronte dell' eternità delle divinità?

L'amore che lega due anime destinate l'una all'altra, le cui vite hanno senso solo nel sentimento che le unisce reciprocamente, può essere incredibilmente solido e ostinato.
Imperituro.
Proprio come quello tra un essere immortale, qual è il dio degli Inferi, e la sua coraggiosa e tenace innamorata.

Nel suo riproporre la storia d'amore tra Ade e Persefone, l'autrice di questo romanzo non ci conduce sul Monte Olimpo, non ci presenta divinità greco-romane così come siamo abituati a conoscerle attraverso i racconti mitologici.

Conosciamo i due protagonisti, Yama e Bai Su (che incarnano, rispettivamente, Ade e Persefone) in vesti diverse eppure affini, in momenti e contesti lontani ma comunque sempre uniti dalla presenza di personaggi, situazioni e dettagli che si ripresentano e che vanno a caratterizzare, di volta in volta, il continuo ciclo di incontri tra i due amanti.

Bai Su è la ragazza dall'eterea bellezza che riesce abilmente ad introdursi nell'inaccessibile regno dell'Oltretomba e, quando i suoi occhi incontrano quelli del re degli Inferi, Yama, entrambi sentono scorrere tra loro una connessione che non nasce e non termina in quel momento ma che li unisce da sempre e per sempre.
Perché i due continueranno ad incontrarsi, a salvarsi, ad amarsi, a viversi, a piangere l'assenza l'uno dell'altra, infinite volte.

Bai Su è colei che, con la sua genuinità, il suo infantile entusiasmo, la sua purezza, ruba il cuore di un giovane dio, legandolo a sé per l'eternità, tanto da rendere ambedue disposti al sacrificio pur di salvare l'altro quando il pericolo incomberà su di loro.

Bai Su è la giovane studentessa Persefone che, nei primi anni del Novecento, è a Shangai con le compagne del liceo per ragioni di studio e lì incontra il giovane signore, Ade/Yama, e ancora una volta si riconosceranno perché ad accomunarli non è solo l'amore ma anche un passato fatto di lacrime, di madri egoiste, di solitudine, di esperienze che avrebbero potuto renderli glaciali, trasformarli in mostri, rendendoli creature destinate a sprofondare nel nulla, a vivere eternamente nell'oscurità di un cuore indurito dal dolore.

Ma non c'è inverno, per quanto gelido, cui non segua la primavera, e l'amore eterno è ciò che permetterà a entrambi di rinascere solo e unicamente per ritrovarsi e amarsi ancora, vivendo attimi di pura felicità scaldandosi al calore di un sentimento puro e inviolabile.

Nonostante la morte.
Nonostante ci sia chi si oppone con violenza a questo legame che sa di salvezza e di eternità.
Nonostante il sacro fiume continui a scorrere cancellando i ricordi.

«Non sei più solo oscurità, adesso.» Disse la voce dell’Abisso. «Un giorno riconoscerai il donatore di luce, dall’oscurità che pulsa nel suo cuore, perché è la tua. Ti è stato donato un frammento della sua luce e questa ti guiderà verso il suo possessore.»

Ma neanche il fiume Lete potrà tener lontani Bai Su e Yama perché l'una possiede il cuore dell'altro.



"Moonshine in the darkness" è un romanzo in cui vi convivono elementi fantasy, romance e young adult e, benché abbia trovato la scrittura ancora un po' acerba (ad es. nella costruzione dei dialoghi oppure nel narrare con chiarezza lo svolgimento di alcune scene, azioni e dinamiche), esso si legge piacevolmente in quanto l'autrice riesce a conferire al testo sfumature delicate, quasi impalpabili come se, ad ogni "cambio di scena" e di contesto, entrassimo in una dimensione onirica e inafferrabile in cui ritroviamo non solo Bai Su e Yama (le cui interiorità sono tratteggiate in tutta la loro ricchezza e profondità) ma anche altri personaggi (come la volpe, la dama Koi, il fratellastro di Yama - Dong Hua -, le tre Moire...), e tutti loro interagiscono con i protagonisti, che ciclicamente vivono la gioia e, insieme, il tormento, di incontrarsi, viversi, separarsi... pur non smettendo mai di cercarsi e amarsi.

Non ci sono cuori incapaci di amare o non degni di essere amati e questa storia romantica, malinconica e dolce ci ricorda che soltanto l'amore è quella luce che spezza l'oscurità, quel chiarore in grado di  salvare un'anima ferita dal buio della solitudine, della rabbia, del dolore.


Consiglio il romanzo di Èclipse, in particolare a quanti amano le storie d'amore romantiche e struggenti, le ambientazioni esotiche e i riferimenti a miti celebri e indimenticabili.
Non mi resta che rimandarvi alla prossima tappa del Review Party, che sarà ospitata domani dal blog "La libreria di Anna".

venerdì 28 giugno 2024

NEL PAESE DI BLA BLA di Beatrice Masci [ RECENSIONE ]

 


Come sarebbero le nostre giornate senza il costante e frenetico bip che segnala le notifiche del cellulare?
Oggigiorno sembra quasi impossibile immaginare un'esistenza priva di telefonini, internet, social network, immersi, come siamo, in una realtà che ingloba il virtuale in ogni suo aspetto e momento.

In questo vivace romanzo assistiamo alle giornate di una normalissima famiglia alle prese coi tentativi di conciliare vita reale e virtuale.


NEL PAESE DI BLA BLA
di Beatrice Masci


Sampognaro&Pupi
140 pp

martedì 30 aprile 2024

RECENSIONE: I MUSICANTI DI ROMA di Massimo Ricciardi [ Review Party ]



Nei locali di una vivace Roma dei giorni nostri, c'è chi cerca di sfondare nel mondo della musica underground, che sia il manager in cerca di nuovi talenti o il cantante emergente che vuole sfondare o la band sconosciuta che ha degli inediti chiusi in un cassetto finora rimasto chiuso.



I MUSICANTI DI ROMA
di Massimo Ricciardi



277 pp
10.40 euro
Giulio Bambucci è un liutaio che riesce a fatica a tirare avanti con ciò che guadagna; tenta di risollevarsi acquistando un locale e mettendo in piedi un'etichetta musicale indipendente, con cui contribuire a diffondere bella musica, ma bella davvero e non le canzonette commerciali che vanno per la maggiore ma che, se cerchi sostanza, ti accorgi che non ce n'è.

Il giorno in cui va a vedere un locale che sembra fare al caso suo, conosce un giovanotto, tale Emilio Renetta, che di lì a pochi a giorni diverrà un amico, oltre che un suo dipendente.

Giulio ed Emilio si rimboccano le maniche per cercare di scritturare dei cantanti validi con cui cominciare ad avviare seriamente l'attività, ma attorno a loro c'è un mare di squali, ben più grossi e avidi, che non hanno intenzione di lasciare loro spazio ma, semmai, di divorarli.

Nonostante tutto, Giulio e il suo fido aiutante convincono un cantautore promettente, il cui soprannome - Malandrino - è già tutto un programma, a lavorare con loro.
Malandrino ha un bel caratterino e, soprattutto, è restio a seguire regole e consigli, per non parlare, poi, della puntualità e serietà quando si tratta di andare agli appuntamenti di lavoro! Un ritardatario cronico, che neppure si sogna di scusarsi ma, anzi, si irrita se viene rimproverato.

Quando il contratto sembra pronto per essere firmato (con tanto di clausola rescissoria vantaggiosa per l'etichetta discografica), ecco che l'avvocato di Malandrino (che tra l'altro è sua madre) si appella a presunti cavilli, per spingere il legale assoldato da Bambucci a modificare il contratto.

Ma se Giulio crede che le rogne sul contratto del talentuoso ma capriccioso Malandrino siano il suo più grande problema, si sbaglia di grosso, perché nell'arco di pochi giorni la sua placida esistenza verrà vivacizzata da una serie di eventi e personaggi bizzarri e buffi.

Tanto per cominciare, Francesco Diamante (ex-compagno di scuola di Bambucci), anch'egli a capo di un'etichetta musicale già ben avviata e molto nota a Roma - e che ha tra le sue file cantanti e musicisti molto bravi e che fatturano parecchi soldini -, gli rifila un bel tiro mancino, soffiandogli da sotto il naso un cantante...

E dentro casa, Giulio non vive più sereno e senza pensieri che al lavoro: la sua compagna, Zoe, è una convinta e devota animalista e questo la induce a portarsi a casa (che, per inciso, è casa del fidanzato) gatti e cani soli.

Per carità, non che Giulio non ami gli animali, ma c'è quel benedetto gatto nero, Pongo, che combina un sacco di guai e, se l'uomo tenta di fare amicizia con una carezza, la bestiola lo graffia.
Per fortuna c'è la cagnetta Birba, simpatica, giocherellona e affettuosa; proprio grazie a lei, Giulio conosce una bella ragazza, Elena, che lavora in un negozio di toelettatura per cani.
Tra i due scocca una spontanea simpatia praticamente dai primi momenti.
Peccato, però, che Giulio sia fidanzato...

Beh, vero è che con Zoe non è che proprio, ultimamente, stia vivendo una relazione soddisfacente: lei è distratta, assente in tutti i sensi ed è sempre super impegnata con i suoi amici e volontari di un'associazione animalista, tra cui spicca una sorta di "guru", un certo Miguel, un mezzo spagnolo esaltato, dalla parlata decisamente buffa e pure un po' irritante.

Sarà proprio a partire da una assurda mission impossible di tipo animalista, organizzata dal furbo Miguel, che la casa di Giulio si troverà piena di rumorosi ospiti (umani e non solo) e la sua etichetta discografica si arricchirà di inusuali e virtuosissimi talenti che potrebbero rivelarsi un vero colpo di fortuna a livello professionale.

Ma non sempre le cose vanno come speriamo... e non è detto che sia necessariamente un male!

"I musicanti di Roma" è un romanzo divertente, che regala molti momenti allegri e spensierati, grazie ad una scrittura che scorre senza intoppi e rallentamenti, a un ritmo vivace, a un susseguirsi di eventi bizzarri e, soprattutto, grazie alla presenza di personaggi (sia umani che animali) che danno vita a dinamiche piene di sorprese e comicità.

Il filone principale che attraversa tutto il romanzo è sicuramente la musica e, nello specifico, quella underground romana; è forte la ricerca, da parte del protagonista, di poter produrre un tipo di canzoni e di cantanti che facciano musica autentica, libera dalle imposizioni delle grandi case discografiche, lontana dalla musica mainstream, che vende tanto e fa ascolti, è vero, ma i cui pezzi, poi, si assomigliano tutti, col rischio di appiattire la produzione musicale contemporanea, riducendola a qualcosa di meramente commerciale, priva di una vera identità e di originalità.

Oltre all'ambito musicale - e al fatto che c'è sempre qualcuno più furbo e con più soldi che vuol fare le scarpe ai "pesci piccoli" -, tra queste pagine leggiamo di rapporti di amicizia, di relazioni sentimentali e, soprattutto, dei legami tra gli esseri umani e gli animali, la cui presenza, in questo romanzo, crea situazioni decisamente simpatiche e briose.

Una lettura che sa intrattenere amabilmente il lettore, regalando non pochi sorrisi.




Ringrazio Elisa dell'Ufficio Stampa di "Saper Scrivere" per avermi coinvolto nel Review Party (iniziato ieri) dedicato a I MUSICANTI DI ROMA e vi rimando alla prossima tappa.


29 aprile: Paper Purrr
30 aprile: Chicchi di pensieri
2 maggio: Lilith Hendrix
3 maggio: AnnaEsposito68
10 maggio: Milioni di particelle

venerdì 22 dicembre 2023

♦️RECENSIONE ♣️ L'UOMO NEI SOGNI di Simone Ruggerini [ Review Party ]



Cari lettori, eccoci giunti all'ultimo giorno del Review Party dedicato al secondo romanzo di Simone Ruggerini, "L'uomo nei sogni".

Di seguito vi riporto tutte le tappe.

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Paper Purrr (18 dicembre)   
Les Fleurs Du Mal (19 dicembre)
Lilith Hendrix (20 dicembre)
Le letture di Adso (21 dicembre)
Chicchi di pensieri (22 dicembre)
Hope and paper (22 dicembre)






Tommaso non è felice, ha smarrito sé stesso e per riprendere in mano la propria vita deve incamminarsi in un pericoloso viaggio all’interno della propria mente, fino alle sue profondità più oscure, pregne di una verità che, una volta svelata, metterà in discussione le sue già flebili certezze.

L'UOMO NEI SOGNI 
di Simone Ruggerini 



Viola editrice
319 pp

"Il mondo è reale o lo stiamo immaginando? La vita è reale o solo una costruzione? E i tuoi sogni, dimmi… senti che sono fantasia o verità?”

Tommaso Mazzei ha trentacinque anni e la sua vita non sta procedendo come avrebbe voluto: lasciato dalla fidanzata Erika, vive le proprie giornate nel dolore di una relazione naufragata e abbracciato ad un inesorabile senso di vuoto che lo pervade e lo paralizza.
A parte suonare nei locali, non ha una grande vita sociale né frequenta assiduamente i genitori (sua madre è, anzi, troppo apprensiva per i suoi canoni) o il fratello minore, Davide, con cui va, sì, d'accordo ma è solito scambiare giusto quattro chiacchiere ogni tanto senza mai cercare di approfondire il legame fraterno.

Insomma, i morsi della solitudine si fanno sentire, il suo umore è tetro, nel cuore c'è qualcosa che lo sta spezzando pian piano e lui non sa come uscirne.

A confonderlo e turbarlo ancora di più ci pensa uno strano sogno nel corso del quale si imbatte, all'interno della hall di un albergo in cui non ha mai messo piede, in situazioni bizzarre e a contatto con persone note ed altre sconosciute.

Questo sogno è solo il primo di tanti che verranno a tormentarlo con preoccupante frequenza.

La desolazione e la tristezza che inondano il suo cuore sono tali da spingerlo a meditare di farla finita: si reca in stazione per dare effetto alla drammatica decisione ma un incontro misterioso cambia tutto, creando una rottura, a causa della quale la sua intera esistenza verrà stravolta.

Da quel momento realtà e fantasia cominciano a mescolarsi, a fondersi e confondersi: il piano della vita vera incrocia la dimensione onirica e quest'ultima assume caratteri e "dimensioni" sempre più grandi e importanti, tanto da sembrare che stia invadendo la realtà.

Quando si addormenta, Tommaso sogna: non può fare diversamente, i sogni - che via via si trasformano in veri e propri incubi - si insinuano con prepotente virulenza nella sua mente, "contaminando" ogni parte del suo essere, occupando pensieri, emozioni, guidando addirittura la sua volontà.

Sì, perché ciò che vive nei sogni lo sciocca, lo turba in un modo talmente vigoroso da influenzarlo anche da sveglio.
Cosa sogna di così sconcertante?

L'autore scaraventa con forza tanto il protagonista quanto il lettore nella dimensione immaginaria, portandoci a "vivere" insieme a Tommaso il suo viaggio interiore nei meandri della propria psiche, e questa esperienza viene percepita come se fosse concreta, vera, parallela al reale ma non per questo meno tangibile.

Tommaso fa sogni complessi, articolati, popolati da creature umane accanto ad altre con sembianze di animali o con caratteristiche raccapriccianti, mostruose, di quelle che si ritrovano negli incubi peggiori e nelle scene dell'orrore; in questi "luoghi" fantastici incontra, come dicevo più su, persone a lui note (famigliari, ad es.) ed altre mai viste prime, come una ragazzina con gli occhiali e la stessa in "versione adulta". 
Nei sogni Tommaso agisce, pensa, parla, sente, si emoziona e ogni parte di sé è totalmente coinvolta in questa straordinaria dimensione, tant'è che a lui non paiono davvero dei semplici sogni e, quando vi è dentro, li vive in maniera viscerale, piena, provando dolore, paura, sgomento, sorpresa, rabbia, desiderio di capirci qualcosa e, al contempo, di fuggire quando si sente in pericolo.

Solitamente, per quanti vivido, un sogno è e resta tale per cui, una volta desti, tendiamo a razionalizzare e a valutarlo per ciò che è: un sogno e basta, nulla che possa farci realmente del male.
Giusto?

Ma per Tommaso non è così.
Il sogno e la sua vita quotidiana sono interconnessi e questa inquietante peculiarità si fa più evidente quando accadono fatti che sono sfacciatamente legati a ciò che ha sognato: fatti tragici, dolorosi, che mettono alla prova il suo stato emotivo perché iniettano in lui sofferenze e sensi di colpa.
Non solo, ma a un certo punto conosce davvero la ragazza incontrata spesso nei sogni: Maria Chiara.

Anche lei è tormentata da sogni terrificanti e le dimensioni oniriche dei due si intersecano facendo sì che essi si ritrovino tanto nella realtà quanto negli incubi.

Che sta succedendo? Com'è possibile che si verifichi un incrocio del genere in cui l'inconscio di Tommaso si mescola con quello di un'altra persona?

Un albergo affollato, pieno di insidie e in continuo cambiamento, creature terribili, famigliari e conoscenti dai tratti angoscianti, i cosiddetti Guardiani da cui scappare, e poi personaggi che sembrano voler aiutare dando indicazioni precise per orientarsi in questo che, con sempre più evidenza, si sta rivelando uno strabiliante e per nulla facile viaggio all’interno di sé stessi.

Tommaso e Maria Chiara sono intenzionati a indagare con determinazione nelle profondità più oscure della propria mente, andando alla radice di traumi, dolori, paure, conflitti, perché cos'altro sono i sogni se non dei "luoghi" creati dalla mente in cui si vivono ferite, ricordi difficili, impulsi, desideri...?

"Ciascuno ha le sue ferite da riconoscere e poi curare.
(....) per salvare noi stessi, e per salvarci tutti, dobbiamo affrontare quello che è nostro, da soli".

Tommaso sta affrontando, attraverso il materiale onirico portato in superficie dal suo inconscio, la sfida più importante e complicata della sua vita: una sfida che lo mette a dura prova, che gli chiede di avere il coraggio di guardare nel suo passato, nel suo cuore, nella sua mente, andando alla radice di ogni sua sofferenza, di ogni vuoto, della solitudine, del malessere interiore che lo sta divorando da dentro. È un percorso che deve sostenere da solo per  ritrovarsi e rientrare in contatto con la parte più intima di sé.

Non è un lavoro semplice (lavorare su sé stessi per "risolversi", sciogliere nodi, individuare punti di rottura per provare a sanarli, non lo è mai) ma è altresì necessario per poter, in un certo senso, rinascere, accettando le proprie paure, gli errori commessi, le debolezze e le fragilità, le imperfezioni nelle relazioni con gli altri.

Cosa imparerà Tommaso, sognando? Resterà imbrigliato nei propri tormentati incubi o ne uscirà più consapevole di sé stesso, più coraggioso e desideroso di prendere in mano la propria vita nonostante i problemi, i timori, i traumi del passato?


"L'uomo nei sogni" è un romanzo psicologico intenso e dalla struttura narrativa complessa, corposa e articolata, in cui l'autore "gioca" con i lettori (e in primis col protagonista) mescolando di proposito fantasia e realtà, in un incrocio di dimensioni, personaggi e situazioni in cui non è così scontato individuare con certezza cosa sia vero e reale e cosa sia, invece, frutto degli scherzi della mente.
La materia narrativa di cui sono costituiti i sogni di Tommaso è inevitabilmente caratterizzata da descrizioni surreali, irrazionali, dai contorni paranormali e aventi quel pizzico di horror che da sempre è presente negli incubi angosciosi, di quelli che ci fanno svegliare di soprassalto, che ci fanno battere il cuore a mille e di cui pensiamo, una volta svegli, "menomale, era solo un brutto sogno!".
Durante la lettura viene spontaneo cercare di capire quali siano i traumi e i logorii che assalgono Tommaso, accompagnarlo verso il centro del problema perché venga risolto, e l'autore ha preparato per i suoi lettori dei colpi di scena che svelano la verità, sciogliendo ogni dubbio e mistero.

Ho trovato questo romanzo affascinante, vivace nel ritmo e nei dialoghi, con una grande attenzione posta al mondo interiore e psichico del protagonista; l'intreccio narrativo è intessuto in modo ragionato e coerente e questo emerge ancor più se rapportato al mondo dei sogni - che è alla base dello sviluppo delle vicende - e al fatto che esso si connoti per il suo essere apparentemente illogico, bizzarro, astruso, soggetto a tante interpretazioni, non lineare.

Non è per tutti incamminarsi lungo i sentieri della psicologia e della psiche umana perché si incappa in argomenti complessi di cui bisogna avere contezza e conoscenza, e personalmente penso che l'Autore li abbia trattati in maniera intelligente e ponderata, offrendo al lettore l'opportunità di farsi domande, immaginare problemi e soluzioni, riflettere su quanto sia importante conoscersi, prendersi cura di sé stessi e trovare il coraggio di affrontare ciò che ci fa star male per poter "guarire".

Il romanzo ha degli espliciti riferimenti al precedente libro dell'autore, Tutto è scritto, di cui trovate la recensione sul blog.

Consigliato, in special modo a quanti amano addentrarsi nelle pieghe più profonde della mente e sono affascinati dal misterioso universo dei sogni.

mercoledì 25 ottobre 2023

RECENSIONE - I MIEI FANTASMI di Elisa Costa [ Review Party ]




Buongiorno, cari lettori!

Il post di questa mattina è la prima tappa del Review Party dedicato a "I miei fantasmi", una raccolta di racconti scritta da Elisa Costa.

I MIEI FANTASMI
di Elisa Costa 


Alcheringa Ed.
96 pp
I racconti brevi di questa antologia appartengono al genere fantasy e hanno come filo conduttore la presenza di elementi paranormal, sovrannaturali ma, a dispetto della parola fantasmi, non necessariamente tutte le storie sono legate al mondo degli spiriti o degli spettri (anche quelli che lo sono non hanno comunque atmosfere horror, "da paura") e il lettore avrà modo di rendersi conto di come i fantasmi spesso abbiano a che fare con paure, traumi, ossessioni.

Alcuni di questi racconti si caratterizzano per la presenza di una cornice narrativa quasi da favola, di cui riflettono la magia, il senso di stupore, l'incanto; c'è un racconto che ci porta con la fantasia in una dimensione in cui i protagonisti sono il sole, la Luna, ed essi - pur così distanti da noi - si avvicinano al nostro mondo perché si lasciano travolgere da passioni ed emozioni umane.

Alcune storie possono trasmettere la cupezza dei rimorsi per le cattive azioni commesse in vita, altre, la meraviglia di fronte a un giardino che va oltre i confini dello spazio e del tempo, in cui tutto è incantevole e non c'è posto per le meschinità umana; in altre ancora, invece, il male c'è e arriva sotto forma di una violenza, contro la quale non sempre c'è qualcuno a proteggere chi ne è vittima.

Diversi sono i personaggi che popolano la presente raccolta e, come dicevo, non tutti sono esseri umani, ma che si tratti di un astro o di una bambola o di un animale, c'è comunque in tutti loro un'umanità sfaccettata che racconta storie di violenze domestiche e di sofferenze interiori capaci di perseguitare un'anima anche oltre la morte, inducendola a chiedere un atto di pietà per essere placata; storie di legami famigliari che resistono alle tragedie e alla morte, di oggetti inanimati che, nello spazio di un racconto fantastico, provano gioia e speranza; c'è la scoperta dell'immenso potere dell'arte e di come il suo sacro fuoco, una volta acceso dentro di sé, poi sia in grado di travolgere e, forse, addirittura estraniare dalla realtà.

C'è un'ampia gamma di stati d'animo tra queste pagine che scorrono con estrema fluidità e piacevolezza sotto gli occhi del lettore, e che inducono a soffermarsi sull'aspetto psicologico dei personaggi, i quali - al di là della presenza della connotazione ultraterrena - nascondono in loro stessi fragilità, problemi della mente, ossessioni, sensi di colpa che affliggono le persone comuni; provano tutti ugualmente dolore, noia, speranza, delusione, paura, gelosia, desiderio di essere protetti, bisogno di amare ed essere riamati.

Sono undici racconti ben scritti, dallo stile lineare e disinvolto, in cui attorno all'elemento fantastico, presente in tutti, l'autrice ha costruito di volta in volta una breve ma significativa trama in cui il risvolto psicologico è preponderante.

Ringrazio Elisa Costa per avermi dato l'opportunità di leggere il suo scritto e di partecipare al Review Party; se vorrete, potrete seguirne le successive tappe e leggere anche le altre recensioni.

Di seguito, vi lascio l'elenco dei blog che ospitano l'evento:
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lunedì 18 settembre 2023

✎ RECENSIONE ✎ L'ISOLA DI PIETRA di Francesca Gerla



L’isola di Pietra è un romanzo di formazione che, attraverso le vicende che coinvolgono la protagonista, si sofferma sulle tante e contraddittorie facce dell'amore, sulla complessità dell'esperienza della maternità, sul peso che hanno le scelte personali, sulle imprevedibili strade che può prendere il desiderio; tra le sue pagine si snoda la storia di una donna alla ricerca di sé stessa, della propria strada, tesa verso la costante affermazione della propria volontà e nella costruzione di un'identità che ha inizio e trova la sua destinazione in quell'isola dell'infanzia di cui conosce ogni angolo, di cui riconosce rumori e silenzi, nella cui bellezza naturale si rispecchia e si ritrova.



L'ISOLA DI PIETRA
di Francesca Gerla


Ed. Homo Scrivens
254 pp
15 euro
2010, Napoli. Pietra sta per partorire; senza alcun famigliare accanto, ricoverata in ospedale, la donna è in travaglio, vicina al fatidico e meraviglioso momento in cui suo figlio verrà al mondo.
Nelle ore in cui aspetta, tra una fitta e l'altra e aiutata dalle cure del personale ospedaliero, Pietra ha tutto il tempo per pensare, ricordare, recuperare emozioni e sogni su cui sono passati anni, ma che continuano ad essere vivi nella sua mente.

Si rivede tredicenne a Ventotene, l'amata isola in cui trascorreva l'estate, a casa di nonna Margherita; e rivede il sorriso e lo sguardo malizioso e sbarazzino di Roberto, un ragazzo che, dal primo momento in cui cui i loro occhi si sono incrociati, è riuscito a farsi spazio nel cuore di Pietra,  la quale aveva accolto con ingenuo stupore le sconosciute sensazioni che le davano la presenza e il contatto con quel ragazzo poco più grande di lei ma così sicuro di sé, convinto di poter conquistare quella ragazzina tutta gambe e braccia, magra, con la pelle liscia, i capelli rossi ribelli e quegli occhi...: occhi particolari, rari nel loro essere diversi l'un dall'altro - uno nero, l'altro nocciola - e che ben incarnano la complessa personalità di Pietra.

Pietra ingenua, semplice, sincera, arrendevole, ma anche Pietra determinata e volitiva; innamorata ma pronta, al momento opportuno, a pretendere spazio per sé stessa e per i propri desideri.

Attraverso una narrazione che intervalla il presente (2010, Napoli, con Pietra che sta per partorire) con diversi periodi del passato (a partire dal 1983), seguiamo Pietra negli anni e la vediamo crescere, come donna, figlia, nipote, fidanzata, moglie, prendere di volta in volta consapevolezza della propria individualità, delle proprie esigenze, del diritto di sapere chi è, da dove viene davvero e, soprattutto, cosa vuol essere ora e in futuro.

Pietra, passata l'estate del 1983, rivede il suo Roberto dopo diversi anni e prende coscienza di come, tra loro, la scintilla scattata da ragazzini non si sia mai spenta, anzi: il tempo l'ha alimentata e nel ritrovarsi ventenni sanno come darle corpo, forma e senso.
Inizia così una relazione forte, intensa, basata su un amore vero eppure non realmente solida, anzi minata dall'indeterminatezza, dalla frammentarietà, dalla volubilità e, purtroppo, da colpevoli silenzi e risposte sfuggenti.

"Pietra era il suo legame con la parte più vera di sé, la sua isola nel mare turbolento e a volte agghiacciante di un lavoro spesso ingrato".

Roberto ama Pietra ma ama anche il proprio impegnativo lavoro, che lo porta a viaggiare molto, a trasferirsi di città in città, di nazione in nazione e, da buona moglie, Pietra segue il marito in ogni dove (Tokyo, Nairobi...), abbracciandone l'esistenza vagabonda.
In questa unione c'è posto solo per la coppia marito-moglie: Roberto non vuole figli e Pietra accetta la richiesta del marito, convincendosi - per anni - di star bene così, di non volerne neppure lei.

Ma si cambia, nel corso della vita, per diverse ragioni, e si conoscono tante persone, si fanno esperienze, si intrecciano rapporti di amicizia, legami importanti e ciò che credevamo non rientrasse tra i nostri desideri e le priorità, scopriamo invece che forse... abbiamo del posto per essi nelle nostre giornate.

Ci sono luoghi che più di altri hanno regalato qualcosa a Pietra; nel periodo trascorso nella vivace Napoli  - tra le sue strade chiassose, il suo mare che le ricorda l'amata e indimenticata Ventotene, la sua gente allegra e solare, socievole al limite dell'invadenza -, la donna conosce e fa amicizia con Elena e la sua famiglia, e con altre persone che, attraverso i racconti delle proprie vite e vicissitudini, instillano in lei desideri inaspettati, come quello della maternità.

Ma Roberto - il suo enigmatico, frettoloso, indaffarato marito - continua a restar fermo nella propria decisione: niente figli. Del resto, come potrebbero fare i genitori, essendo loro sempre in giro per il mondo a causa del lavoro di lui?
Perché Roberto è così convinto e deciso a non voler diventare padre? 

Ogni persona è diversa dalle altre per numerose ragioni, ma se c'è una cosa che accomuna forse tutti è il bisogno di avere risposte su sé stessi: conoscere le proprie origini e radici è fondamentale per costruire, mattone dopo mattone, la propria personalità e la propria vita.

Negli anni, tanto Roberto quanto Pietra si ritrovano, più di una volta, a non saper cosa fare di sé stessi e della propria esistenza e a tornare a Ventotene proprio "per interrogarne le pietre" e per cercare di trovare la più preziosa per loro.

Roberto deve fare i conti con la figura di suo padre che ha vissuto cercando il proprio personale riscatto rispetto a un mondo che sembrava non credere in lui, e che ha sacrificato i propri veri sentimenti pur di raggiungere certi obiettivi; Roberto ha ereditato questa frenesia, l'eccessiva importanza data al lavoro come se la propria identità si basasse principalmente su quello.

Pietra, a sua volta, è stata messa davanti a una verità non semplice da accettare e che fa capo a quel tipo di domande esistenziali che sono importanti e imprescindibili: "Chi sono? Da dove vengo?"; apprendere e accettare le risposte non è facile e il rischio che ciò sia destabilizzante è più che concreto.

Si possono vivere degli anni accanto alle persone che amiamo e che crediamo di conoscere bene, senza in realtà sapere tutto di loro.
Questo vale per nonna Margherita e Candida (la mamma di Pietra) e anche per Roberto: quante cose le sono state nascoste, quanti silenzi, bugie..., che - vuoi o non vuoi - hanno costituito tanti piccoli mattoncini che Pietra ha usato per dare forma alla propria personalità, ma che - a ben guardare - erano un cumulo di illusioni.

C'è più di una persona che ha tenuto nascosto qualcosa di importante a Pietra ma certe verità non possono essere celate per sempre e arriva il momento, per lei, di sapere ciò che deve e che, ancora una volta, sarà un nuovo mattoncino utile per definire e dare un indirizzo alla propria esistenza.

Un'esistenza che, da una parte, lei stessa desidera sia avventurosa, vivace, movimentata, e anzi, ciò che l'aveva spinta ad abbracciare un tipo di vita girovaga e ad assecondare le aspirazioni del marito, era da rintracciare (anche) nell'istinto che da sempre albergava nel suo cuore: l'ansia vorace d'avventura.
Ma quando capisce che è arrivata l'ora di smettere di dedicarsi unicamente alla ricostruzione dell'immagine sfuggente di suo marito e di passare a concentrarsi non solo sulle radici, ma anche sulle fronde, "sui germogli nuovi che aveva voglia di vedere sbocciare", ecco che altre prospettive e desideri si affacciano e la riconducono a quell'isola che porta dentro di sé da sempre e che è sinonimo di casa

La Pietra giovanissima, senza malizia, fiduciosa, innamorata, cede man mano il posto a una Pietra giustamente più matura, più consapevole di sé, dei propri cambiamenti - nel corpo come nella mente e nel cuore - e del diritto ad essere felice e soddisfatta delle proprie scelte.
Con o senza Roberto, e nonostante il "senso di appartenenza che li legava con la prepotenza della passione" da quando erano due adolescenti.

La gravidanza e le ore precedenti il parto costituiscono il momento cruciale in cui Pietra ha tutto il tempo per valutare, ricordare, riflettere, godersi l'inebriante sensazione di pienezza e di intima condivisione con una creatura sua, che le appartiene e che pure è altro da sé; Pietra è pronta all'idea di stravolgere la propria vita accogliendone un'altra fortemente desiderata e non si sente sola in questo frangente unico e straordinario.

E Roberto?
Il lettore non può non chiedersi dove sia e l'autrice non manca di darci risposte, di mostrarci i perché e i come che hanno portato Roberto ad essere l'uomo che è e che troppo facilmente ricorre ad atteggiamenti sbrigativi e superficiali i quali, in realtà, celano paure e insicurezze che non è stato capace di affrontare e risolvere nel tempo, e che invece avrebbe dovuto condividere con la donna della sua vita, confidando nella forza del sentimento che li univa.

"L'isola di Pietra" è, come dicevo, un romanzo di formazione incentrato su temi quali la ricerca, scoperta e costruzione di sé, la maternità (rimandata, voluta, vissuta con consapevolezza, soffocata, vissuta nell'incertezza del futuro...), la relazione di coppia (con le sue problematiche, come l'incomunicabilità, i silenzi...), il rapporto genitori-figli, l'importanza di conoscere le proprie origini, l'attaccamento ai luoghi in cui ci siamo sentiti a casa, accolti e liberi di essere noi stessi.

Una scrittura che personalmente ho apprezzato moltissimo perché, nel suo essere semplice, diretta ed essenziale, sostiene egregiamente una narrazione ricca di fascino, suggestione, introspezione e profondità, in cui la dimensione interiore è predominante, e non potrebbe essere diversamente visto che la narrazione si sviluppa lungo la spirale dei ricordi della protagonista, che accompagniamo nella sua evoluzione umana, fisica e psicologica; l'attenzione per l'aspetto introspettivo coinvolge anche gli altri personaggi, come Roberto o nonna Margherita.
C'è un che di "circolare" che avvolge la storia di Pietra e che riguarda la sua isola e il suo attaccamento ad essa; da Ventotene partiamo (1983) e a Ventotene ritorniamo, nel presente (2010); ma nell'arco di tempo che passa tra questi due momenti, Pietra ama, sogna, soffre, spera, conosce persone importanti, ricorda, grida, litiga, va e viene..., in una parola vive, perché lei è così: piena di vita, cangiante come i suoi occhi, imprevedibile come i sentieri difficili percorsi da ragazzina, inafferrabile come i profumi della natura; il suo girovagare per il mondo con Roberto, senza avere una fissa dimora per anni, riflette l'irrequietezza e l'incertezza legate alla ricerca tanto della verità circa la propria nascita quanto del proprio posto nel mondo, all'affermazione della propria personalità e dei suoi desideri più profondi.

Un romanzo molto bello, che son certa apprezzerete per l'abilità narrativa dell'autrice, per la storia, la caratterizzazione dei personaggi, le ambientazioni e la loro importanza nel percorso di crescita.

Con questa recensione si conclude il Review Party dedicato al romanzo di Francesca Gerla.



11 settembre – Paper Purrr
12 settembre – Le letture di Adso
13 settembre – Lilith Hendrix
14 settembre - La libreria di Anna
15 settembre – Les Fleurs Du Mal
15 settembre – Raffaele Borghesio
18 settembre – Chicchi di pensieri

 

giovedì 2 marzo 2023

🌀 RECENSIONE 🌀 IL TAVOLO BLU di Manuela Costantini



Il tavolo blu è una storia di donne che provano a vivere e a sopravvivere ai vuoti che tanti pezzi mancanti hanno lasciato nella loro vita.
Donne che affrontano, ciascuna a modo suo, il lutto, la solitudine, le assenze, le conseguenze delle proprie scelte sbagliate.
Donne in attesa di chiudere cerchi per poter ricominciare là dove s'erano interrotte e perse.



IL TAVOLO BLU 
di Manuela Costantini




Morellini Editore
264 pp
18 euro
USCITA
1° MARZO 2023
"Blu: il colore del silenzio, della calma e della tranquillità. Il colore dell’eterno movimento, di chi è  legato a ciò che ha di più caro ma riesce comunque a far fronte ai continui alti e bassi che la vita presenta."

Ad Amalbena, una piccola città sul mare Adriatico, vive Mirna, una giovane donna che lavora nell'azienda del padre, Ottavio.
In realtà, Ottavio non è davvero il suo papà; quando sua madre Diana ha avuto Mirna, il padre biologico della piccola era morto e la neomamma era andata a vivere nella tranquilla Amalbena, dove aveva conosciuto e sposato il buon Ottavio.

Ma un tragico, imprevedibile e scioccante evento travolge la vita di questa famiglia: la morte di Diana.
Nessuno può dirlo con matematica certezza, ma sembra che la donna si sia uccisa, gettandosi dal tetto di casa.

Perché l'ha fatto? Sarebbe stato possibile individuare dei "segnali" che facessero presagire l'eventualità di un tale drammatico gesto?
Come hanno potuto Ottavio e Mirna non accorgersi del malessere che evidentemente covava dentro Diana e che l'ha indotta a togliersi la vita, invece di chiedere aiuto?

Le tante domande tormentano Mirna, che vorrebbe poter avere le risposte che cerca e che forse, una volta trovate, potrebbero lenire il suo dolore, dare un senso a quel vuoto, a quell'assenza ingombrante che dentro casa si fa sentire e che non accenna a lasciare né lei né suo padre, un marito innamorato, sempre pieno di attenzioni per quella moglie dal carattere forte, energico, deciso.

Nessuno, tra coloro che conoscevano la donna, si spiega il perché di quell'ultimo, fatale gesto.
E il non sapere, il non riuscire a spiegare, a trovare motivi razionali, può essere logorante per chi resta.

"Chiedi e ti sarà dato": a chi può chiedere, Mirna, per capire sua madre?
Chi può aiutarla nella sua ricerca di risposte in grado di placare il tormento che le si agita dentro?

Mentre cerca di raccogliere i pezzi lasciati dalla mamma e di affrontare il lutto insieme al suo patrigno, conosce una donna, coetanea di Diana: Rachele.

Rachele ha da poco preso in gestione un ristorante molto conosciuto in città e lo ha chiamato "Scegli un colore", e questo in virtù del fatto che la sala è composta da tavoli di diverso colore, appunto.
Viola, indaco, blu, arancione, giallo...: i clienti possono sedersi dove desiderano e Rachele si diverte, in un certo senso, a "indovinare il loro colore", ad immaginare di individuare e riconoscere qualcosa del loro modo di essere, della loro personalità. 

Rachele ha vissuto per diverso tempo altrove e si è trasferita ad Amalbena per ricominciare, un'altra volta. La sua vita, fino a quel momento, è stata un continuo fuggire da situazioni che le creavano dolore e disagio, ma adesso sembra stia trovando un po' di stabilità, grazie al lavoro (che le occupa molta parte del tempo) e alle chiacchierate con l'amica Caterina, una signora diretta, di una schiettezza disarmante e un po' burbera.

Di recente ha conosciuto un uomo, chiamato Scorza, un tipo solitario, enigmatico, anche lui coi suoi tormenti personali, che ama raccontare storie.

Ma l'incontro più importante, che cambierà la sua vita - e non solo - è quello con Mirna.
La ragazza entra nel ristorante e va a sedersi al tavolo blu; chiacchierando, le due scoprono di avere in comune una persona per entrambe importantissima: Diana.

Diana e Rachele sono cresciute insieme in un orfanotrofio, intrecciando un legame strettissimo, vivendo in simbiosi, come sorelle, per diciannove anni.
Poi, qualcosa è successo e le due si sono divise per sempre, senza cercarsi e, addirittura, senza neppure incontrarsi mai ad Amalbena, pur non vivendo lontane.

Eppure, l'affetto che le univa non le ha mai abbandonate, nonostante la lontananza e il quasi trentennale silenzio, e ambedue hanno continuato a indossare la collanina con la pietra colorata, testimone di un'amicizia che nel cuore non è mai morta.

Mirna e Rachele si avvicinano, spinte dal ricordo sempre vivo di Diana, cominciano a parlare, a passare del tempo insieme a colpi di scalpello e bulino, dando forma ciascuna a qualcosa che chiede con urgenza di uscire, di prendere vita sotto le loro mani.

Ma quello che verrà fuori da questa amicizia è qualcosa a cui nessuna di loro è preparata ma che è necessario far emergere per poter rispondere a domande importanti, per chiudere cerchi, per ricominciare.
Per salvarsi.

Sia Rachele che Mirna sono come impantanate in un malessere, in un'inquietudine difficile da definire ma che le rende insoddisfatte, come se ci fosse qualcosa di sospeso nella loro vita.

E se Rachele non vuole guardarsi indietro perché ricordare ciò che è stato la fa soffrire, Mirna sente il bisogno di cercare risposte, di capire cosa è successo quando la mamma restò incinta di lei, di incontrare le persone che l'hanno conosciuta e che forse potrebbero aiutarla.

Se Rachele ha smesso di scappare e vorrebbe poter trovare, nella sua nuova vita ad Amalbena, una serenità che finora è fuggita da lei, Mirna deve allontanarsi per riprendere a respirare, per riappropriarsi di sé stessa, di ciò che è e di ciò che vuole.
Ha bisogno di prendere decisioni dolorose ma drastiche e necessarie, in seguito alle quali sicuramente perderà una persona  a cui tiene ma guadagnerà il rispetto per sé stessa e il diritto di provare ad essere felice.

Ma la felicità non può non passare per la ricerca di quei tasselli mancanti che compongono il suo passato, quello di sua madre, e che vede coinvolta anche Rachele.
La verità verrà fuori e sarà un uragano per entrambe, che le lascerà ammutolite, amareggiate, arrabbiate, di nuovo perse e confuse.


Il tavolo blu è un romanzo delicato e potente insieme, che ruota attorno a tre donne forti, ognuna con il proprio fardello, fatto di timori, inquietudini e speranze che non si ha il coraggio di pronunciare per non restare deluse.
Sono donne fragili e forti, che sanno cosa sia l’abbandono, la mancanza di punti di riferimento; sono simili a "rami protesi come artigli che non hanno più nulla a cui aggrapparsi. (...) sbeccati, lacerati, e tenuti stretti indissolubilmente a radici ormai sradicate".

Rachele e Mirna sanno di dover "togliere per capire", di dover eliminare le cose negative ed inutili per provare a dar vita a qualcosa di nuovo. 
Ricominciare. Ricreare.
Ciascuna lo deve a sé stessa, prima di tutto, e anche se la vita ha insegnato loro che ci si salva sempre da soli, anche se la paura di essere abbandonate a volte ha il sopravvento sul bisogno di avere legami saldi e stabili, è altrettanto vero che "in questo viaggio solitario non è bello trovare qualcuno che ci faccia un po’ di compagnia? E per stare bene insieme è necessario sapere qualcosa di chi ci accompagna. E se non chiedi non lo saprai mai.»"

Mi è piaciuta molto la sensibilità dell'autrice nell'esplorare il vissuto delle protagoniste, nel mostrarcene la personalità attraverso le loro azioni e reazioni, le imperfezioni, le fughe, i silenzi ostinati, le risposte sincere, gli atteggiamenti scostanti, gli errori..., e nel lasciarci guardare al di là delle loro insicurezze e paure, dove ci sono anche coraggio, determinazione, voglia di vivere, desiderio di essere felici, di poter scegliere e decidere.

Un libro che vi consiglio perché è scritto davvero bene e l'autrice affronta tematiche diverse - elaborazione del lutto, l'importanza di legami che uniscono le persone al di là della consanguineità, l'amicizia, l'amore - con una scrittura scorrevole e avvolgente.


ALCUNE CITAZIONI

"Ci sono persone fatte apposta per te, loro ti capiscono e tu le capisci e non servono nemmeno le parole. Succede qualche volta, ma devi essere molto fortunato. "

"...secondo un’antica credenza, le anime delle persone che abbiamo perduto, restano prigioniere altrove. In un animale, in un albero o in un oggetto. Perdute fino al giorno in cui ci troveremo a passare accanto all’animale, all’albero o all’oggetto che le tiene prigioniere."



Con la recensione de Il tavolo blu di Manuela Costantini partecipo al Review Party ad esso dedicato e cominciato lunedì 27 febbraio; di seguito, le tappe:


locandina

27 febbraio – Lilith Hendrix  
28 febbraio – Paper Purrr
1 marzo – Le letture di Adso
2 marzo – Chicchi di pensieri
3 marzo – La libreria di Anna
6 marzo – Hope and Paper
7 marzo - Buona Lettura
8 marzo - Les Fleurs Du Mal



L'autrice.
Manuela Costantini è nata a Giulianova sul mare d’Abruzzo. Ha pubblicato racconti su antologie, quotidiani e siti letterari. Per i Gialli Mondadori ha pubblicato diversi racconti e il romanzo Le immagini rubate, con il quale ha vinto il Premio Tedeschi nel 2014; il romanzo breve Quasi sempre a ottobre, biografia romanzata della serial killer Milena Quaglini, e il romanzo Le scelte imperfette. Per Lisciani Libri ha pubblicato Teseo e il Minotauro, L’Odissea per ragazzi, VacciNo–Chi ha paura delle punture?


mercoledì 12 gennaio 2022

Recensione: IL CASTELLO D'ESTATE di Martina Pregnolato - review party

 

Buongiorno, cari lettori!
La recensione di oggi costituisce la terza tappa del Review party - partito il 10 gennaio, terminerà martedì 18 - dedicato al romanzo d'esordio di Martina Pregnolato, IL CASTELLO D'ESTATE.



10 gennaio: La libreria di Anna
11 gennaio: Un libro in cucina
12 gennaio: Chicchi di pensieri
13 gennaio_ Paper Purrr
14 gennaio: Casalinga per caso
17 gennaio: ChiaraStanzadeiLibri
18 gennaio: Letture Sale e Pepe





IL CASTELLO D'ESTATE
di Martina Pregnolato

Alcheringa Ed.
280 pp
14 euro
2020
Ginevra ha ventotto anni e, dopo aver viaggiato un po' per l'Europa, negli ultimi tempi ha vissuto a Parigi, dove ha conosciuto il bel gallerista d'arte Pascal.
La loro storia sembrava procedere alla grande fino al giorno in cui...  lui non le ha chiesto di sposarlo!
Contrariamente a ciò che, al posto suo, avrebbe fatto la maggior parte delle donne al cospetto di una tale proposta fatta da un uomo bello, ricco e affascinante, Ginevra fugge via, terrorizzata!
Prende il primo volo e torna a casa, dai suoi, che vivono e lavorano (in qualità di governanti) nella bellissima dimora del magnate Amir Wright.

Il palazzo è chiamato "il Castello d'Estate" ed è bellissimo, immenso, elegante: un luogo da favola, di quelli in cui tante bimbe sognano di nascere e crescere, per sentirsi un po' principesse.
Ed è così che è cresciuta Ginevra: in un luogo suggestivo e meraviglioso, e tornarvi non può che farla sentire emozionata.

Certo, quando se n'è andata, l'ha fatto per scappare da una situazione famigliare che cominciava a starle un po' stretta.
Se con suo padre Rodolfo ha sempre avuto un ottimo rapporto, fatto di chiacchierate tranquille e rilassanti confidenze, con sua madre Ilda le frizioni e gli scontri non sono mai mancati.
Del resto, sono più simili caratterialmente di quanto loro stesse siano disposte ad ammettere!

Entrambe, infatti, hanno un carattere fumantino che "prende fuoco facilmente" e nessuna di loro retrocede di un solo passo per dar ragione all'altra.
Ilda è una donna austera, una "carabiniera" in famiglia e (ancor di più) sul lavoro; maniaca della pulizia e dell'ordine, scarsamente incline a tenerezze ed effusioni, severa nei giudizi..., insomma, per uno spirito ribelle come Ginevra una madre come Ilda è più un ostacolo da aggirare che una spalla su cui trovare consolazione.

Eppure, quando si ritrova la figlia nella cucina del castello, anche la granitica Ilda si commuove e si lascia andare ad un caldo abbraccio in cui avvolgere la propria "bambina" finalmente a casa!

Ginevra si guarda bene dal confidare ai genitori che è fidanzata e che è stata chiesta in moglie; piuttosto, vuol rendere il ritorno al castello un soggiorno tranquillo per mettere in ordine le idee e il caos che regna nel suo cuore: ama ancora Pascal? Vuole davvero sposarlo o quella fuga improvvisa è il segnale che qualcosa non va?

Nel tornare nella stupenda dimora in cui è cresciuta, Ginevra ritrova i sapori, i profumi, le abitudini, le persone... che hanno costellato la sua infanzia e adolescenza; ritrova questo suo padre buono, simpatico, marito devoto, lavoratore instancabile, un uomo paziente, pronto ad ascoltarla, consigliarla, accoglierla senza giudicarla.

E ritrova pure sua madre, sempre un po' scostante e lesta nei rimbrotti, che custodisce nel cuore un amore di gioventù sfortunato che le ha provocato delusioni e sofferenze.
Ilda, da giovane, infatti, è stata innamorata del proprietario del castello, Amir, che ai tempi era un giovanotto avvenente, dal fascino seduttore, in grado di far cadere ai suoi piedi le donne con un sorriso.
Ilda compresa, quindi, che però ben presto ha dovuto far i conti con la realtà: Amir non l'avrebbe mai sposata..., invece Rodolfo era lì per lei, come un amico comprensivo, sempre presente, docile e pronto a dichiararle tutto il proprio amore.

Durante il suo soggiorno, Ginevra fa amicizia con la figlia di Titti, una dipendente degli Wright: la diciannovenne Viola diventa per lei la sorella minore che non ha avuto, un'amica più giovane, sì, ma anche molto matura, schietta e saggia nel dispensare pareri e consigli.
E di consigli, Ginevra ne avrà davvero un gran bisogno quando all'improvviso farà il suo ritorno a casa il figlio dei padroni, Sami Wright!

I due non si vedono da molti anni ed entrambi restano piacevolmente colpiti l'una dall'altro; l'attrazione fisica è evidente, ma oltre a quella c'è un feeling che li porta a trascorrere molto tempo insieme, a parlare, scherzare, anche a far progetti.

Ilda e Rodolfo si accorgono che tra i due giovani c'è del tenero e la prima è preoccupata: e se i due replicassero ciò che in passato è già successo tra lei e Amir? Di nuovo la storia d'amore, destinata a naufragare e senza futuro, tra il ricco proprietario e la povera governante?

Ma la passione e i sentimenti hanno la meglio e Ginevra e Sami si ritrovano incredibilmente vicini, pronti a viversi senza filtri né ripensamenti, come del resto è normale che accada in gioventù.

Però le questioni in sospeso restano: Pascal è ancora lì che aspetta la risposta e il ritorno a Parigi della donna che, ufficialmente, è ancora la sua fidanzata.
Gin temporeggia, adducendo la scusa di voler riflettere un altro po', ma in realtà il suo cuore grida un solo nome: Sami.

E il cuore di Sami cosa dice, invece?
Lui è bello, divertente, passionale, pieno di idee, con una carriera da imprenditore avviata; l'estate che passano al castello li vede coinvolti l'uno dall'altra, ma ci sono i presupposti per una storia solida o la loro è solo un'avventura, un flirt estivo?

A complicare le cose ci penserà l'arrivo improvviso di Pascal al Castello d'Estate, che metterà in moto una serie di fraintendimenti, che porteranno Sami e Gin ad allontanarsi.

Ma il destino ha in serbo per loro qualche sorpresa e sarà proprio il padre di lui, Amir, a metterci lo zampino.
Forse quell'amore non vissuto con Ilda ai tempi potrebbe invece scoppiare tra i loro figli?


"Il Castello d'Estate" è una storia romantica che si staglia su un'ambientazione piena di suggestione, dal fascino fiabesco, in cui si muovono personaggi dalla personalità ben definita, che fanno simpatia per i loro difetti e i loro pregi, per come reagiscono alle situazioni e agli imprevisti.
Si fa il tifo per Sami e Gin, perché abbiano il coraggio di vivere il loro amore e di parlarsi con franchezza, afferrando insieme la tanto agognata felicità; la scrittura dell'Autrice è semplice, scorrevole immediata, ricca di dialoghi che rendono vivace la narrazione, la vena romantica è ben dosata ed è resa frizzante da battute spiritose e situazioni simpatiche.

Una lettura davvero gradevole, che fa sognare i lettori più romantici; ringrazio l'Ufficio Stampa Saper Scrivere e l'Autrice per l'opportunità di leggere e recensire questo libro.

giovedì 14 ottobre 2021

** REVIEW PARTY ** Recensione: UNA NOTTE BUIA DI SETTEMBRE di Valerio Marra



Cari lettori, oggi vi parlo di un giallo all'italiana (ambientato a Frascati), appassionante, coinvolgente, con una rosa di personaggi le cui personalità - in tutte le loro sfaccettature e contraddizioni - sono  delineate in modo accattivante.


Nella locandina sono segnalati i blog che partecipano al review party di questo romanzo di Valerio Marra e di cui potrete leggere via via le diverse recensioni.






UNA NOTTE BUIA DI SETTEMBRE
di Valerio Marra


Ed. Newton Compton
Pagine: 288
Prezzo: € 9,90
E-book: € 4,99
"Settembre, dunque, era tornato. Settembre, con le promesse di inizio estate non sempre mantenute.
Settembre, che profuma ancora di caldo, ma minaccia il freddo e l’inizio di un nuovo lunghissimo inverno.
Settembre, che significa solitudine. Se respiri forte, però, puoi ancora sentire l’odore delle storie d’amore, dei tavolini all’aperto, della salsedine e dei concerti in piazza.
Era tornato settembre.
Portando con sé la morte."


La morte che settembre porta con sé è quella di un giovane uomo di nome Angelo Donati: è il chitarrista di una band - i Dust Rocker - che ha goduto di una certa popolarità negli anni passati, anche se attualmente è sul viale del tramonto; ebbene, l'uomo viene trovato morto nel suo appartamento dalla badante dell'anziana vicina di casa.
Dai primi rilevamenti sulla scena del crimine, pare sia stato strangolato con una corda molto sottile.

Ad occuparsi del caso è il commissario Lorenzo Festa che, insieme agli agenti Russo e Conti, matura da subito l'idea che a commettere il delitto non sia stato qualcuno che s'è introdotto in casa con la forza, bensì una persona che la vittima conosceva: la serratura dell’appartamento, infatti, non risulta scassinata né forzata.

Le indagini partono immediatamente e Lorenzo ordina subito ai suoi fedeli sottoposti di cominciare a raccogliere quante più informazioni possibili interrogando le persone vicine ad Angelo: dai membri della band alla fidanzata, fino ad arrivare al mondo della droga.
Angelo, infatti, aveva una dipendenza dalla cocaina, condizione che aveva messo in crisi la sua relazione con la fidanzata Sofia e lo aveva reso inaffidabile e mal visto agli occhi degli altri musicisti.

Seguendo il filone musicale, il napoletano Michele Russo, affiancato dal giovane agente Francesco Conti (da lui soprannominato ironicamente Spina e quotidianamente oggetto di rimbrotti e prese in giro da parte del collega più anziano), comincia a fare domande in giro, ad es. a Felice Pratesi, musicista della band e vecchio amico di Donati.
Felice sembra distrutto e addolorato per la morte di Angelo, ma al contempo ha un che di sospetto: si affretta a giurare di non averlo ammazzato, anche se in realtà i suoi comportamenti paiono molto strani e, in un primo momento, è proprio lui a diventare il sospettato numero uno.

Certo, mancano confessione, arma del delitto (tutto però fa pensare che si tratti della corda di una chitarra)..., eppure pare che sia stata l'ultima persona a vedere Angelo vivo e che avesse delle motivazioni per volerlo morto.

Ma per il magistrato Antonella Greco gli indizi di colpevolezza non sono comunque sufficienti per fare di Felice l'assassino di Angelo, per cui invita Festa a continuare a indagare, perchè è possibile che il vero colpevole non sia lui.

Ed effettivamente, più scavano nei rapporti di Donati, più Festa e i suoi uomini (oltre a Russo e Conti, ci sono anche Giulio Moretti - prossimo al prepensionamento - e le bella Barbara Giorgi) scoprono che la vicenda ha molte chiavi di lettura; la musica e la droga ne sono solo due e sicuramente la polizia fa bene a concentrarsi su di esse, ma spesso la verità ha più facce e per arrivare ad essa potrebbe essere necessario fare attenzione ai particolari, prendendo vie meno scontate.

La domanda iniziale resta valida: chi poteva avere delle ragioni per ammazzare Angelo Donati?

Pare che l'uomo non se la passasse bene economicamente (conto prosciugato) e che avesse contratto qualche debituccio. 
Forse è stato un creditore ad ucciderlo per vendicarsi dei mancati pagamenti?
Magari qualche spacciatore che gli ha dato della droga ma non era stato pagato?

Inoltre, una testimone dice di aver visto uscire Donati dalla liuteria di un certo Grandetti, e di aver sentito i due litigare pesantemente. 
Il liutaio viene sentito dalla polizia e sembra avere molta paura nel rispondere alle domande che gli vengono rivolte: come mai? Ha qualcosa da nascondere?

Anche l'addolorata fidanzata della vittima, Sofia: sembra estranea ai fatti, in un primo momento, ma c'è qualcosa di anomalo nei comportamenti suoi e della gemella. 
E se fossero coinvolte? E se Sofia, stanca della condotta deviata di questo fidanzato cocainomane e senza un quattrino, avesse perso il controllo?

"Doveva scovare quella anomalia, isolarla, analizzarla e trovare la tessera mancante. Quella che avrebbe dato finalmente senso a quello strano e deforme mosaico."

Amore. Soldi. Vendetta.
Per quale di queste ragioni è stato ucciso Donati?

La squadra di poliziotti del commissariato di via Sciadonna è tutta impegnata a scandagliare nell'esistenza e della vittima e delle persone che la conoscevano: ognuna di loro sembra avere qualcosa da nascondere, un non detto che potrebbe essere la chiave giusta per arrivare alla soluzione del caso.
E Lorenzo non si darà pace fino a quando non avrà  dato risposta ad ogni domanda e sciolto ogni singolo dubbio.

Lorenzo Festa, con la sua Marlboro sempre tra le labbra o tra le dita, è un uomo di poche parole ma che sa fare bene il proprio lavoro, andando dritto al sodo; è preciso e scrupoloso, presta attenzione ai dettagli e non si accontenta di cercare soluzioni a buon mercato e scontate, anzi stimola anche i propri uomini a ragionare, ad andare oltre le risposte immediate.
C'è in lui qualcosa che lo angoscia, lo tormenta, lo rende "allergico" alla felicità; ad es., ha allontanato dalla sua vita la dottoressa Greco, pur essendo ancora coinvolto sentimentalmente; la donna, a sua volta, non riesce a togliersi dalla testa i momenti felici trascorsi tra le braccia del taciturno commissario, e allo stesso tempo sente che illudersi la farà solo soffrire.

I crucci in amore attanagliano anche Giulio, invaghito della collega, Barbara, che però è sposata; e Michele - che ostenta sempre un atteggiamento gioviale e allegro (soprattutto quando si tratta di tormentare il povero Conti) - ha anch'egli i suoi piccoli problemi di coppia, che lo rattristano non poco.

Sia Festa che i membri della sua squadra vivono, ciascuno a modo suo e per ragioni personali, una propria solitudine privata, nascosta agli occhi degli altri, segreta, che è un po' motivo di sofferenza e un po' un rifugio, in cui ritrovarsi a fare i conti con se stesso, con i propri demoni interiori, il proprio passato e i sensi di colpa.

E settembre, con le sue piogge, i suoi profumi e i suoi colori caldi e malinconici, è lo sfondo perfetto e coerente per questo giallo che si snoda, certo, attorno al delitto da risolvere, ma lo fa ponendo l'attenzione del lettore sulla psicologia dei personaggi, sulle loro inquietudini, solitudini, segreti, fragilità.
Ogni personaggio - dai poliziotti a tutti quelli che via via vengono coinvolti nelle indagini - ci appare in tutta la sua umanità e questo permette al lettore di entrare in empatia con essi, perché non gli vengono nascoste le debolezze, i timori, il bisogno di dare e ricevere amore.

"Una notte buia di settembre" è un giallo made in Italy che sa intrattenere il lettore e suscitarne l'interesse, e per le vicende investigative in sé e per i personaggi coinvolti e le relazioni che li riguardano; pur essendo attraversato per lo più da sfumature malinconiche, non mancano momenti simpatici, che fanno sorridere, grazie in particolare alla effervescente "napoletanità" di Michele Russo e al suo rapporto particolare con il collega, Conti.

Non posso che consigliarvi il romanzo di Valerio Marra: è una lettura che può farvi piacevolmente compagnia in questi giorni piovosi d'autunno (e non solo!).
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