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domenica 15 marzo 2020

Recensione: PIETRE di Giusy Maresca



Dietro un omicidio brutale, frutto di una mente tanto intelligente quanto diabolica, si cela la faccia più buia a nascosta del cuore umano, nel quale possono annidarsi i segreti e le perversioni più indegne e inconfessabili.



PIETRE
di Giusy Maresca




Ed. Il Seme Bianco
152 pp
Nel salernitano, nel territorio di Giffoni Valle Piana, c'è una grotta, la Grotta dello Scalandrone, un luogo naturale che ha la particolarità di svilupparsi verso il basso, in profondità.
E' una grotta di origine carsica e proprio l’attività chimica esercitata dall’acqua sulla roccia nel corso dei millenni ha fatto sì che si creassero scenari sotterranei di notevole bellezza.
Un posto così misterioso e affascinante, frequentato da turisti ed esploratori, è stato sporcato, abbrutito da un orribile omicidio: nella grotta - ben presto ribattezzata la grotta dell'Orrore - viene rinvenuto il cadavere di una povera ragazza, Gaia.
Aveva solo venti anni ma qualcuno ha voluto porre fine alla sua giovane esistenza attraverso una pratica che ha del diabolico: la tortura della goccia cinese.
Ciò significa che la scena del delitto che si presenta agli occhi del commissario Mario Russo, dell'ispettore Franzoni e della polizia scientifica, è a dir poco agghiacciante: la ragazza è stata fatta sedere dal suo aguzzino e legata, così che la goccia cadesse sempre nello stesso punto della testa..., e non è difficile immaginare cosa ha provocato nel cranio della vittima il cadere cadenzato delle letali gocce d'acqua...
Gaia è andata incontro alla morte tra sofferenze indicibili: perché il suo assassino ha scelto per lei una morte tanto efferata e inumana?

I due colleghi, Russo e Franzoni, iniziano subito a ragionarci, ma mentre il primo segue una logica più scontata che rischia di tornare poco utile, il secondo sfodera una capacità di ragionamento acuta e per la quale è infatti molto stimato e accreditato in polizia.

"A prescindere dall’aspetto fisico e dallo stile di vita alquanto sui generis dell’ispettore, bisognava riconoscere a Franzoni un intuito raffinato e sottile, una spiccata abilità nel cogliere l’interazione tra moventi psicologici e sociologici di un delitto, nel giungere a un’interpretazione lucida e precisa dei dati oggetto d’indagine."

Certo, Franzoni non è proprio l'ispettore che tutti vorremmo; non ha alcun fascino estetico, tanto per iniziare, essendo brutto come un topo e, proprio come un ratto, costantemente accompagnato da un olezzo di formaggio (fama e odore, insomma, non solo lo precedono ma lo seguono), che egli ingurgita sotto forma di snack.

Eppure, in quell'omuncolo bizzarro e scarsamente attraente si cela una mente eccelsa, brillante, capace di inseguire i tortuosi sentieri delle menti criminali più bizzarre e folli, delle quali egli è in grado di cogliere (e ammirare) la genialità e l'erudizione.

Come nel caso dell'assassino di Gaia: si tratta - Franzoni ne è convinto - di un uomo molto colto, lucido, che ha organizzato e realizzato un delitto perfetto, che, pur nella sua oscena spietatezza, possiede una logica che affascina l'ispettore, che ne parla con gli occhi che brillano dalla voglia di analizzare ogni dettaglio, per cupo che sia, per arrivare a comprendere non solo chi sia il colpevole da assicurare alla giustizia, ma quale oscuro e sensazionale disegno ci sia dietro a un crimine così magistralmente architettato.

Un uomo di polizia così rapito e quasi euforico in presenza di una vittima torturata, non s'è mai visto, ed infatti il commissario Russo è irritato dall'entusiasmo dell'altro, ma sa di doverselo tener buono perchè è l'unico che può dare un contributo davvero efficace per arrivare all'assassino.

Le indagini si intrecciano alle vicende di chi, in vari modi e per diverse ragioni, faceva parte della vita di Gaia: i suoi genitori (persone colte e amorevoli), che non possono darsi pace di fronte a una tragedia di tale portata: la loro bambina, che essi hanno portato in Campania andando via da Cefalù, per darle migliori opportunità di vita, adesso non c'è più, non rallegrerà più le loro giornate con la sua gioia, e tutto questo per colpa di un essere mostruoso di cui essi attendono di sapere l'identità e, soprattutto, di saperlo in prigione, per provare a trovare almeno un po' di pace.
A questo scopo, in particolare la madre cercherà di non soccombere all'atroce dolore per la perdita violenta e drammatica della figlia, andando temporaneamente via, in un luogo lontano in cui ritrovare se stessa e una ragione per vivere.

Gaia aveva una migliore amica, Rossella.
Rossella viene da un ambiente famigliare molto meno equilibrato e "sano" di quello di Gaia: suo padre Giacomo è un noto e stimato psichiatra, attualmente invalido (è su una sedia a rotelle); si tratta di un uomo erudito, carismatico, dai mille interessi, che però in casa è autoritario e manipolatore, tanto verso la moglie che verso la figlia.
La moglie Teresa è una donna che ha messo da parte sogni ed ambizioni per limitarsi ai ruoli di moglie e madre; nel tempo, ha accumulato frustrazioni e infelicità, consapevole della propria debolezza di carattere, che le ha impedito di far sentire la propria voce quando avrebbe voluto e facendo di lei una donnicciola remissiva; lei per prima si disprezza e sente che pure l'arrogante marito e la giovane figlia la guardano così, con sufficienza e poco rispetto.
Rossella, cresciuta dunque in un contesto famigliare di questo tipo, ha sviluppato enormi insicurezze e poca propensione alla socialità, tanto che - fatta eccezione per l'amica del cuore - c'è solo un'altra persona con cui ha un rapporto stretto, quasi intimo: Gary, un ragazzo che vive in America e col qualche ha una sorta di relazione virtuale, a distanza.
Con lui si apre, si confida, si sente libera di essere se stessa.
Si conosceranno mai?

Non seguiamo, quindi, soltanto l'interessante sviluppo delle indagini condotte dal sagace e vivace Franzoni e dal più composto e timido Russo, ma anche le dinamiche relazionali tra gli altri personaggi, ed esse saranno essenziali perché daranno informazioni cruciali per arrivare al geniale mostro che ha ucciso Gaia.

Sogni infranti, vite spezzate, crudeli bugie: l'Autrice narra con sapienza narrativa una storia che scava nel profondo della natura umana, così complessa, ricca di lati oscuri, di molteplici sfaccettature, alcune affascinanti, altre decisamente inquietanti.
E' un thriller psicologico la cui evoluzione degli eventi ho trovato avvincente, molto ben strutturata; l'attenzione del lettore si concentra ora sull'omicidio e sulle graduali piccole scoperte che si ottengono nel corso delle indagini, ora su ciò che apprendiamo dai flashback che ci fanno conoscere vicende del passato importanti, ora su quello che avviene all'interno delle famiglie, perché tra le mura di una casa si possono nascondere segreti terribili...

Un romanzo che scorre in modo fluido, grazie all'alternanza tra la narrazione del tessuto relazionale ed emotivo, e le sequenze dialogiche, che ci fanno avanzare nella storia e catturano il lettore nel seguire i fervidi ragionamenti dell'ispettore Franzoni.

Assolutamente consigliato, in particolare a chi ama il genere.



giovedì 30 gennaio 2020

Le mie prossime letture (febbraio 2020)



Vi presento le mie prossime letture!


Il primo è un romanzo di formazione molto attuale, ricco di momenti toccanti e di argomenti che riguardano ognuno di noi: la famiglia, la coppia, l'essere figli. La fede politica e quella religiosa. La gioia e il dolore, la serenità e la disperazione. E soprattutto la necessità di accettare i propri limiti e raggiungere, finalmente, una nuova consapevolezza.


VENTIQUATTRO
di Valentina Bardi


Ed. Il Ponte Vecchio
256 pp
Martina sta per compiere diciotto anni e frequenta un ragazzo che a sua madre non piace.
Perché è il figlio del padrone della fabbrica locale, perché sua madre è una sindacalista come quelle di una volta e insomma quel ragazzo (com’è che si chiama, Matteo?) non lo vuole in casa sua.
Martina sta per compiere diciotto anni e sempre più spesso si sente una mosca bianca, in famiglia.
La madre, Giada, tutta d’un pezzo. Il padre, Andrea, che non c’è mai. Fa il giornalista, inviato in zone di guerra, e sembra che per lui contino più i drammi del mondo che quelli di casa sua; sembra anche, quando si fa vedere, che lui e la mamma non vadano più tanto d’accordo.
E poi la sorella maggiore e i fratelli minori di Martina, ognuno alle prese con i propri problemi grandi e piccoli… problemi che la riguardano fino a un certo punto.
Nonostante tutto, però, sembra che il microcosmo che ruota attorno a Martina, ben radicato in un piccolo comune della provincia romagnola, sia in grado di vivere la vita senza troppi sconvolgimenti.
Sembra. Perché un evento inaspettato costringerà la ragazza, la sua famiglia e l’intera comunità con cui si intreccia, a rivedere le proprie convinzioni e a reinventare la propria visione del mondo.


L’autrice
Valentina Bardi vive nella provincia di Forlì-Cesena, a Galeata. È diplomata in sassofono presso il Conservatorio “Bruno Maderna” di Cesena ed è laureata in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università degli studi di Bologna Alma Mater Studiorum. Da sempre appassionata di libri, fa parte del Gruppo di lettura “Teodorico” di Galeata, che da svariati anni propone incontri pubblici e reading su autori italiani e stranieri.
 Ventiquattro è il suo primo romanzo.




L'altro è un giallo psicologico che tratta il tema tragicamente attuale della violenza sulle donne.


PIETRE
di Giusy Maresca



Ed. Il Seme Bianco
156 pp


Nella Grotta dello Scalandrone viene rinvenuto il cadavere di una ragazza. Un delitto commesso secondo una brutale pratica: la tortura della goccia cinese. 
Le indagini si intrecciano alle vicende di chi in vari modi faceva parte della vita di Gaia, la giovane vittima. 
Sogni infranti, vite spezzate, crudeli bugie. 
La complessità della natura umana emerge con chiarezza nelle sue molteplici sfaccettature, lasciando spazio a interrogativi sempre più inquietanti.

sabato 3 agosto 2019

Cosa sto leggendo: "Piano concerto Schumann" di Paola Maria Liotta



Carissimi, oggi voglio presentarvi un libro che ho avuto il piacere di ricevere e che ho iniziato a leggere ieri sera.

Si tratta di Piano concerto Schumann di Paola Maria Liotta, edito da Il Seme Bianco (Collana: Magnolia, Narrativa Paperback, 168 pagine, € 15,90), che racconta l’intrigante storia di una talentuosa pianista di fama internazionale, Fiamma Fogliani, la quale vedrà la sua vita tranquilla sconvolta da una peculiare proposta di lavoro e da una spinetta, ricevuta in regalo da una sua amica, la cui storia è avvolta nel mistero.

«In quel fiume di note, la stessa armonia della vita e l’Eternità si sarebbero rivelate in essenza...»

Fiamma Fogliani è una pianista di fama internazionale e una donna dotata di classe, fascino e intelligenza. Vive a Londra, seguita dalla sua agente Emma, sotto le attenzioni dell’amica Paulette e coccolata dalla sua gatta Camelia; con Sergio è sbocciata una simpatia che potrebbe sfociare in qualcosa di più… insomma, la sua è una vita quasi perfetta.
Fino al giorno in cui un uomo, che non rivela la propria identità, la sceglie come solista nel Piano Concerto Schumann: Fiamma dovrà eseguirlo per un pubblico selezionato e l’incasso sarà devoluto a favore di un principato del Vicino Oriente devastato dalla guerriglia. 
Come se non bastasse, Paulette le regala un antico strumento musicale, una spinetta che ha una storia misteriosa…

In un romanzo che è una lode alla musica e alla bellezza, un susseguirsi di situazioni emozionanti e intricate, di pause sapienti e improvvise accelerazioni degne di una sinfonia. 
La protagonista si fa eroina e portavoce di tutte le donne consapevoli del proprio valore; dalla spirale che la avvolge, dopo una lotta accesa, uscirà vincente, riscoprendo nell’amore per la musica la sua unica possibilità di fronteggiare il male. 

Il libro si può acquistare nelle librerie e, online, su:
Paola Maria Liotta vive ad Avola (Siracusa) ed è docente di materie letterarie e latino nei licei. Appassionata di letteratura da sempre, cura presentazioni di libri, salotti letterari ed eventi culturali. Ha pubblicato quattro sillogi poetiche, ottenendo premi di rilievo nazionale. Al 2013 risale la pubblicazione del suo primo romanzo, Ed era colma di felicità. È anche appassionata di gastronomia: ha curato una rubrica gastronomica sul «Gazzettino del Sud-Est» e nel 2014 ha pubblicato Miele, mandorle e cannella, finalista al Premio Letterario “Città di Pentelite”. A sei anni dal suo debutto nella narrativa, torna in libreria con Piano Concerto Schumann, edito da Il Seme Bianco. 

martedì 1 maggio 2018

Segnalazione: LA LUNA ALLO ZOO di Roberto Addeo



Il racconto di una vita vissuta ai margini, con la dignità di chi crede ancora che ci possa essere un futuro migliore. Questo e altro è La luna allo zoo di Roberto Addeo, la confessione lucida e disincantata di un ragazzo che lotta ogni giorno per riservarsi un piccolo posto del mondo. 
Addeo dipinge con struggente poesia piccoli affreschi di vita quotidiana spesso crudeli e avvilenti, e li avvolge di una sottile ironia che permette al lettore di sperare che il protagonista ce la farà, che nonostante commetta errori e spesso si arrenda allo squallore della sua esistenza, troverà infine la forza di rialzarsi. Grazie al potere salvifico delle parole e della letteratura, riuscirà a riequilibrare la sfortuna con la realizzazione dei suoi piccoli, raggiungibili sogni, dimostrando come basti poco all’uomo per essere felice.


LA LUNA ALLO ZOO
di Roberto Addeo

Editrice: Il Seme Bianco
Collana: Magnolia
Genere: narrativa
Pagine: 100
Codice ISBN: 978-8885452374

«[…] La vita è quel punto nero in fondo alle pupille. Quando moriremo, saremo risucchiati tutti da quel punto. Assorbirà tutti i punti neri, la nostra stupida pelle. Siamo il pasto della morte. Un pasto ogni vita».

Roberto Addeo su Facebook

TRAMA

Ambientato a Bologna, città in cui l’autore ha vissuto per più di dieci anni, La luna allo zoo narra in prima persona le piccole tragedie quotidiane, le pulsioni amorose, le continue insicurezze e le stralunate ma poetiche considerazioni sul mondo di un venticinquenne campano. 
Il protagonista si trascina da uno squallore all’altro, incapace di dominare la sua giovane esistenza, vagabonda e dal futuro incerto. 
Senza mai prendersi davvero le colpe per il suo destino avverso, indugiando, maledicendo, sognando e sbagliando cerca la propria dimensione tra lavori saltuari e tentativi di scrivere un romanzo. 
I suoi unici diversivi alla monotonia dello scorrere di giorni grigi e indefiniti, saranno i rapporti saltuari con donne di cui non è innamorato, le frequentazioni amichevoli con persone che preferirebbe non conoscere, i lavori che non augurerebbe di fare nemmeno ai suoi nemici, e le serate buttate sulle strade e nei locali notturni in compagnia dell’alcool, unico alleato in grado di scacciare i fantasmi del suo passato. 
Uno scritto semi autobiografico, ironico e allo stesso tempo malinconico e spietato.

L'autore.
Roberto Addeo è nato a Nola nel 1982. Tra i suoi interessi, oltre alla letteratura, ci sono la musica e la pittura. Come batterista ha diversi album all’attivo, registrati con differenti gruppi musicali del circuito bolognese. Dopo aver girovagato tra Napoli, Brescia e Bologna, da qualche anno si è trasferito in Sardegna, a Porto Torres. Nel 2015 pubblica per Edizioni Anordest il romanzo Perdute sinfonie. Del 2018 è il secondo romanzo La luna allo zoo, edito da Il seme bianco.
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